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Forme e processi sui versanti nel bacino del Metauro (g...

Un esempio di creep nei pressi di Moria (M. Petrano)

I movimenti lenti e superficiali sui versanti: creep e soliflusso


I versanti costituiti da rocce tenere (p. es. argille, marne, siltiti), il loro manto d'alterazione superficiale e/o le coltri di detrito fine che li ricoprono, sono molto spesso interessati da movimenti lentissimi in grado di agire anche su pendii con inclinazione di pochi gradi. Il movimento, che interessa le porzioni più superficiali del terreno, fino a profondità raramente superiori ai 3-4 m, agisce in modo omogeneo su superfici anche molto vaste (presenta cioè carattere areale) e può provocare la mobilizzazione corticale anche di interi versanti. Sulla base del tipo di movimento, questi processi lenti e areali possono essere suddivisi in due principali gruppi: 1) creep e 2) soliflusso.

1) Creep (o reptazione). Si tratta di un movimento delle particelle verso valle impercettibile e non soggetto ad accelerazioni. La velocità è generalmente di frazioni di mm l'anno, con massimi di circa 4 mm riscontrati nelle foreste pluviali. Il processo tipico, che si verifica su pendii anche di soli 2-3° di inclinazione e interessa soprattutto il manto di alterazione superficiale (suolo, regolite), è noto come soil-creep. In senso più ampio, il termine creep può essere applicato anche a lenti movimenti di rocce inalterate lungo superfici di stratificazione o fratture (rock-creep), oppure a movimenti superficiali di detriti di falda ghiaiosi poveri in matrice fine (talus-creep). Il soil creep, troppo lento per essere osservato direttamente, dà effetti evidenti solo anni dopo il suo inizio, grazie a staccionate e pali inclinati verso valle, tronchi d'albero incurvati, fratture di tensione su muri, pavimenti e manti stradali, testate di strato uncinate verso valle. Il movimento è di natura essenzialmente laminare, agisce cioè come se la massa coinvolta fosse suddivisibile in innumerevoli lamine di spessore infinitesimo, ciascuna delle quali si muove con una velocità propria, che decresce gradualmente man mano che si procede in profondità. Pertanto, l'effetto del creep è massimo in superficie e decresce in modo esponenziale in profondità: la graduale attenuazione del movimento in profondità, fa sì che il soil-creep sia incapace di abradere superfici sepolte (a differenza del soliflusso). Le principali cause del movimento sono da ricercarsi in ripetute espansioni e contrazioni del terreno in seguito a cambiamenti di umidità o di temperatura e al gelo.

2) Soliflusso. Se il regolite e/o rocce poco coerenti sono sature d'acqua, possono muoversi in modo areale verso valle con velocità che variano da minimi di pochi mm al giorno a massimi di qualche decimetro l'anno. A differenza del creep, il moto non è laminare e i materiali coinvolti vengono rimescolati in modo più o meno intenso; inoltre, il movimento non è necessariamente soggetto ad apprezzabili diminuzioni di velocità verso il basso, ma termina anzi bruscamente in corrispondenza di una superficie di scorrimento netta. Il soliflusso dà origine a forme superficiali diversificate, ma riconducibili nella maggior parte dei casi a lobi detritici e a terrazzette di svariate dimensioni. Le condizioni di saturazione superficiale del terreno che permettono il soliflusso, pur potendo derivare da cause molteplici, sono per lo più legate alla fusione delle coltri nevose o del ghiaccio interstiziale del terreno.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 21.02.2004
    Ultima modifica: 21.02.2004

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