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Il sito di S. Agostino: i primi rilievi (La Basilica di Vitruvio a Fano)


"...E noi crediamo che non debba reputarsi temerario il desiderio manifestato, se si ha rimesso che il principe degli Architetti romani edificò in Fano una Basilica, e ne dié nei suoi libri accurata descrizione; che i nostri storici e cronisti fan ricordo di molti avvenuti incendi e smantellamenti in pubblici edifizi; che la costante tradizione di circa sedici secoli ricorda ai viventi di oggidì, come alle fabbricazioni degli Agostiniani, dei Domenicani e di S. Pier Vescovile furono fondamento le ruine di moli crollate; che in fine i risultamenti degli odierni scavi anziché distruggere di un colpo la storia e la tradizione non sono che una solenne conferma di un vero cui soltanto la nostra imperizia non osa proclamare incontrovertibile...".

Così nel 1842 nella relazione finale agli scavi del 1840-1842 Torello Torelli e Stefano Amiani esprimevano la loro meraviglia e speranza di fronte alle imponenti strutture venute alla luce dopo due anni di scavi.

Nella relazione degli archeologi si trova il primo tassello di quel riannodarsi dei fili dispersi di una memoria che doveva recuperare sedici secoli di leggende, di tradizioni orali e scritte, spesso solo di fugaci accenni che raccontavano di quel mirabile edificio costruito a Fano dal "Principe degli Architetti". Ed è l'inizio della moderna storia e riscoperta della Basilica di Vitruvio. Nell'immagine riportata a fianco (disegno di Luigi Masetti, 1842) conservata all'Archivio di Stato di Roma la pianta delle strutture ipogee di Sant'Agostino così come emersero da quegli scavi. Con tratto più scuro sono individuati i resti archeologici rinvenuti. In sovrapposizione in tratto più chiaro le strutture soprastanti. Di particolare evidenza la struttura a semi cerchio che si collega al grande muro in conci di arenaria localizzato proprio sotto il chiostro dell'ex seminario vescovile. Il disegno è di grande importanza oltre che per il suo valore storico, la qualità del tratto, anche per la presenza in esso di alcune strutture murarie, quelle in alto a sinistra, che sarebbero poi state ricoperte e mai più individuate in scavi e rilievi successivi. Gli archeologi rilevano già allora "sostanziali coincidenze metriche col testo vitruviano". Saranno proprio quelle coincidenze metriche, poi confermate da ulteriori rilievi, a portare la maggior parte degli studiosi a considerare probabile un'appartenenza di quei resti all'edificio vitruviano.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 22.07.2004

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