Itinerari
Anello del Rio Vitoschio (sentieri CAI n.231, 230a e 230) (itinerari - ESCURS)
ANELLO DEL RIO VITOSCHIO (sentieri CAI n.231, 230a e 230) (Comuni di Apecchio e Piobbico)
Tempo di percorrenza: h 4.30 (percorso ad anello)
Lunghezza: 9 km
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2023
La valle del Rio Vitoschio è un ampio catino delimitato da un lato dalle pendici nord-occidentali del Monte Nerone, dall’altro dal rilievo attiguo del Monte Cardamagna. Vi scorrono all’interno il Fosso Pisciarello, il Fosso di Collungo e il Fosso dell’Eremita: tutti assieme formano il Rio Vitoschio. Fu sede di un importante eremo e abitato, nei suoi angoli più reconditi, da eremiti solitari che alloggiavano in semplici celle in pietra.
Provenendo da Piobbico, si percorre la strada per Apecchio sino al km 3 dove, a metà di un lungo rettilineo si parcheggia l'auto nei pressi di un cartello turistico che indica “Rio Vitoschio”.
Pochi metri a destra del punto dove parte lo stradello indicato dal segnale turistico giallo, una mulattiera stretta ma ben visibile entra velocemente nel bosco e sale dolcemente nel fitto della vegetazione che quasi riesce a schermare il rumore della strada. Più si sale più i suoni naturali prendono il posto di quelli umani, e quando si esce dal bosco e un po’ di prato si alterna alle prime lastre di roccia, manca poco ad affacciarsi in uno dei punti panoramici più belli di questo itinerario. Siamo al di sopra delle “Porte”, le due rocce affilate e strapiombanti che segnano l’ingresso basso della vallata: per noi stavolta saranno le porte di uscita. La cresta permane per un centinaio di metri, perché le piante che ci vivono sono terebinti che non si alzano e neanche si addensano tra loro, consentendo anche l’annuale crescita di bellissimi esemplari di ferula e quella più effimera del lino delle fate. Questa sorta di giardino sospeso termina bruscamente quando si rientra nel bosco e poco per volta si riprende a salire tra carpini neri e ornielli, finché la copertura si dirada e si aprono i primi scorci sul fondo valle. Quando sulla sinistra, verso l’alto, si intravvede un prato, è ora di scartare in quella direzione e in questo modo attraversare il pascolo lasciando l’edificio di Cà Rossara sulla destra, abbastanza lontano da non rovinarci il panorama. Rimanendo nella parte alta del prato la casa si fa piccola nella vastità che comprende sia la Cardamagna che l’alta valle del Vitoschio dove presto ci addentreremo. Prima con dei gradoni di roccia e poi scendendo il prato per finire sotto la casa, passiamo vicino ad uno stagno e rimanendo ai margini dei prati giungiamo ad inforcare il sentiero che si addentra nella boscaglia. In realtà ci saranno in seguito diverse zone aperte, più rocciose che boscose, dove anche gli asfodeli gialli e la rara frassinella crescono in primavera, in mezzo a elicriso e fillirea che invece sono perenni. La discesa è poco percepibile ma stiamo andando verso il primo fosso, dove si arriva pochi minuti dopo la terrazza naturale che sovrasta la confluenza dei due torrenti principali e da dove si può ammirare il gioco di pareti rocciose e boschi sospesi che caratterizzano la valle dell’Eremita. L’omonimo fosso è quello che incontriamo per primo, e che guadiamo di solito senza difficoltà. Questo fosso potremmo anche risalirlo e in una ventina di minuti, su un sentiero stretto e poco agevole, arrivare alla sua bella cascata. Una volta sull’altra sponda si procede in piano, fino ad una deviazione sulla destra visibile coi segnavia biancorossi e allora si ricomincia a salire, ma per pochi minuti, fino ad un piccolo valico che ci proietta nel fosso successivo: quello del Pisciarello. Anche qui il percorso prevede una divagazione, stavolta più breve e più semplice, che significa proseguire fino alla cascatella. Il sentiero invece passa oltre il torrente un centinaio di metri prima e prende a salire stavolta in modo importante, senza tregua per una ventina di minuti, fino ad un costone di roccia da superare con un po’ di agilità per poi raggiungere un incrocio di sentieri appena dentro il bosco di lecci. Ecco iniziare la via del ritorno, quasi tutta il discesa, inizialmente comoda e ben camminabile, poi meno quando la pendenza si accentua e il fondo diviene ciottoloso e ad un tratto lastricato. L’arrivo nel fondovalle è preceduto dal suono del torrente che troviamo a pochi metri, sulla sinistra, quando giriamo per indirizzarci verso l’uscita della valle. Sono cambiate le piante, è cambiata la luce e la temperatura: sono cambiati anche gli incontri perché se si osserva bene a terra si possono vedere granchi di fiume o i loro resti, mentre è decisamente più probabile incontrare camminatori meno intraprendenti che sono arrivati qui direttamente dalla strada o qualcuno tra i tanti rocciatori che amano queste pareti e che hanno trasformato questo luogo in un campeggio. Anche se sempre un po’ affollato e rumoroso, il passaggio alle Porte è sempre spettacolare e questa gigantesca fenditura merita di essere osservata e ammirata. Infine si cammina sullo stradello che porta in pochi minuti al nostro punto di partenza.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 29.11.2024
Ultima modifica: 29.11.2024
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