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Il Gruppo del Monte di Montiego (Itinerari - ESCURS)

Alle sorgenti del Pisciarello (sentieri CAI 200, 202 e 228) (itinerari - ESCURS)


ALLE SORGENTI DEL PISCIARELLO (sentieri CAI 200, 202 e 228) (Comune di Piobbico)

Tempo di percorrenza: h 4.00 (percorso ad anello)
Lunghezza: 7 km. Dislivello: 450 metri.
Difficoltà: EE
Ultima verifica dell'itinerario: 2024

Siamo nel versante nord-occidentale del Nerone, tra la parte più alta della valle del Rio Vitoschio e la cresta ovest che degrada dalla vetta fino al paese di Serravalle di Carda. Una zona piuttosto impervia perché interessata da forte carsismo: quello che ha creato grotte e forre.

Dalla SS Apecchiese, tra Piobbico e Apecchio, si gira per Serravalle di Carda e si arriva al paesino di Pian di Trebbio, dove si trova l’incrocio per salire alle quote più alte del Monte Nerone. Dopo circa 3 km, all’esterno di un ampio tornante, c’è spazio per parcheggiare e prepararsi al trekking.

Poco dopo il parcheggio, sulla sinistra, un’apertura nelle recinzioni permette di salire al piccolo rifugio I Ranchi e al fontanile che si trova lì vicino. Oltre il piccolo casottino (chiuso) una curva sul prato è il prologo dello stradello che ci accompagnerà per tutta la prima parte della salita. Il bosco che attraversiamo è giovane e sfuma dall’ornostrieto (ornielli e carpini neri) alla faggeta, con un ricco sottobosco di belladonna, fragola e caprifoglio: il segreto è la tanta luce che penetra a causa dei ripetuti tagli boschivi che questa zona deve sopportare. Tra qualche tratto ben camminabile ed altri più impegnativi, si sbuca sul prato della Fonte del Grosso, dove spesso si trovano mucche a cavalli al pascolo. Nella sua parte più alta folti agrifogli e persino un cespuglio di ribes rosso introducono alla faggeta dove i primi passi che facciamo sfruttano una sorta di scalinata naturale con grandi lastre di calcare. Quando la pendenza si attenua il bosco appare più maturo e completo con esemplari di acero montano e frassino maggiore. Alcune zone sono più umide e il sentiero, ancora molto largo, nasconde a volte l’insidia del fango che costringe a divagazioni a monte. Il bivio per la Buca Grande ci dice di essere abbastanza vicini alle sorgenti del Pisciarello, che se siamo in primavera le troviamo appena sopra il sentiero, e sono un rivolo di acqua che incrocia il nostro passo, mentre se siamo in estate ne sentiamo solo il suono perché si materializzano tra le rocce coperte di muschio nella scarpata sotto di noi. Camminando sulla dura roccia per qualche metro usciamo dal bosco e ci ritroviamo all’inizio dei prati del Corsini, da dove il panorama comincia ad allungarsi. I prati sono un premio alla salita fatta fin qui. Sono pianeggianti, il terreno morbido, il contorno fatto di animali al pascolo e faggi contorti isolati, mentre la faggeta incornicia il tutto ma da distante, sia sotto che sopra di noi. Una lingua di faggeta anticipa l’arrivo al Rifugio Corsini che si materializza improvvisamente: ristrutturato pochi anni fa è molto bello e accogliente, peccato sia accerchiato dalle ingombranti reti e dai tralicci degli impianti sciistici. Una sosta può valere la pena, per un caffè o per un pasto. Poi si scende, passando di fianco al rifugio, superando la recinzione in legno e inoltrandosi nel Prato del Conte prendendo come riferimento i pali della linea elettrica che arriva da fondovalle fin qui. Se vogliamo visitare la Grotta dei Prosciutti è sufficiente piegare a destra puntando sotto lo spigolo di prato che si alza in corrispondenza di un piccolo rilievo; la grotta è raggiungibile da un sentierino che passa a margine del bosco e scende tra le rocce. Il nostro itinerario riprende dal punto in cui i pali dell’elettricità continuano ad andare diritti e invece il sentiero gira a sinistra, passa tra piccoli arbusti e alberelli isolati e scende nella parte bassa del Prato del Conte, quella più panoramica. Alla curva successiva una lieve traccia e alcuni biancospini sono il riferimento per il punto in cui effettuare la decisiva svolta a sinistra e innestarsi sul sentiero del ritorno, che poi sembra quasi una cengia mentre la verde valle del Rio Vitoschio prende sempre più spazio nell’ampia visuale. Il sentiero ora è stretto, il fondo non sempre agevole e nei fossi che si susseguono ci sono anche punti un po’ esposti ai quali bisogna prestare la giusta attenzione. Spazi aperti e bosco si alternano, così come zone di roccia che forma bellissime pareti stratificate o che si è ridotta a pietrisco, in particolare dove ci sono degli storici siti fossiliferi. Dentro e fuori il bosco in primavera si susseguono le fioriture e qui le più spettacolari sono quelle del giglio rosso e del giglio martagone. Il percorso però richiede attenzione e in questo il suo andamento a mezza costa quanto meno ci evita i dislivelli. Quando alla discesa più lunga segue una brevissima salita, eccoci approdare in un grande prato piuttosto scosceso. Dobbiamo continuare a scendere ma in principio conviene tenersi alti camminando in piano e passando dietro ad alcune piante isolate, avvicinarsi al bosco e trovare la traccia più evidente che ci riporta al punto di partenza.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 29.11.2024
    Ultima modifica: 29.11.2024

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