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Il Gruppo del Monte Nerone (itinerari - ESCURS)

Da Montelabreve al monte dei Frati (sentieri CAI nr.5 e 00) (itinerari – ESCURS)


DA MONTELABREVE AL MONTE DEI FRATI (sentieri CAI nr.5 e 00) (Comune di Badia Tedalda)

 

Tempo di percorrenza: h 6,5  (percorso a palloncino)
Lunghezza: 18 km

Dislivello: 900 m
Difficoltà: EE
Ultima verifica dell'itinerario: 2023

Attraversata pressoché completa del versante nord-orientale dell’Alpe della Luna, affacciandosi sulla famosa Ripa, toccando la vetta del Monte dei Frati e rientrando dalla selvaggia valle del Presalino. Un itinerario lungo e impegnativo, ma per la quasi totalità all’interno del bosco.

Il percorso ha inizio al valico di Montelabreve (raggiungibile da Parchiule con una strada sterrata di circa 6 km) e nella prima parte, da percorrere anche a ritroso, passa vicino a numerose postazioni della Linea Gotica.

 

Al valico di Montelabreve c’è ampio spazio per parcheggiare, e c’è anche una bacheca che ricorda come questa sia stata zona di Seconda Guerra mondiale a cui la Pro Loco di Badia Tedalda ha dedicato cartelli esplicativi e la segnalazione di postazioni tedesche. Il sentiero inizia appena sotto il parcheggio, sulla sinistra rispetto al nostra arrivo da Parchiule. In principio lo sterrato addirittura scende, passa a valle della pala eolica e poi inizia a salire. Il fondo è comodo, ampio, e solo dopo qualche minuto di riscaldamento iniziano le rampe più impegnative. L’arrivo alla sbarra segna l’ingresso nell’area protetta della Riserva Naturale. Siamo ancora sullo stradello e gli alberi che abbiamo attorno sono quasi tutti cerri. Dopo un tratto pianeggiante ed una lieve discesa si presenta un primo bivio, che ignoriamo, e proseguiamo sul crinale fino ad un altro bivio in cui teniamo la sinistra e scendiamo per poi, poco dopo, affacciarci su prati panoramici che ci mostrano il rilievo che andremo ad affrontare. Da sinistra a destra vediamo la vetta del Monte Maggiore, a cui passeremo poco sotto, La Ripa della Luna, da cui ci affacceremo, e la vetta del Monte dei Frati, che è il punto più alto. Dai prati si scende ed è l’ultima parte del prologo perché in fondo a questa zona aperta si entra nel bosco veramente e appena si riprende a salire, sulla sinistra ecco la nostra determinante deviazione. In questo punto chiuderemo l’anello tra quasi 4 ore. Il sentiero finalmente si stringe alle dimensioni di una mulattiera e ben presto inizia a coincidere con il crinale che si inerpica per lungo tempo dolcemente, ma con un aumento graduale delle pendenze, tant’è che nel finale ci saranno diversi tornanti ad attenuare la fatica. Il cambio di quota verrà evidenziato dalla vegetazione arborea: giunti a mille metri o poco meno si affermano i faggi. Ce ne accorgeremo, prima ancora che dalle foglie sui rami e dalle cortecce, dal sottobosco che nella faggeta, a differenza della cerreta, è quasi esclusivamente fatto di lettiera di foglie secche. L’ultimo segmento prima della fine della salita attraversa a mezza costa, orizzontalmente, il fianco settentrionale del Monte Maggiore. Al cambio di pendenza si scende velocemente fino ad incontrare un bivio: andiamo a destra e ci immettiamo nel crinale principale, lo spartiacque nazionale. Una prima finestra nel fitto delle chiome ci regala l’ampia veduta sulla foresta che ammanta l’Alpe. Grazie alla presenza delle pale eoliche possiamo anche distinguere, appena oltre la prima che scorgiamo a destra, il nostro punto di partenza. Riprendiamo la marcia e dopo aver ricominciato a salire, sulla destra, troviamo il varco per sporgerci non in una finestra ma stavolta in una terrazza, quella alla sommità della Ripa della Luna. Non c’è molto spazio e il precipizio consiglia di muoversi con prudenza. Vale però la pena fermarsi e gustarsi lo splendido panorama e gli strati di marna e arenaria che disegnano la parete sottostante. Anche perché siamo molto vicini alla vetta, che dista solo pochi minuti neanche troppo faticosi ma anzi allietati da un bosco che quassù è sempre più bello, con faggi provati dal tempo e dall’altitudine. La vetta di vetta ha poco. Per riconoscerla infatti c’è un ammasso di pietre e il cartello. Siccome è coperta di alberi non sembra davvero una cima, ma lo è, e ci fa capire come sarebbero la maggior parte delle vette appenninica (almeno quelle sotto i 1.700 metri) se l’uomo non avesse ridisegnato il paesaggio. Se serve fermarsi conviene farlo al bivacco Massi che è in basso, a sinistra, e consiste in un capanno in legno ed un paio di tavolini con panche. Una volta ripartiti è tempo di pensare alla discesa, che in principio è ben camminabile e che dopo una ventina di minuti, dopo il bivio in cui occorre girare a destra, sarà lunga e impegnativa per quasi un’ora. Tratti ripidi e un po’ scivolosi costringono a stare concentrati: concentrati anche per seguire la traccia e non di rado occorre affidarsi ai segnavia. In seguito il sentiero disegna anche qualche tornante e cambi di pendenza ma solo giunti ad una piccola sella con il bivio contrassegnato da un cartello, possiamo dirci fuori dalla discesa più impegnativa. Siamo ancora lontani dalla fine, anzi, ora siamo nel punto più lontano da dove siamo partiti. Abbiamo perso quota e c’è da attraversare tutte le piccole valli e fossi che stanno a mezza costa tra qui e Montelabreve. Alla sella andiamo a destra e in partenza c’è erba alta poi ritornati all’ombra degli alberi è molto più facile riconoscere la traccia, che poi qui era uno stradello che collegava vecchi poderi. Per un paio d’ore ci saranno sali e scendi: addirittura più salite, soprattutto nell’ultima parte che precede la chiusura dell’anello. Non ci sono segnavia canonici ma solo spruzzate di vernice rossa ad aiutare nei punti meno chiari. Il bosco è bellissimo, ricco di tante specie vegetali diverse. Persino delle felci aquiline nei pochi spazi aperti: in un caso ci costringono a passare a destra nel bosco. C’è anche il torrente da guadare, ci sono anche delle piante di lampone. La salita che esce dall’ultimo fosso fa rivedere la luce e porta nelle vicinanze della Grotta della Tabussa. Ritrovati alti cerri siamo ad un minuto dal bivio per Monte Maggiore dove si chiude l’anello. Non resta che percorrere tutto il “filo del palloncino”, cioè andare a ritroso per il sentiero fatto all’andata. Attenzione al bivio che si incontra tra poco, dove si va a destra e poi, dopo la salita nei prati, continuare sempre diritti fino al punto di partenza.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 07.10.2024
    Ultima modifica: 21.11.2024

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