Carnevale, feste, tradizioni e lavoroCarnevale, feste, tradizioni e lavoro

Carnevale di Fano - Edizione 1954

Carnevale di Fano - Edizione 1956

Carnevale di Fano - Edizione 1955




Nota - Ne "Il Resto del Carlino" del 4/2/1955 compare una foto che documenta la realizzazione nell'autunno del 1954 di nuovi capannoni del Carnevale in via XII settembre, a ridosso delle mura medievali, su terreno comunale concesso in uso all'Azienda Autonoma di Soggiorno. La foto è accompagnata dalla seguente didascalia:
"I nuovi cinque "hangars" eretti sull'area dell'ex-giuoco del pallone, nell'interno dei quali vengono segretamente preparati i carri folcloristici per il prossimo Carnevale".
Questi capannoni resteranno in servizio fino al 2004, anno in cui vengono sostituiti da quelli realizzati in viale Piceno.

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Il programma dei festeggiamenti in occasione del "Carnevale dell'Adriatico"
Ecco il programma completo dei festeggiamenti che si svolgeranno in occasione del Carnevale dell'Adriatico 1955: martedì 15 febbraio al Politeama, alle ore 21, il Gruppo Stabile di Arte Drammatica «Cesare Rossi», rappresenterà la notissima «Addio Giovinezza» di Oxilia e Camasio; venerdì 18, sempre al Politeama la «Serata della Moda», rassegna di modelli presentati dalla casa di mode «Pelvar», di Bologna e spettacoli di rivista con noti artisti della RAI; domenica 20 «Giornata dello Sport»: gare di atletica leggera, di pattinaggio ecc.; lunedì 21 «Grande Festival mascherato dei bambini» e la sera, stesso giorno, il tradizionale «Veglione della Carnevalesca» con la partecipazione di gruppi mascherati; martedì 22, chiuderà il ciclo dei festeggiamenti l'atteso «Corso Mascherato» il quale oltre ai cinque grandi carri allegorici, presenterà le due mascherate a piedi «Un'orchestra di matti» e «Matrimoni per corrispondenza». I premi in palio ammontano quest'anno a 6 milioni di lire.

Da: Il Resto del Carlino del 9/2/1955

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Nelle cinque culle della Carnevalesca sta nascendo un eccezionale corteo mascherato
Non sappiamo se anche il proverbio «meglio un giorno da leone, che cent'anni da pecora» sia compreso nel «carro di proverbi» di Hermes Valentini che farà parte, diciamo così, della «pentarchia» mascherata di quest'anno. Certo è che questo proverbio si attaglia perfettamente, non solo al citato carro, ma a tutti a cinque o meglio, più specificatamente, a tutti i bizzarri, fantasiosi, impensati personaggi che compongono la «troupe» di ogni carro allegorico. Infatti quei giganti colorati e strambi, non vivranno che un giorno, un giorno appunto da «leoni»; perché in quel giorno, saranno gli incontrastati sovrani che domineranno con lo scettro dell'allegria, della giocondità, della benigna pazzia, sulle migliaia e migliaia di fedelissimi sudditi disposti a commettere per loro le stramberie più assurde, le mattate più curiose e obbedire agli ordini più bislacchi.

Ma per creare quel felice giorno di regno, una schiera di fedelissimi, di «uomini del re» è da mesi al lavoro, alle prese con i fondamentali ingredienti per dar forma, espressione ai ciclopici pupazzi ed estrinsecare così, alla fine, «il potere e la gloria» che si dissolverà, effimera, nella serata di martedì 22 corr. in mezzo al policromo sfavillio dei bengala, al ritmico frastuono delle orchestre, al rintronare dei mortaretti, al vorticoso getto dei dolciumi, ai scintillanti sprazzi dei fuochi d'artificio che, finalmente, annunzieranno gioiosamente, il decaduto dominio delle maschere. Allora il Carnevale palpiterà ancora per poco in qualche dancing, guizzerà furtivo per qualche strada e poi il confine con la Quaresima sarà definitivamente varcato.

Intanto in attesa che il gran giorno arrivi, vogliamo presentare il «prossimamente» di quello che sarà lo spettacolo carnevalesco edizione 1955. Abbiamo compiuto una incursione nei cinque «studios» della Carnevalesca e, in tutti e cinque abbiamo dovuto sgranare gli occhi per la meraviglia. La prima considerazione che ci è venuta in mente è quella che, l'edizione del Carnevale dello Adriatico 1955, oltre a darci cinque bellissimi e originali carri nonché superbi di mole — 15 metri di lunghezza e altrettanti di altezza — ci presenterà un corteo mascherato di indiscutibile classe, sia dal lato tecnico quanto artistico, perché il movimento è stato molto accentuato dagli anni scorsi e perché le singole opere sono lavorate con cura e fine senso artistico.

Abbiamo già detto, in un nostro precedente articolo, come soggetti realizzati quest'anno, costituiscano la pura essenza carnevalesca. Toto, alias Vittorio Corsaletti, non nuovo ai fasti e ai trionfi di carrista, si cimenta quest'anno con due poderose e indovinatissime costruzioni. Per il Caffè centrale il suo estro si è sbizzarrito nel carro «Alvaro piuttosto corsaro» e, spalleggiato da Sandro Capponi e Giorgio Mosconi nel carro «Miss coccodè». Il primo ricalca, burlescamente le antiche piraterie e non per niente, il carro è trasformato in galeone al comando di Alvaro (il comico Renato Rascel, in effigie si intende) animato da una ciurma che, all'ora X, non farà certo economia nel lanciare dolci... bordate contro la folla. Col secondo Corsaletti ci narra invece la piccante storiella di una miss, ma una miss insolita, niente che meno «Miss coccodè». E la vanità non è soltanto delle donne; anche le commestibilissime gallinelle hanno le loro debolezze; e allora non potevano non eleggere la più bella fra loro. E chi poteva giudicare se non una giuria di astutissime volpi? E potevano mancare i galanti «galletti»? Certamente no! E altro cose ancora che, genialmente disposte in un carro di enormi proporzioni, non mancherà di suscitare divertimento e allegria.

Il peso di altri due carri, se l’è accollato il trio Bonetti, Nicolini, Paci, i due ultimi già rotti all'esperienza di carristi con opere di notevole effetto. Le due grandiose costruzioni sono «La sumareta» e «Ricreazione». Il primo è una gustosa rievocazione di una testa popolaresca fanese; i tre autori vi hanno profuso tutta la loro «verve» e la loro bizzarra immaginazione per riprodurre nel carro quella comicità e quella buffoneria che la manifestazione aveva. Dai «somari» il «trio» passa con estrema disinvoltura, ma con uguale intento artistico e gaio, alla «Ricreazione»: la rappresentazione del più .assurdi e imprevisti giochi infantili con tutto un adeguato contorno...

Infine troviamo Hermes Valentini, il trionfatore del Carnevale 1954, che vinse il 1.o premio con la «Tombola». Evidentemente Valentini ha una certa debolezza per le cose umili, anche se, a volte magari, il proverbio, può contenere anche granelli di filosofia. E Valentini, colpito dai detti popolari, ne ha voluto addirittura fare incetta, e metterli lì sul carro, raffigurati e simboleggiati satiricamente.

Hermes Valentini è un maestro e certo, oltre che erudire i suoi alunni, nelle cose elementari, vuoi erudire anche il pubblico, almeno con... «un carro di proverbi».

Quest'anno la competizione tra i carristi è più aperta che mai; nessuno parte sconfitto e il gruzzolo del primo premio toccherà veramente al carro più bello, e la scelta non sarà facile per la giuria. A meno che, all'ultima ora non ci siano stupefacenti sorprese, perché, si dice, che le sorprese non mancheranno...

Inoltre i cinque carri che formeranno il carosello mascherato, .avranno la caratteristica appendice di due complessi mascherati : «Matrimoni per corrispondenza» di Luciano Pusineri e «Concerto in manicomio» di Ferretti e Filippetti.

Enzo Amadei

Da: Il Resto del Carlino del 16/2/1955

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ALL'ANTIVIGILIA DEL CARNEVALE DELL'ADRIATICO
Ultimi ritocchi ai fantasmagorici carri che a Fano scenderanno in lizza nel carosello di martedì
(a.) La gestazione del Carnevale dell'Adriatico è ormai alle ultime battute; appena un giorno e mezzo è ormai a disposizione dei carristi perché mettano a punto le gigantesche costruzioni folcloristiche che dovranno scendere in lizza martedì pomeriggio sul viale Gramsci. Queste ultime ore che precedono la grande sfilata, sono consumate dagli artefici, minuto per minuto, diremmo quasi, secondo per secondo: ogni capo carro e i propri subalterni si affaccendano instancabilmente attorno al monumentale colosso allegorico per apportarvi le ultime rifiniture, gli ultimi ritocchi, gli estremi miglioramenti estetici, indispensabili alla sua bella figura.

E' quello delle ultime ore un lavoro frenetico, senza sosta, senza respiro che concede appena poche ore di sonno; e li abbiamo visti questi nostri costruttori, ridotti «al lumicino», pallidi in volto, dagli occhi arrossati, dalla voce roca, dai capelli alla malora; questi «sisifi» del carnevale che si prodigano fino all'estremo per presentare al pubblico, festosi, fastosi, e trionfanti, le magnifiche realizzazioni.

Ma se nei cantieri si lavora con fervore degno del più alto elogio, al quartier generale della Carnevalesca, non si sta con le mani in mano; qui ci sono da risolvere i problemi più scabrosi, da conciliare contrasti, da affrontare ad ogni piè sospinto «beghe» e «grane» a non finire e, alle quali, è giocoforza porre rimedio, perchè all'ora x il carosello mascherato possa prendere il via.

Tutta la complessa organizzazione, fa capo com'é noto, al solido tronco detta Società Carnevalesca, presieduta dal cav. Giuliano Solazzi, l'instancabile, l'animatore della manifestazione; e da lui si dipartono i fili che portano la voce del Carnevale dell’Adriatico in quasi tutta l'Italia; dalle insegne luminose nelle grandi città, alla capillare diffusione di opuscoli propagandistici, volantini pubblicitari, manifesti, prese di contatto con gli organismi pubblicitari più efficaci, quali la radio, i cinegiornali e la televisione.

Ciò perché la reale magnificenza dei Carnevale dell'Adriatico sia posta nella giusta considerazione, e il suo autentico valore sia riconosciuto. Fano con la sua manifestazione carnevalesca dice effettivamente una parola nuova, offre l'opera bella, originale, geniale, estrosa e quel che più conta di indiscutibile valore artistico, senza contare la sua più ricca e caratteristica espressione che è il getto che viene doviziosamente effettuato.

E siamo certi perciò che martedì, allorché scatterà la molla che farà vivere l'edizione 1955 del Carnevale Adriatico, la grande folla, l'immensa folla, che si assieperà lungo tutto il viale e sulle tribune, non mancherà di tributargli il solito, grande, caloroso plauso e la più entusiastica festosa accoglienza.

Domani, lunedì, intanto, al Politeama, avranno luogo le due ultime manifestazioni: il «Gran Festival mascherato dei bambini» la più bella e indovinata festa per i più piccini che troveranno in essa, l’autentico paese dei balocchi e la giocondità più spensierata. Alla sera, per i grandi il tradizionale «Veglione della Carnevalesca» con la partecipazione di gruppi mascherati.

Da: Il Resto del Carlino del 20/2/1955

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A FANO, OGGI ALLE ORE 15
Pronti per il via i cinque carri del gigantesco e folcloristico corso mascherato
Le variabili condizioni metereologiche di quest'ultimi giorni, hanno messo un po' di palpitazione ai cittadini e segnatamente nell'organizzazione carnevalesca. Comunque, sperando in Giove, i cinque carri sono pronti per scendere in lizza, e così pure le due mascherate.

Oggi, alle 15, il Carnevale dell'Adriatico si metterà in moto e le cinque colossali costruzioni folcloristiche procederanno festosamente nell'ordine: «Alvaro piuttosto corsaro» di Vittorio Corsaletti, «Un carro di proverbi» di Hermes Valentini, «Miss coccodè» di Vittorio Corsaletti, Sandro Capponi e Giorgio Moscioni, «La sumareta» e «Ricreazione» di Enzo Bonetti, Enrico Nicolini e Walter Paci. In avanscoperta precederà la mascherata di Luciano Pusineri «Matrimoni per corrispondenza» e dietro «Alvaro...» quella di Ferretti e Filippetti «Concerto in manicomio».

I coriandoli hanno divertito i piccoli
I coriandoli, questi piccoli, umili pezzetti di carta colorata che la gente si diverte in questi giorni a gettare contro altra gente, potrebbero dirsi anche «polvere di carnevale». Infatti, questi lievi, policromi, innocui proiettili di carta, dopo aver vorticato e galleggiato un po' nell'aria si vanno a posare, come polvere, sui vestiti, tra i capelli e sulla strada, lasciando così il labile ricordo di una giornata di allegria.

I giovani di S. Marco hanno voluto allora intitolare la loro rivistina annuale proprio «I coriandoli», perché coscienti che il loro spettacolo, fatto di tante piccole divertenti trovate, sarebbe stato appunto come lanciare una manciata di coriandoli musicali e comici; e invero, le macchiette, le scenette, le canzoni, le parodie hanno avuto il solo scopo di far ridere e rallegrare.

Dobbiano a onor del vero riconoscere che in tanta fertilità di trovate, qualcuna ce n'era veramente graziosa come «L'olimpo», « la scuola » e «la trasmissione radio» nonché la comunicazione telefonica tra i due timidi. Ad ogni modo dobbiamo plaudire in blocco l'impegno, il brio e la... versatilità di ognuno che si son trovati alle prese con .più «ruoli» e personaggi.

Merito dì aprire le citazioni spetta senz'altro a Leandro Castellani, spigliato, vivace e comunicativo che ha «tenuto», dal principio alla fine, con canzoni, parodie, scenette e presentazioni. Poi Cristiano Bossi che oltre ad aver cantato varie belle canzoni, ha «brillato» anche in alcune scenette; simpaticamente centrato Luciano Anselmi ne «il professore» e «l'avvocato» e infine bravi e volenterosi Enzo, Ettore, Mario, Paolo e Peppe. Anche le signorine Luciana Bartolucci, Maria Dolores Castellani, Grazia Camussi, Elisabetta Lippera, Carla Cesaroni e Liliana Paoletti, oltre ad essere tutte belle, hanno caratterizzato degnamente le loro umoristiche interpretazioni. Ottimo il solista di fisarmonica Francesco Anselmi, e lodevoli R. Fabiani ai piano e M. Battistelli alla fisarmonica che hanno accompagnato lo spettacolo. Il tutto vividamente amalgamato dalla direzione di don Gabriele.

Gli applausi sono fioccati costanti e nutriti dal numeroso pubblico presente.

Da: Il Resto del Carlino del 22/2/1955

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IERI TRA UNA FURIBONDA BATTAGLIA DI DOLCIUMI
I cinque carri del Carnevale dell'Adriatico sono sfilati davanti a sessantamila persone
Un caloroso successo ha salutato oggi il grandioso corso mascherato del Carnevale dell'Adriatico. In mezzo ad una imponente folla, circa sessantamila persone, che si assiepava lungo tutto il percorso del viale Gramsci e sulle tribune, sono sfilati cinque maestosi carri allegorici: «Un carro di Proverbi» di Ermes Valentini, «Ricreazione» e la «Sumarata» di Enzo Bonetti, «Miss Coccodè» e «Alvaro piuttosto corsaro» di Vittorio Corsaletti; applaudite anche le mascherate «Matrimonio per corrispondenza» di Luciano Pusineri e «Concerto in manicomio» di Guerrino Ferretti.

Tutte le colossali costruzioni folcloristiche di notevole effetto spettacolare, hanno riscosso il plauso della folla.

L'entusiasmo è salito alle stelle quando è cominciata la furibonda battaglia dei prodotti dolciari ingaggiata nutritissima fra i carri e la folla. Di suggestivo effetto la policromai illuminazione di tutti i carri e lo spettacolo pirotecnico di chiusura.

Effervescenza di bimbi al festival mascherato
I bambini di Fano hanno vissuto l’altro ieri pomeriggio la loro grande giornata, recandosi al gaio appuntamento col Festival Mascherato, preparato per essi con la solita dovizia di doni e di sorprese dalla Società Carnevalesca.

Quando si dice che il Festival mascherato dei bambini è la più bella festa del programma di festeggiamenti, non si dice una cosa impropria, bensì si afferma una incontestabile verità. E un colpo d'occhio magnifico ha presentato la platea del nostro Politeama che ospitava le centinaia di bimbi allegri e festanti; in mezzo a una atmosfera idi gaia e gioconda vivacità i piccoli protagonisti seguivano il ritmo della spigliata orchestra che suonava per loro le canzoni più belle e popolari; e si intrecciavano le danze, si faceva il giro tondo in uno spolverio di coriandoli e in mezzo all’intricata foresta di stelle filanti e palloncini colorati. Luci, colori e musica; gioia, entusiasmo e frenesia.

Fra i mille e duecento bambini intervenuti, duecento erano in maschera e fra questi i premiati sono stati: 1) ex aequo (isolati) Ciavaglia Simonetta (Fontana) e Diamantini Amelia (Motivo in maschera); 2) Pettinelli Emanuela (Tamiburino); 3) Carla De Biagi (Follie di Carnevale); 4) Brasili Simonetta (Dama e Cavaliere). A coppie: 1) Fiscaletti-Girardelli (Carabiniere e Pinocchio); 2) Furlani-Bertozzi (Marziani). Ammiratissimi sono stati i bimbi dell’asilo del Porto che si sono esibiti in recite, canzoni e danze.

Da: Il Resto del Carlino del 23/2/1955

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Un "record" di spensieratezza per le vie di Fano
La gioconda sfilata dei cinque carri allegorici ha decretato al Carnevale dell'Adriatico un successo senza precedenti
L'ultimo giorno di Carnevale, col suo mirabile corso mascherato, non è una festa per la nostra città, ma una superfesta; tutte le caratteristiche della grande festosa giornata sono evidenti fin dal mattino.

Basta guardare in faccia gli stessi fanesi: sorridenti, allegri, diremmo quasi felici: l'ora del grande clamoroso avvenimento sta per scoccare e, certamente, ancora una volta, il bersaglio del successo sarà pienamente centrato: successo spettacolare e successo di folla.

E non è mancato né l'uno né l'altro. La folla è cominciata a venire nella mattinata, a rivoli: è scesa alla spicciolata dal treno, l'ha sfornata gli autopullman, l'ha condotta le auto, è arrivata in moto, motoscooter, in ciclomotore, in bicicletta e … col cavallo di S. Francesco dalle frazioni e dalle campagne del circondario. Tutti a Fano per il gran giorno, per il lieto, entusiastico giorno. E i rivoli di folla si sono diramate per le vie della città, l'hanno animata, hanno portato l'allegria, il movimento, la vivacità.

Col passare delle ore antimeridiane e l'arrivo dell'ora fatidica gli affluenti umani si congiungevano, mentre gli ultimi treni riversavano ancora migliaia di persone che, convergendo tutti sul viale Gramsci, andavano a formare la fiumana di gente in gioiosa attesa dell'inizio della manifestazione, favorita da una giornata assolutamente primaverile.

E quando alle 15.30 il tradizionale mortaretto esplodeva nell'aria per dare il segnale della partenza, l'ampio e lungo viale offriva alla vista un compatto tappeto umano.

Il Carnevale dell'Adriatico ha inizio: la folla ondeggia, barcolla: una mareggiata umana, mentre dalle tribune si protende in avvistamento.

Eccoli spuntare i meravigliosi carri: imponenti, possenti, vividi di colori, giocondi titani e carnevaleschi; fendono la folla, la calca, la ressa, il pigia pigia e procedono avanti, lenti, caracollanti, beccheggianti nelle loro poderose e stravaganti strutture: i grossi testoni sorridono, si muovono, si girano, si inchinano: tutto il carro traballa sotto il peso dei giganteschi fantocci e degli uomini che vi saltellano, ballano, gesticolano, fanno smorfie buffe, si battono: un frenetico dondolio scuote le giunture del carro: in alto, in cima, sono appollaiati quelli delle orchestre che danno instancabilmente fiato alle trombe e, a intervalli, al collo di qualche fiasco.

La folla urla, strabilia, grida, si pigia, si pesta, si acciacca, si scarmiglia, suda, soffre, geme e gioisce; dalle tribune si allunga il collo, si protendono le braccia, si sporge fuori dai parapetti, si contorce. Passano i colorati, stupendi, mastodontici protagonisti del torneo mascherato, preceduti dai due complessi in maschera "Matrimoni per corrispondenza" di Luciano Pusineri che in essa sottolinea burlescamente, le assai incresciose e piccanti situazioni, in cui vengono a trovarsi coloro che convolano a nozze fidandosi del rapporto epistolare e "Concerto in manicomio" di Guerrino Ferretti, riuscitissima caricatura di quello che potrebbe essere un concerto di orchestrali pazzi.

Ed ecco il primo carro: splendente di colori, comico nel suo insieme; simbolico e satireggiante il "Carro di proverbi", genialmente realizzato da Hermes Valentini, porta il suo carico di detti popolari come "moglie e buoi dei paesi tuoi", "chi dorme non piglia pesci", "acqua passata non macina più", "impara l'arte e mettila da parte", "l'occasione fa l'uomo ladro", "tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino" ecc. Per ognuno di essi Valentini ha trovato un'idea geniale, il simbolo grottesco, la sintesi perfetta. Il carro, una monumentale costruzione, è fatto segno dalla ammirazione del pubblico che, oltre al divertente soggetto, vi riscontra un lavoro di eccellente fattura artistica. Tutti i pupazzi presentano fisionomie, espressioni, atteggiamenti di indubbia capacità e intelligenza.

Del trio Enzo Bonetti, Enrico Nicolini e Walter Paci, ammiriamo "Ricreazione" sorridente satira dei giochi fanciulleschi, sviluppata con fine umorismo e sobrietà caricaturale e "La sumarata" riesumazione in chiave comica di un'antica, caratteristica festa fanese; in questa costruzione, il "trio" ha messo maggiormente in evidenza le capacità artistiche degli autori, i quali hanno creato un carro ottimamente lavorato, di esilarante effetto e di enorme proporzione. Il somaro naturalmente è il simbolo, la figura centrale del carro che ruota attorno alla torre di piazza, mentre l'insieme è una sapida gioiosa raffigurazione.

Stupendo nei suoi sgargianti colori, bizzarramente singolare nella sua concezione "Miss coccodè" di Vittorio Corsaletti, Sandro Capponi e Giorgio Moscioni è il quarto carro del corteo; imponente nella sua disposizione, ci mostra burlescamente l'originalissima cerimonia della elezione a miss di una commestibilissima pollastra, attorniata dalle sue "damigelle d'onore", dal "gallo direttore" e dalla severa giuria che non poteva non essere formata dalle scaltrissime volpi. Tutto un pollaio in subbuglio, in eccitazione per l'evento ma, crudele destino, anche "miss coccodè" finisce i suoi giorni allo spiedo.

Non possiamo non rilevare in questo carro, il gusto carnevalesco, il senso satirico, la magistrale realizzazione di tutto il complesso. A chiudere la sfilata è lo splendido "Alvaro piuttosto corsaro" che si annuncia con bordate vere e proprie e che avanza rullando.

Attorno al corsaro Rascel superbamente effigiato, c'è tutta la ciurma dei pirati tipicamente caratterizzata e dove rifulge la piena padronanza dei mezzi espressivi e pittorici di Vittorio Corsaletti. Naturalmente come per tutti i corsari che si rispettano, anche quelli di Alvaro hanno il "tesoro" e lo dispendiano a piene mani al pubblico che raccoglie collane, bracciali, anelli, frutto di vittoriosi "arrembaggi" e di "rapine".

Già al primo passaggio dei carri cominciano le scaramucce a base di dolci proiettili e, allorché anche essi, iniziano il loro bombardamento, nell'aria è tutto un saettare di confetti, caramelle, cioccolate e affini che accende indicibilmente l'entusiasmo della marea umana presa nel vortice dell'atmosfera di carnevale. La furiosa ineguagliabile "guerra dolce" prosegue fin quando, al cader della sera, i carri compiono l'ultimo giro, meravigliosamente ornati di luci; allora l'incanto, l'effetto suggestivo raggiunge il suo apice e la spettacolarità è addirittura affascinante. Ma ormai il Carnevale dell'Adriatico 1955, vive i suoi ultimi sprazzi e a scrivere la parola fine sono i fuochi d'artificio che si accendono detonanti nel cielo stellato, mentre le gaie canzoni degli altoparlanti e i motivi delle orchestrine, emettono le loro ultime note. Poi, quando l'ultimo mortaretto è esploso nell'aria e la gente, lentamente sfolla, i carri riprendono la via dei cantieri dove, per il 1956, dovranno rinascere nuovi fantocci, nuove creature, per ridonare ancora, una labile, ma indimenticabile gioconda spensieratezza.

Enzo Amadei

Da: Il Resto del Carlino del 24/2/55

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"Alvaro piuttosto corsaro" a capo della classifica dei carri al corso mascherato
Per sentire la "febbre" che i fanesi hanno per il Carnevale, bisogna recarsi al Politeama la sera successiva allo svolgimento del Corso Mascherato. L'altra sera, infatti, il nostro cinema si era impressionantemente riempito di pubblico e i numerosi ritardatari dovettero stazionare forzatamente sul piazzale antistante ad ascoltare il verdetto della Giuria da un altoparlante appositamente installato.

Naturalmente il pubblico era diviso in fazione: c'era chi tifava per i "proverbi " chi per "Alvaro", chi per la "sumarata" chi per gli altri e quando sul palcoscenico apparve il consiglio della carnevalesca e i rappresentanti dei vari carri, salve di fischi e scariche di applausi si mescolarono allo strepito e all'urlo degli "aficionados" e paladini dei propri beniamini.

Poi il Presidente della Carnevalesca prendeva la parola per una breve relazione sulla manifestazione, rivelando le difficoltà e l'opera fattiva e intelligente del "carristi" nonche deplorando il troppo assenteismo che circonda la Società, la quale conta su un numero esiguo di soci regolari e cioè di appena 177 su una popolazione di circa 40 mila abitanti. Lo seguiva quindi il Presidente dell'Azienda di Soggiorno signor Oddo Ginesi il quale dopo aver elogiato tolti gli autori dei carri che con la loro genialità e capacità hanno portato la manifestazione su di un elevato livello artistico e folcloristico, procedeva alla consegna delle quattro medaglie d'oro offerte rispettivamente dall'Ente Provinciale per il Turismo, dall'Azienda di Soggiorno, dal Comune e dal Consiglio della Carnevalesca. Le medaglie venivano consegnate a Hermes Valentini, quella dell'Ente Turismo, a Vittorio Corsaletti quella dell'Azienda di Soggiorno, a Enzo Bonetti quella della Carnevalesca e al cav. Giuliano Solazzi quella del Comune.

Quindi il Presidente della Carnevalesca, apriva le buste contenenti le schede della Giuria. Le mascherate erano le prime ad essere giudicate e il 1° premio veniva assegnato al complesso "Matrimoni per corrispondenza" di Luciano Pusineri con punti 138; il "Concerto in manicomio" ne totalizzava 107. La graduatoria del carri era la seguente: "Alvaro piuttosto corsaro" di Vittorio Corsaletti consegue il 1° premio con punti 221; 2° premio "Un carro di proverbi" con punti 220; 3° premio "La sumarata" con punti 210; 4° premio "Miss coccodè" con punti 192; 5° premio "Ricreazione" con punti 171.

Da: Il Resto del Carlino del 25/2/1955

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Eletto il nuovo consiglio all'assemblea della "Carnevalesca"
Diversamente dalla sera successiva al corso mascherato, il pubblico non è accorso all'assemblea dei soci della Carnevalesca che si è tenuta giovedì sera al Politeama. Erano presenti soltanto gli iscritti al sodalizio del quale, tra l'altro si doveva anche nominare il nuovo Consiglio Direttivo.

Dopo la lettura della relazione morale e finanziaria fatta rispettivamente dal Presidente della Società cav. Giuliano Solazzi e l'amministratore rag. Aldo Castellani, i componenti del Consiglio scaduto scendono in sala e, a Presidente dell'assemblea viene nominato il Presidente dell'Azienda di Soggiorno signor Oddo Ginesi, il quale invita i soci presenti a far sentire la loro voce e dare così un indirizzo al nuovo Consiglio che dovrà, per due anni tenere la gestione della Società.

Diversi soci salgono sul palcoscenico e si alternano nel rivolgere rilievi, formulare proposte, o dare suggerimenti; si parla contro e pro il veglione: si deplora il mancato festeggiamento del giovedì grasso; si auspica che il Corso mascherato si ripeta più volte, anziché solo martedì e si sottolinea la necessità che il Carnevale dell'Adriatico, abbandoni soggetti di sapore locale che al forestiero possono essere oscuri, ma si porti il Carnevale di Fano sul piano nazionale.

Chiusa la discussione, si passa alla nomina del nuovo Consiglio Direttivo che risulta così composto dei sigg.:
Giuliano Solazzi, Elio Giammattei, Ugolino Pelunghini, Aldo Castellani, Goliardo Baldrati, Enzo Capalozza, Oscar Gregorini, Silvio Battistelli, Enzo Schiaroli, Antonio Casanova, Giuseppe Moscioni, Sandro Capponi, Teodoro Benini, Rino Fucci, Guilberto Veroli, Mariano Frausini, Franco Roberti, Giovanni Di Bari.
Sindaci revisori: sigg. Mario Isotti, Mario Benini e Adolfo Cristiano.

Da: Il Resto del Carlino del 13/3/1955

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Carnevale di Fano
Il carnevale di Fano è uno dei pochi che continui progressivamente una tradizione sorta dai carnasciali di antica origine pagana; e col passar dei millenni, dei secoli e degli anni va crescendo la sua portata, simile a un fiume che allungando il proprio corso s'impingua via via di affluenze che dai paesi vicini, nonchè dai soppressi carnevaloni di Romagna, scendono tributarie di folle all'unico carnevalone rimasto: il Và o gran corso mascherato.

Sei milioni di premi, forti ribassi fcrroviari e il concorrere sempre maggiore di autoveicoli convergenti da sempre maggiori distanze (Fano, l’antica Fanum Fortunae, sorge davanti al mare e su tre grandi strade nazionali che ne fanno un nodo e un centro obbligato) e sopratutto la genialità dei suoi artefici, fanno sì che il successo dipenda soltanto dal tempo.

Immaginate una gara sempre più accesa fra società, circoli, comitive - tutti i caffè agitati da mesi a escogitar stravaganze, fantasticherie, macchinismi: per cui ognuno si sente impegnato non tanto al prestigio della propria cricca o rione, che è molto per pochi e poco per molti, quanto al prestigio di Fano che è tutto per tutti.

Dai quattro rocchi di salsiccia sull’albero della cuccagna, sostituiti da un paio di piccioncini della civica munificenza, e dall’oca dei tempi grassi rimpiazzata dall'agnello e dal porco dei tempi grassissimi, ai 14 milioni di sole spese stanziati dall’attuale Società Carnevalesca, su un bilancio di 20 milioni, il crescendo è sinfonico.

Quella stessa repubblicana città di Fano che nel 1799, contro l’Austria, Russia, Turchia e Collegati, attaccata per terra e per mare, stanziò a baiocchi contanti in rame scudi 14, per agguerrire di 100 fascine la sua Porta Maggiore fatta segno al cannoneggiamento nemico, mette in gioco 30 milioni di lire per un movimento complessivo di 50 milioni, nella ridda nel vortice di mezza giornata, proprio davanti a quella stessa Porta Maggiore.

Notte e giorno da mesi, operai, calafati, pittori, scultori, studenti, artigiani, meccanici, tutti chiusi nel più stretto riserbo, assai più e assai meglio degli atomici, a mantenere il segreto, si succedono a turni dentro i grandi capannoni -gli studios appositamente allestiti fin dall'autunno.

Sono in gestazione i ciclopi del buon umore, i giganti della risaia, (sic! N.d.r. – risata?) i titani della smorfia: omaccioni mastodontici accesi dei più sfacciati colori: personaggi di cartapesta impinguati alle dimensioni dell'allegoria, della leggenda, del mito; fuochi d’artificio, scenari, trucchi, macchinazioni degne dei più grandi allestimenti scenici (non per nulla il Torelli, mago del teatro di re Sole, è fanese): carri colossali di settanta-ottanta quintali, costruzioni da Mille e una Notte, ma tipicamente nostre, locali, di casa.

Se Nizza può vantare una più lunga sfilata di maschere, se Viareggio può gloriarsi di un maggior numero di carri, Fano, Città della Fortuna, si esalta in una più genuina espressione popolaresca.

Tutte le volte infatti che dalla tipica se pur smisurata mascherata nostrale si è voluto deviare verso una ispirazione straniera, né la schiettezza, nè il buon gusto ci hanno guadagnato. Ma perduto. Roba mal digerita: non indigena, indigesta.

Ogni arte, sia pure effimera, è universale a patto di dire una parola propria inconfondibile.

Non l'esotico, ma lo zotico se mai, il rozzo, il tanghero, ecco ciò che fa del frusagliano un carattere. E Fano in quel giorno è tutta Frusaglia. Tutta Frusaglia e di più.

Perchè ciò che addirittura vi trascende fino all'eccesso senza più ritegno o confronti, è il gettito, il gettito dai palchi e dai carri. Non coriandoli, gesso o nastri filanti, ma dolciumi: cioccolate, chicche, confetti, caramelle. Tonnellate e tonnellate di dolci: cofanetti, scatole, tavolette di fondenti, paste, goloserie; gianduie, croccanti, torroni, cremini. Ogni carro è dotato di un rigurgito sopra i 10 quintali.

Un anno un treno di maschere distribuì cestini da viaggio ricolmi; un altro di cacciatori in un bosco, gettava, incartati chè non macchiassero, ma caldi, lardellati e ben cotti, uccelletti allo spiedo.

Anche questo in crescendo, dall'omaggio al lancio, man mano che il disinteresse la cordialità la liberalità la larghezza prendono calore; dalla cortesia alla tempesta alla furia, in una ressa in un turbine, una grandinata un ciclone: dal bacio candito alla ferita lacero contusa.

Qualcuno venuto dall'estero dopo aver visto il carnevale di Fano, parlava del famosissimo e vetustissimo carnevale di Basilea come di una particolare giornata di raccoglimento e di pace.

Un mio amico, giudicato guaribile in pochi giorni, riuscì a vedere dopo un anno di benda, due soldi sulla luna, quanto dire si guadagnò una macchiuzza così impercettibile che alla distanza di 300.000 chilometri acquistava per l'occhio le dimensioni di una moneta; un altro si estrasse dalla calca così compromesso che dovette sposare dopo pochi giorni. Uno solo pare, si dice, un eroe, un temerario senza nè maschera nè elmetto, riuscì, ma sarà proprio vero? a risalire controcorrente l'umana fiumana e raggiungere incolume un posto di ristoro, perdendo appena un paio di calzoni e una scarpa.

Certo è che chi torna parla come un superstite, un reduce.

Cosi tre mesi prima per allestirlo e tre mesi dopo per commentarlo, il carnevale di Fano dura letteralmente sei mesi, tanto quanto quelli di Venezia dei tempi d’oro.

Restano, voi dite, altri sei mesi per pentirsene. Nossignori. Che in estate c'è il corso dei fiori per la rivincita delle donne - un pomeriggio anche quello - e 90 giorni prima per prepararlo, 90 dopo per discuterne, tutto l'anno va in gloria.

Si narra che Pesaro, la vicina Pesaro, per protrarre di sette giorni il suo baccanale e godere una settimana di più col calendario ambrosiano, abbia ceduto in cambio la città di Gubbio: cosa non dovrebbe cedere Fano che fra corsi di fiori e di maschere, balli, manifestazioni goliardiche e folcloristiche, campionati nazionali di bocce, gare, fiere, sagre, parate di mare, veglie e veglioni e serate di gala, è impegnata a festeggiare tutti i santi del calendario compreso il bisestile ?

Male? Ma è l'estro nativo che urge ed esplode a manifestarsi: l'amore del grandioso, del favoloso e perciò di quell'inaudito e prodigioso che stanno alle origini.

Sperpero? Ma alla risorsa cittadina che più spende più ne guadagna, va congiunta una maggior vivezza e ricchezza interiore. I germi dell'arte per quanto grezzi e popolareschi sono sempre elementi fecondatori dell’animo.

E quando nel fondo dell’anno, l’inverno sempre più stringe e raggela, questo accalorarsi ed accendersi contro l’assedio del freddo, per vivificare sia pur dei fantocci, è più che una rivincita, un superamento.

Ogni distinzione di ceti o di partiti politici vien messa da parte, e il nuovo che trionfa sul vecchio vince migliorandolo. Contraffacendo, beffando ma caricaturandosi: poiché mai come in questo carosello di bamboli, in questo baloccarsi, è così giusta l'espressione di portare in giro: portare in giro se stessi.

Se è vero come è vero che l’uomo conserva del suo lontano passato istinti grossolani e violenti da abbandonare via via che procede verso un proprio ideale sempre più nobile e alto, è anche vero che non v'e miglior modo di liberarsene che bruciarli in un libero sfogo innocuo e giocondo.

Così nell'apoteosi finale o cremazione del Pupo, fra cascate di torrenti al magnesio e scoppi di mortaretti e bengala, il giorno avanti le Ceneri, Fano manda in cielo col fumo il proprio ridicolo, per rinascere con la fenice ogni anno dalle proprie ceneri, il giorno dopo le Ceneri.

Fabio Tombari

Dall’opuscolo: Fano Carnevale dell’Adriatico 1955 - ENAL


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2000
    Ultima modifica: 08.02.2006

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