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LE GOLE RUPESTRI DELL’APPENNINO MARCHIGIANO, di Aldo J....

FLORA DEL MASSICCIO CENTRALE DEL GRUPPO DEL MONTE CATRI...

CENNI SULLA VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA DEL MASSICCIO DEL M. NERONE E DEL COMPLESSO DELLE SERRE NEI COMUNI DI APECCHIO, CAGLI E PIOBBICO IN PROVINCIA DI PESARO E URBINO, di Aldo J. B. Brilli-Cattarini e Leonardo Gubellini


CENNI SULLA VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA DEL MASSICCIO DEL M. NERONE E DEL COMPLESSO DELLE SERRE NEI COMUNI DI APECCHIO, CAGLI E PIOBBICO IN PROVINCIA DI PESARO E URBINO, Relazione ai fini dell'apposizione di vincolo paesaggistico.

Versione digitale del dattiloscritto con lo stesso titolo di Aldo J.B. Brilli-Cattarini e Leonardo Gubellini, Centro Ricerche Floristiche Marche di Pesaro, 1983

Citazione bibliografica: BRILLI-CATTARINI A.J.B. e GUBELLINI L., 1983 - Cenni sulla vegetazione, flora e fauna del Massiccio del M. Nerone e del complesso delle Serre nei Comuni di Apecchio, Cagli e Piobbico in Provincia di Pesaro e Urbino. In: "La Valle del Metauro - Banca dati sugli aspetti naturali e antropici del bacino del Metauro", http//www.lavalledelmetauro.it. Ed. Associazione Naturalistica Argonauta e Comune di Fano, Fano (PU).

Parte I – VEGETAZIONE
La complessa morfologia e le diversità geopedologiche del territorio oggetto della proposta di vincolo si riflettono - unitamente ad altri fattori ambientali, quali l'altimetria, le esposizioni, la pluviometria ecc. - sul manto vegetale del territorio medesimo, il quale presenta di conseguenza numerosi differenti aspetti concorrenti (assieme alle particolarità morfologiche dell'area) alla costituzione di un passaggio oltremodo vario. Per quanto concerne le formazioni forestali - estendentisi in ogni parte dell'area dalle quote più basse (c. 300 m) alle massime (c. 1500 m) - si osserva la normale successione altitudinale dei piani vegetazionali centroappenninici: orizzonte superiore (suborizzonti submediterraneo e submontano) del piano collinare o basale, e orizzonte inferiore del piano montano.

Sino a 900-1000 (1100) m sui versanti sud-occidentali, e sino a 700-800 (900) m su quelli nord-orientali del calcareo Massiccio del M. Nerone, si osservano le formazioni forestali del piano collinare, variamente distribuite a seconda delle esposizioni, dell'acclività, della natura fisico-chimica, profondità e umidità dei suoli ecc., tutte governate a ceduo matricinato e non di rado presentanti aspetti di degradazione anche accentuata, spesso conseguente a un'azione antropica protraentesi da epoca ormai immemorabile.
Sui declivi più o meno asciutti o aridi, e caldi, predominano querceti termo-xerofili o xero-mesofili di Roverella (Quercus pubescens) - puri, o il più di frequente con commistione di varie specie di Acero (Acer campestre, A. monspessulanum, A. obtusatum), Sorbo (Sorbus domestica, S. aria, S. torminalis), Carpino nero (0strya carpinifolia), Orniello (Fraxinus ornus), Maggiociondolo (Laburnum anagyroides) ecc. - alternantisi negli impluvi a orno-ostrieti e a lembi di querceto mesofilo o meso-xerofilo. Nel sottobosco si notano varie specie dei Gen. Rosa, Prunus, Lonicera, Juniperus ecc.
Nei versanti esposti da NW a N e NE i tipi di vegetazione termo-xerofila sono poco diffusi e vengono sostituiti da tipi mesofili: querceti (sempre di Roverella), lembi di cerreta, carpineti e corilo-carpineti - con Carpino (Carpinus betulus) e Nocciolo (Corylus avellana) - ostrieti e orno-ostrieti, e boschi misti sfumanti nella faggeta alle quote superiori. Il sottobosco ospita qui specie arbustive degli stessi Generi prima accennati, ma con impronta più mesofila e con aggiunta di altre (ad es.: Euonymus latifolius) che non compaiono nei versanti più soleggiati e caldi.
Notevole è in questi orizzonti vegetazionali la presenza del Leccio (Quercus ilex) negli ambienti aridi e soleggiati, in quelli rupestri anche con esposizione fredda (ma sempre con acclività accentuata), e in quelli di forra. In esemplari isolati - talvolta associati a Fillirea (Phillyrea latifolia) - e a portamento cespuglioso, il Leccio si spinge in settori rocciosi dei versanti sud-occidentali sino a quote superanti i 1100 m, così da penetrare nell'orizzonte della faggeta.

Un discorso a parte merita - dal punto di vista vegetazionale - l'ampio distretto arenaceo e marnoso-arenaceo estendentesi a SW del Massiccio del Nerone (Serriola, Serra dell'0ncia, Serra del Ranco Bianco, Serra di Caimarchi, Serra dei Castagni, M. Soma, Serra della Stretta, Poggio Aguzzo, Brùgnola ecc.), in quanto il querceto di Roverella è qui quasi totalmente sostituito da cerrete pure e miste, sfumanti in non estesi lembi di faggeta alle quote superiori (800-950 m) e nei versanti settentrionali.
La presenza del Cerro (Quercus cerris) - e anche quella del Faggio a quote relativamente basse - è legata in questo distretto a fattori ambientali, e soprattutto alla natura fisico-chimica del suolo assicurante a queste specie un maggior rifornimento idrico; si assiste pertanto a un abbassamento degli orizzonti vegetazionali, così che, a parità di quota, sui versanti nord-orientali del complesso delle Serre si osservano le formazioni forestali del suborizzonte submontano del piano collinare e del suborizzonte inferiore del piano montano, mentre sui contrapposti versanti del Massiccio del Nerone si presentano le formazioni del suborizzonte submediterraneo del piano collinare.
Degna di nota è nel settore delle Serre la presenza - nel sottobosco e nelle radure - di tre specie arbustive tipicamente acidofile: Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), Brugo (Calluna vulgaris) e, raramente, Scopa (Erica scoparia).

Al di sopra dei massimi altitudinali prima indicati per le formazioni forestali del piano collinare, e sino a poche diecine di metri sotto le maggiori culminazioni del Massiccio, si estendono i boschi del piano montano, costituiti essenzialmente dal Faggio (Fagus sylvatica), generalmente alle stato puro, ma talvolta con lo sporadico concorso di alcune altre specie legnose: Acero montano (Acer pseudoplatanus), Farinaccio (Sorbus aria), Maggiociondolo alpino (Laburnum alpinum) e poche altre entità dotate di notevole plasticità altitudinale e risalenti dal sottostante piano collinare. Scarse sono le specie arbustive del sottobosco, e generalmente rientranti nei Generi prima accennati.
Le faggete presenti sul Massiccio del Nerone e nel complesso delle Serre sono in massima parte governate a ceduo (rari o poco comuni i lembi di bosco d'alto fusto, e anche gli esemplari arborei di grande taglia) e, in particolare alle quote superiori e nei settori con suolo poco profondo, si presentano spesso più o meno fortemente degradate, tanto che il Faggio assume portamento di grosso cespuglio o arbusto anziché di vero e proprio albero.
Nei versanti settentrionali del M. Nerone - in ambienti il più spesso rupestri, semirupestri o di forra - è notevole la sia pur sporadica presenza del Tasso (Taxus baccata), specie oggi presentantesi allo stato relittuale, ma un tempo certamente più diffusa e abbondante come è comprovato da antiche documentazioni e dallo stesso toponimo di “Grotta delle Tassare”.

Alle formazioni forestali prima accennate si alternano in ogni parte del territorio prati, pascoli, aree cespugliate, pseudogarighe, macereti, pendici rocciose e detritiche, settori rupestri e - alle quote inferiori - aree ancor attualmente coltivate oppure di più o meno recente abbandono; queste ultime presentano di norma stadi di evoluzione vegetazionale verso prati o prati pascoli seminaturali e spesso verso formazioni arbustive preludenti al ritorno del bosco originario.
Pascoli e praterie naturali - in parte insediatisi per fenomeno naturale (climatico), in parte forse conseguenti ad antichissimi diboscamenti - si osservano alle quote superiori (in genere al di sopra dei 1000 m), e soprattutto nelle parti sommitali del Massiccio del Nerone; vi si osservano caratteri ora più o meno spiccatamente mesici, ora nettamente xerici, e ospitano interessanti cenosi erbacee tipiche dei distretti calcarei dell'Appennino Centrale.
Di particolare interesse sono nel Massiccio del Nerone gli ambienti rocciosi, rupestri e di forra, distribuiti sia nei versanti nord-orientali, sia in quelli sud-occidentali. Tali ambienti - di grande rilevanza sotto il punto di vista paesaggistico: basti citare in proposito la forra dell'Infernaccio nel versante N del M. Nerone, e il caratteristico complesso carsico di Fondarca nel basso versante S della Montagnola - presentano, sotto il profilo vegetazionale e floristico, caratteri variamente microclimatici, e ospitano cenosi di piante rupicole e litofile spesso ricche di specie relittuali o endemiche dell'Appennino Centrale e Meridionale delle quali si dirà trattando della Flora. Anche di notevole interesse sono alcune pendici detritiche colonizzate da piante erbacee e arbustive pioniere.

Parte II - FLORA
Non esiste a tutt'oggi una completa trattazione sulla flora del Massiccio del Nerone e delle aree contermini; si dispone tuttavia di un'ampia messe di dati editi e inediti tale da fornire una più che concreta idea della consistenza del patrimonio floristico del territorio. Antiche sporadiche notizie su tale flora si ricavano dalle lettere scritte - attorno alla metà del Sec. XVI - da Costanzo Felici a Ulisse Aldrovandi; in maggior copia ne furono pubblicate a partire dal primo quarto dell'8OO e sino al primo quarto del Secolo attuale (SPADONI, 1826-1828; BERTOLONI, 1833-1854; PAOLUCCI, 1890-91; MAJOLI ex ZANGHERI, 1925; CENGIA-SAMBO, 1928 ecc.), ed è del 1893 una sintetica, incompleta e alquanto inesatta "Flora del M. Nerone" dovuta a D. MATTEUCCI. Notizie recenti sulle specie più interessanti presenti nel territorio si desumono dai lavori di BRILLI-CATTARINI (1952, 1956, 1957, 1958, 1960, 1964, 1969, 1970, 1971, 1972, 1976), BRILLI-CATTARINI e SIALM (1973), BRILLI-CATTARINI e BALLELLI (1979), e altre ancora si trovano talora sparsamente inserite in opere di altri Autori. La somma dei dati editi e inediti sulla flora del territorio - espurgati da quelli assolutamente inattendibili o sicuramente errati - consente di affermare che il locale patrimonio floristico si riassume in un elenco di circa 1600 entità di rango specifico o sottospecifico, distribuite in 110 Famiglie e circa 450 Generi; ciò limitatamente alle Spermatofite e Crittogame vascolari, mancando notizie particolareggiate o riassuntive su tutto il grande arco delle Crittogame non vascolari, per il quale sono disponibili solo sporadici dati relativi ad alcune entità.

Il Massiccio del Nerone rappresenta il caposaldo avanzato verso NW dell'Appennino Centrale calcareo, e vi si registrano le conseguenze di una lunga e complessa genesi floristico-vegatazionale iniziatasi in epoca miocenica e influenzata - nell'arco di oltre dieci milioni di anni - da tutta una serie di vicende paleogeografiche s paleoclimatiche non facilmente ricostruibile se non nelle sue grandi linee. La flora del territorio presenta quindi caratteri di tensione tra quella dell’Appennino Settentrionale (mostrante una maggiore impronta centro-europea) e quella dell'Appennino Centro-meridionale (più nettamente improntate a caratteri mediterraneo-montani e più ricche di endemismi appenninici); nei suoi componenti geografici si trova pertanto un complesso di elementi che vanno dagli alpini (a carattere nettamente relittuale) ai centro-europei e centro-sudeuropei e ai mediterranei (mediterraneo-orientali, -occidentali, -montani ecc.), dagli illirici o anfiadriatici agli endemici SWalpino-appenninici e strettamente appenninici, ecc. La presenza del complesso di entità accennato in precedenza, unitamente ai motivi di carattere corologico e genetico, conferisce al Massiccio del Nerone (e anche alle aree periferiche, sia pure in grado infinitamente minore) un interesse fitogeografico notevolissimo, e spunti estetici di impareggiabile bellezza, questi ultimi manifestantisi soprattutto negli acmi delle fioriture primaverili-estive.

I vari ambienti prima elencati (boschi, prati, pascoli, rupi, pendici rocciose e detritiche, macereti eco.) sono popolati da specie che - pur diffuse e spesso abbondanti in tutto l'Appennino Centrale, e talora quasi banali in tale settore della Penisola - costituiscono motivo di interesse e meraviglia per chi si trovi a percorrere tali luoghi nelle stagioni di fioritura. Tali sono per i prati e pascoli le numerosissime entità rientranti nei Generi Dianthus, Anemone, Ranunculus, Saxifraga, Potentilla, Trifolium, Anthyllis, Polygala, Viola, Primula, Armeria, Gentiana, Gentianella, Asperula, Verbascum, Veronica, Pedicularis, Valeriana, Campanula, Achillea, Leucanthemum, Carlina, Centaurea, Leontodon, Taraxacum, Asphodelus, Lilium, Colchicum, Scilla, Muscari, Galanthus, Narcissus, Crocus, Orchis, Dactylorhiza, Gymnadenia, Ophrys ecc., per i boschi altre dei Generi precedenti e inoltre Aconitum, Delphinium, Hepatica, Aquilegia, Thalictrum, Corydalis, Cardamine, Lunaria, Rosa, Lathyrus, Geranium, Cyclamen, Doronicum ecc., per i settori rupestri, rocciosi, maceretosi e ghiaiosi, oltre a parte dei già citati, Cerastium, Saponaria, Erysimum, Hesperis, Alyssoides, Alyssum, Sempervivum, Sedum, Genista, Epilobium, Scabiosa, Edraianthus, Senecio, Hieracium, Allium ecc.

E' opportuno citare singolarmente alcune specie di estremo interesse fitogeografico, la cui presenza nel Massiccio del Nerone ha fra l'altro motivato l'istituzione di quattro aree floristiche protette: Asplenium lepidum (stazione più settentrionale nota per l'Italia peninsulare), Malcolmia orsiniana (specie rarissima, stazione più settentrionale dell'intero areale distributivo), Astragalus sirinicus (stazione peninsulare più settentrionale), Frangula rupestris (una delle tre stazioni sin'ora note nella Penisola), Berberis vulgaris (specie assai rara nelle Marche, nota altrove nella regione solo per i Sibillini), Campanula apennina e C. tanfanii (endemiti appenniniche qui al limite settentrionale dell’area distributiva), Leopoldia tenuiflora (elemento pontico-pannonico noto in Italia solo di poche località marchigiane, relitto di epoca interglaciale), Festuca dimorpha (elemento SWalpino-appenninico, qui al limite settentrionale della distribuzione appenninica), Carex brachystachys (unica stazione oggi sicuramente nota per l'Italia peninsulare), Carex frigida (stazione più settentrionale nell’Appennino Centrale), Carex kitaibeliana (stazione più settentrionale dell'areale italiano).
Oltre alle precedenti, meritano speciale menzione alcune altre specie che nel Massiccio del Nerone si presentano ora con massiccia abbondanza, ora con accentuata sporadicità, e che si rivestono di particolare interesse sia per la loro rarità nell'Appennino Centrale, sia per il loro carattere di endemiche, sia ancora per altri motivi. Così il già citato Taxus baccata, e poi: Clematis recta, Ranunculus illyricus, R. apenninus, Thalictrum minus, Cardamine chelidonia, Saxifraga adscendens, S. lingulata, Parnassia palustris, Astragalus sempervirens, Daphne oleoides, Viola eugeniae, Primula auricula, Cruciata pedemontana, Solenanthus apenninus, Lonicera alpigena, Scabiosa graminifolia, Robertia taraxacoides, Hieracium humile, Allium lusitanicum, A. saxatile, A. pendulinum, Sesleria tenuifolia, S. nitida, Trisetum bertolonii, Arisarum proboscideum, Carex humilis, C. macrolepis, Epipactis atropurpurea.

Parte III - FAUNA
E' molto difficile operare una sintesi della fauna del territorio stante la grande carenza di dati e notizie recenti e attendibili su molti gruppi di Vertebrati, e la loro quasi totale mancanza nei riguardi della maggioranza degli Invertebrati. Le notizie sulla Fauna del Massiccio del Nerone e aree contermini si possono riassumere come segue.

A) MAMMIFERI - Scomparsi da epoca ormai remota i grandi Mammiferi erbivori e carnivori autoctoni, la loro attuale presenza è limitata a sporadiche ed effimere comparse di qualche individuo migrato da riserve e zone di ripopolamento ubicate nelle circostanti aree marchigiane e umbre (così gli occasionali avvistamenti di Daini e Caprioli), mentre più consistente sembra essere - almeno nella zona delle Serre - la partecipazione faunistica del Cinghiale (Sus scrofa), immesso (spesso abusivamente) a fini di caccia, in rapida e preoccupante diffusione nell’intero Appennino, causa di gravi danni e pericoli a spese della vegetazione, della flora, e dell'ambiente in generale. Fra i Mammiferi autoctoni dei quali è comprovata la presenza nel territorio qui preso in considerazione si annoverano i seguenti:
- 1) Lagomorfi - Lepre comune (Lepus europaeus), comune e diffusa.
-2) Roditori - Scoiattolo (Sciurus vulgaris), sporadico; Ghiro (Glis glis), frequente; Topo quercino (Eliomys quercinus) e Moscardino (Muscardinus avellanarius), entrambi sporadici o poco osservati; inoltre i seguenti micromammiferi: Arvicola (Arvicola terrestris), Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus), Arvicola sotterranea (Pitymys subterraneus), Arvicola di Savi (P. savii), Topo campagnolo (Microtus arvalis), Topo selvatico (Apodemus sylvaticus); molto dubbia (sebbene affermata in passato) è invece la presenza dell'Arvicola delle nevi (Microtus nivalis) nelle parti più elevate del Massiccio del Nerone. La presenza dell'Istrice (Hystrix cristata), accertata per il prossimo M. Vicino, è probabile ma non confermata per l'area delle Serre e del Massiccio del Nerone.
- 3) Carnivori - Volpe (Vulpes vulpes), piuttosto diffusa e comune; Faina (Martes foina) e Puzzola (Mustela putorius), rare o poco comuni, mentre è dubbia l'attuale sopravvivenza nel territorio della Martora (Martes martes), già segnalata in passato; Donnola (Mustela nivalis), frequente; Tasso (Meles meles), frequente.
- 4) Insettivori - Porcospino (Erinaceus europaeus), comune; Toporagno (Sorex araneus), forse comune, ma poco osservato; Talpa (Talpa europaea), comune; è probabile la presenza nel territorio anche della Talpa romana (T. romana) e della Talpa cieca (T. caeca). Si ha inoltre notizia di registrazioni delle seguenti specie la cui frequenza e distribuzione nel territorio non sono ben note: Toporagno minuto (Sorex minutus), Toporagno d'acqua (Neomys fodiens), Toporagno rossiccio (Crocidura russula), Toporagno pancia-bianca (C. leucodon), Toporagno odoroso (C. suaveolens).
- 5) Chirotteri - L'esistenza di numerose caverne carsiche nel Massiccio del Nerone è probabilmente una delle cause determinanti della presenza di un notevole numero di specie di Pipistrelli; di queste è comprovata l'esistenza delle seguenti: Ferro di Cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), Ferro di Cavallo minore (R. hipposideros), Rinolofo euriale (R. euryale), Miniottero (Miniopterus schreibersi), Vespertilio mustacchino (Myotis mustacinus), Vespertilio smarginato (M. emarginatus), Vespertilio di Bechstein (M. bechsteini), Vespertilio maggiore (M. myotis), Vespertilio di Monticelli (M. oxygnatus), Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), Pipistrello albolimato (P. kuhli), Pipistrello di Savi (P. savii), Serotino comune (Vespertilio serotinus), Nottola (Nyctalus noctula), Orecchione (Plecotus auritus).

B) UCCELLI - La ricca ornitofauna un tempo presente nel territorio si presenta oggi qualitativamente e quantitativamente ridotta, come del resto in quasi ogni parte d'Italia; il suo maggior componente è attualmente costituito da uccelli di passo, in assai minor numero i nidificanti, e ancor meno gli stazionari. Occasionali ed effimere sono le presenze di Ardeidi, Anatidi, Rallidi, Caradridi e Recurvirostri lungo i corsi d'acqua, gli stagni e le pozze; si osserva talvolta sui pascoli il Piviere tortolino (Charadrius morinellus).
L'ampia schiera dei Rapaci diurni e notturni è oggi molto ridotta nel numero delle specie e degli individui.
Tra i Falconidi sono stazionari il Gheppio (Falco tinnunculus) e forse il Falco grillaio (F. naumanni), di passo o raramente nidificanti il Pellegrino (F. peregrinus), il Lanario (F. biarmicus), il Sacro (F. cherrug), il Lodolaio (F. subbuteo), lo Smeriglio (F. columbarius) e il Falco cuculo (F. vespertinus); del tutto accidentali altre specie.
Gli Accipitridi registrano la presenza dell'Aquila reale (Aquila chrysaëtus), sino a pochi anni addietro nidificante in Val dell'Infernaccio, della Poiana (Buteo buteo) e dell'Astore (Accipiter gentilis, una coppia) fra gli stazionari; del Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), dello Sparviere (Accipiter nisus) e dell'Albanella minore (Circus pygargus) fra i saltuariamente nidificanti e di passo; di comparsa accidentale altre specie, fra le quali il Biancone (Circaëtus gallicus).
Dubbia è l'attuale sopravvivenza del Gufo reale (Bubo bubo), in passato nidificante in Val dell'Infernaccio e nel versante SE della Costa Mandraccia, mentre altri Strigidi sono osservabili con maggiore o minor frequenza: così il Barbagianni (Tyto alba), la Civetta (Athene noctua), il Gufo comune (Asio otus) e l’Allocco (Strix aluco); nidificante l'Assiolo (Otus scops).
Tra i Fasianidi sono stazionarie la Coturnice (Alectoris graeca) ormai rarissima, e la Starna (Perdix perdix), in forte diminuzione; di passo e nidificante è la Quaglia (Coturnix coturnix).
I Columbidi sono rappresentati da specie di passo - Colombaccio (Columba palumbus) e Colombella (C. oenas) - o anche nidificanti - Tortora (Streptopelia turtur). Stagionalmente anche abbondante è il Cuculo (Cuculus canorus); raro il Succiacapre (Caprimulgus europaeus).
Gli Apodidi si presentano con il Rondone (Apus apus), forse anche - ma molto raramente - con il Rondone alpino (A. melba); gli Alcedidi con il Martin pescatore (Alcedo atthis), raro lungo il corso del Bosso e del Biscubio; gli Upupidi con l'Upupa (Upupa epops), di passo e nidificante; i Picidi con il Picchio verde (Picus viridis) e il Picchio rosso maggiore (Dryobates major italiae), ambedue stazionari e rari, e con il Torcicollo (Jynx torquilla); gli Scolopacidi con la Beccaccia (Scolopax rusticola), di passo.
Fra gli uccelli di passo, o talvolta nidificanti, si registrano numerose specie di Passeriformi: Alaudidi (Allodole, Cappellacce, Tottaville, Calandre e Calandrelle), Cerziidi, Turdidi (Tordi, Cesena, Monachelle, Saltimpali, Codirossi, Pettirosso, Usignolo ecc.), Silviidi (Luì, Capinera ecc.), Regulidi (Regolo, Fiorrancino), Muscicapidi, Prunellidi, Motacillidi (Cutrettole, Ballerine, Pispole ecc.), Bombicillidi (Frusone), Sturnidi (Storno), Fringillidi (Verdone, Cardellino, Lucarino, Verzellino, Fringuelli, Fanelli, Zigoli, Strillozzo ecc.), Passeridi ecc.
Passeriformi stazionari o regolarmente nidificanti sono alcuni Turdidi: Tordela (Turdus viscivorus), Merlo (T. merula), e i rari Codirossone (Monticola saxatilis) e Passero solitario (M. solitaria); Irundinidi : Rondine (Hirundo rustica), Balestruccio (Delichon urbica), Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris); Sittidi: Picchio muratore (Sitta europaea) e Picchio muraiolo (Thichodroma muraria); Trogloditidi: Scricciolo (Troglodytes troglodytes); Cinclidi: Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus meridionalis); Laniidi: Averla cenerina (Lanius minor) , Averla capirossa (L. senator) , Averla piccola (L. collurio) ; Passeridi: Passera (Passer italiae), Passera mattugia (P. montanus) e Corvidi: Cornacchia grigia (Corvus cornix), Taccola (Colosus monedula), Gazza (Pica pica), Ghiandaia (Garrulus garrulus); rari gli avvistamenti relativi al Gracchio (Pyrrhocorax graculus), Gracchio corallino (P. pyrrhocorax) e Corvo imperiale (Corvus corax); di passo la Cornacchia nera (Corvus corone), e un tempo anche il Corvo (C. frugilegus).

C) RETTILI - La Classe dei Rettili è rappresentata nel territorio da almeno dodici specie, alcune molto diffuse e comuni, altre rare o perlomeno poco osservate. Sono noti fra i Sauri: il Ramarro (Lacerta viridis viridis), la Lucertola muraiola (Podarcis muralis), la Lucertola campestre (Podarcis sicula campestris) e l'Orbettino (Anguis fragilis); più rara, o forse poco osservata, la Luscengola (Chalcides chalcides).
Numericamente più consistenti i rappresentanti degli Ofidi: diffusa e comune ovunque è la Biscia dal collare (Natrix natrix helvetica), assai meno la Biscia tessellata (N. tessellata) e il Biacco maggiore (Coluber viridiflavus viridiflavus e C. viridiflavus carbonarius); raro o poco comune il Cervone (Elaphe quatuorlineata), e così pure il Saettone (E. longissima) e la Coronella austriaca (Coronella austriaca). Diffusa in tutto il territorio, ma non così comune e abbondante come da taluni si vorrebbe far credere, è la Vipera comune o Aspide (Vipera aspis francisciredii).

D) ANFIBI - Una dozzina di rappresentanti conta anche la Classe degli Anfibi, tuttavia la presenza di alcuni di essi necessita di conferma e, per alcuni altri, non è ben nota la distribuzione nel territorio. Fra gli Urodeli sono sicuramente presenti il Tritone crestato (Triturus cristatus carnifex), la Salamandra pezzata (Salamandra salamandra gigliolii), la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), e, sebbene raramente osservato, il Geotritone italico (Hydromantes italicus); non risulta recentemente confermata l'esistenza del Tritone punteggiato (Triturus vulgaris meridionalis).
Gli Anuri si presentano con l'Ululone a ventre giallo (Bombina variegata pachypus), il Rospo comune (Bufo bufo spinosus), il Rospo verde (B. viridis), la Raganella comune (Hyla arborea arborea), la Rana greca (Rana graeca) e la Rana agile (R. dalmatina). Affermata, ma non sicuramente certa, è la presenza della Rana esculenta (R. esculenta).

E) PESCI - L'ittiofauna comprende poche specie di pesci distribuite nei due maggiori corsi d’acqua (Biscubio e Bosso), nei piccoli torrenti, ruscelli, stagni e pozze per lo più artificiali. Si contano sei specie costantemente presenti in maggiore o minor misura: Trota di torrente (Salmo trutta fario), Barbo (Barbus barbus plebejus), Anguilla (Anguilla anguilla), Cavedano (Leuciscus cephalus), Vairone (L. souffia muticellus), Scazzone (Cottus gobio); tre maggiormente diffuse nei territori a valle del Massiccio del Nerone e talora risalenti sino ad esso: Cobite (Cobitis taenia), Triotto (Rutilus rubilio), Lasca (Chondrostoma toxostoma), nonché due specie immesse l'una negli stagni e pozze artificiali: Carpa (Cyprinus carpio), l'altra nei corsi d'acqua a fini di pesca sportiva: Trota iridea (Salmo gairdneri).
Notizie da confermare - ma da tenere in attenta considerazione data la serietà dei riferenti - riguardano la presenza di pesci cavernicoli anoftalmi nei sistemi carsici del Massiccio; tale presenza, se confermata, costituirebbe un fatto di eccezionale interesse scientifico, in quanto essa non è nota per alcun altro luogo d'Italia, e probabilmente dell'intera Europa.

F) INVERTEBRATI - Ben poco si può dire a proposito del vastissimo settore degli Invertebrati, per il quale - salve che per alcune Classi e minori suddivisioni - non esistono dati e notizie né particolari, né riassuntivi; così è per i Miriapodi, Aracnidi, Tardigradi, Anellidi, Nematelminti e Platelminti, tutte Classi ricche o ricchissime di rappresentanti nel territorio, ma da nessuno ancora studiate in relazione al medesimo se non occasionalmente e limitatamente a pochi Generi e Specie. Qualche cosa di più si può dire a proposito degli Insetti, Crostacei e Molluschi, ma anche qui solo in relazione ad alcuni Ordini, Famiglie e Generi, quando non singole Specie; in generale i dati interessanti il Massiccio del Nerone e le aree contermini si trovano dispersi e occasionalmente citati in Opere di più vasta portata.
Per quanto concerne gli Insetti, massicciamente rappresentati in tutti i loro Ordini e Famiglie, i dati meglio disponibili riguardano i Coleotteri e i Lepidotteri. Fra i primi emergono alcune entità endemiche o del Massiccio del Nerone (come i Carabidi Typhloreicheia montis-neronis e Pterostichus andreinii subsp, andreinii) oppure dell'Appennino Centrale, ma con “locus classicus” sul M. Nerone (così i Carabidi Percus andreinii e P. dejani subsp. robustus), oltre a numerosissime specie diffuse nell'intero sistema appenninico, o anche alpino e appenninico. I secondi comprendono una folta schiera di rappresentanti, fra i quali alcuni emergono per particolare significato estetico: così l’Occhio di pavone (Inachis io), il Podalirio (Iphiclides podalirius), il Macaone (Papilio machaon), l'Antiopa (Nymphalis antiopa) ecc.
I Crostacei acquatici e semiacquatici si presentano con il Gambero d'acqua dolce (Austropotamobius pallipes italicus), il Granchio di fiume (Potamon fluviatile) e il gamberetto Palaemonetes antennarius. Specie terrestri, come il vasto gruppo degli Onischi, sono molto diffuse nel territorio.
Molto vasto è anche l’apporto faunistico dei Molluschi Gasteropodi, in massima parte terrestri, ma anche acquatici, per i quali i dati e le notizie disponibili sono difficilmente riassumibili.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 07.09.2010
    Ultima modifica: 01.03.2011

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