Carnevale, feste, tradizioni e lavoro
Naufragio dell'8 giugno 1964
Era l'8 giugno 1964, racconta Mario Paoloni, un anziano pescatore di Fano, quando in un normale
pomeriggio di pesca con la barca denominata "il Solitario" dissi ai
miei marinai che alla radio si sentivano solo scariche, non si sentiva parlare
nessuno. Dissi anche che secondo me, tutte quelle scariche indicavano che il
tempo stava per guastarsi, ma loro ribattevano che era impossibile, perchè era
tutto chiaro e sereno. E invece, verso le 19,30, arrivò all'improvviso un gran
temporale e noi avevamo ancora le reti in acqua. Faticammo un'ora per tirarle a
bordo a causa del vento; poi, dato il cattivo tempo restammo alla cappa per tre
ore e poi ci dirigemmo verso il monte di Cattolica.
Solitamente noi pescavamo a cinque miglia dalla costa, ma in quel momento il mare ci aveva
portato a quindici/sedici miglia. Quando fummo verso Cattolica, scorgemmo il
faro di Pesaro. Era un freddo tremendo e il vento soffiava sempre più forte,
perciò mettemmo tutte le reti dabbasso in maniera che il mare non ce le portasse
via.
Prima era tutto buio e pioggia, ma ormai avevamo visto il faro; dissi ai marinai di proseguire a
remi e li incoraggiai dicendo che per quella volta ci saremmo salvati. Verso le
tre il mare si era calmato, alle sette eravamo a Fano.
Poco prima di arrivare dissi agli uomini che forse ci aspettava qualche brutta notizia,
perché quello della notte era stato un vero uragano ed appena toccata terra ci
comunicarono che due barche si erano rovesciate e mancavano alcuni
marinai".
Uno di questi sventurati marinai era Ricci Lido, nato a Fano l'1 gennaio 1921, la cui
sventura occorsagli mi è possibile ripercorrere grazie agli elementi forniti
gentilmente dal figlio Ricci Fabio, ora impiegato presso la cooperativa
Coomarpesca.
Egli racconta: "Io non ricordo con precisione quei momenti in quanto compivo allora
appena tre anni ma, da quanto ascoltato ripetutamente in famiglia ed anche
all'esterno, ho potuto ricostruire sommariamente le circostanze, secondo me,
più rilevanti.
Mi risulta per esempio che fu proprio una fatalità per il mio povero padre, in quanto una
serie di coincidenze hanno contribuito alla concretizzazione di questa tragedia
familiare.
Mio padre, infatti, non doveva nemmeno imbarcarsi su quel
motopeschereccio in quei giorni, in quanto ambiva nel trasferirsi alla
navigazione anziché alla pesca. In attesa di ciò, invece, contrariamente a
quanto mio nonno gli supplicò, provocando anche una piccola lite familiare,
s'imbarcò anche quella settimana sul motopesca "Boro" di proprietà di
Perugini Riccardo, anch'esso perito in quell'evento.
Oltre al Perugini, era imbarcato un altro marinaio e si pescava a coppia con un'altra barca la
quale, però, riuscì a rientrare in porto in tempo utile per salvarsi prendendo
a bordo nella grande confusione e paura della tempesta, anche il terzo
imbarcato del "Boro". Mio padre, infatti, volle restare sulla barca,
poi distruttasi e affondata, perché era meglio in grado di difendersi su
un'imbarcazione di peggiori condizioni strutturali, data la maggiore esperienza
ed età.
Si raccontò, poi, che in quel tremendo pomeriggio, mio padre parlando alla radio intendeva rientrare
in anticipo dalla pesca avendo avuto sentore di ciò che poteva accadere. Era
nervoso ed in contrasto con gli altri dell'equipaggio, probabilmente anche
perché la paura stava prendendo il sopravvento sulla ragione.
In definitiva restarono in due su quella maledetta barca a lottare quei tremendi e lunghi
momenti di paura e sofferenza fino alle vicinanze dell'imboccatura del porto di
Fano, mentre da terra si poteva ascoltare per radio che uno di loro voleva
tentare l'insabbiamento nella spiaggia a nord e l'altro, l'ingresso in porto.
In quella tempesta, visti da tanta gente portatasi sui moli, a sperare in una conclusione positiva,
intervenne invece, in un attimo, il disastro anticipato dallo spegnimento a
bordo della illuminazione e qualsiasi contatto radio, mentre si squarciò
letteralmente la barca che fu quindi integralmente inghiottita, con
l'equipaggio, nelle tremende gelide acque.
Nel frattempo, mia madre era stata tranquillizzata, che il motopesca "Boro" era
rientrato in porto ma si trattava di un errore con l'altra barca che come si
diceva prima, pescava con esso in coppia.
Perugini fu ritrovato quasi subito e si accertò che la morte sopraggiunse per causa diversa
dall'annegamento, probabilmente, perché colpito da una parte della barca
quando, prima di affondare, venne distrutta, mentre mio padre, continua Ricci
Fabio, fu ritrovato a diversi chilometri a sud di Fano, dopo ben sei giorni e
risultò annegato".
Oltre a questi sventurati, altri due pescatori perirono in quella tempesta a causa del
rovesciamento della loro barca più al largo, mentre quanti si salvarono debbono
la loro fortuna esclusivamente alla tempestività del rientro in porto prima che
la situazione precipitasse o anche perché si trovavano talmente al largo da non
essere nemmeno interessati dalla tempesta.
L'evento rimase comunque senza precedenti stante soprattutto il grado di sicurezza che le
imbarcazioni avevano ricevuto negli anni '60 ed anche le migliorate condizioni
di accesso al porto di Fano.
La giustificazione, che la marineria diede all'accaduto, fu essenzialmente il grado molto elevato
della cattività delle condizioni meteorologiche mai verificatesi prima a mente
d'uomo nelle nostre zone e la rapidità dell'avvicendamento peggiorativo delle
stesse.
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ARTICOLI DI GIORNALE
IERI SERA: INGENTI I DANNI
SPAVENTOSO NUBIFRAGIO SUL LITORALE
Alberi sradicati - Scoperchiati i capanni a mare - La città al buio per parecchie ore - Fulmini e raffiche di vento
Un violentissimo nubifragio si è scatenato ieri sera su Pesaro e lungo il suo litorale. Alle 19,30 il cielo si è improvvisamente incupito e nuvole bassissime hanno cominciato a gravare su tutta la zona.
Raffiche di vento di inaudita violenza hanno cominciato a soffiare sradicando alberi, facendo precipitare le tegole di molte case, infrangendo vetri. La forza del vento è riuscita in certi momenti a fare suonare le campane.
I danni sembrano da segnalare nella zona di mare dove i capanni sono stati scoperchiati ed abbattuti in molti tratti. I locali notturni hanno avuto vetrate, lampadari e suppellettili distrutti. La città, dall'inizio del temporale, è rimasta al buio e, a tarda sera ancora, le squadre dell'ENEL, entrate prontamente in azione, non erano riuscite a riparare i vari guasti provocati dal maltempo agli impianti.
I vigili del fuoco hanno avuto numerosissime chiamate tanto che il numero telefonico del servizio di pronto intervento è risultato continuamente occupato per quanto i vigili si affannassero immediatamente ricevuta la segnalazione ad avvertire il pubblico di lasciare libera la linea.
I fulmini si sono succeduti l'uno all'altro colpendo soprattutto pagliai in campagna e scaricandosi anche in città su cabine elettriche.
Da: "Il Resto del Carlino", 9 giugno 1964
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NAUFRAGIO SOTTO L'IMPERVERSARE DEGLI ELEMENTI, FANO: UN ANNEGATO
Era un marinaio - Ritrovato sulla spiaggia di Marotta - Un suo compagno si è salvato aggrappandosi ad una tavola
Sul litorale tra Pesaro e Fano, il fortunale ha provocato distruzione al camping di Fosso Sejore. Capanni, tende ed ombrelloni sono stati divelti dalle raffiche ed i campeggiatori stranieri hanno trovato rifugio in vicine abitazioni oppure nelle macchine. Alcune vetture sono state danneggiate da tronchi di albero divelti dal vento.
Una violenta burrasca ed un terribile vento devastatore hanno tenuto in angoscia per ben due ore anche Fano. Erano circa le 20 quando, improvvisamente, una coltre di polvere e di sabbia ha ricoperto la città spingendo paurosamente tutti gli abitanti nelle proprie case.
Solo ieri mattina ci si è potuto rendere conto dei danni subiti in quei 120 minuti di uragano. Tutte le strade erano ancora coperte di frammenti di tegole e di vetri che erano stati sbattuti dal vento in tutte le direzioni. Le strade comunali, provinciali e statali erano ricoperte di alberi e di rami che faticosamente i vigili del fuoco, gli agenti della Polstrada, del commissariato e dei carabinieri avevano cercato, sin dalla notte scorsa, di togliere dalle carreggiate per rendere libero il transito. In via Battisti, una grossa gru, divelta e accartocciata dalla violenza del vento, si è abbattuta sulle abitazioni n.13 e 15 sfondandone i tetti e facendone fuggire terrorizzati gli inquilini.
Ed ancora all'Istituto Cante di Montevecchio dove sono ricoverati decine di bambini, cadeva, rovinando sulla strada, una parte del cornicione del tetto. La zona mare, poi, presentava un aspetto desolante. Decine e decine di persone camminavano senza sosta fra i rottami dei capanni, degli ombrelloni, delle piccole barche ormeggiate a riva guardando disperatamente verso l'orizzonte in attesa di veder spuntare i quattro pescherecci che non avevano fatto ancora ritorno.
Per tutta la notte, marinai, donne e bambini, piangenti erano rimasti sui moli di ponente attendendo con trepidazione il ritorno dei congiunti. Così tutti sono stati testimoni della tragedia di una motobarca che, per ben due ore, ha tentato, distante appena cento metri dai fari, di portarsi in salvo. Ma la violenza delle acque ha avuto la meglio e la barca in poco tempo è sparita. Così trovava la morte il giovane Riccardo Perugini di 33 anni, che disperso con il proprio mezzo, è stato ritrovato ieri mattina sulla spiaggia di Marotta. Miglior sorte toccava all'altro componente dell'equipaggio che, aggrappato ad una grossa tavola veniva ripescato da alcuni soccorritori.
Verso le dieci di ieri mattina tre grossi barconi hanno fortunatamente fatto ritorno grazie alla perizia dei loro equipaggi, che con abili manovre, riuscivano a rimanere quasi immobili sulle acque tumultuose. Le famiglie dei marinai dispersi, sembra siano cinque, erano già in viaggio lungo tutto il litorale nella speranza di avere notizie dei propri cari. Nel pomeriggio un elicottero si è affiancato all'opera degli agenti delle diverse Armi per ricercare i dispersi. Ultimo danno della giornata lo ha subito un autofurgone targato PS 25999 il quale è completamente sprofondato insieme ad un tratto di strada accanto all'edificio delle Poste.
A mezzogiorno è stato convocato alla sede municipale il consiglio comunale in seduta straordinaria per discutere sui provvedimenti da adottare.
Cronaca di Ancona
Ovunque devastazione
Bandiere a mezz'asta ieri sui motopescherecci raccolti nella darsena del Mandracchio: il nubifragio dell'altra notte ha procurato la più grave tragedia che la memoria anconitana ricordi. Cinque uomini mancavano all'appello: VINCENZO CAPOCASA da Pedaso, CARLO LUCIANI da Civitanova Marche, e ANGELO GIBALDI (imbarcati sul motopeschereccio "Betta Splendes" degli armatori anconitati Antonio Recchi, capobarca, e Mario Burini); GIAMBATTISTA PALMIEI da Porto Empedocle e PIETRO PIERLUIGI da Martinsicuro imbarcati sul peschereccio "Antonio Vincenzo" degli armatori anconitani Giancarlo e Leandro Micucci.
I due natanti tentando di entrare in porto sotto l'imperversare dell'uragano, quando sono stati presi in mezzo ad un contrasto di venti e di marosi per cui si sono inabissati. Ognuno di essi aveva sei uomini di equipaggio, e sul totale di dodici soltanto sette se ne sono salvati dopo lunghe ore di lotta con il mare tempestoso. Giancarlo Micucci, il capobarca dell'"Antonio Vincenzo" è rimasto in balia dei flutti per cinque ore, afferrato ad un relitto alla deriva, finchè è stato salvato da un rimorchiatore.
Ondata
Un altro capobarca Stelvio Bragalia (Bragagna??!!), del motopeschereccio fanese "Alluminio", che cercava scampo nel porto di Ancona, è stato spazzato da una gigantesca ondata, e dopo alcune ore è stato ripescato dai mezzi di soccorso; si trova ricoverato all'ospedale civile per sindrome di assideramento.
Purtroppo per i cinque considerati ufficialmente "dispersi", le speranze si riducono con il passare delle ore. Un elicottero della Guardia di Finanza giunto appositamente da Pescara ha perlustrato a lungo la zona di mare antistante il litorale anconitano. Per fortuna, le apprensioni che si nutrivano l'altra notte per la sorte degli equipaggi senigalliesi sono terminate all'alba, quando si è accertato che due pescherecci - il "Rosa d'Oriente" e il "Nuova Adria" erano riusciti a riparare nel porto di Ancona, e altri due si erano arenati sul litorale e i rispettivi equipaggi erano riusciti a guadagnare la riva. Si tratta del "Marina", incagliato a Marzocca, e il "Giovanni delle Bande Nere" finito sull'arenile di Marotta.
Abbiamo riportato ieri in prima pagina le prime frammentarie notizie riguardanti il naufragio del Piroscafo "Sunrise" di bandiera panamense: dopo la mezzanotte si nutrivano ancora apprensioni per la sorte dei dieci uomini di equipaggio che si trovavano a bordo della nave al sopraggiungere dell'uragano (altri dodici erano a terra). La nave affondando, si era incagliata sulla scogliera del molo frangiflutti Nord in modo che le sovrastrutture più alte emergevano, pur spazzate continuamente dai marosi.
I dieci uomini che erano a bordo si sono rifugiati nella cabina di comando, e dal molo i vigili del fuoco hanno lanciato loro un cavo con il "lanciasagole". Servendosi di questo mezzo uno dei marittimi, poco dopo le ore 24, ha tentato di raggiungere il molo, ma a sei o sette metri dalla riva - stremato dallo sforzo - rischiava di annegare. In suo soccorso si è tuffato il vigile del fuoco Giorgio Verzolini, che è riuscito a trarlo in salvo coadiuvato dal palombaro Tonnarelli.
Violenza
Gli altri nove naufraghi, visto che la violenza del nubifragio andava placandosi, e in considerazione dei rischi corsi dal loro compagno, hanno preferito rimanere sul relitto, finché alle 5 di ieri mattina sono riusciti a calare in mare uno zatterone sul quale hanno raggiunto il molo.
Tutti e nove sono stati trasportati con autolettighe negli ospedali cittadini, dato che erano mezzo assiderati e contusi. Nei nosocomi erano stati portati durante la notte anche altri quattro membri dell'equipaggio, fra cui il primo ufficiale di macchina, che a bordo di una scialuppa avevano tentato di raggiungere la nave mentre andava alla deriva. La tempesta aveva capovolto la barca e in aiuto del gruppetto di pericolanti erano accorsi i rimorchiatori del porto. Complessivamente, fra i naufraghi del "Sunrise" e quelli dei pescherecci, ventidue marittimi hanno dovuto ricorrere all'assistenza medica nei nosocomi cittadini: per fortuna la maggior parte di essi hanno potuto essere dimessi nella mattinata di ieri.
Anche tra i soccorritori - vigili del fuoco, marinai, guardie di P.S. e carabinieri, piloti e ormeggiatori del porto - si sono avuti diversi feriti e contusi nell'adempimento del dovere di solidarietà umana svolto con encomiabile abnegazione e ammirevole coraggio sotto l'imperversare degli elementi.
Da: "Il Resto del Carlino", 10 giugno 1964
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DOPO LA TRAGICA FINE DEL GIOVANE PERUGINI, FANO: TRE MARINAI DISPERSI
Elicotteri ed idrosoccorsi ricercano i due natanti che non hanno fatto ritorno - Un "relitto" avvistato a un miglio da terra: forse si tratta del "Boro"
Tutta la marineria e la popolazione di Fano stanno vivendo ore d'angoscia nell'attesa, sempre più disperata, di notizie sulla sorte dei due motopescherecci "Emanuela Antonella" e "Boro" e dei rispettivi equipaggi colti in mare aperto dal terribile uragano dell'altra notte. Come già ripotato ieri, sulla spiaggia di Marotta è stato ritrovato il cadavere del 33enne Riccardo Perugini che si trovava a bordo del "Boro".
Nella ricerca dei due natanti sono impiegati due elicotteri, uno dei vigili del fuoco di Modena ed uno della Guardia di Finanza di Pescara. Durante le perlustrazioni sul mare, gli elicotteri hanno individuato un relitto che si presume sia quello del "Boro" relitto che si trova ad un miglio da terra nella direttrice del Ponte Metauro.
Nel pomeriggio di ieri sono giunti da Bologna sommozzatori che, con due "idrosoccorsi" militari, saranno portati sul posto per verificare il relitto. Si teme che l'altro membro dell'equipaggio del "Boro", Lido Ricci di 39 anni, sia rimasto prigioniero nell'interno dello scafo, ora semidistrutto ed in balia delle onde.
Dell'"Emanuela Antonella" e del suo equipaggio, formato da Aldo Valentini di 42 anni e dal motorista romano Cesare Tonti di 29 anni, non si ha ancora nessuna notizia. Gli elicotteri e gli "idrosoccorsi" continuano intanto le ricerche, mentre la speranza di ritrovare in vita i tre sventurati marinai si riduce di ora in ora ad un lumicino che va inesorabilmente spegnendosi.
Ieri sera frattanto, tra la commozione di tutta Fano, si sono svolti i funerali del Perugini, cui hanno partecipato tutte le Autorità cittadine.
Intanto con l'angoscia nel cuore per mancanza di notizie sui tre dispersi e per le devastazioni subite, la città sta riprendendo il suo volto normale. Le strade sono state rapidamente pulite; al mare, tutti i rottami dei capanni, delle barche e dei mosconi sono stati rimossi ed accatastati in un piazzale in attesa di essere portati via perchè ormai inutilizzabili. Il Consiglio Comunale, riunito d'urgenza, ha già deciso un primo stanziamento di fondi necessari per gli iniziali aiuti in attesa dei provvedimenti governativi.
Nell'operazione di dragaggio del canale Albani, il vice-brigadiere Walter Santacci di 35 anni, mentre con altri compagni di squadra era intento alla rimozione di alcuni tronchi che ostruivano il canale, veniva colpito da uno di questi che lo feriva gravemente. Il Santacci ha riportato nell'incidente ferite e sospette fratture multiple alla gamba sinistra. Guarirà in circa tre mesi.
PARLANO GLI SCAMPATI ALLA MORTE
Dopo il naufragio e ore di lotta tra i flutti, i marinai sono corsi alle loro abitazioni: le donne però erano convenute sulle banchine in trepidante attesa.
L'altra notte, quando ancora l'uragano abbattutosi con la nota violenza sulle nostre zone stava infuriando al massimo della sua potenza, ci siamo recati al porto per cercare di sapere se qualche peschereccio era stato colto dalla tempesta in mare aperto.
In Capitaneria purtroppo i nostri timori erano presto confermati: diverse barche infatti mancavano all'appello.
Ben sette natanti non erano ancora rientrati.
Mentre eravamo ancora in Capitaneria un improvviso vociare e un rianimarsi di animi ci avvertiva che stava felicemente entrando in porto il "Noemi": erano le 23,05. Una volta recatici sulla banchina, per seguire meglio le difficilissime e pericolose operazioni d'attracco, ci è sembrato letteralmente di rivivere dal vero certe scene descritte in libri o in films.
Ma quello che più ci colpiva erano i parenti e i familiari dei pescatori ancora al largo che, incuranti del vento e dell'acqua, erano lì sul molo di fronte alla Capitaneria, immobili nella loro paura, nella loro ansia, a scrutare con occhio esperto il mare, nero e ululante.
Più tardi alle 0,15 rientrava anche l'"Evelina" mentre intanto erano giunte notizie sull'arenamento del "San Paolo", dell'"Anna Madre" e del "Rosanna". L'unico peschereccio che mancava, dopo che alle 1,45 anche il "Fratello Vincenzo" riusciva a guadagnare le banchine, era l'"Anna Meris" che poi sapremo affondata in drammatiche circostanze. Anche i due uomini di questa ultima imbarcazione però si erano miracolosamente salvati dopo incredibili peripezie; peripezie che non potevamo non farci raccontare dagli stessi sfortunati (e fortunati al tempo stesso) protagonisti.
Il capobarca dell'"Anna Meris", Aurelio Merti, che siamo andati a trovare nella sua abitazione mentre cercava di rimettersi dal pauroso "choc", ci ha detto: "Ci siamo accorti di quel che sarebbe successo soltanto un quarto d'ora prima che si scatenasse l'uragano. Abbiamo quindi avuto appena il tempo di tirare su le reti e di riprendere la via del ritorno che si è scatenato l'inferno. Una "roba" mai vista! Ben presto la barca ha cominciato a riempirsi d'acqua e mentre uno era al timone l'altro era alla pompa. Ho subito capito che finchè durava quel tempo non ce l'avremmo fatta a rientrare in porto. Ad un certo punto poi la visibilità si è ridotta a due o tre metri e allora ci siamo messi col vento in poppa raccomandandoci al Signore. Verso le dieci infine, una ondata indescrivibile ha rovesciato la barca: eravamo io e l'altro compagno di equipaggio, tre miglia al largo di Pesaro. Da prima mi sono aggrappato alla fiancata del peschereccio e ho chiamato l'altro uomo, Paolo Testalunga, che rabbrividendo ho visto attaccato al timone a pochi centimetri dall'elica che girava ancora vorticosamente. Un movimento falso e sarebbe stato sfracellato senza scampo. Poi l'"Anna" è affondata e fortunatamente ci siamo aggrappati ad un cassone frigorifero. Due volte ci è sfuggita la presa e in entrambe le circostanze disperavo di riconquistarla: in certi momenti credevo proprio di dover morire. Dopo quattro ore e mezza interminabili di quel mare siamo infine riusciti con un po' di fortuna a salire sugli scogli bianchi a nord di Fano senza essere sfracellati dalle onde. Una volta a terra, sfiniti ma salvi, ci siamo recati verso la prima casa, abbiamo bussato chiedendo almeno una coperta ma non ci hanno voluto aprire. Lo stesso è accaduto in altre due abitazioni finchè un camionista di Bologna ci ha fatti salire e ci ha accompagnati fino a casa".
Qui finisce il semplice ed incredibile racconto di un uomo che ha lottato per ore ed ore contro la morte e che si è ritrovato in quel letto familiare su cui egli stesso disperava ormai di poter più riposare.
Rivolgendoci alla moglie, anch'essa sfinita e con la paura ancora dipinta in viso le abbiamo chiesto: "E lei signora?".
"Me stanott a giva a candel e acet!". Candele davanti all'immagine della Madonna e aceto contro i continui svenimenti.
Un altro marinaio scampato miracolosamente al peggio è stato il 34enne Argeo Cardelli che insieme al cognato Osvaldo Gattoni si è arenato con il "San Paolo" a piazza d'armi.
Da: "Il Resto del Carlino", 11 giugno 1964
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CONTINUANO AL LARGO DELLA NOSTRA COSTA LE RICERCHE DEI TRE DISPERSI
Le speranze ormai nulle - Si riordinano le attrezzature balneari lungo tutta la riviera pesarese
Sfortunatamente le tristi previsioni di ieri, a proposito della speranza di trovare ancora in vita i tre marinai fanesi dispersi in mare, con il passare delle ore stanno diventando una incredibile, dolorosa realtà. A tre giorni dallo spaventoso fortunale, mentre le spiagge devastate stanno riprendendo il loro aspetto "sorridente", la marineria e la popolazione di Fano stanno vivendo ore di trepida ansia. In questi casi la speranza giunge fino all'impossibile, superando ogni logica per fermarsi solo di fronte alla schiacciante realtà. Anche per gente che sul mare è cresciuta e si è invecchiata, è difficile credere che il loro grande, terribile e imprevedibile "amico" possa avergli rapito il figlio, il fratello, lo sposo, il compagno più caro.
Intanto le ricerche proseguono. Più volte i due "idrosoccorsi" militari hanno tentato di avvicinare il relitto, che ormai è certo sia il "Boro", per dar modo ai sommozzatori di perlustrare la carcassa squassata dalle onde dove si suppone sia imprigionato il cadavere di Lido Ricci. Il mare agitato e torbido ne impedisce ogni efficace ricerca. Al compagno di bordo Riccardo Perugini, con una immane tristezza, i fanesi hanno già dato degna sepoltura.
Dell'"Emanuela Antonella" nonostante tutte le ricerche in mare aperto sulle coste e su tutti i porti dell'Adriatico, ancora nessuna notizia. Si dispera di trovare ancora in vita i due membri dell'equipaggio Aldo Valentini di 42 anni e Cesare Tonti di 29 ed equivarrebbe mentire a noi stessi. Guardie di Finanza, di P.S., e carabinieri ispezionano continuamente una ampissima zona del litorale marchigiano e romagnolo per vedere se il mare riconsegna alla terra qualche indizio o forse un freddo cadavere.
Frattanto l'opera di ricostruzione e di restauro continua in maniera febbrile su tutto il litorale pesarese da Gabicce al capoluogo, a Fano, a Marotta. Dovunque bagnini ed altro personale di spiaggia stanno rimettendo in piedi capanni ed attrezzature balneari. Anche i villeggianti sono tornati al loro dolce ozio in riva al mare, ridiventato calmo e tranquillo come sempre.
A Pesaro risulta che presso alcuni mobilieri della città sono stati ordinati ben duecento capanni per un valore di circa ventiquattro milioni. Di questi un centinaio saranno pronti fra circa sei giorni mentre i rimanenti tra poco meno di due settimane. L'Azienda di Soggiorno ha ordinato poi presso una ditta di Bologna cinquecento ombrelloni ed altrettante sdraie. Dei primi ce ne sono arrivati 174, mentre delle seconde 150; i rimanenti giungeranno tra pochi giorni.
Da: "Il Resto del Carlino", 12 giugno 1964
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E' AFFONDATO A DODICI MIGLIA DAL PORTO CANALE DI FANO LOCALIZZATO L'ALTRO PESCHERECCIO
Giace a venti metri di profondità - Continuano le ricerche per individuare i corpi dei marinai dispersi - Provvidenze governative
Per rendersi personalmente conto dei danni subiti a causa del recente nubifragio dalla marineria fanese e per riferire al ministero della Marina mercantile è giunto ieri in visita a Fano il dott. Salvatore Spina, funzionario ministeriale; lo accompagnavano il ten. col. di Porto, Eusebio Vigino e il comandante del Porto di Fano, Salvatore Aguanno.
Presa visione dei danni il funzionario ha telefonato a Roma ottenendo da parte del ministero della Marina mercantile delle precise assicurazioni circa la elargizione di cospicui sussidi (a titolo di primo intervento) per le quattro famiglie dei marinai scomparsi. E' stata anche assicurata la possibilità di interventi a favore di tutti coloro che hanno subito danni alle imbarcazioni. Risulta infatti, per quanto le statistiche non siano ancora ufficiali, che i motopescherecci gravemente danneggiati sono due, quelli danneggiati lievemente cinque, e che numerosi altri hanno subito la perdita delle attrezzature per la pesca.
Saranno anche esaminate le particolari situazioni delle famiglie dei marinai più colpiti per ulteriori possibilità di aiuto, specialmente agli orfani dei caduti. Le famiglie di questi riceveranno intanto sussidi ed assistenza dagli enti locali, dalla Prefettura, dalla marineria e da privati cittadini.
In merito alla ricerca dei due motopescherecci scomparsi è stato sicuramente accertato l'affondamento del "Boro" ed è data come probabile la individuazione dello scafo sommerso della "Emanuela Antonella", a dodici miglia dal porto Canale di Fano, ad una profondità di venti metri.
Tre sommozzatori dei vigili del fuoco di Bologna operano infatti a largo a mezzo dei motopescherecci "Primo Giorgi" e "Ferruccio Ferrucci" ed altri. Anche le ricerche degli scomparsi continuano, via terra, da parte delle forze dell'ordine, e, via mare, da parte della marineria locale e con unità militari messe a disposizione dal Dipartimento di Ancona. Ci risulta che le ricerche proseguiranno e che in caso di bisogno il Dipartimento marittimo di Ancona invierà anche dei sommozzatori della marina militare.
Da: "Il Resto del Carlino", 13 giugno 1964
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A SENIGALLIA E A FANO IDENTIFICATE ALTRE DUE SALME
La prima è di Lido Ricci imbarcato sul "Boro", l'altra è di un cameriere di Cattolica trascinato in mare da un'ondata
Lentamente il mare rabbonito restituisce le sue vittime. Dopo cinque giorni di tenace speranza anche l'ultimo tenuissimo filo di speranza si è spezzato: i tre dispersi si possono dichiarare senz'altro morti. Le ricerche dei sommozzatori nei relitti del "Boro" e dell'"Emanuela Antonella" non hanno dato alcun risultato ma sulla spiaggia di Senigallia è approdata la salma di Lido Ricci, già imbarcato sul "Boro"
Quelli di cui ancora non si hanno notizie sono i due uomini dell'Emanuela Antonella, Aldo Valentini di quarantadue anni e Cesare Tonti di ventinove anni. Nella serata di ieri un altro cadavere è stato trovato a Fano vicino alla foce del fiume Metauro.
Si tratta di quello del sedicenne Ferdinando Cermaria da Cattolica. Il giovane lavorava come cameriere in un bar sito proprio nel Pontile del Porto di Cattolica. La sera dell'8 era stato sorpreso dal temporale nell'interno del bar insieme ad altre tre persone. Poco dopo le prime raffiche di vento il bagnino di salvataggio Giuseppe Santoni, sapendo delle quattro persone rinchiuse ed in pericolo nel bar, fra il vento e le onde che scavalcavano il molo si era recato ad incoraggiare i "prigionieri" assicurando che sarebbe immediatamente tornato con una corda per trarli a salvamento. Il Cermaria però, terrorizzato, si gettava al collo del Santoni, ma in quel momento un'ondata smisurata si abbatteva sul molo trascinando via il giovane cameriere.
Al momento del ritrovamento il giovane portava ancora addosso gli abiti da cameriere. Le ricerche in mare da parte delle motobarche e dei mezzi militari e lungo tutto il litorale della nostra provincia proseguono nella speranza di una qualche notizia dei due dispersi.
Frattanto siamo informati che il presidente della Camera dei deputati ha fatto pervenire al prefetto della provincia il seguente messaggio: "Pregola rendersi interprete presso famiglie vittime naufragio abbattutosi lungo la costa Adriatica sentimenti vivo cordoglio esprimendo popolazione così duramente provata solidarietà assemblea e mia personale.
Da: "Il Resto del Carlino", 14 giugno 1964
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SVOLTI I FUNERALI DELLA VITTIMA DELL'URAGANO
Mentre continuano, in mare aperto e lungo il litorale, le ricerche dei due marinai fanesi, Cesare Tonti e Aldo Valentini, scomparsi la tragica notte dell'8 giugno, assieme al motopesca "Emanuela Antonella", si sono svolti, a Fano, i funerali di Lido Ricci già imbarcato sul "Boro", e ritrovato cadavere, sabato sera, nella spiaggia di Senigallia.
Il mesto corteo è partito dalla chiesa di San Giuseppe al porto verso il Cimitero di Fano; vi hanno partecipato oltre ai familiari e agli amici della vittima, il vice prefetto di Pesaro, dott. Costantino, il presidente dell'Amministrazione provinciale Giuliani, il sindaco di Fano Guido Fabbri e il capitano dei carabinieri di Pesaro.
Da: "Il Resto del Carlino", 16 giugno 1964
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A FANO SOTTOSCRIZIONE PER LE FAMIGLIE COLPITE DAL NAUFRAGIO
Il sindaco di Fano, Fabbri, ha rivolto alla cittadinanza un nobile appello, affinché contribuisca generosamente alla sottoscrizione per le famiglie delle vittime del nubifragio.
L'Amministrazione comunale confida nello spirito di umana e fraterna solidarietà di tutti i cittadini per venire in aiuto di quattro famiglie che hanno a carico complessivamente nove bambini orfani.
Da: "Il Resto del Carlino", 19 giugno 1964
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A UNDICI GIORNI DALL'URAGANO RIPESCATA UN'ALTRA SALMA
E' quella di un marinaio dell'equipaggio dell'"Emanuela Antonella"
Dopo il ritrovamento di due degli uomini dell'equipaggio del motopeschereccio "Boro" facenti parte della marineria fanese, scomparsi durante l'imperversare dell'uragano della scorsa settimana la salma di una terza vittima è apparsa ieri alla superficie a quattro miglia al largo di Senigallia. Si tratta di uno degli altri due dispersi che si trovavano a bordo dell'"Emanuela Antonella", il ventinovenne Cesare Tonti, naufragato nella tragica notte dell'8 giugno.
Il ritrovamento è stato effettuato dall'equipaggio del peschereccio "Rosa dei venti" del dipartimento di Ancona. Il natante si trovava al largo quando verso le 14,30 alcuni uomini si accorgevano che il cadavere di un uomo galleggiava.
Provvedevano a trarlo a bordo ed invertivano la rotta alla volta di Fano convinti appunto che si trattasse di uno dei due marinai dell'"Antonella". Arrivati in porto depositavano la salma sulla banchina, che era messa a disposizione delle autorità per gli accertamenti di legge. I familiari dei due marinai dispersi erano convocati e il cadavere veniva riconosciuto per quello del Tonti.
Comprensibili le scene di disperazione verificatisi dinanzi alla salma. I familiari infatti, per quanto le loro speranze fossero legate ad un esile filo, avevano continuato a vivere nella illusione che il loro caro potesse ritornare vivo dalla terribile avventura.
Da: "Il Resto del Carlino", 20 giugno 1964
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 08.06.1964
Ultima modifica: 08.05.2005
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