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Boschi mesofili dei Monti del Furlo (Flora e vegetazione dei Monti del Furlo)


Boschi mesofili dei Monti del Furlo

Parliamo qui delle formazioni arboree situate negli ambienti più freschi, con esclusione della vegetazione ripariale con cui spesso i boschi freschi interferiscono e di cui abbiamo già trattato. I boschi mesofili richiedono, almeno nei Monti del Furlo, esposizioni fredde, prediligono terreni profondi e freschi e si trovano praticamente solo nei versanti Nord dei due rilievi, in stazioni non rupestri. Nell'area in esame non è possibile individuare all'interno di queste formazioni boschive tipi vegetazionali distinti poiché, date la limitatezza del territorio, la conformazione e la quota piuttosto modesta dei rilievi, ci troviamo di fronte a boschi misti che hanno ricevuto l'apporto di specie appartenenti a piani vegetazionale differenti, concentrate negli stessi biotopi dalle comuni esigenze di frescura e umidità. Così, accanto a specie largamente diffuse in tutta la regione in ambienti e quote simili, troviamo numerose entità microterme e ipsofile più diffuse, di solito, a quote maggiori o all'interno di un tipo di vegetazione spiccatamente montano, che vivono qui quali relitti di epoche in cui il clima era più freddo e la loro diffusione alle basse quote più estesa. Neanche a dirlo, questi elementi montani relitti, in montagne così basse e a breve distanza dal mare, rivestono un particolare interesse scientifico. La specie arborea mesofila più caratteristica delle montagne marchigiane è il Faggio. Nei Monti del Furlo è scarsamente presente con pochi esemplari sparsi nei boschi freschi del M. Pietralata e del M. Paganuccio. Ma in quest'ultimo a circa 850 m di altezza, nel versante Nord, è presente una modesta Faggeta composta da individui giovani e arricchita da altre specie mesofile come il Carpino bianco (qui discretamente abbondante), l'Acero napoletano, l'Acero campestre, la Fusaggine montana, ecc. Queste sono, nella nostra provincia, le località più esterne ove si trova il Faggio, con esclusione dei Monti della Cesana e di Fontecorniale ove ne vivono pochi esemplari isolati.

Certamente queste stazioni relitte rappresentano le ultime retroguardie della ritirata sulle montagne che il Faggio ha compiuto negli ultimi millenni. Qualche migliaio di anni fa, durante la sua massima espansione, doveva essere molto più diffuso e in montagna (ove si può notare il suo ritiro dalle parti culminali più esposte all'azione dei vento) e nella zona alto-collinare la ritirata o la scomparsa del Faggio hanno coinvolto anche le specie arbustive ed erbacee del sottobosco. Tuttavia molte di esse, molto più plastiche e adattabili degli alberi, si sono adattate a vivere negli ambienti più freschi di queste basse montagne, perdendo così ogni contatto col grosso delle loro originarie popolazioni viventi sull'Appennino.

Queste formazioni vegetali sono essenzialmente dei boschi misti ove prevalgono, accanto al Faggio, il Carpino bianco, il Carpino nero, il Nocciolo, l'Olmo campestre, il Pero selvatico, il Sorbo domestico, il Ciavardello, l'Acero campestre, l'Acero napoletano e l'Orniello; occasionali sono, invece, il Leccio e la Roverella. E' rimarchevole la presenza di alcune specie qui rare o sporadiche, ma molto interessanti, come il Cerro, qua e là presente in siti molto freschi, il Melo selvatico (Malus sylvestris), il Sorbo montano, il Tiglio. Abbastanza frequenti, ma certamente inselvatichiti, sono il Ciliegio e il Visciolo.

Numerosi sono anche i piccoli alberi e gli arbusti, talvolta particolarmente abbondanti al margine dei boschi, nelle radure e lungo le strade. Ricordiamo: gli onnipresenti Rovi (Rubus ulmifolius, R. hirtus, ecc.), varie Rose (Rosa arvensis, R. canina, R. cfr. nitidula), i Biancospini, il Prugnolo, il Citiso minore, la Ginestrella, l'Emero, la Fusaggine, l'Olivella (Daphne laureola), il Corniolo, il Sanguinello, l'Edera, l'Erica arborea, il Ligustro, il Sambuco, il Ciliegio volpino (Lonicera xylosteum), il Caprifoglio comune (Lonicera caprifolium), la Lantana. Più di rado è possibile rinvenire alcune specie aventi, talvolta, carattere relittuale: l'Alloro (è questa una delle poche località marchigiane ove la specie, almeno in certi settori, è certamente autoctona), il Maggiociondolo, il Citiso nero, l'Agrifoglio, la Fusaggine montana, la Stafilea, lo Spino cervino (Rhamnus cathartica).

Ricca e piuttosto interessante è la flora erbacea di questi boschi. Se la Gola, coi suoi relitti terziari e i suoi elementi della flora mediterranea e montana, riveste un interesse scientifico notevolissimo, i boschi freschi offrono notevoli motivi di studio e di riflessione sulla nostra flora. I versanti freschi di queste montagne, situati a quote modeste, hanno permesso l'insediamento e la conservazione di specie tanto diverse come origine ma simili riguardo a talune esigenze ecologiche. Così troviamo, fianco a fianco, specie nemorali e microterme che trovano nel riparo del sottobosco comuni condizioni di sopravvivenza.

Verso la fine dell'inverno i boschi spogli e umidi vedono spuntare i primi fiori delle piante più precoci: l'Elleboro fetido, l'Erba trinità, il Favagello (Ranunculus ficaria), Corydalis cava subsp. cava, la Primula, Gagea lutea, Scilla bifolia, il Bucaneve (Galanthus nivalis), le Viole (Viola alba subsp. dehnhardtii e V. odorata). Poi, d'incanto, con un crescendo di forme e di colori, decine e decine di piante spuntano dal terreno o emettono nuovi fusti, fioriscono, fruttificano, quindi appassiscono. Sulle rocce, sulle ceppaie degli alberi, al suolo, si sviluppano Felci come la Lingua cervina, Polystichum setiferum, la Felce maschio, il Polipodio, Asplenium onopteris, ecc. Intanto nel sottobosco crescono Cariofillacee (Moehringia trinervia, Stellaria nemorum, S. holostea, Silene nemoralis, S. viridiflora, S. latifolia, il Fior-cuculo (Silene flos-cuculi), ecc.), Ranuncolacee (l'Elleboro di Boccone, gli Anemoni (Anemonoides nemorosa, A. trifolia, A. ranunculoides), i Ranuncoli (Ranunculus nemorosus, R. lanuginosus, ecc.), Thalictrum aquilegiifolium); la Celidonia (Chelidonium majus); numerose Crucifere (Alliaria petiolata, le grandi e vistose Cardamine del sottogenere Dentaria (C. bulbifera, C. kitaibelii, C. heptaphylla), Cardamine chelidonia (interessante specie di faggeta e boschi umidi montani), C. impatiens, Arabis caucasica); Crassulacee (Sedum maximum e S. cepaea); Leguminose (Astragalus glycyphyllos, le Vecce (Vicia sepium, V. grandiflora, ecc.), varie specie di Lathyrus (L. vernus, L. venetus, ecc.) e di Trifolium (T. medium subsp. medium, T. ochroleucon, ecc.) e molte altre); Geraniacee (Geranium sanguineum, G. nodosum, G. robertianum); Euforbiacee (Mercurialis perennis, Euphorbia dulcis, E. amygdaloides subsp. amygdaloides); Malvacee (Malva moschata); Enoteracee (Circaea lutetiana, Epilobium montanum); numerose Ombrellifere (l'Erba fragolina (Sanicula europaea), Chaerophyllum aureum, C. temulentum, Aegopodium podagraria); i Ciclamini; Rubiacee (la Stellina odorosa (Galium odoratum) e Asperula taurina); Boraginacee (la Polmonaria (Pulmonaria apennina), Symphytum tuberosum, il Nontiscordardimé (Myosotis decumbens subsp. florentina), ecc.); Labiate (la Bugola (Ajuga reptans), Scutellaria columnae subsp. columnae, Melittis melissophyllum, Stachys sylvatica, l'Edera terrestre (Glechoma hirsuta), la Brunella (Prunella vulgaris), la Mentuccia maggiore (Calamintha nepeta subsp. sylvatica), Salvia glutinosa, ecc.); la Belladonna; Scrofulariacee (Digitalis micrantha, varie Veroniche (Veronica serpyllifolia, V. officinalis, V. chamaedrys, ecc.), Melampyrum cristatum e M. italicum, Lathraea squamaria (curiosa pianta priva di clorofilla, interamente di colore roseo o bianco-giallastro, con le foglie ridotte a piccole squame, parassita di varie latifoglie arboree e arbustive), ecc.); Adoxacee con l'unica specie: Adoxa moschatellina; Dipsacacee (Scabiosa columbaria subsp. columbaria); Campanulacee (Campanula persicifolia, C. trachelium); numerose Composite (Tanacetum parthenium, il Doronico (Doronicum columnae), Senecio nemorensis subsp. fuchsii, Serratula tinctoria, Mycelis muralis, Lapsana communis, Crepis leontodontoides, vari Hieracium, ecc.). Liliacee (il Giglio rosso (Lilium bulbiferum subsp. croceum), il Giglio martagone (Lilium martagon), Allium pendulinum, il Sigillo di Salomone (Polygonatum multiflorum), il Pungitopo (Ruscus aculeatus) e R. hypoglossum (specie più rara della precedente, coi cladodi più grandi e inermi), ecc.); il Tamaro o Uva tamina (Tamus communis); Juncacee (Luzula sylvatica e L. forsteri); numerose Graminacee (le Festuche (Drymochloa sylvatica, Festuca gigantea, F. heterophylla), Poa nemoralis, Melica uniflora, Bromus ramosus, Brachypodium sylvaticum, Hordelymus europaeus, Elymus caninus, Agrostis capillaris, Milium effusum, Danthonia decumbens, ecc.); Ciperacee (Carex sylvatica, C. flacca, C. digitata) e numerose Orchidee (Epipactis helleborine, E. microphylla, Neottia nidus-avis, Platanthera chlorantha, Gymnadenia conopsea, Dactylorhiza fuchsii, Orchis simia, O. provincialis, ecc.).


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2000
    Ultima modifica: 20.10.2010

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