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Pesaro e dintorni negli aspetti naturali: Geologia – La tettonica del territorio


PESARO E DINTORNI NEGLI ASPETTI NATURALI

Geologia: la tettonica del territorio
Come è ben noto, la Tettonica è quella branca delle scienze geologiche che studia gli spostamenti (dislocazioni ed i cambiamenti di forma (deformazioni subiti dalle formazioni rocciose costituenti la litosfera (ossia la crosta terrestre solida) per effetto di forze interne ad essa o al mantello sottostante. In un esame sia pur superficiale e sintetico degli aspetti naturali di un territorio non si può fare a meno di prendere in considerazione anche questi fenomeni, o perlomeno le tracce che essi hanno lasciato; nel nostro caso poi ciò è anche reso necessario dal non poter rinunciare al dar qualche spiegazione su alcuni accenni introdotti nel primo articolo sulla geologia del territorio (v. Il Quotidiano, n. 21, 28.1.1976). Considerate tuttavia la complessità dei fenomeni (che oltretutto non sono sempre facilmente individuabili e comprensibili a prima vista) e la non agevole accessibilità della materia a chi non sia provvisto di conoscenze specifiche, procederemo qui solo ad una rapidissima disamina, limitando l’esposizione ai fatti più salienti e facilmente apprezzabili.

Si sa che la regione della quale il circondario pesarese costituisce una ben piccola parte presenta una struttura tettonica a pieghe; in altre parole, le formazioni rocciose che in essa si trovano - e delle quali fu già data descrizione abbastanza ampia trattando della serie dei terreni - ci si mostrano deformate in una successione di anticlinali (pieghe con convessità rivolta in alto, e nel cui nucleo compaiono i terreni più antichi) e sinclinali (pieghe con concavità rivolta in alto, e nel cui fondo compaiono i terreni più recenti), successione la cui regolarità è in qualche punto interrotta o disturbata da faglie, ossia da fratture dei complessi rocciosi accompagnate da relativo spostamento verticale od orizzontale dei blocchi che vengono a costituirsi. Di tali pieghe nel nostro territorio ne possiamo osservare almeno quattro: due sinclinali e due anticlinali; delle ultime (le anticlinali), la più esterna - vale a dire quella che interessa i rilievi del M. Accio e del M.Ardizio - si presenta con aspetto di monoclinale (ossia non vera piega, ma successione di strati inclinati aventi una stessa pendenza e direzione), in quanto il suo fianco Nordest, tagliato con ogni probabilità da una notevole faglia longitudinale e poi demolito dall’abrasione marina, è completamente scomparso almeno nella parte emergente. Il fascio delle pieghe sopraccennate orientato in direzione Nordovest-Sudest (parallelamente alla linea di costa), così come lo sono in genere tutte quelle della nostra Regione.

Procedendo dall’interno per andare verso il mare, troviamo dapprima la sinclinale di M. Peloso-M. delle Forche-Cerasa, che ci interessa per il tratto M. Peloso-M. della Blilla. L’erosione ha messo in luce nel suo nucleo le formazioni del Pliocene medio in facies argillosa (a M. Peloso e Monteluro si sono conservate anche quelle del Pliocene superiore, sia nella facies argillosa, sia nella sabbioso-molassica), mentre ai fianchi affiorano i depositi del Pliocene inferiore, sempre in facies argillosa.

Segue verso Nordest la piuttosto complessa e disturbata anticlinale di Gradara-M. Ballante-Cuccurano, della quale rimane incluso nel nostro territorio il tratto Boncio-Torraccia-M. Ballante-Pieve di Candelara. Per effetto di due faglie subparallele fra loro ed assai ravvicinate, nella sua parte centrale affiorano per fenomeno pseudodiapirico le formazioni più antiche visibili nel Pesarese, vale a dire quelle corrispondenti all’Elveziano e Tortoniano, Messiniano inferiore e medio: Formazione dello Schlier, F. dei ghioli di letto, F. gessoso-solfifera; ciò almeno nel tratto Siligata-S. Colomba. Ai fianchi compaiono invece i depositi arenaceo-marnosi del Messiniano medio e superiore, tagliati a Nordest (nel tratto compreso tra S.Pietro in Calibano e Novilara) da una faglia longitudinale che, per dislocazione, li mette in contatto laterale con le formazioni del Pliocene inferiore in facies sabbioso-arenacea; nel fianco Sudovest compaiono anche le argille del Pliocene inferiore delle quali già si è detto a proposito della precedente sinclinale. Una faglia trasversale provoca anche un altro fenomeno disgiuntivo (osservabile lungo il solco del ramo principale del Rio delle Geniche a monte di S. Veneranda), a causa del quale un blocco di formazioni del Pliocene inferiore viene a trovarsi da due parti (a Sudest e Sudovest) in contatto laterale con formazioni messiniane.

La successiva sinclinale di S. Maria delle Fabbrecce-Novilara-Rosciano rientra nei dintorni di Pesaro per una buona metà della sua lunghezza, vale a dire da S. Maria a Novilara. La stessa faglia longitudinale della quale si è detto poco sopra ne riduce fortemente il fianco Sudovest, mentre quello Nordest è notevolmente esteso e regolare, e va poi a costituire la monoclinale costiera. Affiorano qui, sia nel nucleo che nei fianchi, le formazioni del Pliocene inferiore in facies sabbioso-arenacea.

Ultima piega interessante il nostro territorio è la monoclinale costiera che da Gabicce si allunga sino ai pressi di Fano. Si tratta in realtà dei resti di due anticlinali consecutive (Gabicce-M. Accio e M. Ardizio-Fano), fagliate longitudinalmente, e con il fianco Nordest completamente abraso (come fu accennato in inizio), sì che i rilievi ad esse corrispondenti precipitano a falesia verso il mare. Rientrano nel Pesarese per le parti che vanno da Fiorenzuola di Focara a Soria, e da Montegranaro alla foce del Fosso Sejore; nel tratto a Nordovest di Pesaro (rilievo del M. Accio) vi compaiono le formazioni del Messiniano e, in minima parte, dell’Elveziano-Tortoniano, in quello a Sudest (rilievo dell’Ardizio) i depositi arenaceo-sabbiosi del Pliocene inferiore.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 23.08.2010
    Ultima modifica: 23.08.2010

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