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Pesaro e dintorni negli aspetti naturali: Breve storia della ricerca floristica


PESARO E DINTORNI NEGLI ASPETTI NATURALI

Breve storia della ricerca floristica
Una completa Flora del Pesarese non é mai stata pubblicata da alcuno. Così come per buona parte d’Italia, é certo che anche per quanto riguarda il nostro territorio le prime indagini naturalistiche son cosa il cui ricordo si perde nella notte dei tempi, e, in mancanza di documenti, nulla di fondato se ne può dire. Mentre le ricerche sulla flora della Penisola - sia pure il più delle volte incentrate sulle piante di accertato o supposto valore medico, o altrimenti utili - si andavano delineando sin dal XV e XVI Secolo (documenti di tali epoche, ma relativi ad altre parti della nostra Provincia, ne troviamo in alcuni grandi codici-erbari), occorre giungere allo scorcio del XVIII per trovare qualche dato che ci interessi direttamente. E' lecito supporre che illustri uomini di scienza - quali il bolognese Ulisse Adrovandi (1522-1605) o il fiorentino Pier Antonio Micheli (1679-1737), per tacere d’altri - abbiano raccolto piante nel Pesarese, da loro toccato in occasione di viaggi scientifici, ma bisogna attendere il forlivese Cesare Majoli (1746-1823) per avere alcune sicure notizie floristiche riguardanti il nostro circondario, anche se in qualche caso la loro attendibilità è alquanto dubbia. Nella sua monumentale Plantarum collectio juxta Linnaeanum systema digesta et depicta (27 volumi manoscritti, composti tra il 1790 e il 1810) il Majoli illustrò fra l'altro varie piante raccolte dal 1780 al 1790 nei dintorni di Pesaro, soprattutto lungo il litorale (in littore maris Adriatici prope Pisaurum; in locis arenosis maritimis prope Pisaurum) e sul Colle di S. Bartolo (ad montem S. Bartholomaei Pisauri; in vallibus aridis montis S. Bartholomaei Pisauri), ma anche su altri colli (in montibus Pisaurensibus; in rupibus montium Pisauri), nei campi e nelle siepi (in agris, in sepibus Pisaurensibus), nei boschi (in sylvis Pisaurensibus; in locis umbrosis sylvae S. Nicolai prope Pisaurum). La grandiosa opera del Majoli rimase inedita, e solo nel 1925 fu parzialmente pubblicata da P. Zangheri (Il naturalista forlivese p. Cesare Majoli (1746-1823) e la sua opera “Plantarum Collectio” . Nuovo Giorn. Bot. Ital., 32: 115-205).

Qualche indicazione su piante del Pesarese è successivamente riportata da G. Brignoli (in. A. Bodei e C. Brignoli, Alcuni cenni sulle produzioni naturali del Dipartimento del Metauro. Urbino, 1813), e poche altre - limitate alle piante legnose spontanee e coltivate - ci sono offerte da P. Spadoni (Xilogia picena applicata alle arti. Macerata, 1826-1828); poche altre ancora (relative ad alcune Graminee) si ricavano da un lavoro di P. Petrucci (Sulla necessità di migliorare i prati stabili dell’agro pesarese, e delle piante graminacee che vi crescono spontaneamente. Esercitaz. Acc. Agr. Pesaro, 1: 29-35, 115-119, 1830). Pietro Petrucci (1777-1863), allievo e attivo corrispondente del grande Antonio Bertoloni, indagò a lungo sulla flora del Pesarese, raccogliendo materiali che, almeno in parte, ancora si trovano nel suo assai malconservato erbario, esistente presso la biblioteca Oliveriana di Pesaro.

Un primo discreto elenco di piante pesaresi (circa 160 specie tra spontanee e coltivate), dovuto alla penna di Luigi Guidi, si trova riportato nella Guida di Pesaro stampata da A. Nobili nel 1864; benché le citazioni siano spesso molto imprecise, e vi si ravvisi anche qualche grosso errore di identificazione, questo contributo alla Flora del Pesarese è prezioso, poiché ci testimonia dell’esistenza a quel tempo di alcune specie successivamente scomparse dal territorio. Ancora il Guidi, in un Saggio d’una guida per la ricerca e classificazione dei prodotti naturali della Provincia di Pesaro e Urbino (Esercitaz. Acc. Agr. Pesaro, 14: (I - XVI) 51-280, 1872), riporta notizie su di un’ottantina di specie, circa 50 delle quali interessano anche i dintorni di Pesaro. L’erbario del Guidi, che doveva contenere - a giudicare dai pochi rimasugli da me visti - parecchi preziosi materiali raccolti nel secolo scorso nel nostro territorio, era conservato presso l’Istituto Tecnico “D. Bramante” di Pesaro, e andò distrutto durante l’ultima guerra.

Nel 1881 A. Scagnetti dava alle stampe un Quadro sinottico di piante pesaresi (o Catalogo generico di piante pesaresi), opera sulla quale nulla posso dire di certo, avendola invano ricercata da oltre trent'anni in qua, ma il cui contenuto (assieme a parecchi altri dati sulla nostra flora) è sicuramente incluso nella Flora Marchigiana (Pesaro, 1890-91) di L. Paolucci, del quale lo Scagnetti era attivo corrispondente. Anche l’erbario Scagnetti doveva contenere preziosi materiali del secolo scorso, ma è scomparso; vecchie notizie private lo davano per donato alla Biblioteca Oliveriana dopo la morte del raccoglitore, ma non se ne è più trovato traccia.

Dati relativi a piante del nostro circondario si trovano sporadicamente distribuiti in tutte le maggiori o minori Flore generali italiane del Secolo scorso e del presente, dalla Flora Italica di A. Bertoloni (Bologna, 1833-1854) alla Flora Italiana di F. Parlatore (Firenze, 1848-1896), al Compendio della Flora Italiana di V. Cesati, G. Passerini e G. Gibelli (Milano, 1868-1901), all’altro minor Compendio della Flora Italiana di G. Arcangeli (Torino, 1882 e 1894), fino alla Flora Analitica d’Italia di A. Fiori e G. Paoletti (Padova, 1896-1908) e alla Nuova Flora Analitica d’Italia di A. Fiori (Firenze, 1923-1929); per tacere di altre opere meno importanti.

Il maggior numero di specie del Pesarese lo troviamo citato nella già detta Flora Marchigiana di L. Paolucci, e ciò si deve soprattutto alle attività floristiche di A. Scagnetti; qualche altra ancora compare nei due Contributi aggiuntivi che il medesimo Paolucci, in collaborazione con F. Cardinali, pubblicò nel 1895 (Malpighia, 9: 125-135) e nel 1900 (Nuovo Giornale Botanico Italiano, 7: 96-114).

Si può dire che, venuti a mancare il Guidi e lo Scagnetti (ambedue scomparsi tra il 1880 e il 1890), le indagini sulla flora del Pesarese - salvo occasionali osservazioni e raccolte effettuate da naturalisti di passaggio (così L. Paolucci, F. Cardinali. M. Cengia-Sambo, E. Barsali, U. Ugolini, A. Bettini, e altri ancora) - si siano praticamente arrestate sino al 1934, nel quale anno chi scrive queste note iniziò le sue prime modeste ricerche botaniche nel territorio, ricerche protrattesi (sia pure in modo saltuario) sino ad oggi, e i cui risultati si trovano per lo più consegnati e dispersi in qualche decina di lavori relativi alla flora della Marche pubblicati dal 1939 in poi. Vedremo in seguito quali e quanti siano stati i progressi nelle conoscenze sulla flora del nostro circondario dai tempi del Guidi e dello Scagnetti, e della pubblicazione della Flora Marchigiana del Paolucci, ai nostri giorni.

 


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 26.08.2010
    Ultima modifica: 26.08.2010

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