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Da Calecchie a Sitria e prati di Nocria (sentieri CAI n.200 SI e 297) (itinerari – ESCURS)


DA CALECCHIE A SITRIA E PRATI DI NOCRIA (sentieri CAI n.200 SI e 297) (Comune Scheggia-Pascelupo)

Tempo di percorrenza: h 4,5 (percorso ad anello)
Lunghezza: 12 km
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2024

Il settore orientale del gruppo del Catria ha come propaggine il Monte Prati di Nocria che di fatto lega il massiccio al rilievo del Monte Strega. Questo pezzo di montagna divide fisicamente i due luoghi sacri per eccellenza del territorio: uno ancora attivo, Fonte Avellana, e un altro di cui resta soprattutto il mito, la Badia di Sitria.

Provenendo da Serra Sant’Abbondio, sulla strada che va al Monastero di Fonte Avellana, nel momento in cui si sale per l’ultimo chilometro, sulla sinistra della curva entra uno stradello e troviamo il cartello con scritto “Calecchie”. Si può lasciare l’auto in un piccolo slargo vicino al cartello o più in alto lungo la strada d’asfalto.

Lo stradello con cui ci addentriamo nel monte porta rapidamente sulle rive di un torrente: è il fiume Cesano, qui ancora piccolo perchè vicino alla sorgente. Va superato e subito dopo, sulla sinistra, troviamo segnalato il sentiero che prende a salire con alcuni tornanti il ripido versante boscoso davanti a noi. Le piante crescono di dimensioni e altezza quando la pendenza aumenta e siamo pronti ad uscire allo scoperto, nei prati costellati di cespugli e di fiori del Passo di Nocria. Girandoci dietro vediamo una delle più belle cartoline del Monastero di Fonte Avellana, adagiato tranquillo in mezzo alla verde valle che domina la scena. La salita per adesso è finita. Ora c’è una lunga discesa che iniziamo poco più avanti rispetto al valico, leggermente a destra, e rientriamo subito nel bosco, che ci accompagnerà per quasi un’ora. Solo nella parte centrale di questo tratto mettiamo fuori la testa quando il bosco si fa rado o appaiono piccole radure. Quando poi inizia a sentirsi il suono dell’acqua significa che la vallata sta per finire e alla vista del torrente non resta che superare una zona quasi pianeggiante in cui si è accumulato molto detrito e arrivare sulla strada d’asfalto nel punto chiamato “Maestà Canfibio”. Questa è la strada che proviene da Isola Fossara: dobbiamo camminarci andando a sinistra, per circa un chilometro e mezzo, e si arriva davanti alla Badia di Sitria. Una stradina permette di avvicinarsi alla chiesa, che è quel che resta di un complesso monastico ben più grande, dove ha dimorato persino San Romualdo. Se la troviamo aperta vale davvero la pena entrarvi: se è chiusa possiamo comunque apprezzare alcuni dettagli architettonici che ne svelano l’età millenaria. Il piccolo torrente che abbiamo superato con il ponticello per arrivare al cospetto della chiesa si chiama Artino. Ritornando sulla strada d’asfalto, prima della rampa si vede sulla destra, in basso, una pozza di acqua limpida: la sorgente che sgorga qui è potabile. Per proseguire dobbiamo oltrepassare l’asfalto e inforcare il sentiero che inizia subito oltre un piccolo cancello. Erba alta, qualche albero e qualche cespuglio mentre facciamo i primi passi di questa salita che è graduale e piacevole, che attraverso un bosco misto di latifoglie e che in un punto fa uscire il sentiero allo scoperto, di fianco ad una sponda di roccia e erbe su cui fiorisce, tra maggio e giugno, lo splendido lino delle fate. Quando si esce dal bosco, dopo una curva a sinistra, c’è l’unico pezzo veramente ripido e anticipa l’arrivo sulla sella di Poggio Nucrina, dove troviamo un recinto col cancello da aprire e richiudere.Ora il panorama si è ampliato: a sud, sullo sfondo il Monte Cucco; a nord il Monte Val Canale e il Monte Roma. Rispetto al nostro approdo nei prati della sella erbosa guardiamo a sinistra, verso l’alto, e prendiamo come riferimento il segnavia bianco-rosso su uno dei pochi alberi che spunta tra le rose canine e i ginepri. Prendiamo a seguire una delle tracce che vanno in quella direzione e lo faremo anche in seguito, continuando a tagliare in obliquo il vecchio pascolo, fino ad arrivare nel bosco, dove si nasconde un ampio stradello che permette di proseguire la salita e sbucare su Poggio Nucrino. L’ambiente e il paesaggio cambia nuovamente, dandoci la sensazione di montagna appenninica tradizionale, con prati alberati, ranchi, fasce d’arbusti e coste rocciose; di solito ci sono anche cavalli, mucche e addirittura asini al pascolo. Il sentiero resta basso, sulla destra, al margine dei prati, appena dentro il bosco, poi prima di un’altra piccola sella si gira a sinistra e si incomincia a salire davvero verso la vetta. Alberi qua e la e poi prato fino alla sommità del Monte Prati di Nocria, da dove rivediamo in tutta la sua bellezza Fonte Avellana. Dopo la meritata sosta panoramica e rigenerativa si riparte per la discesa finale. Poco oltre la vetta si va a sinistra per intercettare la traccia una cinquantina di metri più in basso. I segnavia ci aiutano a prendere quella giusta e a volte allo scoperto, su terreni sottili e aridi, a volte nel bosco si arriva piuttosto agevolmente al Passo di Nocria, dove eravamo passati qualche ora fa. Non resta che girare a destra e fare a ritroso il percorso iniziale.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 04.10.2024
    Ultima modifica: 04.10.2024

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