Itinerari
Da Campo d'Asino alla Baita (sentieri CAI n.337, 336, 342a, 341, 337 e 336)
DA CAMPO D’ASINO ALLA BAITA (sentieri CAI n.337, 336, 342a, 341, 337 e 336) (Comune di Fossombrone)
Tempo di percorrenza: h 4,00’ (percorso ad anello)
Lunghezza: 12 km
Difficoltà: T
Ultima verifica dell'itinerario: 2023
Gli imponenti lavori di rimboschimenti, che sulle Cesane sono durati dal 1919 al 1970, hanno avuto come base logistica Campo d’Asino, dov’era stato realizzato il vivaio più grande. Oggi che le Cesane hanno un valore ludico-ricreativo, il punto di riferimento per chi va a piedi o in bicicletta è la Baita (ex Casino Rondini).
Per raggiungere Campo d’Asino da Fossombrone si prende la SP 51 delle Cesane che passa per la Cittadella, attraversa le campagne e entra nella Foresta Demaniale. Da Urbino la SP 51 parte dalla rotonda della Croce dei Missionari, supera le case di Monte della Conserva ed entra nel Demanio.
L’itinerario parte davanti alla casa forestale di Campo d’Asino; camminando sulla strada e attraversando per lungo tutta la struttura ci troviamo allo spigolo basso del grande prato che un tempo ospitava il recinto coi daini. Dobbiamo salire il muretto, superare la breve pendenza e stare al margine di quel prato fino al parcheggio sulla sinistra dal quale il sentiero si arrampica nel bosco. Salita ripida ma breve, e poi tranquilli perché quasi subito spiana e la prima parte di questo giro ci dà tutto il tempo di riscaldarci senza faticare troppo. Prima tappa la Piana Bertinelli; non è necessario accedervi, ci portiamo sulla strada asfaltata e l’attraversiamo in modo da immetterci nella pista forestale, chiusa con sbarra, che da qui ci porta molto comodamente, in mezzo ad una vegetazione varia e rigogliosa, fino ad un’altra casa forestale, Cà Baldani. Dopo la casa lo stradello scende lievemente e arriva ad un bivio nel quale svoltiamo a destra per compiere la prima vera salita di giornata e giungere alla terza tappa: la radura di Fonte Picella. In cima alla lunga salita troviamo infatti un ampio slargo nel quale confluiscono più vie. Noi dobbiamo andare a sinistra e affrontare un lungo rettilineo che scende poco e risale altrettanto poco perché in effetti dai 640 metri di Fonte Picella ci scosteremo solo di qualche metro (di altitudine) nei prossimi due chilometri. La traccia del sentiero è evidente, ci sono delle deviazioni ma neanche forse le noteremo. Il sentiero poi curva a destra, verso nord, attraversa la splendida ampia radura del “Pratone” e dopo un boschetto arriva a ridosso della Strada Provinciale. Non dobbiamo passare oltre questa volta ma piegare a sinistra e superare l’ennesima sbarra. Il sentiero è diventato una vecchia pista forestale sconnessa. Poco alla volta si apre un altro varco: questo luogo si chiama Cesana Rossi e c’è da scommetterci che fosse il cognome dell’ultima famiglia di contadini proprietaria della casa di cui possiamo vedere qualche rudere. Finalmente possiamo allungare la vista verso oriente e vedere i monti del Furlo, ma se c’è profondità anche un pezzo di Appennino, dal Monte Nerone al Monte Catria. Qui gli arbusti, in particolare le ginestre, hanno dato il via al lento processo che un giorno comporterà il ripristino del paesaggio forestale originario. Tenendo la destra per rimanere a margine della pineta si imbocca la discesa che porta di nuovo alla strada. Come prima restiamo su questo lato, come prima avanziamo senza indugio e troviamo l’accesso ai prati, questi sfalciati e curati, della Baita. Per proseguire il nostro itinerario dovremo tornare indietro alcuni passi. Rispetto a dove siamo entrati nell’area della Baita, oltrepassata la strada un viottolo sfonda la barriera verde e ci porta subito ad un bivio: occorre tenere la destra, scendere e trovare la deviazione di nuovo a destra. Il sentiero si stringe e sale per poi proseguire in piano e con un lungo rettilineo che porta su una vecchia pista forestale. Andiamo a destra, pochi metri, e ci infiliamo a sinistra, dove inizia il sentiero 144. Ecco una nuova discesa, a volte ammorbidita da curve e controcurve. All’improvviso un nuovo incrocio: la nostra via è quella di destra che ci dirige nel primo fosso: come sempre all’approssimarsi degli impluvi si entra nel bosco autoctono, quello di latifoglie che qui sono quasi tutte piegate verso valle formando una serie di archi. In questo primo fosso ma specialmente nel secondo, più impervio e più spettacolare, sarà come un’altra escursione in un altro luogo. Questi angoli di natura dove fioriscono i bucaneve e dove resistono addirittura dei faggi sono quanto di meno ti aspetti sulle Cesane. La risalita dal secondo fosso ci lascia godere dell’inaspettato nuovo paesaggio forestale e poi ci stupisce quando il sentiero si pone proprio nel mezzo tra le latifoglie, a valle, e le aghifoglie a monte. Cessano le pendenze e ritroviamo le Cesane più conosciute, anche se in questo settore ai pini subentrano alcuni abeti e qualche cedro. Il casermone che si materializza davanti a noi si chiama Campo degli Abeti. Dobbiamo scendere approfittando di una scorciatoia di fianco la casa, e sulla breccia stiamo a lungo, quasi per 2 chilometri. Si tratta di una strada di servizio forestale, chiusa al traffico, in leggera discesa, e poco prima che questa si accentui troviamo sulla destra un’altro stradello che sale. Lo percorriamo senza particolare fatica, inizialmente siamo accerchiati dalle ginestre. Raggiunto il pianoro ci sono davanti a noi due viottoli e noi prendiamo quello a destra. In fondo al rettilineo una barriera di ginestre ci divide dallo stradello dove dobbiamo andare a sinistra e troviamo due deviazioni che ignoriamo per restare sulla pista forestale che è ampia e panoramica e inizia a scendere. Poco più di mezzo chilometro e occorre svoltare a destra per ritornare sotto le chiome dei pini che in questo settore del rimboschimento sono alti e vigorosi. Riprendiamo a camminare in piano e questo ci aiuta ad ammirare il bosco maturo e prepararci al tratto finale. Incrociamo un sentiero che arriva dall’alto e prosegue verso valle, ma noi tiriamo diritti per poi uscire dalla pineta, entrare in un boschetto di latifoglie, compiere una breve discesa e deviare a destra, verso l’alto, rientrare tra le conifere e immettersi in uno splendido viale alberato rettilineo che ci riporta davanti alla casa di Campo d’Asino.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 14.03.2024
Ultima modifica: 20.09.2024
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