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Pesaro e dintorni negli aspetti naturali: Flora e veget...

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Pesaro e dintorni negli aspetti naturali: Flora e vegetazione - I colli: fossi e ruscelli


PESARO E DINTORNI NEGLI ASPETTI NATURALI

Flora e vegetazione - I colli: fossi e ruscelli
In alcuni articoli precedenti (v. IL QUOTIDIANO, n. 13, 18.1.1976; n. 18, 24.1.1976; n. 70, 28.3.1976; n. 81, 10.4.1976) dissi dei corsi d’acqua minori affluenti del Foglia, Rio delle Geniche, ecc. - che, unitamente ai numerosi fossi di scolo artificiali, incidono la superficie di ogni parte del territorio pesarese; accennai anche, sia pur di sfuggita, alla particolare vegetazione - contraddistinta da flora e associazioni mesofile, igrofile e idrofile - che si insedia lungo il loro corso, vegetazione della quale già osservammo qualche aspetto nel trattare della pianura e dell’alveo del Foglia, ma che nei settori collinari assume spesso caratteri un po’ diversi e talora suoi propri.

Se si esclude l’alveo del Foglia, i fossi e i ruscelli - assieme alle pozze e ai “laghetti” artificiali per uso (almeno sulla carta) agricolo - rappresentano praticamente gli unici ambienti umidi oggi presenti nel Pesarese: ambienti preziosi sia sotto un punto di vista genericamente paesistico e ambientale, sia sotto il profilo strettamente floristico e vegetazionale, sia ancora sotto un altro aspetto troppo spesso incompreso o trascurato: quello faunistico. I tratti medi e superiori dei rivi esistenti nel nostro circondario - e in particolare quelli del Rio delle Geniche, del Fosso della Selva Grossa, e del Fosso della Badia - costituiscono con la loro vegetazione di sponda e di letto, uno degli elementi caratterizzanti del paesaggio collinare, e - malgrado i fenomeni di degradazione e di inquinamento verificatisi in questi ultimi anni - offrono ancora ambienti di singolare e poetica bellezza. I filari di Pioppi e di Salici che corrono lungo le sponde ne disegnano il percorso e ne evidenziano le varie diramazioni; sotto la protezione della loro ombra crescono numerosissime piante arbustive ed erbacee, fra le quali è non di rado possibile scoprire specie ormai rare da noi, spesso insidiate in questi loro ultimi rifugi dall’inquinamento del terreno e dell’acqua, o da malaccorte pratiche colturali e di cosiddetto “risanamento” ambientale.

Tra le piante arboree, oltre ai Pioppi e ai Salici (Populus nigra, Salix alba, S. purpurea, in parte spontanei, in parte coltivati e spontaneizzati), troviamo sulle sponde - e soprattutto sulle più alte - qualche Rovere e Roverella non di rado carica di Edera, a volte il Carpino bianco e il Carpino nero, e poi l’Olmo, l’Acero campestre, l’Ornello, il Sorbo, e poco d’altro; assai raro é l’Ontano (Alnus glutinosa), e ormai rarissimo il Frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa); di quest’ultimo rimane (o almeno rimaneva sino a pochi anni fa) qualche esemplare lungo il medio Fosso della Selva Grossa, forse ultimo relitto di un’antica foresta di tipo planiziare. Numerose sono anche in questi luoghi le specie arboree esotiche spontaneizzate o naturalizzate, quali la Robinia, l’Ailanto, il Ciliegio, il Visciolo, ecc.
Più varia e abbondante é la vegetazione arbustiva, nella quale si ritrovano elementi igrofili (così vari Salici: Salix triandra, S. nigricans, S. caprea, ecc.) e molte delle specie che già vedemmo in altri ambienti, soprattutto nei boschi mesofili (Nocciolo, Rose, Biancospino, Prugnolo, Berretta da prete, Sanguinello, Ligustro, ecc.), spesso avvinte da piante sarmentose o lianose, ora più o meno comuni come la Vitalba, alcune specie di Rovo, il Caprifoglio, ora rare o molto localizzate, come il Luppolo (Humulus lupulus) e la splendida Viticella (Clematis viticella) dai grandi fiori solitari, violacei. Anche tra le piante arbustive si trovano delle subspontanee (ad esempio il Sambuco), oppure delle coltivate e spontaneizzate: così la Canna comune (Arundo donax), che spesso costituisce sulle sponde fitti popolamenti assai caratteristici.

I più interessanti aspetti floristici e vegetazionali dei fossi e dei ruscelli - nonché delle aree più o meno acquitrinose (o genericamente umide) che talora si affiancano ad essi nelle parti più basse delle valli - ci si rivelano il più di frequente nell’esaminare la vegetazione erbacea. La flora é nel complesso piuttosto ricca, e comprende anche molte delle specie che già vedemmo nei boschi mesofili, assieme ad altre che in tempo di fioritura ravvivano e ingentiliscono le sponde con pennellate di colori vivaci o delicati: Botton d’oro e Anemoni silvestri, Violette, Ciclamini, Primule, Pervinche, Polmonaria, Erba laurenziana (Ajuga reptans), Milzadella (Lamium maculatum), Edere terrestri (Glechoma hirsuta, G. hederacea), Giglio dei morti (Iris foetidissima), ecc.
Notevole é anche il numero di quelle piante che si incontrano più o meno frequentemente nelle siepi e nei cespuglieti freschi; così l’Erba astrologa tonda (Aristolochia rotunda), l’Alliaria (Alliaria petiolata), il Pigamo, la Garofanaia (Geum urbanum), i Vilucchioni, la Vite bianca (Bryonia dioica piuttosto rara), varie Leguminose, Ombrellifere e Labiate, il Gìgaro (Arum italicum), ecc., e pure notevole é il contingente di piante ruderali e segetali che confluiscono qui dagli adiacenti campi e luoghi più o meno fortemente antropizzati; di queste ultime avremo occasione di parlare in altra occasione. Alcune specie danno luogo a caratteristici fitti popolamenti quasi monofitici, ora sulle sponde alte o basse (così le Code cavalline (Equisetum sp.), l’Ortica maggiore (Urtica dioica), la Podagraria (Aegopodium podagraria), la Consolida minore (Symphytum bulbosum), l’Ortica morta (Stachys sylvatica), il Farfaraccio (Petasites hybridus), ecc.), ora nel letto allagato dei rivi e dei fossi, come il Botton d’oro palustre (Ranunculus repens), il Crescione d’acqua (Nasturtium officinale), il Sedano d’acqua (Apium nodiflorum), il Mentastro di palude (Mentha aquatica), la Gramigna d’acqua (Glyceria plicata), vari Giunchi (Juncus sp.), la Carice pelosa (Carex hirta), e altro ancora.

Nell’ambito della vegetazione erbacea troviamo molte delle piante che già vedemmo nell’alveo del Foglia (v. IL QUOTIDIANO, n. 76, 4.4.1976), partecipi di associazioni tipiche degli ambienti freschi o umidi, ora più o meno comuni - come l’Erba di S. Barbara, la Salcerella, l’Angelica bastarda, la Mazza d’oro (Lysimachia punctata), l’Erba soldina (L. nummularia), la Canapa acquatica, la Piantaggine d’acqua, le Mazzasorde, il Ciperone, varie Carici (Carex pendula, C. distans, ecc.) - ora sporadiche od anche rarissime: così il Cardo di palude (Cirsium palustre), il Dente di leone palustre (Taraxacum palustre), il Giglio d’acqua (Iris pseudacorus), il Biodo, altre Carici (Carex acutiformis, ecc.), e parecchio d’altro che non sto a menzionare. Ricorderò invece, per chiudere, due specie assai rare da noi (e del resto sporadiche in tutta la nostra Regione) che si possono ancora ritrovare nella vegetazione di sponda di qualche rivo: la Serpentaria (Dracunculus vulgaris), dalle strane foglie frastagliate, e dalla stupenda (ma pestilenziale!) infiorescenza purpureo-violacea, e la graziosa Scutellaria minore (Scutellaria hastifolia) dai fiorellini azzurri, la cui attuale distribuzione nel Pesarese sembra gravitare esclusivamente attorno al Fosso della Selva Grossa.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 23.08.2010
    Ultima modifica: 23.08.2010

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