Opere specialistiche
Pesaro e dintorni negli aspetti naturali: Geologia – Breve storia geologica del territorio
PESARO E DINTORNI NEGLI ASPETTI NATURALI
Geologia Breve storia geologica del territorio
A completamento di quanto esposto nei precedenti articoli sulla geologia del Pesarese, credo sia opportuno aggiungere qualche notizia riguardante la storia geologica del territorio; argomento assai complesso e difficoltoso, trattando il quale è spesso facile in mancanza di dati sicuri, e di studi particolari ed approfonditi - entrare nel vago e nellipotetico. Penso pertanto non sia il caso di andare più in là di cenni molto sintetici. Da ciò che ho tentato di spiegare tanto nellintroduzione alla parte geologica, quanto nel descrivere la serie dei terreni, penso - e voglio sperare di non peccare dimmodestia! - sia risultato abbastanza chiaro il fatto che larea interessata dal circondario pesarese è rimasta sommersa dal mare sino alla fine dellEra Cenozoica (o Terziaria) o agli albori della Neozoica, quindi fino ad almeno 2 milioni di anni addietro. Se è vero come con ogni probabilità lo è - che quanto gli Studiosi hanno accertato per la quasi totalità dellarea marchigiana e delle contermini è valido anche per noi, e tenuto anche presente che - per quanto ci riguarda - sui periodi geologici antecedenti al Triassico superiore ne sappiamo ancora molto poco, dobbiamo ritenere che durante il Triassico (almeno 200 milioni di anni fa) e sino a Giurassico inferiore - quindi per un periodo di tempo oscillante attorno ad una quarantina o più di milioni di anni - il territorio pesarese fu occupato da un mare piuttosto basso, mare che solo in età sinemuriana cominciò ad approfondirsi gradatamente. Lapprofondimento, con diverse fasi e variazioni, e senza che si possano escludere anche alcuni temporanei sollevamenti, si mantenne poi per tutto il resto del Giurassico (un periodo di circa 40 milioni di anni), il Cretacico (circa 65 milioni di anni), il Paleogene (circa 45 milioni di anni), e parte del Neogene, fino a 10-15 milioni di anni fa.
Con il Tortoniano (Miocene medio), allorché ebbe inizio la prima fase diastrofica (ossia il periodo nel quale si manifestarono i primi movimenti e deformazioni che portarono gradualmente allemersione del territorio marchigiano dal mare), si ebbe un sollevamento dei fondali, e perciò una diminuzione della profondità marina; ciò è testimoniato dai caratteri delle formazioni rocciose corrispondenti al Tortoniano medio e superiore, ed al Messiniano inferiore e medio, delle quali già si disse trattando della serie dei terreni. E assai probabile che questa prima fase diastrofica sia stata preceduta nel Langhiano (Miocene inferiore) da qualche movimento orogenetico che portò al sollevamento e forse alla parziale emersione - di alcune aree nellattuale interno della regione, là ove ora si elevano i maggiori rilievi dellAppennino marchigiano. Per quanto riguarda il nostro territorio, alla diminuzione della profondità marina contribuì non solo il fenomeno diastrofico, ma anche il depositarsi di materiali derivanti dallerosione di questi primi rilievi e forse anche di altri posti in zone più esterne rispetto a noi (nellattuale Adriatico) poiché pare accertata dalle ricerche geofisiche lesistenza di una serie di massicci emersi durante il Neogene al largo dellattuale costa marchigiana, e successivamente sprofondati e sepolti.
La sopraccennata prima fase diastrofica ebbe lunga durata, e si protrasse con alterne vicende sino a tutto il Messiniano o per sua buona parte, vale a dire sino a 7-8 milioni di anni addietro; ad essa seguì - durante il Pliocene inferiore ed almeno parte del medio - un nuovo approfondimento marino, testimoniato da depositi argillosi e sabbiosi, questi ultimi soprattutto nellattuale zona costiera (Pliocene inferiore in facies arenaceo-sabbiosa). Gli inizi di una seconda più breve fase diastrofica si registrarono verso la metà o la fine del Pliocene inferiore, con diminuzione di profondità e probabilmente anche con qualche ritiro del mare, e con fenomeni disgiuntivi (fagliature, pseudodiapirismi, ecc.) forse preminenti rispetto a quelli plicativi (la formazione di pieghe delle quali si disse nel precedente articolo sulla tettonica del territorio) che maggiormente caratterizzarono la prima fase. Un generale ritiro del mare si verificò con il Pliocene superiore, e si completò nel primo Pleistocene, come del resto già in altre occasioni ho avuto modo di far osservare.
Il resto è storia di oggi. Certamente i movimenti di sollevamento del territorio, sia pure in forma attenuata, perdurarono nel Quaternario - ciò è comprovato non solo dalla costituzione e dalla disposizione dei depositi pleistocenici ed olocenici, ma, almeno in parte, anche dalla morfologia del territorio stesso - e probabilmente continuano ancora in forma per noi quasi totalmente inavvertibile. Certo si è però che dellultima fase diastrofica risentiamo anche attualmente alcuni poco simpatici postumi, espressi nei sismi tettonici (o, per dirla in soldoni, nei terremoti) che si ripercuotono lungo le faglie costiere, e dei quali tutti noi - chi più, chi meno, a seconda delletà e delle occasioni - abbiamo avuto qualche esperienza.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 23.08.2010
Ultima modifica: 23.08.2010
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