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Pesaro e dintorni negli aspetti naturali: Flora e vegetazione - I colli: parchi e boschetti


PESARO E DINTORNI NEGLI ASPETTI NATURALI

Flora e vegetazione - I colli: parchi e boschetti
Scrivendo sugli aspetti generali della vegetazione dei colli (v. IL QUOTIDIANO, n. 81, 10.4.1976) accennai brevemente all’esistenza di parchi e boschetti contornanti molte delle antiche o vecchie ville disseminate nei dintorni di Pesaro; parchi e boschetti la cui vegetazione - in massima parte artificiale, è costituita per lo più da piante esotiche, estranee alla flora autoctona locale o regionale, non di rado anche all’italiana o europea - poco o nulla ha a che vedere con quella naturale del nostro territorio, e la cui esistenza è certamente (e a buon diritto!) più apprezzata dal cultore del paesaggio che dal botanico. Quest’ultimo può trovarvi qualche cosa di interessante solo nel caso che essi abbiano inglobato preesistenti lembi boschivi naturali; ciò si verifica, ad esempio, per il parco dell’antica Villa Mazza-Paolucci (oggi Melchiorri) presso S. Nicola, nel quale è compreso un piccolo lembo residuo di quella che fu la Selva di Valmanente: un querceto mesofilo rimaneggiato e largamente snaturato con l’introduzione di Castagni, Lecci, Pini e altro, ma nel cui strato arbustivo ed erbaceo si conservano non pochi elementi della flora originaria, almeno in parte gli stessi che già osservammo trattando della vicina Selva di S. Nicola. E` proprio dall’assenza o dalla presenza di frutici ed erbe tipici dei nostri boschi naturali che il più delle volte possiamo comprendere se ci troviamo di fronte a formazioni del tutto artificiali oppure se in esse si conservi qualche parte di preesistenti antiche formazioni forestali; anche qualora (con il passare degli anni, dei decenni, dei secoli) si siano spontaneamente introdotti nelle artificiali elementi della flora strettamente indigena, ben difficilmente questi rientreranno nel novero dei più caratteristici delle locali formazioni boschive naturali.

Carattere inconfondibile dei parchi e boschetti del Pesarese (così come di tutti quelli delle Marche) è la presenza di alberi e arbusti sempreverdi, talora esclusivi, talora frammisti a caducifoglie, e ciò soprattutto nel già accennato caso di utilizzo di lembi boschivi preesistenti. Il perché della predominanza dei sempreverdi - quasi tutti estranei alla flora autoctona del Pesarese - va ricercato in due motivi: uno d’ordine puramente estetico (presenza attorno alle ville di vegetazione verdeggiante anche nei mesi tardo-autunnali e invernali), l’altro di carattere venatorio, in quanto le chiome di tali piante costituiscono un confortevole rifugio per gli uccelli nei mesi in cui le caducifoglie sono completamente nude; non va dimenticato che la caccia agli uccelli di passo era sino a pochi decenni addietro - e in parte è ancora oggi - uno degli svaghi preferiti degli abitatori delle ville.

Nella vegetazione arborea notiamo la presenza quasi costante del Leccio (Quercus ilex ) fra le latifoglie, del Cipresso comune (Cupressus sempervirens), del Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) e del Pino domestico (P. pinea) fra le aghifoglie o Conifere; a queste ultime si aggiungono più o meno di frequente il Cipresso di California (Cupressus macrocarpa), il Cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica), il Deodara (C. deodara), qualche altro Pino (P. austriaco, Pinus nigra), P. marittimo (P. pinaster), ecc.), più raramente il Cedro del Libano (Cedrus libani), alcuni Abeti (A. bianco, Abies alba), A. di Spagna (A. pinsapo), A. di Grecia (A. cephalonica), A. del Caucaso (A. nordmanniana), ecc., talvolta il Tasso (Taxus baccata), e poco d’altro. Le caducifoglie arboree sono innanzitutto rappresentate dalle Querce (generalmente Roverelle: Quercus pubescens e specie affini), e in assai minor parte dall’Ornello (Fraxinus ornus) e dall’Olmo (Ulmus minor); si riduce a questi la maggioranza degli alberi sicuramente indigeni esistenti nei nostri parchi e boschetti, salvo la occasionale presenza dell’Oppio (Acer campestre), del Carpino nero (Ostrya carpinifolia), e del Sorbo (Sorbus domestica). Altre caducifoglie, ma esotiche, si accompagnano talvolta alle precedenti: così l’Acero della Virginia (Acer negundo), il Castagno d’India (Aesculus hippocastanum), qualche Tiglio (Tilia sp.) e Platano (Platanus sp.), la Robinia del Giappone (Sophora japonica), e qualche altra tanto sporadica da non meritare menzione.

Da sempreverdi è anche costituita in gran parte la vegetazione arbustiva del sottobosco: l’Alloro (Laurus nobilis), il Laurotino (Viburnum tinus) e l’Alaterno (Rhamnus alaternus) sono pressocché onnipresenti, accompagnati spesso dal Pittosporo (Pittosporum tobira), dall’Evonimo del Giappone (Euonymus japonicus), dal Bosso (Buxus sempervirens), dal Ligustro del Giappone (Ligustrum lucidum), più raramente dalle Tuie (Thuja sp.), dal Corbezzolo (Arbutus unedo), dall’Agrifoglio (Ilex aquifolium, forse l’unico sempreverde autoctono), dai Laurocerasi (Prunus laurocerasus, P. lusitanica), meno frequentemente da altri frutici e suffrutici. Gli arbusti caducifogli, quando vi si trovano, sono in genere quelli appartenenti alla flora indigena locale, e già se ne disse più volte trattando della vegetazione dei vari luoghi del Pesarese.

Il suolo è assai di sovente ricoperto dall’Edera (Hedera helix), una delle pochissime piante resistenti all’aduggiamento conseguente alla presenza dei sempreverdi; per il resto lo strato erbaceo è spesso mancante o assai povero, con specie banali e ubiquitarie. Meritano di essere ricordate due piante esotiche talvolta spontaneizzate nel sottobosco: un suffrutice - l’Iperico dell'Anatolia (Hypericum calycinum) - dai grandi fiori giallo-dorati, e un'erba - il Vaniglione d’inverno (Petasites fragrans) - dai fiori insignificanti, ma delicatamente profumati di vaniglia.

Occorre dire che i parchi e i boschetti di più antica costituzione (ossia quelli che datano da epoca raramente successiva all’inizio di questo secolo, ma che nella maggioranza risalgono ai due o tre precedenti) si inseriscono piacevolmente nel contesto del paesaggio rurale dei nostri colli, costituendone un caratteristico completamento. Le differenti specie di alberi o arbusti che li compongono - ancorché in massima parte estranea alla flora autoctona locale - si mostrano in genere armoniosamente amalgamate, nè la loro presenza contrasta con l’ambiente circostante. Come già accennai altra volta, non si può certamente esprimere egual parere a proposito dei grandi e piccoli parchi di recente costituzione, sorti dopo l`ultima guerra e sino ad oggi. La cattiva o pessima scelta delle specie utilizzate (tanto sotto il profilo ambientale, quanto sotto quello estetico), l’impiego frequente di una sola o pochissime di esse, la distribuzione spesso strettamente geometrica degli individui (quasi si trattasse di colture utilitarie!), e altri fatti negativi sui quali preferisco sorvolare, fanno sì che tali nuovi impianti - il più delle volte formati esclusivamente da Conifere, e nei quali troppo frequentemente predomina l’anonimo e banale grigiore dei Cipressi argentati (Cupressus arizonica, C. lusitanica) - contrastino sgradevolmente con l’ambiente che li circonda, con l’effetto di un vero e proprio “pugno in un occhio” per chiunque sia dotato di un minimo di sensibilità nei confronti delle qualità del paesaggio.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 26.08.2010
    Ultima modifica: 26.08.2010

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