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Le parole di Vitruvio (La Basilica di Vitruvio a Fano)

LA BASILICA DI VITRUVIO A FANO, di Paolo Taus e Paolo Clini


Di quest'opera esiste solo la presente versione digitale.

Citazione bibliografica: TAUS P. e CLINI P., 1999 - La Basilica di Vitruvio a Fano. In: "La Valle del Metauro - Banca dati sugli aspetti naturali e antropici del bacino del Metauro", http//www.lavalledelmetauro.it. Ed. Associazione Naturalistica Argonauta e Comune di Fano, Fano (PU).

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INTRODUZIONE

Nel capitolo V del "De Architectura" il celebre architetto romano Marco Vitruvio Pollione descrive una Basilica che egli dice di aver costruito (si presume intorno al 19 a.C.) nella città di Fano (colonia romana "Julia fanestris" che godette di grande splendore in epoca imperiale). Superati i dubbi di alcuni studiosi vitruviani di inizio novecento che ritenevano il passo in questione essere frutto di una interpolazione successiva, la totalità degli studiosi vitruviani attribuisce assoluta autenticità al passo in questione.

La Basilica di Fano presenta alcune particolarità che la rendono edificio di straordinaria importanza. Allo stato delle conoscenze attuali risulta essere l'unico edificio costruito da Vitruvio. E' l'unico di cui egli si attribuisce la progettazione e la realizzazione. Si tratta inoltre dell'unico edificio romano di cui si conosca l'autore con assoluta precisione e di cui si abbia una descrizione alquanto dettagliata di forme, proporzioni e simmetrie compiuta dallo stesso.

Da un punto di vista tipologico costituisce un'anomalia nell'ambito della costruzione di edifici basilicali di epoca romana. Infatti presenta la facciata principale sul lato lungo, direttamente sul foro, secondo una tipologia cosiddetta "orientale" secondo la quale furono costruite le basiliche di Cosa in Etruria e di Sabratha in Tripolitania. Si tratta dell'unico esempio, a quanto oggi ci risulta, di edificio a tale tipologia costruito in Italia. La basilica presenta inoltre il cosiddetto "ordine gigante", vale a dire una unica colonna che da terra si eleva fino a sorreggere le capriate di coperture "coprendo" tutti e due i piani della basilica. Infine Vitruvio dispone nella zona absidata, solitamente destinata ad ospitare il tribunale, anche un edificio per il culto di Augusto, la "aedes augusti", contribuendo così a creare un "unicum" tipologico che fa della Basilica di Fano uno degli edifici più importanti dell'epoca e, può a ragione dirsi, di tutta la storia dell'architettura.

La Basilica (così come la maggior parte dei resti romani) fu distrutta da Vitige, re dei Goti, nel 635. Tuttavia nel 1840 (alcuni assaggi di scavo erano già stati compiuti nel '500 sulla scia delle edizioni vitruviane del De Architectura) alcuni scavi archeologici nella zona "presunta" del foro romano portarono alla luce consistenti resti e materiali (una imponente parete in "opus cementicium" con paramento in "vittatum" , alcune arcate a struttura radiale...) la cui provenienza fu pressoché immediatamente individuata proprio nella Basilica di Vitruvio. Nel corso di questi cinque secoli numerosi studi furono compiuti sui resti e sui testi vitruviani proprio per stabilire con certezza una attribuzione che col passare degli anni (soprattutto in relazione ad alcune discordanze tra il testo vitruviano e l'orientamento dei resti rinvenuti) si è fatta più incerta. Sono stati inoltre effettuati numerosi rilievi dei resti e anche numerose ricostruzioni grafiche di grande interesse della Basilica di Vitruvio di Fano proprio partendo dagli stessi resti e dal testo di Vitruvio.

Numerosi quesiti sono aperti sulla basilica di Vitruvio. Sono realmente i resti rinvenuti appartenenti alla Basilica? Dove poteva essere collocata all'interno del tessuto urbano della città romana? E, soprattutto, come era fatta? Quali delle centinaia di ipotesi di ricostruzione fatte dal 1486 (Editio princeps del "De Architectura") ad oggi possono risultare attendibili, in base al testo vitruviano, in base al corrente modo di costruire dei Romani, in base ai resti rinvenuti?

Lo stato della ricerca

Da quando, nel 1486, fu pubblicata a Roma a cura di Sulpicio da Veroli l'Editio Princeps del "De Architectura", la gran parte delle attenzioni degli studiosi vitruviani si appuntò proprio su questo singolarissimo edificio. L'unico di cui Vitruvio si attribuisce la paternità, quindi straordinario banco di prova per storici, trattatisti, architetti ed archeologi. Da allora quasi tutte le edizioni del "De Architectura" edite con i disegni presentano una ricostruzione in pianta (alcune anche sezioni e prospetti) della Basilica di Fano (ricordiamo quella del Palladio nell'edizione del Barbaro del 1553). Alcune originali, altre riferentesi a precedenti ricostruzioni. Ammontano a circa una quarantina le ricostruzioni veramente "originali" compiute della Basilica di Fano. Esse si differenziano sostanzialmente per una diversa interpretazione della zona del Tribunale e, evidentemente, per tutte quelle parti non dettagliatamente descritte da Vitruvio (alzati, decorazioni, tecniche costruttive) il quale fornisce misure molto precise sulla distribuzione planimetrica dell'edificio. Rappresentano tuttavia straordinari documenti grafici perché potrebbero permettere (cosa fino ad ora mai fatta) di effettuare varie verifiche proprio sui resti oggi esistenti, e, evidentemente, di costituire "istruttoria" atta a pervenire ad una ricostruzione attendibile, rigorosa della Basilica.

Contemporaneamente alle prime edizioni del testo vitruviano a Fano iniziano campagne di scavi con l'obiettivo di individuare resti della Basilica. Nel 1840 furono rinvenuti straordinari parti di un edificio romano (una imponente parete in opus cementicium con paramento in vittatum, una struttura radiale ad arcate ad essa collegata, resti di colonne, basi e capitelli) subito attribuite alla basilica di Vitruvio. In modo affrettato, poiché in realtà non esistono elementi in grado di far stabilire con certezza tale appartenenza. Tuttavia rilievi scientificamente rigorosi non sono stati compiuti (i più precisi risalgono al 1840, poi ne furono eseguiti, gli ultimi nel 1964, almeno una decina) e comunque non utili a documentare (o a negare) un rapporto tra la descrizione vitruviana e i suddetti resti. Alcuni studiosi hanno tentato alcune ricostruzioni della Basilica verificando la possibilità di sovrapposizione tra il modello ipotizzato e i resti rinvenuti (tra tutti due fanesi, Berardi e Luttichau), anche in questo caso non pervenendo a soluzioni sufficientemente credibili. E' stato insomma prodotta una enorme quantità di materiale che in pochi hanno tentato di riorganizzare coerentemente. E, soprattutto, nessuno ha mai effettuato una catalogazione completa di tale materiale, preoccupandosi soprattutto di affrontare questioni isolate della ricostruzione. Di conseguenza non è mai stato effettuato un confronto grafico e storiografico tra le varie ipotesi di ricostruzione.

Da qualche anno un gruppo di ricercatori dell' IDAU di Ancona, in collaborazione con l'Archeoclub di Fano nella parte specifica del rilievo, ha avviato una ricerca compiendo nuovi rilievi e studi sul sito archeolgico di Sant'Agostino e pervenendo alla ricostruzione del primo modello virtuale completo della Basilica di Fano. Si tratta dello studio più avanzato mai compiuto sulla Basilica di Fano. Uno studio ancora in corso di cui le schede riportate rappresentano una piccola ma significativa sintesi.

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Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 17.12.2012

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