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Depositi di alvei meandranti nei terrazzi del “3° ordin...

Strutture di crioturbazione nelle alluvioni terrazzate...

La successione dei depositi fluviali terrazzati del “3° ordine” nel basso Metauro


Durante i periodi glaciali, i fondi vallivi delle maggiori aste fluviali (Metauro, Candigliano e tributari principali) sono stati colmati da spessori anche superiore a 40 m di depositi ghiaioso-sabbiosi, formando vaste piane alluvionali di ampiezza spesso superiore al km. Queste piane erano occupate da sistemi di canali multipli intrecciati, capaci di convogliare verso valle le grandi quantità di detriti prodotti sui versanti del bacino, spogli e intensamente degradati a causa delle gelide condizioni climatiche.

Al termine delle fasi glaciali, quando le condizioni climatiche tornavano temperate e la vegetazione copriva nuovamente i versanti, i corsi d’acqua iniziavano a incidere le piane alluvionali affossandosi sempre più al loro interno. Le vecchie piane non venivano più rioccupate dalle acque fluviali e restavano così pian piano sospese al di sopra degli alvei attivi sotto forma di terrazzi. Nel frattempo, gli alvei avevano subito una radicale metamorfosi: da canali multipli intrecciati a bassa sinuosità si era passati a canali singoli altamente sinuosi (meandranti). Proprio quest’ultimo tipo di alvei andava gradualmente approfondendosi nelle vecchie piane costruite dai sistemi di canali intrecciati, terrazzandole.

Una caratteristica fondamentale delle anse fluviali è la loro mobilità laterale, dovuta al concentrarsi dell’erosione sulla sponda esterna (cioè la sponda concava verso l’alveo); qui va infatti a battere il filone di massima velocità ed energia della corrente e di conseguenza qui si concentra l’azione di erosione laterale (o “di sponda”), col risultato di un progressivo spostamento verso l’esterno e allargamento dell’ansa. Per tale motivo, l’affossamento degli alvei sinuosi (erosione verticale) si sommava agli effetti della migrazione laterale delle anse (erosione laterale): il letto fluviale si abbassava lentamente ma, nello stesso tempo, si spostava lateralmente. In tal modo il corso d’acqua erodeva la sommità delle sequenze alluvionali precedenti e, se ne veniva a contatto, il substrato roccioso. Venivano così modellate superfici topografiche debolmente inclinate verso l’alveo o, se un’ansa fluviale veniva abbandonata dall’alveo attivo per nuovi percorsi, si formavano serie di piccoli terrazzi minori. Nelle anse fluviali, l’erosione sulla sponda esterna (concava) è bilanciata dal deposito di sedimenti sull’opposta sponda interna (convessa), dove la velocità e il potere erosivo della corrente si azzerano. In tal modo, man mano che procede la migrazione laterale dell’ansa per erosione della sponda concava, sul lato opposto del canale si va progressivamente formando un manto alluvionale che si accresce lateralmente mantenendo pressochè invariato il proprio spessore. Per questi motivi, le superfici erose dagli alvei meandranti sia sulle precedenti alluvioni che sulle rocce del substrato potevano venir ricoperte da seqenze alluvionali particolari, sottili ed estese arealmente, nettamente distinte da quelle dei canali intrecciati.

Questi differenti comportamenti degli alvei sono evidenziati nei depositi alluvionali dal succedersi di sequenze diversificate, ciascuna con particolari caratteristiche granulometriche, stratificazione e strutture sedimentarie. L’immagine illustra la successione affiorante nelle cave di Bellocchi, dove i fronti di scavo aprono ampi e significativi affioramenti nelle ghiaie del terrazzo del “3° ordine” (Pleistocene superiore). Nei ¾ inferiori dell’affioramento si riconoscono le ghiaie con tipiche geometrie “a festoni” che caratterizzano i depositi di canali intrecciati. Verso l’alto, una superficie d’erosione piuttosto netta individua la base di un corpo alluvionale sottile, ma continuo costituito da ghiaie a stratificazione inclinata alla base e da un livello sabbioso-limoso sommitale. Questo corpo alluvionale sottile e continuo rappresenta una sequenza depositata da canali meandranti (“sequenza Fs” di Savelli et al., 1984 e Nesci & Savelli, 1991) che al termine del Pleistocene superiore-inizio Olocene, stavano rimodellando gradualmente la sommità della precedente sequenza di canali intrecciati terrazzandola.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 21.02.2004
    Ultima modifica: 21.02.2004

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