Beni storici e artistici
C. Begni: S. Agostino assiste la madre morente
Opera del pittore pesarese Giulio Cesare Begni (Pesaro 1620 - 1680) che lo eseguì nel 1640 per volontà dei frati agostiniani fanesi.
La biografia del Santo narra che ad Ostia - dove la madre Monica si trovava per imbarcarsi per l'Africa alla volta di Tagaste, sua città di origine - venne colta dalle febbri nell'ottobre del 387. Ecco le ultime parole agoniche della madre tratte dalle Confessioni di Sant'Agostino: "Figliuolo mio, niuna cosa più ormai mi diletta quaggiù. Che cosa faccio io qui e perché ci sia ancora, non so. Non ho più nulla da sperare nel mondo. Una sola cosa mi faceva desiderar di rimanere alquanto in questa vita, vederti cristiano cattolico prima di morire. Dio m'ha fatto più e meglio, concedendomi di vederti disprezzare la felicità terrena e servire Lui. Che faccio più io qui ?" Agostino le chiuse gli occhi e una smisurata angoscia gli piombò nel cuore. Adeodato ruppe in pianto. Evodio mise mano al Salterio e intonò un salmo.
Il pittore rappresenta Santa Monica illuminata da una luce spirituale emanata da un angelo - contornato da tre puttini - atteggiato a gesto evocativo di rapirle la vita. Qui è rappresentata la dimensione spirituale allusiva della imminente beatitudine celeste. In basso è rappresentata la dimensione terrena colta nei risvolti drammatici dell'agonia, nel momento del trapasso dalla vita alla morte, e si svolge all'interno di una stanza alla presenza di Sant'Agostino, Adeodato, Evodio e di alcuni astanti.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 01.01.1999
Ultima modifica: 12.12.2009




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