Beni storici e artistici
Il Porto di Fano: la vecchia lanterna e l'attuale faro
Il Faro del Porto di Fano, alto 20 m circa, fa parte dell'edificio che ospita la Guardia costiera.
Notizie storiche
Nel 1787 la Congregazione del Porto con adunanza del 30 aprile approva il disegno e la perizia dell'Ing. Luigi Baldelli di Pesaro per la costruzione del Casotto o Fortino per uso quartiere militare e della Lanterna o Fanale per maggior sicurezza delle barche che approdano. L'edificio venne fabbricato sotto la direzione del Capo Mastro e Architetto Arcangelo Innocenzi che eseguì, inoltre, tre stemmi in stucco inseriti sulla porta interna. Venne anche costruita una scala a lumaca ad opera del Maestro Stefano Fanelli, falegname, che permetteva di raggiungere la sommità della torretta per l'approvvigionamento dell'olio, combustibile che allora alimentava il fanale. La stessa Congregazione in data 21 aprile 1788 autorizzò i pagamenti per i lavori eseguiti. Per le spese di manutenzione della lanterna venne deliberato d'imporre una tassa secondo una tariffa proporzionata alla qualità delle barche (1).
Da un documento del 1821 (2) risulta che la lanterna era in cattivo stato: "La lanterna è presentemente di nessun uso. Il fabbricato è solido ed allegante con un piccolo fortino che lo circonda, ma le truppe che talvolta vi hanno soggiornato hanno non solo levato i vetri e ferramenti della lanterna, ma hanno devastato la scala a chiocciola tutta di legno che vi conduce e che conviene rifare di nuovo".
A proposito della lanterna si legge ne "Il Giornale d'Italia" del 13-2-1940:
"E' una semplice, caratteristica costruzione che da molti anni si erge al cospetto del Mare Nostro e ne segue impavida i movimenti e le profonde trasformazioni: quando è in piena calma sotto il sole tutto riflessi e scintillii, o quando nelle notti chiare e stellate la brezza lieve l'increspa e la luna l'inargenta; o infine quando agitato dall'infuriare della tempesta rumoreggia insidioso e le onde sconvolte e minacciose si rincorrono fino a frangersi violentemente contro le scogliere dei due moli e sulle spiagge, e un'eco di tristezza accorata e di terrore si ripercuote tutt'intorno.
Il Fortino della Lanterna sorge al termine del molo di mezzo del Porto Canale; ha proporzioni modeste, ma la sua luce bianca e benefica che spande la sua lanterna, visibile da oltre dieci miglia, serve di guida ai marinai, specie quando nelle notti buie e burrascose cercano di approdare.
La lanterna ha un movimento circolare impressole da un congegno di orologeria inteso a provocare un alternarsi regolare della luce bianca con le altre luci rossa e verde dei due fanali posti all'estremità dei moli di avamporto, che completano il sistema di segnalazioni a luce del Porto Canale.
Dal Fortino della Lanterna si ha una bella, pittoresca visione: la spiaggia, che nella stagione estiva si popola di bagnanti e di una selva di capanni e di ombrelloni dai colori vivaci; le colline verdeggianti coltivate a cereali ed in parte vitate, cosparse di olivi, di querce e di pini, che pare si levino dolcemente dall'acqua; la città ricca dei suoi ricordi malatestiani, borgiani e medicei, e il Porto Canale che Paolo V fece completare nella prima metà del secolo XVII, e che in alti tempi ebbe rinomanza e molto traffico come quello che era scavato allo sbocco della strada consolare Flaminia sul mare. Ed ora è un sicuro rifugio per la numerosa e varia flottiglia di barche da pesca, di piccolo cabotaggio, a vela e a motore, composta di ben 400 unità che rappresentano una fiorente industria.
Quando "scende fra la segreta ombra silvana dal litorale il fresco della sera", il fanalista - un vecchio lupo di mare, che porta sul petto i segni del valore - accende la lanterna del fortino, e ad un tratto questa con la sua bianca, vivida luce sembra che saluti la flottiglia delle pittoresche barche dalle vele dipinte partenti per la pesca, ne illumina il lontano camino e resta lì, come sentinella vigile ed ansiosa, ad attenderle quando nelle belle giornate "rientran lente da le liete pesche" o leste per sfuggire al temporale che minaccia o che già infuria, e il vento fischia e l'onda spumeggia insidiosa e lampi e tuoni squarciano le nubi dense di pioggia.
Vita aspra e perigliosa quella dei pescatori; ma vita sana, allegra, fatta di ardimento e di emozioni.
Il mare esercita sul loro animo un grande fascino e dà loro il duplice senso della fede e della speranza, perché sembra racchiudere in sé la giovinezza e l'eternità.
Molto giustamente scrisse il Lamartine, che "se la preghiera non fosse nata insieme con l'uomo, sarebbe sorta sul mare, dal cuore dei marinai, soli con i lori pensieri e con la loro debolezza sotto l'abisso del cielo ove tutti gli sguardi si perdono e sopra l'abisso del mare dal quale solo un leggero scafo li separa".
Chi ha assistito alle ore di ansia, di trepidazione, di pianto e di angoscia nella disgraziata tragica circostanza del naufragio di uno dei loro navigli, ha potuto costatare il valore, l'eroismo ed il sincero, profondo spirito di solidarietà che anima i nostri pescatori, innamorati del loro mare, delle loro barche dalle vele dipinte.
Nella fede essi trovano sempre conforto e rassegnazione, nuova lena e coraggio per i loro ardimenti, mentre la Lanterna del Fortino continua da tramonto all'alba ad illuminar loro il cammino insidioso, e li accompagna la sommessa preghiera rivolta dalle madri, dalle spose e dai figlioletti alla Madonna del Mare."
Tra il 20 e il 21 agosto del 1944 la lanterna fu distrutta dalla truppe tedesche in ritirata.
Al suo posto l'Ufficio del Genio Civile di Pesaro edificò l'attuale faro (la cui torre ha un'altezza di circa 19 metri) con annessa palazzina per l'alloggio delle famiglie dei fanalisti. L'opera, progettata dall'ing. Antonio Travostini, venne ultimata nel 1949.
Si riporta l'articolo comparso ne "Il Giornale dell'Emilia" del 9-2-1950.
"Ecco una veduta prospettica del ricostruito faro al portocanale di Fano: la svettante torre alta circa 19 metri a base quadrangolare rastremata con la annessa palazzina per l'alloggio delle famiglie dei fanalisti.
Si tratta di una bella costruzione in stile moderno con muratura a faccia vista le cui masse armonizzano magnificamente fra di loro con linea sobria, che si staglia nettamente nell'azzurro del cielo e del mare.
Costituisce la sicurezza della marineria fanese e un po' il suo orgoglio, denominandolo con l'appellativo più intimo di "Lanterna" certo che del vecchio faro andato distrutto per i recenti eventi bellici, non resta ormai che un ricordo, per la verità non molto edificante se si considera lo stile assai discutibile, anzi di cattivo gusto, dell'antica costruzione a base circolare, che sapeva di vetusto maniero pesante e goffo, e più che mai angusto per la sua ridottissima capacità.
La sua sollecita ricostruzione si deve all'alacre attività esplicata dall'Ufficio del Genio civile di Pesaro, che con lodevole iniziativa provvide senza indugi, alla ricostruzione delle opere distrutte o danneggiate dalla dinamite, tanto è vero che il porto di Fano, importante specialmente nei riguardi della pesca, può vantare il privilegio di considerarsi fra i primi porti pressochè interamente ricostruitii.
Il porto della piccola e industre cittadina marchigiana che sia adagia nelle prossime adiacenze della foce del Metauro, nonostante le sue misure ridotte, annota una lunghezza non comune di moli e banchine, stante i molti bacini acquei che lo costituiscono, da quello di levante a quello di stazionamento, dal bacino di espansione a quello piccolo dell'antico squero, oltre naturalmente al canale stesso, che si prolunga navigabile sino al ponte della ferrovia Bologna-Ancona.
Subito dopo il passaggio della guerra nella zona, il porto presentava uno spettacolo desolante, per le enormi falle che attraversavano da parte a parte i suoi moli e le distruzioni di tutte le sue innumerevoli banchine. Il Genio civile in appena quattro anni e mezzo a partire dalla metà del 1945 a tutto il 1949, ha compiuto il miracolo della sua ricostruzione riportandolo all'antica efficienza.
Il suo nuovo edificio che correda convenientemente l'attrezzatura portuale di Fano è stato progettato dall'ing. Antonio Travostini, mentre la direzione dei lavori è stata tenuta dal geom. Aldo Tura. L'opera ha comportato una spesa a carico dell'Amministrazione dei Lavori pubblici di circa 6 milioni."
(1) S.A.S.Fa., Porto, b.99
(2) S.A.S.Fa., A.S.C., Carteggio, 1821 Titolo I
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 01.01.2001
Ultima modifica: 14.01.2012




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