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Il lavoro del carbonaio

Per essere carbonizzata la legna viene sistemata ordinatamente in senso circolare attorno ad una sorta di canna fumaria, la buga, che serve per l'accensione, il tiraggio e la rimboccatura con tizzoni ardenti. Si forma così la cotta, una catasta di legna di forma tronco-conica, dalla cui accurata realizzazione dipende la resa in carbone.

La buga può essere realizzata dal carbonaio in più modi derivati sia dalla sua esperienza sia dalle tradizioni acquisite sia infine dalla sua personale iniziativa. I metodi più usati erano quello con quattro pali, poi c’era quello con un palo centrale, a castelletto, e infine quello con il palo orizzontale a terra, metodo ormai scomparso perché poco pratico. Nell'area di Borgo Pace viene ancor oggi utilizzato il sistema dei quattro pali di cui diamo una sommaria descrizione.

Nel centro della piazza della carbonaia vengono piantati per terra quattro bastoni precedentemente appuntiti e tenuti insieme da un anello costruito con legno flessibile, il vernell (Orniello). Completato il cilindro, i legni di ugual taglio vi vengono sistematicamente appoggiati secondo un andamento circolare con la cura di lasciare il minimo spazio tra legno e legno perché il processo di carbonifìcazione deve essere condotto in assenza d’aria. Quando l’insieme ha raggiunto una certa consistenza, circa un metro e mezzo di diametro, si procede alla costruzione della parte superiore della canna fumaria. Essa può essere sia cilindrica che quadrata a seconda delle tecniche costruttive. La costruzione della canna fumaria è una delle fasi più importanti e delicate del processo di carbonifìcazione perché da questa dipende sia la solidità della cotta sia la riuscita della carbonificazione.

Finita la seconda parte della canna fumaria, vi si appoggiano come in precedenza i legni costruendo un secondo strato sovrapposto al primo, portando così l'altezza della catasta a più di due metri. La catasta è completata quando la base ha raggiunto un diametro di 4/5 metri e la quantità di legname utilizzato ammonta a circa 150-200 q.li.

Si procede allora alla copertura della catasta. Preliminarmente viene circondata alla base da uno zoccolo di travi poggianti su pietre, la greppia, che ha lo scopo di trattenere la successiva copertura. A questo punto si ricopre la legna con uno strato di paglia, poi sopra la paglia si mette uno strato di terra. I due materiali sovrapposti costituiscono la camicia della carbonaia. Lo strato di paglia ha il compito di impedire le infiltrazioni della terra nella catasta durante la distillazione.

Prima della copertura il carbonaio ha costruito al culmine della catasta, con del cotico erboso, la pelliccia, una piattaforma che gli permetterà di condurre direttamente la distillazione del carbone.

La carbonaia viene accesa gettando nella canna fumaria, la buga, una certa quantità di brace. Per favorire l’accensione della carbonaia, la cotta, si rimbocca durante il primo giorno per 5 o 6 volte, cioè si aggiungono pezzetti di legna per alimentare la difiusione del fuoco verso la testa. Per assicurare il tiraggio si praticano dei fori lateralmente sotto alla greppia.

Nei giorni successivi il carbonaio segue passo passo la distillazione del legname che si sviluppa prima nelle parti superiori della carbonaia; egli deve regolare al minimo il tiraggio e fare attenzione perché la combustione non prenda piede o che non si producano delle crepe nella camicia che bloccherebbero la salita del calore alla testa.

La distillazione della parte alta avviene di solito tra il secondo e il quarto giorno di lavorazione, a seconda della stagionatura della legna, ed è facilmente constatabile dato che la testa si restringe e sprigiona un fumo azzurrognolo.

Una volta carbonizzata la parte superiore s'afuma la cotta, si praticano dei buchi tutt'intorno al cono fino al centro della cotta proprio sotto la parte carbonizzata. Questa operazione consente la successiva carbonizzazione degli strati inferiori della catasta.

Il processo di distillazione non avviene sempre in condizioni atmosferiche ottimali: per quanto il carbonaio cerchi di scegliere dei luoghi molto riparati dal vento, non sempre questa precauzione è sufficiente. Il soffio del vento da un determinato lato rischia di impedire lo sviluppo omogeneo della distillazione perché da quella parte la catasta si carbonizza più rapidamente. Allora il carbonaio protegge le zone esposte con delle parate, dei graticci costruiti con fascine, oggi con dei teloni di plastica, e, se queste non sono sufficienti, può intervenire otturando i fori in precedenza praticati in questa zona e facendone altri nella zona meno esposta per accelerare lì la distillazione. In questo modo il carbonaio cerca di riequilibrare il processo, anche se non sempre la cosa riesce e nel qual caso una parte del prodotto va perduto.

Conclusa la distillazione, quando ormai la cotta non fuma più, i carbonai somondano, cioè vagliano la terra della camicia e la rigettano affinata sul carbone per evitare che si creino fenomeni di combustione, dato che all'interno il carbone è ancora rovente.

Il carbone viene lasciato raffreddare per circa otto/dieci ore e poi di solito si sforna la mattina presto perché questo momento offre il doppio vantaggio di una temperatura più fresca e di una più facile individuazione dei tizzi ancora infuocati. Lo sforno procede circolarmente addentrandosi piano piano verso il cuore della cotta e ricorrendo spesso all'acqua per spegnere i tizzi. Anche questa operazione richiede molte ore perché bisogna fare attenzione a non rompere i legni carbonizzati.

Si dividono le pezzature del carbone e si riempiono i sacchi e si caricano sui camion.

Complessivamente l'intero processo dura dai quattro ai sei giorni a seconda della stagionatura della legna.

(testo tratto da PEDROCCO (a cura di), 2000)


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 20.01.2008
    Ultima modifica: 11.02.2008

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