Beni storici e artistici
Fano (Ponte Sasso): Casa vocabolo le Porte di Ferro
- Comune di Fano
- Pianura litoranea a S.E. della foce del Metauro, loc. Ponte Sasso
- Riferim. carta: 1:25.000 IGM 110 III N.E.
- Compare su IGM 1894
- Toponimo su IGM 1948: C. le Porte di Ferro (Porta di Ferro in antichi documenti)
- Attuale proprietario: Comune di Fano
STRUTTURA DELL'EDIFICIO
Edificio costituito da due corpi principali di due piani con la facciata rivolta a Sud-Est; quello di sinistra, più piccolo, ha al piano terra la cucina, quello di destra ha invece la stalla ed altri vani di servizio. Addossato al corpo principale minore vi è, sul retro, un corpo secondario utilizzato come cantina, cui se ne attacca un altro d'incerto utilizzo. Sul davanti si trova la capanna che ospita dei ricoveri per gli animali da cortile, un deposito per attrezzi ed una legnaia. Entrambi i corpi principali hanno la struttura portante in mattoni con rivestimento in intonaco bianco. La copertura è a due falde per quello maggiore e ad una sola falda per il minore; gli architravi di porte e finestre sono in mattoni sul corpo di fabbrica di sinistra, che presenta il portale d'ingresso archivoltato, sono invece in legno su quello di destra. La capanna ed i due corpi secondari hanno struttura portante sempre in mattoni, con la tipica copertura a due falde la prima e ad una falda i secondi. L'edificio attuale ha inglobato una precedente costruzione fortificata adibita a torre di avvistamento, risalente al periodo malatestiano. Di essa rimangono ben visibili la parte basamentale col caratteristico muro a scarpa (barbacane) e il primo piano; è andato invece perduto il coronamento merlato, documentato da una foto d'epoca. La casa risulta ora (1998) abbandonata, pur essendo ancora in discreto stato di conservazione. Alessandro Aguzzi NOTIZIE STORICHEA metà cammino fra il Metauro e Marotta, trovavasi sino al 1924, una torre antica, opera del 1400, detta appunto «Porta di Ferro » perché l'ingresso veniva, un tempo, serrato e gelosamente custodito da una robustissima porta rivestita esteriormente da lamine di ferro. Fu demolita nel gennaio del 1924 per le lesioni causate dal terremoto del 2 gennaio dello stesso anno.
Si crede comunemente che sia stata costruita dai Malatesta ed è facile ammetterlo in quanto che questi ressero le sorti di Fano per lungo tempo ed è per questo che veniva chiamata anche: Torre Malatestiana. Molti erano i visitatori che da Fano o da altri luoghi, spinti da curiosità, si recavano sul luogo per osservare questo ricordo storico medioevale. Cosa da ammirarsi erano i muri di fondazione che raggiungevano lo spessore di circa un metro. La costruzione, fatta di malta eccellente, era d'una solidità meravigliosa, per cui il fabbricato presentava insieme ad una unità simmetrica di disegno, una robustezza e fermezza singolare. Era formata di tre vani, l'uno sovrapposto all'altro e ciascuno di essi occupava tutta l'area della torre. La scaletta assai stretta e angusta, fatta a mattoni rozzamente disposti per taglio, l'ampiezza dei vani, il vano superiore sito all'altezza dei merli, più vasto dei sottostanti, dicono chiaramente a quale uso fosso destinata la torre, qual era quello appunto di raccogliere e contenere degli armati e frombolieri atti al maneggio delle armi e al lancio del sasso per la difesa dei raccolti e degli armenti contro ogni attacco brigantesco.
"Le torri - scrive il Parroco Scala - che in altri luoghi del littorale ho vedute, non hanno l'architettura e la sodezza di questa" (1).
La sua forma era quadrata con scarpia in fondo e muri assai erti, quali, prima dell'uso del cannone, potevano facilmente resistere al cozzo dei mangani, dei montoni o delle catapulte, nella parte superiore alla sommità, girava attorno una robusta corona di merli, i quali, allargandosi, a mo' d'imbuto, venivano a formare internamente un vano più ampio dei sottostanti. A quest'altezza e tutt'attorno ai muri interni del vano superiore girava un piccolo e stretto corridoio comunicante coll'esterno a mezzo di cinque aperture o finestre: in esso, forse, disponevansi i mezzi di difesa e riponevansi i sassi che i difensori, inosservati e protetti, avrebbero dovuto all'uopo lanciare contro chi avesse osato avvicinarsi. Davanti l'ingresso vi era un enorme macigno, e dall'alto della torre vi si precipitavano grosse pietre che battendo appunto su di esso si frantumavano lanciando sassi per ogni dove. E' bene qui ricordare che l'intera pianura che si stende dal ponte sul Metauro a Marotta, per tanti secoli e cioè fino al termine del 1700, rimase sempre incolta e disabitata, essendo adibita ad uso esclusivo di pascolo. Qui perciò convenivano per privilegio di transazione, come scrive l'arciprete Scala, i pastori di Costanzo e d'altri luoghi vicini, con numerosa greggia.
La torre era forse destinata sia per esplorare ogni sorpresa dei pirati del mare, sia anche e principalmente per incolumità delle persone e degli armenti presi di mira dalla rapacità di bande brigantesche. «Là entro racchiusi, se mancava il tempo per fuggire, a forza di sassi, difendevano la libertà e la vita »(1) (da BRANCHINI 1926).
DOCUMENTI:
(1) Manoscritto dell'Arciprete Giuseppe Scala, conservato presso l'Archivio
Parrocchiale di Caminate.
Dettaglio scheda
-
Data di redazione: 01.01.1999
Ultima modifica: 16.05.2013




Nessun documento correlato.