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Dal lago del Sole a Bocca Trabaria (sentieri CAI n.385, S.I. e 386) (itinerari – ESCURS)


DAL LAGO DEL SOLE A  BOCCA TRABARIA (sentieri CAI n.385, S.I. e 386) (Comune di Borgo Pace)

Tempo di percorrenza: h 3,5 (percorso ad anello)
Lunghezza: 9 km

Dislivello: 450 m
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2023

Questo percorso parte nelle Marche, alla sommità della valle del Metauro, in prossimità del villaggio turistico fantasma di Fonteabeti, e giunge sul confine con l’Umbria, in coincidenza con la spartiacque appenninico che divide Mare Adriatico e Mar Tirreno.

La partenza del sentiero è il bivio tra la Statale di Bocca Trabaria e la deviazione per il Lago del Sole. I primi dieci minuti sono sulla strada che giunge al lago e anche gli ultimi venti minuti, alla fine dell’itinerario, sono sulla strada, stavolta asfaltata, che da Fonteabeti permette di tornare al punto di partenza.

Da dove si parcheggia occorre camminare sulla piccola strada andando a destra rispetto al nostro arrivo da Lamoli. Superato il Lago del Sole circondato dalle recinzioni, ad un centinaio di metri riconosciamo uno sterrato che sale a sinistra e lo prendiamo. Tra grandi rose canine e bassi prugnoli questa ampia traccia ci porta ad un incrocio in cui teniamo la sinistra e puntiamo ad entrare nel bosco lasciandoci sulla destra un grande campo chiuso da filo spinato. I noccioli sono i più numerosi appena si passa all’ombra e la salita inizia subito a farsi sentire. Ma ecco che si vedono i primi faggi, finché non ci sono che loro. Un bel agrifoglio, alla fine di una rampa, anticipa l’ingresso nella faggeta vera e propria, che ammiriamo comodamente perché per un po’ lo stradello va in piano e passa vicino ad alberi maestosi. Una nuova ripida salita e siamo arrivati al Passo delle Vacche, cioè al crinale principale. Dobbiamo infilarci in uno stretto sentiero a sinistra ma se si va poco più avanti si può vedere un singolare totem di pietre che un tempo doveva essere il riferimento del passo. Presa la piccola traccia che ci immette nella spina dorsale d’Italia ci aspettano salite e discese alternate, mai lunghe ma piuttosto ripide a volte, un po’ scivolose se è bagnato. Ai faggi sono subentrati frassini maggiori, saliconi e sorbi montani, più adattabili al vento, alla galaverna e al carico di neve che evidentemente c’è qui. Alcuni appostamenti di caccia rovinano l’atmosfera e l’estetica di questo lungo e sottile crinale: come faccia ad essere un divertimento ammazzare uccelli in migrazione resta un rebus. La bellezza degli alberi e del panorama, quando questo si concede a ovest, per fortuna distoglie i pensieri e ci porta, poco per volta, a rientrare nella faggeta. Si arriva ad un grosso bivio con cartelli e con un grande faggio che domina una sorte di piazzola. Attenzione, bisogna scendere a sinistra rispetto al sentiero da dove siamo arrivati. Discesa ripida per qualche metro, resa insidiosa dai solchi scavati dalle moto. Poi il sentiero torna ad essere normale e anche molto piacevole, perché il bosco attorno è bello ed elegante, la pendenza lieve. Cespugli di prugnolo e rovo anticipano l’arrivo sui prati che ci dividono dal valico di Bocca Trabaria: più in basso, appena rientrati nel bosco, non c’è neanche bisogno di arrivare alla strada, perché la deviazione che dobbiamo prendere è poco prima e ci fa girare a sinistra, ancora nella faggeta, fino ad una radura che ci indirizza su una vecchia traccia che porta alla strada di breccia di Fonteabeti. Appena ci siamo giriamo a sinistra e ci camminiamo fino all’asfalto, ma anche stavolta lo evitiamo deviando a sinistra per passare appena sopra il muro che delimita la carreggiata. In questo modo restiamo nel bosco e ci apprestiamo ad entrare nella famosa abetina di Fonteabeti, l’unica del nord delle Marche. Per quanto piccola è un gioiello, un relitto chissà quanto vecchio di foreste intere di abete bianco, spazzate via dalla gestione a ceduo degli ultimi secoli. Il sentiero dentro l’abetina non è molto visibile e occorre seguire i segnavia. Giunti dentro questo bosco si sale e poi si va a destra per giungere ad un crinaletto dove torniamo tra le latifoglie e con una ripida discesa si arriva alla strada. Questa volta dobbiamo utilizzarla e camminando sulla banchina siamo costretti a dieci minuti di asfalto per ritrovarci al punto di partenza.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 07.10.2024
    Ultima modifica: 23.10.2024

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