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Il territorio di Fossombrone nell'Atlante di F. Mingucci


Una delle dieci tavole cartografiche, elaborate da Francesco Mingucci per illustrare altrettante unità territoriali del dominio roveresco, precisamente quella relativa al territorio di Fossombrone, ha per soggetto la media vallata metaurense (Città e Castella, 1991, tav. n. 88).

Raffigurata con tutta la suggestione del mezzo pittorico, l'area in questione interessa entrambi i versanti vallivi.

In particolare, la parte alla destra del Metauro si estende dal vasto terrazzamento fluviale a monte della Cesana, nei pressi della confluenza fra i due principali sistemi idrografici del bacino, sino a valle del torrente Tarugo; la porzione affacciata sulla riva sinistra è invece delimitata a monte da un corso d'acqua anonimo, che tuttavia sembra identificabile con l'attuale Fosso di S. Lazzaro, e si spinge a valle sino all'odierno Rio Maggiore, quasi alle porte di Tavernelle.

Secondo il tradizionale impianto, comune alle altre immagini simili del codice, anche questa rappresentazione (cm 33,5 x 43,3) è accompagnata da decorati cartigli che accolgono, sul lato sinistro, le 17 voci della legenda e, nel bordo superiore, la scala grafica di 5 miglia italiane, pari a 112 mm (Almagià, 1960, p. 36). Non manca inoltre la rosa dei venti, la cui bussola centrale facilita le operazioni di orientamento e rivela che la carta ha il sud-ovest in alto.

Nel rispetto dello stile di Francesco Mingucci, la fisionomia territoriale è configurata mediante pochi ma essenziali elementi: la rete idrografica, le peculiarità morfologiche, l'assetto insediativo (Bertini, 1996, pp. 95-96).

I corsi d'acqua che incidono il tratto vallivo hanno tracciati generalmente convenzionali; in particolare il solco metaurense si presenta piuttosto semplificato e lineare, privo quindi di realistici riferimenti alle numerose divagazioni meandriformi che ne connotano il cammino.

Sia il Metauro ("F. Metrio") sia i suoi maggiori tributari sono accompagnati dai rispettivi idronimi, alcuni dei quali oggi peraltro mutati ("Ricalvo F." è l'attuale Fosso di Monte Arcello, "Ripetapsa F." è l'odierno Rio Puto).

Entrambi i versanti sono modellati da morbide ondulazioni collinari, segnate dalle verdi sfumature della vegetazione e da alcuni campi coltivati. Nell'insieme il paesaggio, punteggiato di castelli, testimonia il ruolo svolto in passato dalle alture nella localizzazione urbana (Bertini, 1986, pp. 341-342).

Questo segmento vallivo evidenzia infatti nitide impronte dell'organizzazione medievale del territorio e nell'iconografia dell'insediamento si rispecchia l'imperativo dominante rappresentato dalla difesa (Bertini, 1985, pp. 60-63).

Centri murati coronano le sommità collinari, alternandosi a piccoli nuclei rurali distinti dal termine "villa" (S. Paolo, Valle, Biande, Carpineto oggi fatiscenti o del tutto abbandonati), a conventi e ad abbazie (Zoccolanti, Badia del Fenocchio).

La variegata foggia dei simbolici prospetti ne testimonia aspetto e consistenza diversi.

Fra le sedi umane spicca, per l'ampiezza e i dettagli dell'immagine, l'agglomerato di Fossombrone, in passato come oggi il maggiore e più dinamico centro polarizzatore del medio bacino metaurense. Localizzato fra la cima del colle più elevato dei dintorni (Colle di S. Aldebrando) e la riva sinistra del fiume, nella sua assai verosimile struttura si ravvisano le principali tappe dell'evoluzione urbana.

Sull'altura si staglia la sagoma del nucleo più antico (la "Cittadella"), sorto per esigenze difensive e dominato dalla fortificazione malatestiana; sulle pendici e alle falde del rilievo si distingue l'ampliamento rinascimentale, da cui emerge la "Corte Alta", residenza secondaria dei duchi di Urbino; il piano prospiciente il corso fluviale ospita invece l'espansione moderna, connessa con lo sviluppo di attività proto-industriali (mulini, filande, cartiere, ingualchiere, ecc.) favorite dalle risorse idriche ed energetiche del Metauro (Bertini, 1989).

Sporadici risultano i riferimenti alle vie di comunicazione, eccezion fatta per la Flaminia che, data la vitale importanza sin dall'antichità, è ben visibile sul terrazzamento fluviale sinistro.

Funzionali alla viabilità sono inoltre alcuni ponti; significativi i due sul Metauro all'altezza di Fossombrone (specie quello di Diocleziano, verso monte) che, già in età romana, assicuravano i collegamenti tra i fiorenti municipi di Forum Sempronii e di Suasa nella vallata del Cesano.

Da ultimo merita attenzione, per la sua singolarità, l'area situata a monte della cittadina forsempronese e compresa fra la sponda destra del Metauro e la sinistra dell'affluente Ricalvo (Fosso di Monte Arcello). Secoli orsono essa ospitava il "Barco", riserva di caccia dei duchi di Urbino popolata di cervi, caprioli, daini, cinghiali ecc., ed ingentilita da una sobria quanto elegante residenza, tuttora apprezzabile grazie ad attenti restauri.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 16.02.2007

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