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LA BATTAGLIA DEL METAURO (207 a.C.), a cura di Aldo Del...

La battaglia del Metauro: lo scontro

La battaglia del Metauro: gli antefatti


Discesa di Annibale e di Asdrubale fino a Rimini

Durante la seconda guerra punica (218-202 a.C.) Annibale proveniente dalla Spagna varca le Alpi, entra in Italia ed infligge dure e sanguinose sconfitte ai Romani alla Trebbia (218 a.C.), al Trasimeno (217 a.C.), a Canne (216 a.C.).

Nell'Italia meridionale riesce a distaccare dall'alleanza coi Romani intere popolazioni, occupa Capua e Taranto che però, con un ritorno offensivo di Roma, vengono riconquistate rispettivamente nel 212 e nel 209 a.C.

La situazione di Annibale, cui resta come terreno di manovra solo la Lucania e il Bruzio, comincia a farsi critica ed il grande cartaginese non era più in grado di riprendere l'offensiva senza l'arrivo di rinforzi i quali, stante la superiorità navale dei Romani, non potevano arrivargli che da terra.

E' a questo punto che Asdrubale, abilmente sfuggito in Spagna all'inseguimento di Publio Cornelio Scipione, riesce a condurre, nel 207 a.C., il suo esercito in Italia attraverso i Pirenei e le Alpi, e cerca di raggiungere il fratello per risolvere insieme le sorti della guerra. Ha con sé combattenti Numidi, Iberici, Liguri, e della Gallia Cisalpina.
Scende nella pianura padana, si ferma ad assediare Piacenza, con grave perdita di tempo e senza frutto, e allora si dirige verso l'Adriatico dopo aver spedito messaggeri al fratello.
Occupa Rimini da cui sgomberano le legioni del pretore Lucio Porcio Licino.

Piano del console Nerone

Intanto, mentre l'esercito del console Claudio Nerone fronteggia Annibale a Canosa, l'altro console Marco Livio (detto Salinatore) si porta a Senigallia nel cui territorio si accampa; accanto al suo pone l'accampamento anche Porcio Licino che da Rimini in giù, manovrando sulle alture ha continuamente molestato la marcia dei Cartaginesi. Davanti a loro, a poco più di mezzo miglio romano (circa 1,5 km), è il campo di Asdrubale.

Nel frattempo nei dintorni di Taranto sei cavalieri spediti ad Annibale finiscono nelle mani di Claudio Nerone: nel messaggio Asdrubale informava il fratello che gli sarebbe andato incontro nell'Umbria.

E' Marco Livio il console incaricato di fronteggiarlo, ma Claudio Nerone giudicando pericolosissimo l'eventuale congiungimento dei due eserciti nemici concepisce (e comunica al Senato) un piano audace nel quadro di una visione strategica generale: portare parte delle sue truppe a dar man forte a Livio (lontano circa 360 chilometri) per attaccare senza indugio Asdrubale; nel frattempo bloccare con un esercito la Flaminia a Narni nel punto in cui dall'Umbria sfocia nel Lazio; mantenere ferme le legioni di Varrone ad Arezzo; lasciare il grosso delle sue truppe di fronte ad Annibale per controllarlo fino al suo ritorno: sarebbero passati circa 22 giorni!
Ne impiegò una quindicina per spostare a Senigallia 6000 fanti, tra i più robusti, e 1000 cavalieri e ne impiegò sei (a cavallo) per ritornare dopo la battaglia a riprendere il suo posto.

Avanzata di Asdrubale da Rimini al luogo della battaglia

Asdrubale, nel messaggio da lui inviato ad Annibale (e invece caduto nelle mani del console Claudio Nerone) gli diceva che si sarebbe diretto in Umbria per unirsi con lui. Quindi lontano dal mare perché, allora, la fascia costiera medio adriatica non si chiamava "Umbria", come poi al tempo di Augusto, ma si chiamava "Gallia".
Dunque, Asdrubale giunto a Rimini che via prese? Gli studiosi gli hanno attribuito la scelta della Flaminia che l'avrebbe portato a Fano ove la strada con un gomito volge all'interno.
Ma c'è da ricordare che nessuna delle fonti antiche nomina la via consolare.

Una soluzione diversa è stata prospettata dallo storico Nereo Alfieri; secondo lui la strada percorsa da Asdrubale si dirigeva da Rimini a Fermignano, passando per Montefiore, Tavoleto, Urbino,.… A Fermignano, secondo Alfieri, sarebbe avvenuto lo storico scontro; mentre è assai probabile che lì sia seguìto solo un aspro combattimento con le legioni di Porcio Licino che aveva il compito di rendere difficile il cammino ad Asdrubale soprattutto nei "loca alta" e negli stretti passaggi montani che in quella parte del territorio effettivamente ci sono, mentre sono del tutto assenti o irrilevanti nel tratto Rimini-Fano.Visto che la strada per l'Umbria era troppo rischiosa (ad Arezzo c'erano, intatte, le legioni di Varrone) Asdrubale potrebbe aver piegato verso le pianure e le basse colline della costa scendendo lungo la strada che da Cagli, per l'odierna Pergola e S. Lorenzo in Campo giunge all'ultimo tratto del fiume Cesano, alla sua sinistra, dove era già (ben sistemato) il campo di Livio Salinatore, cui si aggiunsero quello di Licino e poi (senza allargare le tende o il recinto del campo stesso) i soldati e i cavalieri di Claudio Nerone venuto a dare man forte al collega.
Ciò spiega perché Asdrubale, volendo varcare il Metauro, aveva adesso bisogno di guide che l'aiutassero a trovare il guado (la tesi è di Aldo Deli che si rifà ad uno studio pubblicato nel 1894 dal generale Vittorio Pittaluga).

Preparazione alla battaglia

Il console Livio, informato dell'arrivo, per non sciupare la sorpresa decide di sistemare il contingente di Nerone nel suo stesso campo, senza aumentare le tende, in modo che ogni tribuno accogliesse un tribuno, ogni centurione un centurione, ogni cavaliere un cavaliere, ogni fante un fante: entrano nel campo durante la notte. Claudio Nerone non concede nemmeno un giorno di riposo ai suoi uomini; la mattina seguente l'esercito viene schierato a battaglia; anche Asdrubale schiera i suoi, ma certi segni lo mettono in sospetto e lo preoccupano. Decide così di evitare lo scontro e di sottrarsi al contatto con l'esercito romano. Ordina ai suoi di levare il campo appena sarà buio (a giugno non prima delle nove di sera).

In attesa che i suoi riescano a scorgere un guado verso cui indirizzare anche gli elefanti Asdrubale marcia lungo il Metauro ma fa poca strada a causa delle tortuosità del corso del fiume e allora, in attesa che si faccia giorno, ordina una sosta. Alle prime luci dell'alba riprende a marciare allontanandosi via via dal mare; non trova il guado perché la ripa che costeggia il fiume è piuttosto alta, perde altro tempo ed ecco che la cavalleria di Claudio Nerone aggancia le colonne cartaginesi e comincia a molestarle; poi sopraggiungono le truppe leggere di Porcio Licino.

Asdrubale decide allora di trincerarsi e sceglie un tumulo vicino alla riva del fiume. Qui ha modo di radunare i suoi; però non ha tempo di fortificarsi perché alla sua destra vengono avanti già in formazione di battaglia le truppe del console Livio.

Lo scontro è inevitabile.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 14.11.2007
    Ultima modifica: 14.11.2007

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