Comuni del bacino
Il territorio comunale di Apecchio
Il territorio del Comune di Apecchio è piuttosto vasto e si estende per 103 chilometri quadrati. L'intera superficie del Comune è collocata in montagna, alla quota media di 750 metri, con un minimo di 400 nella bassa valle del Biscubio e un massimo di 1530 sulla sommità del M. Nerone.
Si tratta di una delle zone più interne e occidentali della Provincia di Pesaro e Urbino e di tutte le Marche. Il reticolo idrografico è molto sviluppato e una miriade di torrenti e ruscelli perenni drena un'area vastissima, che comprende tutto il bacino del Biscubio e buona parte di quello dell'alto Candigliano.
L'area è anche caratterizzata dalla presenza di segmenti montuosi paralleli e di origine diversa: da un lato l'ossatura del territorio è costituita da arenarie e marne (come in tutto il resto dell'Appennino settentrionale e tosco-romagnolo in particolare), dall'altro sono presenti i calcari dell'Appennino umbro-marchigiano. Ed in effetti è qui, presso il valico di Bocca Serriola, che convenzionalmente è fissato il limite tra Appennino settentrionale e Appennino centrale. Questa dicotomia determina l'esistenza, nella medesima area, di paesaggi marcatamente diversi, caratterizzati sia da una fuga di dossi boscosi, molto articolati nella loro complessità ma dolci nei profili, sia da verticali elevazioni, pareti rocciose calcaree, balze, dirupi e gole; fossi e torrenti sono presenti ovunque.
Il clima dell'area di Apecchio è sensibilmente diverso da quello dell'area costiera e diverso comunque anche da quello delle aree interne di media valle.
La distanza dal mare, la presenza di numerose ed efficaci barriere montuose prevalentemente parallele alla linea di costa, la sinuosità e profondità delle vallate, impediscono a qualsiasi brezza marittima di penetrare all'interno, neppure occasionalmente. Il clima presenta quindi un insospettabile grado di continentalità, con sbalzi di temperatura tra le massime e le minime che in determinate giornate possono raggiungere e superare i venticinque gradi sul fondovalle. Frequenti anche le inversioni termiche. Il clima, pur differendo tra luogo e luogo del Comune, in virtù dell'altitudine ed esposizione, è tendenzialmente fresco e solo molto raramente in estate si raggiungono i trenta gradi, mentre in inverno, autunno e primavera sono frequenti le gelate, con temperature che in inverno e sul fondovalle superano spesso i meno dieci e si avvicinano in qualche caso ai meno venti. Anche in estate le minime possono, in presenza di determinate condizioni metereologiche, avvicinarsi allo zero.
Il territorio apecchiese è coperto per oltre il cinquantacinque per cento da formazioni boschive. Tra gli alberi prevale il Cerro, che forma vasti boschi sui fianchi dei monti e sulle cime meno elevate, dove è sostituito dal Faggio. Il Faggio scende sistematicamente al di sotto delle quote che gli sono proprie e caratterizza molti dei pendii esposti a nord (anche a bassa quota), le testate delle valli principali e i canaloni più freschi, indipendentemente dalla quota. Un po' ovunque, ma specie sul M. Vicino, è presente anche il raro Carpino bianco. I carpineti a Carpino nero, rinvenibili anche nei Comuni più a valle, insistono sulle pendici calcaree e nelle zone relativamente meno umide. In alcuni casi, sempre sulle pendici calcaree, sono rinvenibili Lecci, isolati o a gruppi, che non riescono però mai a dare luogo a veri boschi. Tra le conifere autoctone sono presenti il Ginepro comune e quello rosso; sul Nerone è presente anche il Tasso. E' invece estinto l'Abete bianco, che era diffuso in tutto l'Appennino pesarese fino a tempi storici recenti. La sua estinzione è da imputarsi prevalentemente ai massicci tagli del passato.
Apecchio è il primo polo di produzione del legname delle Marche. Purtroppo, meno di un quinto dei boschi descritti è sottoposto ad opera di restauro e quindi a riconversione ad alto fusto. Per il resto, lo sfruttamento industriale delle foreste, con tagli rasi su vasta scala, determina situazioni critiche in gran parte del territorio.
La vegetazione prativa copre le aree a maggiore altitudine, con pascoli secondari, talvolta molto ricchi e ben strutturati. Diffuse anche le colture foraggiere e in misura minore l'agricoltura nelle aree di altopiano. Di notevole bellezza le praterie montane del Nerone, dove si hanno spettacolari fioriture con presenza di crochi, genziane, gigli rossi e martagoni, narcisi, ecc.
La fauna dell'area apecchiese, anche se depauperata dalla caccia e dal degrado degli habitat, si presenta ancora assai ricca, con la presenza dell'Aquila reale, del Lupo, di una numerosa popolazione di ungulati (caprioli, daini e cinghiali). Di rilievo, tra gli ungulati, la presenza dell'unica popolazione di Cervo esistente attualmente nelle Marche, costituitasi grazie ad una fuga fortuita di alcuni capi da un allevamento sperimentale sull'Appennino (presso Bocca Serriola) e, forse, per il sopraggiungere di esemplari dalle Foreste Casentinesi; presente anche l'Istrice con una significativa popolazione.
Le aree protette sono circa un decimo della superficie del territorio comunale; esse sono:
- la Foresta demaniale regionale di Bocca Serriola, facente parte di un complesso di oltre cento chilometri quadrati, esteso anche nella vicina Umbria, ricadente nelle Marche (e quindi nel Comune di Apecchio) per poco meno di cinquecento ettari, coperti per intero da boschi ad alto fusto o in conversione, costituiti da Cerro, Faggio e Carpino;
- la Foresta demaniale regionale di M. Vicino, ricadente anche nei Comuni di Apecchio e S. Angelo in Vado;
- l'oasi faunistica di Bocca Serriola
- l'oasi faunistica del M. Nerone
- aree floristiche concentrate attorno alla sommità del Nerone, a protezione di numerose specie rare ivi presenti.
Frazioni di Apecchio sono Serravalle di Carda, Valdara, Colombara, Pian di Molino, Pietra Gialla, Osteria Nuova, Taverna, S. Martino del Piano, Sessaglia e Somole.
In località Colombara, benchè molto modificata dall'aggiunta di strutture d'epoca successiva, sorge il Palazzotto degli Ubaldini (1).
Molte importanti testimonianze, anche se ormai allo stato ruderale, sono sparse nel territorio, che fu straordinariamente ricco di castelli e fortificazioni; tra i più importanti citiamo i resti del Castello di M. Vicino, di M. Fiore, di Pietra Gialla, di Bacioccheto (o Baciuccheto), del lago di Scalocchio ed altri.
Esistono anche vari edifici religiosi, come la Chiesa di S. Andrea di Carlano (in rovina), la ex Chiesa Parrocchiale di S. Maria Assunta a Serravalle di Carda, la Chiesa di S. Lorenzo a Colombara, la Chiesa di S. Cristoforo di Carda, la Chiesa di S. Quirico e la Chiesa di S. Ansuino.
Subito a valle di Apecchio si trova una piccola zona artigianale.
Aldo Cucchiarini e Antonello Bei
Numerosi sono anche i ruderi che si riferiscono a case con muri in pietra, tra cui il Gallinaccio, situato poco a Nord di Serravalle di Carda a 756 m di quota, in una zona attualmente a pascolo racchiusa tra il bosco della Brugnola e quelli della Serra della Stretta. All'interno della casa vi sono due serie di arcate, ancora in piedi grazie a dei tiranti di ferro che vanno da una parete esterna a quella opposta. Il pavimento del secondo piano è venuto giù. Basandosi su “Apecchio ed il suo territorio nel Catasto Pontifico (1833 e 1855)”, lo studio compiuto da Stefano Lancioni (Fano, 2007) sul primo censimento effettuato capillarmente nello Stato Pontificio che contiene informazioni sulle persone (età, stato civile, professione), nel 1853 al Gallinaccio abitava la famiglia Ciabocchi, formata da 19 persone. Dalle età e dallo stato civile si coglie che in questa casa vi erano i nuclei famigliari di 3 fratelli e di alcuni dei loro figli, in tutto 5 nuclei famigliari.
Virgilio Dionisi
NOTE
(1) I Conti Ubaldini dominarono la zona di Apecchio dal XV al XVIII secolo.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 01.01.2001
Ultima modifica: 27.07.2017
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