Beni ambientali
Il Fiume Metauro nel basso e medio corso sino alla confluenza col Candigliano
Il F. Metauro dalla foce alla confluenza col Candigliano
La zona considerata, lunga 30 km, comprende tutto il basso corso e una parte del medio corso del Metauro (sino alla confluenza col Candigliano, a valle della Gola del Furlo).
Nella bassa valle le temperature medie annuali si aggirano attorno a 13°-14° e le precipitazioni medie annuali tra 755 mm e 880 mm. Nella media valle le temperature medie annuali si aggirano tra 12° e 13° e le precipitazioni medie annuali tra 860 e 1000 mm. Tali dati derivano dalle stazioni di rilevamento termopluviometriche, entro la zona di studio o prossime ad essa, di Fano (m 14 s.l.m.), Bargni (m 273 s.l.m.) e Urbino (m 451 s.l.m.) e si riferiscono al periodo 1960 -1981 (URBINATI 2000, fonte: Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici). Il tipo climatico derivante da questi rilevamenti è stato indicato da BEDOSTI (1979) come subcontinentale per Fano e Barchi e di transizione (subcontinentale-sublitoraneo) per Urbino, entrambi appartenenti alla classe C del Köppen (clima temperato con mese più freddo superiore a +3° e inferiore a +18°). Il fitoclima, come da definizione di BIONDI et al. (1995) è ascrivibile al piano bioclimatico collinare o mesotemperato, appartenente al bioclima temperato.
A partire dalla confluenza col Candigliano presso Calmazzo e andando verso valle, la piana alluvionale del Metauro presenta una quota di 130-100 m s.l.m. sino all'abitato di Fossombrone ed è affiancata dai rilievi montuosi della Cesana sulla sinistra e del M. Raggio sulla destra. L’ampiezza della piana, formata da sedimenti ghiaiosi e sabbioso-limosi depositatisi nell’ultimo periodo glaciale del Pleistocene, si aggira attorno a 0,5 - 1 km. Nel tratto tra i Monti della Cesana e il M. Raggio il Metauro ha inciso profondamente le rocce calcaree della Maiolica (Cretaceo inferiore), formando la Forra di S. Lazzaro.
A valle di Fossombrone questa piana alluvionale (corrispondente al cosiddetto terrazzo fluviale del 3° ordine) diventa progressivamente più ampia: circa 3 km a Ponte degli Alberi e a Calcinelli, 4 km a Carrara e 5 km a Rosciano. Dopo la strettoia della Cesana - M. Raggio, inizia a comparire anche una piana alluvionale più stretta e a quota inferiore rispetto alla precedente, formatasi in epoca postglaciale nella seconda metà dell’Olocene (corrispondente al cosiddetto terrazzo fluviale del 4° ordine). Le scarpate tra la piana "glaciale" e quella "postglaciale" presentano un’altezza massima di 25-30 m nella zona di Ghilardino, di Pian di Rose e del Rio Vergineto - Fosso Scaricalasino, mentre diventano progressivamente più basse avvicinandosi alla foce (non più di 5-6 m in riva sinistra). Qua e là lungo la valle, accostati ai rilievi laterali, compaiono tratti di terrazzi con deposito riferibili a cicli precedenti l'ultimo glaciale (T1a, T1b e T2, del Pleistocene medio), posti ad altezze superiori rispetto alla piana "glaciale".
Il fiume forma alcuni meandri nel tratto più a monte, i principali dei quali sono nella zona di Molino Nuovo e tra Tavernelle e S. Liberio. Resti di meandri abbandonati si trovano al Mulino della Sacca (Serrungarina) e alle Portelle (Fano).
Le Ripe di Ferriano e di S. Angelo in Ferriano, situate in riva destra da 9 a 6 km dalla foce, si sono originate per fenomeni erosivi legati allo spostamento di un’ansa del Metauro in epoca postglaciale.
Il territorio in esame presenta per la maggior parte campi coltivati, con siepi, arbusteti e limitati lembi boschivi (querceti di Roverella). Lungo il corso del Metauro e dei suoi affluenti cresce il bosco ripariale igrofilo, con pioppete e saliceti; al bordo dei corsi d'acqua, degli stagni e dei laghetti di escavazione si trova una vegetazione erbacea idrofila e igrofila. Vi sono presenti due aree entrambe riconosciute come SIC e ZPS, rispettivamente in base alla Direttiva Habitat 92/43/CEE e Direttiva “Uccelli" 79/409/CEE, denominate “Tavernelle sul Metauro” e “Fiume Metauro da Piano di Zucca alla foce”.
Tutta la pianura è notevolmente antropizzata, con notevole aumento dal 1960 ad oggi delle zone urbanizzate e delle zone industriali. Oltre al paese di Fossombrone, sorgono lungo la Via Flaminia tutta una serie di frazioni. La valle è percorsa in senso longitudinale anche dalla Superstrada E 78 Grosseto-Fano.
L’alveo del Metauro
L’alveo è la parte di fiume più bassa e soggetta a fenomeni erosivi e di sedimentazione; rimane emerso in periodi di magra e percorso dall’acqua durante le piene anche modeste. Può essere ghiaioso o sabbioso-limoso, oppure privo di sedimenti dove l’erosione ha messo allo scoperto le argille, le marne e le arenarie del Miocene superiore o del Pliocene. Nei meandri prevale l’erosione in corrispondenza della sponda esterna e la sedimentazione in quella interna. A volte l’acqua anche in periodo di magra giunge sino alle scarpate d’erosione createsi lungo la riva e manca in questi tratti la zona di alveo emerso.
Rive fluviali e ripe
Le rive sono in genere separate dall’alveo da una piccola scarpata di erosione (un metro o poco più) e poste ad altezza un pò maggiore. L’erosione delle rive è più attiva al margine esterno dei meandri. Spesso tra l’alveo e la riva si trova un canale con acqua ferma o corrente oppure una depressione umida. In alcuni tratti, oltre alla riva che si allaga durante le piene di una certa consistenza (golena), si trova una fascia di riva più alta, che non viene mai raggiunta dall’acqua o solo in condizioni eccezionali. Gli argini artificiali, costruiti per separare le rive fluviali dai campi coltivati circostanti e prevenire gli allagamenti, sono più estesi nel tratto terminale del Metauro.
Le ripe hanno forma di alte scarpate dirupate verso il fiume, ripide sino a possedere un profilo subverticale, prodotte da fenomeni erosivi più o meno recenti che hanno agito sulla pianura alluvionale dell’ultimo glaciale o su fianchi collinari. Le principali sono situate in riva destra, nella zona di Pian di Rose e nel tratto Solfatara - Fosso Scaricalasino, dove è stata intaccata la piana alluvionale; alla loro base si trovano arenarie del Messiniano Medio (Miocene Superiore) e alla sommità sedimenti ghiaiosi e sabbiosi. In Comune di Fano si trovano le Ripe di Ferriano (o Costa delle Balze, a 8-9 km dalla foce) e di S. Angelo (a 6 km dalla foce), con erosione di tipo calanchivo sui terreni marnoso-arenacei pliocenici di rilievi collinari alti 100-150 m.
Alle volte l’alveo emerso giunge ai piedi di queste ripe e mancano le rive, altre volte il fiume batte direttamente sotto le ripe e manca anche la fascia di alveo emerso.
Luciano Poggiani
Le cave di ghiaia aperte lungo il F. Metauro hanno rappresentato spesso una fonte di dati per la geomorfologia del territorio.
Come si può vedere nella foto allegata (la n. 28), questo fronte di cava in riva destra presso la Palazzina (Sant’Ippolito) ha messo allo scoperto le ghiaie alluvionali del Pleistocene superiore (visibili nella parte inferiore e media della scarpata) ricoperte da sedimenti fini, alluvionali e (in parte, forse) colluviali contenenti suoli sepolti (strati di colore scuro). Il contatto netto tra le ghiaie e il materiale fine sovrastante indica o una blanda erosione che separa le due fasi o un cambiamento brusco della sedimentazione. La parte inferiore dei sedimenti fini di colore grigio-bluastro-chiaro, fin poco sopra il paleosuolo di maggior spessore, è interpretabile come deposito di conoide alluvionale (le conoidi costituite da materiali granulometricamente fini hanno la prerogativa di essere molto ampie, ma schiacciate e di esiguo spessore). ll materiale sovrastante, caratterizzato da toni verdastri, può invece rappresentare o la parte superiore della conoide, caratterizzata da una deposizione rallentata e intervallata da episodi pedogenetici, oppure un deposito colluviale successivo, molto esteso verso l'asse vallivo e che ricopriva la conoide fino alle sue parti medio-distali.
Daniele Savelli
Il Fiume Metauro in Comune di Fano: aspetti naturali, degradazioni e salvaguardia
Il tratto di Metauro considerato, dalla foce al confine del Comune di Fano, è lungo circa 10 km, con una larghezza tra i due argini di 150 - 300 m, maggiore nella parte terminale.
La foce è parzialmente sbarrata da un cordone di ghiaia che si oppone al deflusso del fiume, detto "barra di foce", più rilevante nei periodi di magra.
Nel letto del fiume i vasti sedimenti ghiaiosi di un tempo sono stati in gran parte asportati dalle cave nei decenni passati, per cui in certi tratti affiorano le sottostanti argille plioceniche di origine marina.
Presso la riva destra si estende una serie di colline di 100 - 150 m di quota, che comprendono due interessanti ripe marnoso-argillose con intercalazioni arenacee, di epoca pliocenica, dirupate verso il Metauro: la Ripa di S. Angelo e le Ripe di Ferriano (o Costa delle Balze), distanti rispettivamente 6,5 e 7-9 km dalla foce.
Sulla riva sinistra, a 200 - 400 m dall'argine fluviale, si osserva una caratteristica scarpata, posta tra i depositi alluvionali ghiaiosi ed in minor misura sabbiosi e argillosi del terrazzo fluviale T3 (Pleistocene superiore) che forma gran parte della valle del Metauro, su cui si estende anche la città di Fano, e quelli più bassi di alcuni metri e più recenti (Olocene) che delimitano il fiume.
In quest'ultima zona si trova anche una serie di laghetti e stagni formatisi a seguito dell'escavazione della ghiaia, importanti per la sosta e la nidificazione dell'avifauna acquatica.
A 9,5 km dalla foce, in località "La Chiusa", inizia il Vallato del Porto (o Canale Albani), che conduce l'acqua alla centrale idroelettrica della Liscia e al porto-canale di Fano.
Le rive alberate, pur sottoposte a degradazioni, sono ancora in certi tratti fitte e suggestive: l'albero più comune è il Pioppo nero, seguito dal Salice bianco e in misura minore dal Pioppo bianco e dall'Ontano nero. Nei punti meno alterati crescono varie specie di salici arbustivi, Biancospino, Sanguinello, Ligustro, Berretta da prete e Prugnolo.
In questi ambienti fluviali e nei vicini laghi e stagni di escavazione, si possono osservare numerosi uccelli acquatici: limicoli come il Combattente, il Piro-piro piccolo, il Corriere piccolo, il Gambecchio, il Piovanello e la Pantana; abitatori dei canneti, come la Gallinella d'acqua, la Folaga, il Porciglione, il Tarabusino, il Cannareccione, la Cannaiola e il Forapaglie; specie appariscenti come il Martin pescatore, la Garzetta, l'Airone cenerino, l'Airone rosso, il Mestolone e vari anatidi. A volte si soffermano specie piuttosto rare nella nostra zona o in tutta Italia, come il Tarabuso, il Mignattaio, il Falco pescatore, la Spatola, l'Avocetta e il Cavaliere d'Italia, quest'ultimo anche sporadicamente nidificante. Negli ambienti acquatici vivono tra i pesci la Carpa, l'Anguilla, il Barbo comune, il Cavedano e la Lasca, tra gli anfibi il Rospo comune, il Rospo smeraldino, la Raganella, la Rana verde, il Tritone crestato e il Tritone punteggiato. Nelle rive erbose e nei campi circostanti sono presenti tra i rettili il Ramarro, la Lucertola campestre e il Biacco; tra i mammiferi la Volpe, il Tasso, l'Istrice, la Donnola, la Faina, il Capriolo, il Riccio, la Talpa europea e vari micromammiferi (toporagni, topi, arvicole).
La foce con le sue immediate vicinanze è il punto che ha maggiormente sofferto di una serie di degradazioni e di una pesante antropizzazione. All'esterno degli argini sono stati realizzati, a ridosso della spiaggia, un esteso residence e un campeggio. Addirittura all'interno degli argini vi parcheggiano le automobili.
L'escavazione della ghiaia entro gli argini è ormai cessata sin dagli anni '70, ma le conseguenze sono ancora ben visibili: l'erosione regressiva e la minaccia di scalzamento dei manufatti, l'abbassamento dell'alveo con conseguente mancata ricarica delle falde idriche adiacenti, il mancato ripascimento delle spiagge per il minor apporto di sedimenti, l'aumento della velocità e della portata del fiume durante le piene. In prossimità del fiume sono situati tre frantoi, con estesi piazzali, depositi di ghiaia e aree di escavazione a fossa nei terreni circostanti.
Per qualche chilometro si succedono entro gli argini una serie di appezzamenti coltivati; per sfruttare il terreno sono stati sradicati i numerosi pioppi che prima vi crescevano, nonostante che il Testo Unico sulle opere idrauliche indichi "i dissodamenti dei terreni boscati e cespugliati laterali ai fiumi e torrenti a distanza minore di 100 m dalla linea a cui giungono le acque ordinarie" tra le opere che non si possono eseguire senza speciale permesso delle autorità.
L'abbandono dei rifiuti e l'ingresso di automobili sono per fortuna cessati da quando sono state sistemate delle sbarre agli accessi lungo gli argini. Tuttavia in qualche punto è ancora possibile entrare. Incendi, spesso dolosi, distruggono quasi ogni anno tratti di alberature lungo le rive; eguale sorte subisce la vegetazione delle vicine Ripe di Ferriano.
Le bellezze naturali del Metauro in Comune di Fano (aggiornamento al 2001) sono protette sin dal 1975 dal vincolo paesaggistico (L.1497/39), pubblicato con DPR n. 668 del 3-2-1981; la loro distruzione è punibile in base all'art.734 del codice penale. In seguito il DM 31-7-1985 ha dichiarato di "notevole interesse pubblico" tutta la bassa valle del Metauro, estendendo a questa zona il vincolo paesaggistico.
Nel PRG di Fano la zona dentro gli argini è considerata "verde pubblico di rispetto assoluto".
Le Norme Tecniche di Attuazione del PRG, derivate dall'adeguamento al PPAR delle Marche, hanno definito gli interventi ammessi e quelli vietati entro l'ambito di tutela lungo i due corsi d'acqua.
Ecco in sintesi le principali disposizioni.
- All'interno del corpo idrico è vietata qualunque trasformazione, manomissione, immissione dei reflui non depurati, salvo gli interventi volti al disinquinamento, al miglioramento della vegetazione riparia, al miglioramento del regime idraulico limitatamente alla pulizia del letto fluviale, alla manutenzione delle infrastrutture idrauliche e alla realizzazione delle opere di attraversamento sia viarie che impiantistiche. I lavori di pulizia fluviale (eliminazione di piante ed arbusti, di depositi fangosi e l'eventuale riprofilatura dell'alveo) possono essere eseguiti solo nei casi di documentata e grave ostruzione dell'alveo al deflusso delle acque e comunque senza alterare l'ambiente fluviale qualora vi siano insediate specie di animali e piante protette o di evidente valore paesaggistico.
- Nei tratti esterni alle aree urbanizzate è fissata una fascia di rispetto inedificabile di almeno 100 m a partire dall'argine, dove è ammesso solo il recupero degli edifici rurali esistenti, senza aumento di volumetria; nell'ambito della stessa fascia sono vietati il transito con mezzi motorizzati fuori delle strade, l'apertura di nuove cave e l'ampliamento di quelle esistenti, la realizzazione di depositi e di stoccaggi di materiali non agricoli.
Nel 1997 è stata istituita l'oasi faunistica "Stagno Urbani", che preclude alla caccia circa 110 ettari lungo il fiume Metauro nel tratto da 2,5 a 5 km dalla foce.
Luciano Poggiani
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 01.01.2001
Ultima modifica: 29.12.2012




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