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Pesaro e dintorni negli aspetti naturali: Flora e vegetazione - I colli: aspetti generali


PESARO E DINTORNI NEGLI ASPETTI NATURALI

Flora e vegetazione - I colli: aspetti generali
Quanto scritto in inizio dell’articolo dedicato alla pianura del Foglia (v. IL QUOTIDIANO, n. 70. 28.3.1976) vale in linea di massima anche per le zone collinari del Pesarese, pur tenendo in conto il fatto che in queste ultime l’antropizzazione - per quanto intensa - non ha raggiunto le punte estreme registrabili nelle nostre aree planiziari. Le stesse forme del rilievo, sebbene non accentuate, hanno contribuito ad impedire il totale annientamento del manto vegetale originario, in specie là ove l’acclività è maggiore, e d'altra parte la conservazione di sia pur esigui lembi di vegetazione naturale é stata anche consentita dalla possibilità di ricavarne un utile diretto o indiretto. E’ cosa certa che delle estese formazioni forestali ricoprenti i colli pesaresi ancora in epoca tardo-romana (e, almeno in parte, anche molto più verso noi) non resta praticamente più nulla; tuttavia le poche tracce mantenutesi sino ai giorni nostri sono sufficienti a permetterci di avanzare fondate supposizioni su quelli che erano i loro aspetti e caratteri: selve costituite in massima parte da Cerri, Roveri e Roverelle, con largo concorso di Carpini, Olmi, Aceri, Tigli, Frassini ed altre piante arboree, di tipo ora mesofilo (soprattutto nei distretti argillosi, sui versanti settentrionali, e negli impluvi), ora xerofilo (particolarmente nei distretti arenacei e molassici, sui versanti meridionali, e sui displuvi).

Il climax attuale è verosimilmente lo stesso di tempi ormai molto lontani, ossia quello del Querceto caducifoglio submediterraneo. La Roverella (Quercus pubescens e qualche altra specie affine) è ancor oggi l`albero più espressivo dei nostri ambienti collinari, la “cerqua” per eccellenza del linguaggio dialettale; in esemplari isolati o riuniti in piccoli gruppi - di rado in modesti lembi di bosco - essa domina con solennità su tutti gli altri elementi della vegetazione locale, sporadicamente associata alla non meno maestosa Rovere (Quercus petraea), in passato (con differenti condizioni climatiche e ambientali in genere) probabilmente più diffusa, e forse predominante rispetto alle specie congeneri.

Il paesaggio dei colli pesaresi è logicamente di tipo rurale, plasmato da un`azione umana protrattasi per secoli e secoli, con netta prevalenza della componente agraria su tutte le altre. Si osserva una notevole diversità nel generale aspetto vegetazionale tra i distretti argillosi (colli in sinistra del Foglia dal bacino del Fosso della Genga a Pozzo Alto, e colli in destra dal Trebbio di Candelara al M. della Blilla) e quelli arenaceo-molassici (rilievi del M. Accio e M. Ardizio, bacino del Rio delle Geniche, ecc.): le forme più dolci, il suolo più fresco, e la sua maggior docilità all`azione delle pratiche agricole, hanno permesso ai coltivi di conquistare nei primi pressoché tutte le superfici, e quindi i lembi di vegetazione naturale sono pochi e ridotti, e si registra una notevole scarsità di piante arboree; il rilievo un poco meno morbido, l’aridità spesso accentuata, e la minor arrendevolezza del suolo all’aratro, non hanno consentito nei secondi la totale sopraffazione della Natura, pur essendo stata questa sempre piegata in qualche modo alle esigenze umane, non sempre del tutto giustificate, talvolta irrazionali e sconsiderate.

Le coltivazioni sono nella generalità quelle accennate trattando della pianura del Foglia: cereali, foraggere, sarchiate, piante legnose fruttifere. Troviamo però qui - e soprattutto nei distretti arenaceo-molassici - specie che altrove sono di norma assenti o meno comuni, mentre ne mancano o hanno minor diffusione altre cui meglio si confano i freschi terreni planiziari: negli erbari compaiono varie Graminacee, e talora la Lupinella o “crocetta”; scarseggiano le colture ortensi su larga scala, per lo più limitate ai fondovalle: la Vite - soprattutto in coltura specializzata - occupa più vaste estensioni; fra gli alberi fruttiferi sono più frequenti specie termofile quali il Mandorlo, l’Albicocco, il Fico, e compare in più luoghi l’Olivo, classica espressione della vegetazione agraria mediterranea. Tra le piante da frutto si incontrano spesso specie un tempo assai diffuse, ed oggi trascurate: il Nespolo, il Sorbo, l’Azzeruolo, il Giuggiolo, il Melograno; piuttosto sporadico è divenuto il Noce, che trovava un “habitat” confacente nelle vallecole fresche, mentre il Kaki si è molto diffuso negli ultimi decenni.

Le piante arboree di varia utilità - sia coltivate che spontaneizzate o naturalizzate, sia ancora schiettamente spontanee - sono diffuse quasi ovunque, più abbondanti nei distretti arenaceo-marnosi, meno negli argillosi. I Pioppi e i Salici sono qui di norma distribuiti lungo i ruscelli e nei luoghi più freschi delle valli, vallecole e bassi pendici, mentre altrove vegetano l’Olmo, le Querce già accennate, il Gelso, l’Acero campestre, il Sorbo selvatico, la Robinia, l’Ailanto, l’Ornello e altri alberi cui si accompagnano specie arbustive (o anche arboree di piccola taglia) delle quali diremo a suo luogo.

Anche sui colli pesaresi si è verificato dopo l’ultima guerra - e sia pure in misura più contenuta che non nelle zone interne della Provincia - un certo abbandono delle attività agricole, ed in vari luoghi (soprattutto là ove l’ambiente non consente una pratica e conveniente applicazione di moderne tecniche colturali) si notano aree riconquistate dalla vegetazione naturale, con insediamenti di formazioni erbacee o arbustive in differenti stadi di evoluzione: falaschetti a Brachypodium pinnatum e altre Graminee, inuleti a Cupularia viscosa, roveti, macchie a Ginestre, arbusteti di vario genere, frammezzo ai quali spesso emergono già le prime giovani Roverelle, preludio alla spontanea ricostituzione del bosco.

Dei diversi aspetti della flora e della vegetazione naturali - ricche nelle zone collinari come forse in nessun altro settore del territorio - diremo in successive occasioni, allorché prenderemo in considerazione i principali ambienti e le loro popolazioni vegetali, senza trascurare tutto ciò che entra a far parte della cosiddetta “vegetazione infestante” delle aree coltivate e dei molteplici luoghi più o meno fortemente antropizzati.

Trattando dei colli, non si può sorvolare sulla presenza delle numerose ville - vecchie o antiche, ora quasi modeste, ora addirittura monumentali - frequenti soprattutto nei distretti arenaceo-molassici e nei più prossimi dintorni della città e dei borghi circostanti: Colle di S. Bartolo, M. Ardizio, dintorni di Trebbiantico, Novilara, Candelara, S. Veneranda, ecc. Circondate da boschetti e parchi di varia estensione - ove predominano piante ornamentali, e soprattutto alberi e arbusti sempreverdi che spesso troviamo isolati o in piccoli gruppi anche presso le vecchie case coloniche: Pini, Cipressi e altre conifere, Leccio, Lauro, Alaterno, Laurotino, ecc. - queste costruzioni patinate dal tempo e seminascoste tra il verde partecipano da epoca ormai ben lontana al paesaggio della nostra collina, costituendone (assieme alle case rustiche) uno degli elementi peculiari. Un discorso ben diverso può invece essere fatto nei riguardi delle ville e villette di recente edificazione (le “seconde” o “terze case” del linguaggio moderno), spesso tutt’altro che degne di particolare ammirazione in quanto a linee architettoniche e ubicazione, e il più delle volte motivo di stridente contrasto con l'ambiente circostante; contrasto ancor più accentuato dal corteggio di piante esotiche - del tutto estranee al paesaggio locale, ed esasperantemente anonime e banali - messo loro d’attorno con pessima scelta e distribuzione delle specie: genuina espressione di cattivo gusto, di insipienza culturale, della generale insensibilità verso i problemi ambientali che caratterizza buona parte degli ltaliani, nonché riflesso di attività vivaistico-commerciali improntate alle più schiette e sorde forme speculative.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 23.08.2010
    Ultima modifica: 12.08.2010

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