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Il Bosco di Tecchie (itinerari - ESCURS)

Da Ca’ Balbano al Fosso del Silenzio (Itinerari – ESCUR...

Da Ca’ Balbano a Pian Dei Santi (Itinerari – ESCURS)


DA CA’ BALBANO A PIAN DEI SANTI (sentieri CAI) (Comune di Cantiano)

Tempo di percorrenza: h 4 (percorso a palloncino)
Lunghezza: 9 km

Dislivello: 400 m
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2024

Questo itinerario consente di visitare anche le zone marginali della Riserva Naturale Bosco di Tecchie ma di assoluta importanza in termini ecologici, storici e paesaggistici. Attraversando le zone coperte in prevalenza della cerrete si arriva infine alla faggeta così da apprezzare maggiormente le caratteristiche che le rendono uniche.

La partenza del percorso è Cà Balbano, a monte di Pian di Balbano. Il sentiero prende quasi subito il crinale di Monte Serrone, passa per Cà Tecchie e risale di nuovo fino a Pian dei Santi. Da questa sella si raggiunge San Silvestro da cui si ridiscende per un suggestivo passaggio nella faggeta.

Lo stradello su cui si inizia a camminare dopo la sbarra compie una salita non troppo impegnativa e dopo una curva spiana. Ecco, poco dopo, sulla destra, la deviazione per Monte Serrone. Il sentiero si stringe e da qui in avanti, con una lieve salita, ci si addentra nel fitto della boscaglia, tra alberi giovani e grandi eriche che occupano gli ultimi spazi aperti adatti agli arbusti. Il bosco prende ad essere più maturo e quindi più affascinante quando ci si avvicina al fosso dove compaiono per la prima volta i cartelli di confine dell’area protetta. Attraversato il piccolo torrente, superato anche un tratto pianeggiante, la salita vera arriva, ma dura poco. Raggiunto il sottile crinale il bosco tende a prendere le forme e le luci della cerreta ed è così che si arriva al bivio con uno stradello. Bivio in cui dobbiamo girare a sinistra. Ora un po’ di discesa comoda e ben camminabile, con cui giungiamo a Cà Tecchie, vecchio fabbricato ristrutturato vent’anni fa dalla Provincia e poi lasciato di nuovo a se stesso: per lo meno, se vi è la necessità, possiamo usarne dei vani come bivacco e stare all’asciutto. Il nostro sentiero riprende all’altezza dello spigolo destro in fondo al caseggiato rispetto al nostro punto di arrivo. Subito una breve rampa per ripartire e poi ancora salita, ma semplice, fino a ritrovarsi tra alti cerri snelli e eleganti, camminando su un sentiero ampio che porta ai prati panoramici di Pian dei Santi. Girandosi verso sinistra vediamo la linea sinuosa del lungo crinale delle Serre e il nucleo principale della faggeta di Tecchie. Andando ancora un po’ più avanti e giunti sulla strada di breccia, se camminiamo altri 200 metri verso sinistra possiamo affacciarci sulla destra all’ingresso di un pascolo e vedere in lontananza la sagoma imponente del Monte Nerone. Mettendo a confronto i lineamenti delle Serre e quelle del Nerone salta agli occhi la differente morfologia dovuta alla profonda diversità dei suoli: di arenaria il primo, di calcare il secondo. Ritorniamo sui nostri passi, nel punto in cui il sentiero proveniente da Cà Tecchie giunge nel piccolo prato prima della stradina. Vale la pena da qui fare una deviazione di alto valore storico. Possiamo andare…dove tutto è iniziato, cioè dove una comunità religiosa aveva vissuto, forse per prima, quest’area, avviando una modalità di conservazione del territorio e della foresta che ancora oggi possiamo ammirare. Un ampio sentiero rientra nel bosco e sale fino ad arrivare ad un piccolo pianoro sgombro di alberi e proseguendo nella stessa direzione vediamo gli ultimi cartelli della Riserva prima di uscire su un piccolo rilievo anticipato da un prato che si allarga a sinistra, all’ombra di due enormi cerri, mentre sullo spigolo opposto di questa sorta di terrazza c’è un mucchio di mattoni, alcuni sparsi, alcuni ancora ordinati, e sono i resti di San Silvestro in Tectu. Si narra che fossero monaci e che questa piccola abbazia avesse un gran potere in questi luoghi sperduti, sul “tetto” delle colline: da “Tectu” deriva il nome “Tecchie”. Ritorniamo a Pian dei Santi e nello stesso punto dove abbiamo inforcato il sentiero per San Silvestro, qualche metro più avanti sulla sinistra scende tra le ginestre il vecchio stradello di servizio della casa di Cà Tecchie. Si va in discesa per una decina di minuti, si supera un piccolo guado a volte più fangoso che altro e poi, una volta arrivati nel piano, giungiamo ad un bivio coincidente con una vecchia area picnic che troviamo in basso a destra. Da lì riprendiamo il sentiero che va verso il fosso tra il folto della vegetazione tra cui distinguiamo prugnoli e sanguinelli. Quando la discesa si fa più impegnativa ecco i carpini bianchi che danno il nome a questo fosso. Qualche gradone naturale fatto di radici e siamo sul letto roccioso e quasi liscio del torrente. Un altro scalino naturale ci fa andare dall’altra parte e stavolta la pendenza è meno probante. Ma il sentiero resta stretto, anche quando va in piano e porta ad un altro torrente, il fosso dei Cerreti, dopo il quale siamo nella faggeta. Andiamo a sinistra e ignorando la deviazione successiva si prosegue ancora in piano, dove la vegetazione è più bassa, e quando torna la discesa si fa presto ad arrivare al bivio di Pian d’Ingola. Da qui si continua a scendere con una curva secca a sinistra e poi ancora più giù, dopo un tratto ripido e un po’ insidioso, per arrivare all’ultimo passaggio sul torrente che ci fa cambiare versante, rientrare nella cerreta e prendere il sentiero principale quando, al bivio successivo, andiamo a destra. Da qui al punto di partenza non ci sono più deviazioni da fare e in circa quaranta minuti siamo a Cà Balbano.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 19.10.2024
    Ultima modifica: 19.10.2024

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