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Il territorio comunale di Isola del Piano

Isola del Piano: Castelgagliardo

Isola del Piano: Foresta demaniale delle Cesane


Fino all'epoca romana le Cesane (o Monti della Cesana) rimasero coperte da un bosco di alberi secolari (querce, aceri, carpini, faggi), dove vivevano cervi, orsi, lupi, volpi, lepri. Divenne, poi, una miniera di legname e la superficie forestale si ridusse notevolmente per lasciare posto alle coltivazioni.

Alcuni studiosi ritengono che il nome "Cesane" derivi dal verbo latino "caedere", tagliare (in questo caso il legname). Altri, fra i quali Padre Pucci Bernardino, scrivono che il nome "Cessana" deriva da "a pestis cessatione" poiché "i popoli... si riducevano, e si ricoveravano come in un luogo d'aria perfetta e salubre, ed ove l'infetto malore del contagio, o non giungeva, o perdeva di subito la sua malignità".

Nel medioevo i contadini per sfuggire ai barbari lasciarono le campagne e si ebbe una riespansione della foresta fino a che il duca Federico, come riferisce il Pucci, "traghettò materia, e legnami per fabbricare la sua famosissima Corte" (Palazzo Ducale di Urbino).
Per la costruzione di questo Palazzo iniziò il disboscamento e lo sfruttamento delle cave di pietra ("materia"). Quella pietra, già tanto conosciuta, divenne addirittura famosa. Così la esaltava Bernardino Baldi nel suo Encomio della Patria: "…parimente bianchissima .. La natura di questa pietra è delicatissima, e pare di spezie di marmo… Queste non sono atte a resistere alle ingiurie de' tempi, … perciò s'adoperano nell'opere che devono stare al coperto …. camini, finestre, porte ed altri ornamenti simili... ". Attualmente, per fortuna, queste cave sono sfruttate solo marginalmente e con criteri di rispetto per la natura.

A disboscamento avvenuto si verificò l'insediamento dei coloni che iniziarono le coltivazioni. All'inizio del ventesimo secolo questi terreni erano abitati e intensamente sfruttati ma già durante la prima guerra mondiale l'Azienda Statale per le Foreste Demaniali utilizzando i prigionieri austriaci iniziò il rimboschimento. Si misero a dimora soprattutto Pini neri ma anche Pini marittimi, Cipressi dell'Arizona, Cedri dell'Atlante, Cipressi comuni, Abeti bianchi e rossi, e tanti altri da costituire un vero campionario. Ora gradualmente queste piante alloctone sono soppiantate spontaneamente da quelle locali: Ginepro comune, Ginepro rosso, Leccio, Roverella, Orniello, ecc.

L'ambiente naturale disabitato e forestato ha permesso l'aumento della fauna: cinghiali, daini, caprioli, lepri, faine, donnole, scoiattoli, volpi e tassi, di difficile osservazione, mentre anche il visitatore poco esperto può scorgere le poiane, le ghiandaie, le cince e i pettirosssi.

Anche se non sarà più come ai tempi di Baldassarre Castiglione che tanto elogiò questi luoghi, oppure ai tempi del Baldi o del Pucci che tanto esaltarono la Cesana e Montebello di Urbino per la purezza dell'aria, consigliamo di andare da queste parti per un ritorno alle origini, alla spiritualità, per la natura e per la cultura.
A Montebello è visitabile il Museo "Sulle tracce dei nostri padri " e la Fondazione Alce Nero ospita spesso personaggi della cultura italiana ed organizza diversi interessanti incontri culturali.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 03.07.2010

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