Itinerari
L’anello della Quercia bella (sentieri CAI n. 331, 331a, 333, sentiero fosso del Mulino, strada Palazzo del Piano, sentiero Quercia Bella, strada Colcello, strada Caroni, sentiero CAI n. 331)
L’ANELLO DELLA QUERCIA BELLA (sentieri CAI n. 331, 331a, 333, sentiero fosso del Mulino, strada Palazzo del Piano, sentiero Quercia Bella, strada Colcello, strada Caroni, sentiero CAI n. 331) (Comune di Urbino)
Tempo di percorrenza: h 4 30’ (percorso ad anello)
Lunghezza: 14 km
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2023
Il versante di Palazzo del Piano è quello più rurale dei monti delle Cesane, eppure nasconde delle sorprese di grande interesse naturalistico e storico: tra tutti il mulino del Duca e la Quercia Bella, conosciuta anche col nome di Quercia del Duca.
Santa Maria delle Selve si trova lungo la SP 51 che attraversa tutte le Cesane, tra il maneggio e l’incrocio con la strada che sale da Canavaccio. Appare in mezzo ad un prato contornato da file di cipressi ed è la riproposizione moderna dell’omonina pieve che vedremo diroccata lungo questo itinerario.
Dal piazzale davanti alla piccola chiesa di campagna, sul lato strada, un piccolo passaggio permette di scendere sull’asfalto che accoglie i nostri primi passi fino all’imbocco del sentiero che si trova poco oltre l’incrocio, davanti alla casa privata affacciata sull’asfalto. Si inizia con un prato ed una deviazione a destra, poi si costeggia un vasto campo percorrendo l’ampio sterrato delimitato dalle ginestre e in pochi minuti siamo nel bosco. Solo una salitella tra i pini e arriviamo ad un bivio da dove si sviluppa il grande anello. Ripasseremo da qui tra alcune ore. Andiamo a sinistra e anche se con qualche contropendenza tutta la prima parte di questa escursione prevede la perdita di quota. La prima discesa è su terreni aridi tra pini e cipressi e appena filtra più luce e il terreno è più profondo ecco le latifoglie, l’erba, e giù nel fosso c’è anche l’acqua. Sul lato opposto la fitta boscaglia è solo temporanea perché presto si esce allo scoperto scendendo ancora un po’ fino a che ci ritroviamo su una terrazza naturale di calanchi e cespugli affacciata sul fosso delle Genghe. Ora si procede in piano per qualche istante ma attenzione alla deviazione improvvisa a sinistra, verso l’alto, che ci fa attraversare un impianto di rimboschimento vecchio e ampio realizzato su gradoni. Ecco puntualmente la casa del podere di un tempo: è Cà Gatti. Il sentiero gira dietro la casa, a destra, e si ricomincia a scendere. Il paesaggio forestale è sempre quello delle conifere, il sentiero è un viottolo largo e comodo che ci conduce fino ai confini della proprietà pubblica, mentre già si intravede il paesaggio rurale. In un fosso ombroso e suggestivo troviamo quegli alberi che qui ci sono sempre stati e tra questi anche dei grandi pioppi neri. Una corta salita stretta tra i rovi e come per incanto la campagna arriva. Arriva e ci siamo già dentro. Un campo sconfinato ci accoglie e quasi ci spiazza. La traccia da seguire lo taglia in due varcando il solco nel quale scende la vena d’acqua che pare sgorgare nel margine alto del coltivo. Per orientarsi viene utile l’ingresso dello stradello che si trova nel bosco davanti a noi; una volta raggiunto e percorso, arriviamo in pochi minuti sul piccolo poggio cinto da grandi alberi nel quale resistono i pochi muri, molto evocativi, dell’antica pieve di Santa Maria delle Selve a Campocesano. Il rudere imprigionato nella vegetazione e nell’oblìo mantiene la sua dignità col portale semi intatto e il campanile miracolosamente salvo. Per proseguire torniamo sui nostri passi per un centinaio di metri uscendo dal boschetto. Scendiamo nel campo stando inizialmente sul bordo alto per poi attraversare in corrispondenza dei segnavia che possiamo vedere in basso. Teniamo la destra e al primo spigolo entriamo nel bosco con un viottolo che scende affianco alla recinzione di una tartufaia abbandonata. In fondo alla rete si gira a destra e si prende lo stradello che inizia gradualmente a puntare verso il fosso senza particolari pendenze. Superato il guado si va a sinistra e inizia la risalita del versante opposto con una serie di ampi tornanti quasi sempre su sentiero largo che ricalca vecchie strade da esbosco. Sbucati sulla strada si va a sinistra, si passa davanti a Cà Scascellato e si prosegue, sempre sulla strada, per un totale di 1.100 metri, fino a Palazzo del Piano. Siamo in una delle più piccole frazioni del comune di Urbino. All’arrivo tra le case troviamo una edicola sacra e subito dopo uno stradello che scende a destra e poco dopo inizia a salire al principio tra basse siepi, poi tra due fitte barriere di alberi che in estate formano una galleria ombreggiata e affascinante. Quando si vedono i ciliegi e poi un grande fico ecco un po’ nascosti i ruderi di una vecchia casa, Camignano. Girato l’angolo si può già intravvedere la chioma immensa del monumento naturale sopravvissuto tra questa casa fantasma e un’altra che troveremo poco dopo. Qualche passo e scorgiamo il tronco ma ancora non ne abbiamo la piena percezione della sua grandezza. Lo affianchiamo e così da vicino ci dà come l’impressione di non essere una cosa vera, di essere qualcosa sproporzionato, come se avessimo inforcato occhiali con lenti di ingrandimento. Dobbiamo addirittura allontanarci un po’ per avere la giusta misura dell’intero gigante. Allontanandoci ci giriamo per volgere lo sguardo al quercione e apprezzarlo anche da questa prospettiva: A conferma che questo luogo piace agli alberi, davanti alla seconda casa c’è un alloro anch’esso dalle dimensioni eccezionali. Poi lo stradello si inerpica sul fondo terroso e seguendo il margine di un campo si giunge nelle vicinanze di una grande casa che appare sulla sinistra. Ci mettiamo sullo stradino che proviene dalla casa e pochi metri dopo, all’incrocio andiamo a destra verso la strada vicinale dove eravamo passati in precedenza. Stavolta andiamo a sinistra e tiriamo diritti camminando sulla strada fino all’Agriturismo Il Colcello. Il percorso prosegue sulla medesima strada per circa un chilometro. Dopo i ruderi di Cà Lasagnolo lasciamo la strada all’altezza di un tornante che gira a sinistra. Ci infiliamo a destra e troviamo una stradina sterrata che scende lievemente nel fosso e attraversa in piano un bel bosco di latifoglie generoso di fioriture primaverili. Si sbuca su un’altra strada e giriamo a sinistra e prendiamo a salire. Il grande campo sotto di noi è dominato da una bellissima casa, Cà Caroni. Il campo e la casa sono rimasti, ma nessuno ci abita più. Ancora poche centinaia di metri e svoltiamo a destra, nel bosco, quando troviamo i segnavia biancorossi del sentiero 331. La traccia va assottigliandosi entrando in un fosso e serve stare concentrati per non mettere un piede in fallo. Occhio che poi il sentiero si biforca e occorre tenere la sinistra, verso l’alto, per una rampa ripida ma breve che ci fa uscire dalla scarpata per presentarci un pezzo di pineta matura ed un sottobosco di erba alta e morbida. Il sentiero prosegue sulla destra a mezza costa, esattamente al confine tra rimboschimento e bosco autoctono. La Provinciale 51 appare sulla sinistra, a pochi metri, ma è solo un attimo perché il sentiero ci fa rientrare nel fitto della vegetazione con una discesa non proprio semplice a questo punto del cammino. Poi la pendenza si placa, il bosco si alza, rivediamo delle conifere e ritroviamo il punto dal quale siamo passati alcune ore fa. Abbiamo chiuso l’anello.
Non resta che calcare gli stessi nostri passi, quindi andare diritti, scendere al bordo del campo, prendere lo stradello che ci porta davanti alla Casa Nuova del Pianello e una volta sull’asfalto andare a destra per tornare alla chiesetta di Santa Maria delle Selve
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 15.03.2024
Ultima modifica: 20.10.2024
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