Opere specialistiche
Pesaro e dintorni negli aspetti naturali: Flora e vegetazione - Le falesie
PESARO E DINTORNI NEGLI ASPETTI NATURALI
Flora e vegetazione - Le falesie
A beneficio di coloro cui il termine dovesse riuscire un po ostico, ricordo che per falesia si intende una ripida scarpata costiera determinata dallazione erosiva (abrasione) del mare; la falesia è viva allorché tale azione è ancora in atto, morta quando lerosione non si esercita più. Nel Pesarese abbiamo due tratti di costa di tal genere, le cosiddette rive: luno (falesia morta) nel versante a mare del rilievo del M. Ardizio, dalla Villa Ninchi al Fosso Sejore, laltro (falesia almeno in parte ancor viva) nel corrispondente versante del rilievo del M. Accio, dai pressi della Piazza dArmi a sotto Fiorenzuola di Focara. Già dissi (v. IL QUOTIDIANO, n. 54. 9.3.1976) che la vegetazione di questi ambienti dovrebbe almeno in parte considerarsi quale elemento del litorale, al quale essi strettamente si ricollegano; tuttavia i suoi caratteri la fanno rientrare nellorizzonte sub-mediterraneo del piano basale, e quindi se ne rende opportuna una trattazione separata. Sostenere che in questa parte del territorio emergono aspetti di grande interesse e particolare bellezza è certamente esagerato, dato anche lo stato di degradazione ambientale nel quale essa versa. In effetti la vegetazione è nel complesso piuttosto monotona, e la flora relativamente povera; nondimeno bisogna riconoscere che sussistono validi motivi di attrattiva (derivanti anche dalla collocazione nel generale contesto paesistico della fascia costiera), motivi che erano di certo più consistenti alcuni decenni addietro, prima che labbandono dei coltivi nella zona dellAccio, e soprattutto certe maleintese e peggio effettuate opere di rimboschimento (con impiego di piante inadatte, e applicazione di tecniche inappropriate), modificassero negativamente le condizioni di alcune larghe aree, ed accentuassero il già detto stato di degradazione di altre.
In ambedue i tratti di costa sopraindicati si incontrano vari tipi di ambiente, ciascuno dei quali ha un suo proprio tipo di vegetazione: zone in forte o fortissima pendenza (sino alla subverticalità), con suolo denudato, e zone a moderata o debole acclività, con copertura vegetale più o meno abbondante; zone asciutte o aride, e zone moderatamente o fortemente umide; zone con vegetazione naturale più o meno antica, e zone con ex-coltivi ricoperti da una vegetazione naturale recente e in vari stadi di evoluzione; per tacere d`altro. Nel complesso gli ambienti dellArdizio sono più asciutti e caldi (ché lesposizione è tra Est-Nordest e Nordest, lacclività in genere assai notevole, la natura del suolo prevalentemente sabbioso-molassica), e la loro vegetazione è tendenzialmente xerofitica, ossia costituita da piante adattate a condizioni di aridità. Di contro, gli ambienti dellAccio sono in genere più umidi e freddi, in quanto lesposizione è tra Nordest e Nord-Nordest, lacclività meno accentuata (salvo che in qualche settore, come quello del M. Castellaro-Punta degli Schiavi), la natura del suolo prevalentemente marnoso-argilloso-arenacea, la vegetazione è qui in prevalenza di tipo mesofitico e igrofitico, vale il dire costituita da piante con preferenza per umidità rispettivamente media e forte.
Il più appariscente fra gli aspetti vegetazionali delle falesie è caratterizzato dalla massiccia presenza dellarundineto di Cannuccia di Plinio (Arundo plinii), ossia di quella formazione vegetale detta in dialetto caniciaia dmont per distinguerla dalle caniciaia daqua, termine questultimo che designa il fragmiteto di Cannuccia palustre diffuso soprattutto negli ambienti umidi di pianura e fondovalle. In popolamenti fitti e spesso impenetrabili, non di rado quasi monofitici (costituiti da una sola specie vegetale), la Cannuccia di Plinio riveste ampie zone delle falesie, secca e giallastra dinverno (allorché è bruciata dal freddo e dalla salsedine), verdeggiante dallaprile allottobre, si impennacchia di lunghe pannocchie verdi- giallastre o verdi-brune dalla tarda estate allautunno; pannocchie che - forse non tutti lo ricordano - fornivano un tempo materia prima per la fabbricazione di scope, dando vita a una piccola industria artigianale i cui prodotti erano smerciati sia localmente, sia nelle provincie finitime e ancor più in là.
Intercalate agli arundineti vi sono formazioni arbustive, con vari frutici e suffrutici fra i quali emerge lo Sparzio o Ginestra (Spartiun junceum), un tempo così abbondante - in specie sullArdizio - da costituire lembi di vera e propria macchia a Ginestre che in stagione di fioritura indoravano letteralmente le ripide pendici. Oltre allo Sparzio si notano numerose altre piante legnose, alcune delle quali arboree, ma anche queste ultime spesso in abito arbustivo a causa delle avverse condizioni ambientali: alcuni Salici (Salix alba, S. triandra, S. caprea, S. nigricans, ecc.), il Pioppo bianco o alberaccio (Populus alba), il Pioppo nero o albero (P. nigra), lOlmo (Ulmus minor), le Roverelle (Quercus pubescens e specie affini), le Tamerici (Tamarix africana, T. gallica), la Vitalba (Clematis vitalba), Rovi e Rose selvatiche (Rubus ulmifolius, Rosa sempervirens, R. canina, ecc.), il Prugnolo spinoso o spin nér (Prunus spinosa), il Biancospino o spin bianc (Crategus monogyna), la Colutea o pianta di schiòp (Colutea arborescens), il Sanguinello (Cornus sanguinea), lOrnello (Fraxinus ornus), un Caprifoglio (Lonicera etrusca); e poi alcuni suffrutici, come lodorosa Tignamica (Helichrysum italicum), lAsparago selvatico (Asparagus acutifolius), lEdera spinosa (Smilax aspera), il Cisto rosso (Cistus incanus), ed altri ancora sui quali sorvolo. Tra gli arbusti ed alberi si trovano anche specie esotiche spontaneizzate o naturalizzate (come la Robinia o maruga (Robinia pseudacacia), lAilanto o guardacielo (Ailanthus altissima), ecc ., oppure introdotte per uso agrario e soprattutto in tentativi di rimboschimento: così varie specie di Pino e Cipresso, il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), il Leccio (Quercus ilex), alcuni Aceri, lo stesso Ailanto, ed altre ancora.
Ampie aree delle falesie - specialmente sullAccio - sono coperte da vegetazione erbacea o suffruticosa, con una flora discretamente ricca. Una delle Famiglie più rappresentate è quella delle Leguminose, con varie specie dei Generi Trifolium, Medicago, Vicia, Lathyrus, Coronilla, Dorycnium, Lotus, Melilotus, ecc., fra le quali emerge per vistosità ed abbondanza la Sulla o lupino (Hedysarum coronarium) dalle infiorescenze rosse, pianta probabilmente non indigena ma spontaneizzata da tempo immemorabile. Altre Famiglie più o meno rappresentate sono le Cariofillacee, le Crocifere, le Rosacee, le Linacee e Geraniacee, le Poligalacee, le Ombrellifere, le Genzianacee, le Rubinacee, le Boraginacee, le Labiate, le Scrofulariacee, le Asteracee, le Graminee (fra queste ultime sono molte di quelle erbe comunemente dette falasco), ed infine le Orchidacee dai fiori spesso vivacemente colorati e talvolta stranamente conformati.
Negli ambienti freschi o umidi per lo più localizzati in depressioni del suolo in canaloni e solchi calanchivi - troviamo, oltre ai già citati Salici e Pioppi, la Cannuccia palustre (Phragmites communis), le Code cavalline o codole (Equisetum telmateia, E. arvense, E. ramosissimum, ecc.), qualche Giunco e Carice (Juncus inflexus, Carex arrecta, ecc.), la Capraggine (Galega officinalis), la Scandàlida (Tetragonolobus maritimus), il Pìgamo (Thalictrum mediterraneum), la Tussilagine o Farfara (Tussilago farfara), la Canapa acquatica (Eupatoriun cannabinum), alcuni profumati Mentastri (Mentha aquatica, M. longifolia, M. suaveolens, ecc.), ed ancora altre piante che sarebbe troppo lungo ricordare, e che tuttavia - assieme a tutte quelle già menzionate, ed alle tante che non è stato possibile citare - contribuiscono a variamente ingentilire laspetto di questi luoghi un po inospiti.
Dettaglio scheda
-
Data di redazione: 26.08.2010
Ultima modifica: 26.08.2010
Nessun documento correlato.