Geologia e climaGeologia e clima

La grande frana di S. Lazzaro di Fossombrone

Detriti stratificati su versanti marnoso-calcarei

I detriti stratificati di versante


Introduzione 

Si tratta di coltri detritiche molto caratteristiche, ad assetto più o meno evidentemente stratificato.  Sono costituite da clasti relativamente fini, di dimensioni da centimetriche a millimetriche, prodotti da intense azioni di gelivazione (crioclastismo) su rocce gelive, quali i calcari del gruppo delle scaglie e la Maiolica.  Sono diffusi su tutti i versanti calcarei e calcareo-marnosi; spessori e distribuzione sono estremamente variabili da luogo a luogo: si osservano infatti corpi detritici di spessori variabili da pochi decimetri a oltre 30 m e di ampiezza variabile da poche decine di mq a molte centinaia di mq.  Tutti i detriti stratificati noti nel Bacino del Metauro sono riferibili cronologicamente alle fasi più fredde del Pleistocene superiore (ultimo glaciale).

Lineamenti geomorfologici

Questi corpi detritici si presentano attualmente più o meno smantellati e rimodellati dai processi erosivi olocenici, ma a culmine della loro fase di accumulo, in molte aree costituivano coperture estese e pressoché continue lungo i versanti calcarei e calcareo-marnosi. Tendevano a colmare le valli minori e progradavano sia verso valle, ricoprendo e oltrepassando i terrazzamenti, sia verso monte prolungandosi a volte fin quasi alle aree di displuvio col risultato che, al tempo della loro formazione, sui versanti calcarei si venivano a produrre una rettificazione e un addolcimento crescente dei versanti stessi che si raccordavano attraverso profili concavi, sempre più regolari, alla superficie delle coltri alluvionali che contemporaneamente andavano colmando i fondi vallivi. Queste morfologie sono state quasi sempre smantellate e/o rimodellate durante l'Olocene (fase di reincisione); l'erosione, durante tale fase è stata, in generale, tanto maggiore quanto più i versanti erano attivi, morfologicamente complessi e tettonicamente instabili. In alcune aree, comunque, sono ancora osservabili morfologie relitte, quasi interamemente preservate e solo debolmente interessate dalla reincisione (p. es. la valle dell'Inferno, versante destro della Gola del Furlo).  I principali accumuli di detriti stratificati sono legati a morfologie concave dei versanti riferibili a nicchie e circhi di nivazione o a veri e propri circhi glaciali. Tali morfosculture evidenti fino a quote relativamente basse (100-150 m s.l.m.), sono talvolta isolate e più o meno ampie (spesso superiori al kmq); in altri casi derivano dalla coalescenza di forme concave minori (da alcune decine ad un centinaio di mq). In generale, inoltre, la presenza di morfologie concave preesistenti (p. es. vallecole) ha agevolato l'accumulo dei maggiori spessori di detriti stratificati favorendone, durante le prime fasi della sedimentazione, la concentrazione in aree limitate. Successivamente, man mano che la deposizione progrediva, i detriti stratificati ricoprivano superfici via crescenti dei versanti, indipendentemente dalla topografia preesistente.
      Spesso i detriti stratificati ricoprono (o ricoprivano) anche superfici semipianeggianti o blandamente ondulate più o meno ampie ed elevate. Frequentemente, in tali casi, le aree semipianeggianti corrrelate ai detriti stratificati sono state modellate da una concomitanza di erosione sui piccoli rilievi sporgenti e debole accumulo di detriti stratificati stessi (o depositi analoghi) nelle depressioni. In questo caso la produzione dei detriti stratificati è evidentemente almeno in parte sincrona con la genesi delle suddette "spianate" che, potendo trovarsi anche a quote elevate, non vanno confuse con le "superfici di spianamento", più antiche e di differente origine. I margini delle spianate legate ai detriti stratificati sono in genere solcati da vallecole riempite a loro volta dai medesimi materiali e talvolta terrazzato durante le fasi di reincisione (p. es. M. Paganuccio e M. Pietralata). Il riempimento delle vallecole, in questi casi, è costituito da detriti stratificati a basso angolo (generalmente non superiore a 10°), che denotano una sensibile ridistribuzione ad opera di flussi idrici.

Caratteristiche sedimentologiche

I detriti stratificati del Bacino del Metauro sono riferibili ai grèzes litées e agli éboulis ordonnés della letteratura scientifica. I primi, piuttosto rari, sono caratterizzati da granulometria prevalente delle sabbie; i secondi, di gran lunga più frequenti, sono invece in prevalenza ghiaiosi. Sono caratterizzati da sottile stratificazione (10-20 cm) generalmente piano-parallela e immergente verso valle con inclinazioni variabili da 30°-32° (processi gravitativi dominanti) a 10°-12° (forte azione delle acque ruscellanti e dilavanti). I singoli strati presentano in genere notevole continuità laterale (decine di metri); sono talvolta presenti superfici erosive e più o meno diffusi livelli lenticolari, per lo più grossolani, che interrompono la regolarità della stratificazione. Quest'ultima è generalmente il risultato dell'alternanza ritmica di livelli costituiti da frammenti angolari relativamente grossolani (fino a 3-4 cm) poveri di matrice, con livelli a clasti angolari di granulometria mediamente minore, ricchi di matrice. Sono presenti anche detriti stratificati in cui questa tipica alternanza è poco diffusa e dove la stratificazione è meno evidente e viene messa in risalto da compattazioni differenziate e/o da variazioni granulometriche.
Le caratteristiche sedimentologiche e la genesi dei detriti stratificati sono state ampiamente discusse nella letteratura scientifica e riprodotte anche sperimentalmente. In generale, sono stati messi in relazione con periodi freddi e ambienti periglaciali. La genesi dei singoli livelli è stata messa in relazione a scivolamenti su superfici nivali, soliflusso e ruscellamento, indotto sia da piogge che  da fusione dei manti nivali.
Alle ghiaie dei detriti stratificati possono intercalarsi livelli di spessore variabile (generalmente da 5 a 30 cm) di paleosuolo bruno-rossiccio, spesso erosi al tetto in concomitanza della ripresa della sedimentazione ritmica delle ghiaie. Ai paleosuoli, che indicano (locali?) stasi deposizionali, si associano talvolta evidenti strutture singenetiche riferibili a crioturbazioni (p. es. fessure a cuneo o "pseudoconvoluzioni").
Nelle aree che durante il Pleistocene superiore sono state occupate da ghiaccio, i detriti stratificati, se presenti, sono spesso caratterizzati da stratificazione variamente disturbata, da contorta a ruotate verso monte. Questi disturbi indicano generalmente interferenze delle coltri detritiche stesse con le masse glaciali sulle quali o ai bordi delle quali si andavano a fomare: ad esempio, da un lato la fusione dei ghiacci poteva far venir meno la base d'appoggio ai detriti e farli così collassare, dall'altra, le spinte delle masse di ghiaccio potevano arricciare i detriti presenti sui loro margini.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 21.02.2004
    Ultima modifica: 21.02.2004

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