Funghi, flora e fauna
Ululone appenninico - Bombina variegata
Ululone appenninico - Bombina variegata (Linnaeus, 1758)
Nome dialettale locale: Bubbi (nella zona di Apecchio)
Ordine: Anura. Famiglia: Bombinatoridae
Nella nostra zona di studio (Provincia di Pesaro e Urbino) si trova la ssp. Ululone appenninico - Bombina v. pachypus (Bonaparte, 1838).
Caratteri distintivi: lunghezza del corpo 4-5 cm, raramente fino a 6 cm. Pupilla cuoriforme o triangolare. Dorso verrucoso di colore grigio-brunastro, ventre con colorazione giallo-aranciata, con macchie nerastre o grigio-bluastre. Sessi simili. I maschi presentano gli avambracci più robusti di quelli delle femmine e durante il periodo riproduttivo è ben visibile in essi e su alcune dita la presenza di calli nuziali neri. Girino di 4,5-5 cm con spiracolo (1) ventrale (le altre specie lo hanno sul fianco sinistro) e coda ottusamente appuntita all’apice; colorazione bruno-grigiastra a macchiette più scure, più chiara ventralmente. Disco orale con due serie di cheratodonti nel labbro superiore e tre in quello inferiore. Taxa simili: adulto inconfondibile rispetto agli altri Anuri presenti nella nostra zona. L’assai simile sottospecie nominale Bombina variegata variegata è limitata ad alcune regioni dell’Italia settentrionale.
Biologia: l’Ululone appenninico è attivo sia di giorno che di notte. Nei momenti di stress produce un liquido molto irritante, a funzione difensiva; inarca inoltre la schiena e rovescia verso l’alto le zampe per mettere in evidenza la vistosa colorazione ventrale. Questo comportamento viene chiamato unken reflex, parola coniata dal tedesco “riflesso dell’ululone”. Tale termine viene comunque utilizzato anche per altri anfibi che compiono movimenti e posizioni atte ad avvertire il potenziale predatore della loro presunta tossicità, come tritoni e salamandrine. Il periodo di svernamento va da novembre a febbraio-marzo. Gli adulti si nutrono di invertebrati, catturati sia in acqua che fuori; le larve di organismi bentonici quali piccoli invertebrati, diatomee e alghe verdi e di materiali organici in decomposizione. La riproduzione avviene in acqua da aprile ad agosto. Il maschio emette un caratteristico canto ritmato. La femmina depone da 40 a 100 uova, attaccandole in masserelle a piante sommerse o al substrato. La metamorfosi si completa in 2-3 mesi.
Distribuzione in Italia: specie endemica italiana, diffusa dalla Liguria orientale sino alla Calabria, da poco sopra il livello del mare sino a 1200 m circa in Emilia-Romagna (MAZZOTTI et al., 1999) e a 1150 m in Toscana (VANNI et al., 2006).
Dati accertati nella zona di studio (Provincia di Pesaro e Urbino): diffusione (compresi dati bibliogr.): specie poco diffusa. Frequenza di osservazione: rara, in forte diminuzione. Distribuzione altitudinale: da 110 m (Rio Puto nel 1970-1975) sino a 800-1000 m (Alpe della Luna-Bocca Trabaria). Osservazioni: essendo la specie considerata assai vulnerabile (“in pericolo critico” (CR) per le Marche - in FIACCHINI, 2008a), per motivi precauzionali non si è ritenuto opportuno specificare le località esatte di ritrovamento. Zona litoranea, di pianura e bassa collina: zona collinare di Montegaudio (Comune di Monteciccardo) (cella n.12) a 440 m di quota, il 20-7-1982 in pozze su frana argillosa (CECCOLINI e FAZI, com. pers.). Fontecorniale di Montefelcino (cella n.19) a 450 m, prima del 2003 (FAZI, com. pers.). Zona di media e alta collina e appenninica esterna: dintorni di Tavoleto (cella n.10) nel luglio 1986, nell’acquitrino di un calanco (BAGLI, com. pers.). Zona appenninica interna: zona di Carpegna (cella n.8), nel 1990-2000 (PACI, com. pers.). Alpe della Luna-Bocca Trabaria (cella n.23) da 550 a 800 m: il 22-7-1994 (POGGIANI, DIONISI V.; FALCIONI, com. pers.), il 21-5-2000 (DIONISI V.) nei torrenti, il 17-8-2006 in un abbeveratoio a 1000 m (GUBELLINI, com. pers.) e nell’estate 2019 sempre in un abbeveratoio a 1000 m circa (MARCHETTI, com. pers.). Zona della Guinza (cella n.24) in Comune di Mercatello sul Metauro, individui in accoppiamento in una pozza lungo strada, nel 1997 (MICHELI, com. pers.). Foresta demaniale del M. Vicino sul Candigliano (cella n.25) a 400-600 m, prima del 2002 (FAZI, com. pers.). Gruppo del M. Nerone (celle n.32 e 33): il 27-7-1990 e il 16-8-1998 (DIONISI V.), nel maggio 1999 e 2002 (PELLEGRINI, com. pers.), l’8-7-2004 (CUCCHIARINI A., com. pers.) e nel settembre 2014 (BARNOFFI, com. pers.), nei torrenti. Da accurati controlli ripetuti nell'agosto del 2019, poi nel luglio e nell'agosto del 2020, è emerso che la popolazione di Ululone appeninico di una delle valli del Monte Nerone è definitivamente scomparsa. I sopralluoghi hanno permesso di verificare il peggioramento delle condizioni del corso d'acqua, interessato da inquinamento di acque nere di alcune abitazioni a monte; oltre all'assenza dell’ululone si è notata una forte rarefazione di altri anfibi, di invertebrati acquatici e di pesci (PELLEGRINI, com. pers.). Comune di Apecchio (cella n.32): alcune segnalazioni dal 1986 circa al maggio 1999, in pozze lungo i sentieri entro il bosco e in prati con arbusti (DIONISI V.; CAVALIERI, FAZI, CUCCHIARINI A. e PELLEGRINI, com. pers.), nel 1987 circa in un torrente (MICHELI, com. pers.), il 6-6-1996 in una pozza lungo un sentiero (FALCIONI, com. pers.) e nel 2017 a 770 m in una pozza in ambiente boschivo (FANELLI, com. pers.). Zona delle Serre tra la Provincia di Perugia e il Comune di Apecchio (cella n.32), prima del 2003, diffuso e localmente noto col nome di “bubbi”, presente sia nei torrenti che negli stagni e nei fontanili (CASELLI, com. pers.). Gruppo del M. Catria (cella n.38): a 650 m in una sorgente con pozza, prima del 2000 (GEMIGNANI, com. pers.) (dati dal 1982 al 2019). Non rinvenuta nella ZSC Alpe della Luna-BoccaTrabaria nel luglio 2023 (ENEA & COPPARI, 2024). Habitat: pozze anche in zone calanchive, piccole raccolte d’acqua ad es. nei solchi lasciati da ruote, abbeveratoi, ruscelli collinari e montani ove si riproduce, boschi di latifoglie e zone erbose.
Osservazioni anteriori al 1980: Rio Puto presso Villa Palombara di Montefelcino (cella n.19), a 110 m di quota, nel 1970-1975 circa (GUBELLINI, com. pers.).
Dati bibliografici: celle n. 2 e 4 tra Emilia-Romagna e Marche, nel periodo a partire dal 1980 (MAZZOTTI et al., 1999). Zona di San Leo (RN) (cella n.2) prima del 1988, nei calanchi (CASINI & SANTOLINI, 1988). Cella n.3 tra San Marino e Marche, osservata sino al 1995 in almeno tre distinti siti, poi non più ritrovata (TEDALDI et al., 2014). Riserva naturale di Onferno (Comune di Gemmano, RN) (cella n.4), prima del 1993 (CASINI, 1993). Celle tra Toscana e Marche n. 23 nel periodo a partire dal 1985 e n.15 (VANNI & NISTRI, 2006, riportando a loro volta per la n.15 un dato bibliografico). Dintorni di Serravalle di Carda in Comune di Apecchio (cella n.32), in una canalina laterale lungo una strada sterrata, nel 2007 (FIACCHINI et al., 2007 su rilevam. di C. SPILINGA). Celle n.38 e 39 tra le Province di Pesaro-Urbino e di Ancona a partire dal 1994 (FIACCHINI, 2003).
Normative di tutela: Bombina variegata pachypus (sotto il nome di B. variegata) è specie rigorosamente protetta in base alla Convenzione di Berna del 1979 (Allegato II) e specie di interesse comunitario che richiede zone speciali di conservazione (Allegato II) e una protezione rigorosa (Allegato IV) in base alla Direttiva Habitat 92/43 del 1992. Valutata come “in pericolo” (EN) (categoria della popolaz. italiana nella Lista rossa IUCN dei vertebrati italiani, RONDININI et al., 2013) e “in pericolo critico” (CR) da FIACCHINI (2008a) per le Marche.
NOTE: 1 - E’ l’apertura che mette in comunicazione le camere branchiali con l’esterno.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 15.01.2003
Ultima modifica: 25.11.2024
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