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Da Ponte rotto a Campo dell'olmo (sentieri CAI n.338, 338a, 337, 341, 342a e 342)


DA PONTE ROTTO A CAMPO DELL’OLMO (sentieri CAI n.338, 338a, 337, 341, 342a e 342) (Comune di Fossombrone)

Tempo di percorrenza: h 4 30’ (percorso ad anello)
Lunghezza: 13 km
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2023

All’estremità occidentale della frazione di San Lazzaro c’è l’albergo ristorante Il Lago. Il parcheggio sul davanti della struttura è il punto da cui partire. Guardando verso monte la sponda scoscesa delle Cesane, vediamo a destra una ultima casa un po’ isolata: è il Mulino dell’Acquasanta, dove ancora l’acqua sgorga limpida.

Lungo la strada Flaminia, al di sopra del lago formato dalla diga idroelettrica che blocca le acque del fiume Metauro, si trova l’albergo Il Lago, molto frequentato nella bella stagione per il campo da calcetto e la piscina.

Dal parcheggio iniziamo a camminare sulla strada Statale andando a ovest, direzione Urbino, e farlo poco più di mezzo chilometro, superando delle case e giungendo ad una curva dietro la quale il sentiero sale improvviso nella scarpata. Subito dopo la pendenza sparisce in un tratto comodo e pianeggiante che però precede il primo di alcuni strappi su sottili strati di roccia che fuoriescono dal calanco. Questo sentiero nel fosso del Ponte Rotto si intreccia con una pista di down hill” per mountain bike. Vedremo salti e pedane in legno dove le bici piombano veloci dallalto: non è molto frequentata ma è meglio prestare attenzione. Superiamo un piccolo poggio e un boschetto dopo di che il sentiero prende le forme e landamento di una vecchia strada di servizio dellepoca dei rimboschimenti. C’è la massicciata e la breccia, ci sono anche diverse opportunità per tagliare i primi tornanti risalendo la pista delle biciclette. Le piante più vecchie sono rade per cui notiamo facilmente anche tanti giovanissimi pini e una buona rappresentanza di arbusti e alberi di seconda grandezza. Quando la pendenza dun tratto si interrompe e la strada disegna unampia curva sotto la scarpata di scaglia rossa, volgiamo lo sguardo ad occidente per ammirare linconfondibile silhouette della Gola del Furlo. Da qui e per un lungo tratto non ci sono scorciatoie da prendere, anche perché i tornanti sono al momento finiti e siamo ormai arrivati nella parte alta della vallata, vicini al fosso. Al termine di un primo lungo rettilineo in lieve pendenza troviamo lultima curva e controcurva che possiamo tagliare, poi ancora diritti per qualche minuto ed ecco un incrocio di due strade e un sentiero che segna la svolta del nostro itinerario. Siamo nella zona chiamata I Picetti”. A destra, dopo una curva a gomito, la strada che stavamo percorrendo se ne va per Cà Baldani mentre a sinistra varca il fosso e si dirige a San Bartolomeo di Gaifa. C’è una terza opzione, il sentiero, ed è la nostra. Poco sotto lincrocio, prima del fosso, si può deviare a destra e trovare la traccia che prende subito a salire tra gradoni naturali e pietrisco, mentre il paesaggio forestale è completamente mutato diventando un bosco di latifoglie dominato dalle roverelle. La pendenza si attenua sempre più e quasi scompare dopo aver superato limpluvio. Il sentiero nel frattempo si è stretto e dopo lennesimo cambio di versante sbuchiamo in uno stradello. Andiamo a destra, per continuare la nostra ascesa che ancora una volta vede cambiare il contesto e stavolta anche il fondo. Infatti lo stradello si sviluppa tra due lunghe siepi di ginestra e cespugli di cisto rosso, e spesso appare sotto forma di lastricato perché qui la stratigrafia è emersa con la stessa inclinazione del viottolo. Quando i pini neri si stagliano ai bordi e le ginestre diminuiscono la traccia quasi scompare sfociando in unampia radura. Siamo arrivati in quello che un tempo era il campo di una delle case coloniche dei contadini vissuti qua nell800: siamo alla Cesana Rossi. Tiriamo diritti e poco dopo una lunga barriera di pini ci divide dalla Strada Provinciale che raggiungiamo dopo aver superato una sbarra, e che utilizziamo per camminarci un centinaio di metri e restando da questa parte della carreggiata. Unaltra sbarra, un viottolo tra alti alberi e allimprovviso una inaspettata grande radura, detta il Pratone, da attraversare fino al bivio in cui andiamo a destra. Perdiamo un po’ di quota ma guadagniamo la vista di un pezzo di Foresta Demaniale poco conosciuto ma che invece custodisce quella che è probabilmente la particella più datata del rimboschimento. Poi il sentiero piega e inizia a mostrarsi la vecchia pineta colonnare. Una curva a sinistra immette su una sorta di viale in leggera salita e in uno slargo della fustaia, sulla destra, si intravedono tra i rovi i resti della casa colonica che cera qui. Luscita dal rimboschimento è repentina consegnandoci ad un pezzo di bosco di latifoglie con qualche giovane leccio e delle piante di asparago ma anche cosparso di abeti, cipressi e cedri. Alcuni abeti sono molto grandi, alcuni cipressi nella forma pyramidalis impressionano per la loro verticalità. Ed ecco che torniamo sulla sentieristica ufficiale: sulla destra entra il sentiero che conferma di essere di nuovo sul crinale. Si scende qualche metro e si risale. Davanti a noi un rettilineo e arriviamo nella radura di Fonte Picella, con la stazione meteorologica ed un incrocio.

Dobbiamo prendere il primo viottolo a destra, cioè una discesa piuttosto lunga che ci immette su uno stradone proveniente dal basso ma noi andiamo a sinistra per una lieve salita che ci porta davanti al caseggiato di Cà Baldani, col suo vecchissimo sambuco. Oltre la casa la strada va diritta, noi scendiamo a destra. Poco dopo incontriamo unampia curva e poi unaltra più stretta dopo la quale la pendenza aumenta progressivamente per interrompersi ad un bivio evidenziato dal cartello sulla sinistra che indica Campo dAsino. Seguiamo lindicazione e prendiamo a camminare su un comodo viottolo praticamente pianeggiante tra una vegetazione inizialmente varia e rada che poi torna ad essere dominata dalla pineta quando comincia a salire a mezza costa nel fosso di San Lazzaro. Fosso che si tocca in corrispondenza del bivio col sentiero 143 e con la cisterna e la sua piccola fonte sul retro. Segue un altro tratto rettilineo e senza dislivelli in una boscaglia ora fitta e vigorosa. Limpluvio successivo preannuncia la salita che porta a Campo dAsino, dove si giunge con un centinaio di metri dasfalto per poi girare a destra poco prima della vecchia caserma, per accedere ad un prato da attraversare fino allo spigolo opposto. La pineta che ci accoglie è tra le più vecchie e segnate dal tempo. Stretti tornanti permettono di superare i punti più acclivi e quando unultima scarpata ci catapulta sulla strada di breccia possiamo dire di essere vicini alla fine. La strada sale qui dal paesino: la scendiamo senza indugio, prima si materializzano delle baracche e degli orti poi si arriva tra le case che si affacciano sulla Flaminia. Dobbiamo solo andare a destra e camminare sul marciapiede.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 15.03.2024
    Ultima modifica: 20.10.2024

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