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LE VICENDE AMBIENTALI NEL TEMPO E LA SITUAZIONE ATTUALE NEL BACINO DEL METAURO E ZONE LIMITROFE SINO AL 2024, di Luciano Poggiani


Citazione bibliografica: POGGIANI L., 2025 - Le vicende ambientali nel tempo e la situazione attuale nel bacino del Metauro e zone limitrofe, sino al 2024. In: "La Valle del Metauro - Banca dati sugli aspetti naturali e antropici del bacino del Metauro", http//www.lavalledelmetauro.it. Ed. Associazione Naturalistica Argonauta e Comune di Fano, Fano (PU).

Esaminando le varie voci trattate, si può notare che ho tralasciato argomenti determinanti nell’influenza che possono avere sul nostro territorio ma troppo complessi per essere esaminati in questo scritto che ha valore riassuntivo: i problemi dell’Adriatico come l’impoverimento degli ecosistemi e delle specie presenti dovuto alla pesca eccessiva, l’agricoltura e l’allevamento, l’urbanistica con gli ampliamenti della rete viaria e gli insediamenti industriali, i cambiamenti climatici a livello mondiale, le scelte politiche prese negli anni per la gestione del territorio.

     LE SPIAGGE DI FANO, PESARO, MONDOLFO E IL MARE ANTISTANTE

Le spiagge e la fascia costiera retrostante sono indubbiamente la parte di territorio della Provincia di Pesaro e Urbino che ha subito il maggior grado di antropizzazione ed impoverimento ambientale a partire dagli anni ’50-’60 del secolo scorso. Sono rimasti meno coinvolti solo il tratto da Gabicce a Pesaro dove è presente una falesia dirupata verso il mare (Colle San Bartolo, ora parco naturale regionale) e il tratto di spiaggia da Pesaro a Fano dove la ferrovia litoranea molto vicina alla spiaggia ha costituito un ostacolo all’espansione edilizia e ai camping (qui sono state istituite negli anni due aree floristiche: quella di Baia del Re e quella sotto il Monte Ardizio).

    San Bartolo (Pesaro e Gabicce)

La costa alta del Colle San Bartolo per le sue peculiarità paesaggistiche, geologiche e paleontologiche è stata oggetto di grande attenzione da parte delle Associazioni ambientaliste già dal 1976, quando venne richiesta per essa una Riserva naturale. Poi con la Legge Regione Marche n. 15/94 venne istituto nel 1994 il Parco Naturale Regionale “Monte San Bartolo”.

Spiaggia sotto il Monte Ardizio – Pesaro (1)

L’area floristica n.106 “Spiaggia sotto il Monte Ardizio - Pesaro” è stata istituita nel settembre 2017 dalla Regione Marche con DGR 1095/2017 su proposta del Comune di Pesaro e delle associazioni ambientaliste. Si trova nel tratto sotto il Colle Ardizio in una spiaggia sabbiosa libera da strutture balneari. Si è scelto di vincolarla per consentire l’espansione delle piante alofile e psammofile tipiche che vi crescono. Grazie alla sua vegetazione l’Area floristica svolge anche la duplice funzione di proteggere la pista ciclabile ivi presente dalla sabbia e di evitare che quest’ultima sia dispersa a causa dell’azione del vento.

(1) GUBELLINI L., PANDOLFI M., s.d. - Area floristica 106 - Spiaggia sotto il Monte Ardizio Pesaro. Comune di Pesaro Assessorato alla Sostenibilità e Regione Marche Commissione Ambiente: 21 pp.

     Foce del Fosso Sejore

Nel 1987 chiedevamo come Associazione Argonauta il ripristino almeno parziale dell’ambiente della foce sabbiosa del Fosso Sejore posta al confine tra Pesaro e Fano, deturpato da due inutili cestonate, e la limitazione dell’edificazione in atto lungo la spiaggia vicina. Se da una parte poco tempo dopo le cestonate sono state rimosse, le strutture legate alla balneazione e relativa antropizzazione si sono ulteriormente espanse e consolidate.

Spiaggia di Baia del Re a Fano

Il suo notevole valore ambientale dipende dalla presenza di diverse specie vegetali alofile e psammofile tipiche delle dune sabbiose, divenute ormai rare lungo il nostro litorale. Fin dal 1971 avevamo posto come Associazione Argonauta l’attenzione sul degrado al quale era sottoposta. La Regione Marche con D.P.R. n.18317 del 4 luglio 1979 la fece diventare Area floristica protetta, bloccando la costruzione di nuovi impianti balneari che avevano iniziato ad apparire anche in questo tratto. Tuttavia i problemi non sono stati pienamente risolti e come minacce di degrado rimangono ancor oggi la possibilità di nuovi impianti balneari, l’abbandono di rifiuti da parte dei bagnanti e la pulizia con mezzi meccanici non rispettosa della vegetazione dunale, a cui si sono aggiunte le mareggiate particolarmente forti che demoliscono la duna stabilizzata. Nel 2024 abbiamo proposto una nuova cartellonistica ed alcuni interventi di protezione, e in più un intervento di maggior impegno sul tipo degli orti botanici.

     Spiaggia della Sassonia a Fano

Spiaggia ghiaiosa che si estende dal Porto di Fano alla località Tiro a segno situata più a SE. Nel 1971 segnalavamo come Associazione Argonauta che in occasione di un intervento per renderla più adatta alla balneazione erano rimasti in loco alcuni scarichi fognari (tra cui anche quello dell’ospedale), con le relative conseguenze per la salute dei frequentatori. Il problema è stato poi risolto con l’entrata in funzione del depuratore cittadino verso il 1980.

     Spiaggia in loc. Tiro a segno a Fano

Per questo breve tratto di spiaggia ghiaiosa e relativo retrospiaggia, importante come testimonianza ambientale del passato e per la presenza di alcune specie di piante rare, abbiamo proposto nel 2024 come Associazione Argonauta di mantenere la sua porzione più vicina al mare con destinazione a spiaggia libera e il retrospiaggia come “zona verde” lasciata allo stato naturale con pochi interventi di manutenzione conservativa, accesso ai soli pedoni e senza alcuna opera di verde attrezzato ed attrezzature sportive.

     Spiaggia di Metaurilia-Torrette-Ponte Sasso a Fano

Sin dal 1971 abbiamo segnalato come Associazione Argonauta gli interessanti lembi residui di duna costiera con la tipica vegetazione alofila e psammofila presenti in questa spiaggia posta a SE della Foce del Metauro. Poi per il tratto di Metaurilia nel Piano Particolareggiato delle Spiagge di Fano è stata istituita una “Zona di interesse botanico-vegetazionale” attualmente frammentata in 4 tratti. Questo tipo di classificazione delle spiagge non prevede tuttavia forme specifiche di protezione della flora, ma solo l’indicazione che non vi sono ubicabili altre forme di utilizzo tra quelle elencate nel Piano Spiagge. Nel 2024 abbiamo proposto per la spiaggia da Metaurilia a parte di Torrette alcuni interventi per la tutela e il ripristino della duna costiera, di protezione del raro Giglio marino (Pancratium maritimum) ivi presente e del Fratino (Charadrius alexandrinus) che qui possiede un'area di nidificazione importante a livello sovracomunale.

      Porto turistico a Fano

Su un porto turistico da realizzare lungo il litorale a 2 km a SE del Porto-canale di Fano abbiamo espresso come Associazione Argonauta critiche motivate nel 1981, e comunque non è stato poi realizzato. Successivamente, con lavori ultimati nel 2003, il Porto di Fano si è ampliato per l’aggiunta all’esterno del Bacino di levante di tre vasti bacini riservati uno a conduzione privata (la “Marina dei Cesari”) per imbarcazioni da diporto, uno per la cantieristica e un altro per le barche da pesca.

     Porto-canale di Fano

Nel 1971 avevamo posto come Associazione Argonauta l’attenzione sulle acque fortemente inquinate del Porto-canale a causa degli scarichi fognari che vi si versavano e dei rifiuti gettati in acqua. Poi la situazione è gradualmente migliorata.

     Edificazione lungo le spiagge

A partire dagli anni ’50 del secolo scorso l’edificazione collegata con l’utilizzo balneare delle spiagge e le opere urbanistiche annesse sono aumentate sino alla saturazione lungo tutta la costa bassa sia sabbiosa che ghiaiosa della Provincia di Pesaro e Urbino. Anche l’ultimo tratto di una certa consistenza rimasto, quello tra Fano e la Foce del Metauro, è stato progressivamente edificato negli anni ’70 del secolo scorso. In tale periodo abbiamo cercato come Associazione Argonauta di opporci a due insediamenti con motivazioni di tipo urbanistico e paesaggistico, ma senza esito. La nostra proposta di salvare almeno un piccolo tratto in loc. Tiro a segno è del 2024.

     Campeggio abusivo

La pratica del campeggio abusivo è stata particolarmente frequente negli anni ’70-’80 del secolo scorso, con conseguente distruzione della vegetazione e abbandono di rifiuti sulle spiagge, foce del Metauro compresa. Poi il problema si è fatto più contenuto ed episodico.

Mareggiate, erosione e scogliere

Si è instaurata ormai una catena difficilmente troncabile tra i fatti seguenti, l’uno strettamente legato all’altro: - diminuzione degli apporti di sedimenti portati al mare dai fiumi per l’escavazione effettuata in alveo quando ancora era autorizzata e per la presenza di dighe più a monte - mareggiate che erodono più facilmente le spiagge nelle quali è diminuito il ripascimento - costruzione di scogliere per difendere i tratti in erosione - erosione che intacca i tratti vicini non ancora difesi - scogliere costruite con il calcare estratto dalle montagne finendo per diventare una linea quasi continua - scogliere che attenuano nel tempo il loro effetto difensivo costringendo ad effettuare periodicamente il loro restauro. Le scogliere foranee e i pennelli difensivi hanno comunque creato un habitat che prima non esisteva, quello del substrato roccioso, consentendo l’insediamento oltre che di alghe anche di tutta una fauna tipica di questo ambiente.

     Mucillagini in mare

La correlazione tra eutrofizzazione delle acque e formazione di mucillagini non viene considerata come causa certa del fenomeno come appariva nella letteratura scientifica consultata nel 1980 per il nostro libro “Ambiente Oggi”, e la spiegazione dell’origine dei fenomeni di fioriture algali e di mucillagini si è fatta particolarmente articolata e complessa. Le mucillagini sono degli aggregati di sostanze organiche, acqua e sali minerali in forma di ampie chiazze biancastre che galleggiano sul mare e poi raggiungono la riva. Un ruolo determinante nella loro formazione ed evoluzione lo hanno le diatomee, le dinoflagellate e i batteri e la loro insorgenza è favorita da particolari condizioni meteoclimatiche. Tutto il nostro tratto di mare nel luglio 1987 ne era pieno, con danni ai settori della pesca (le reti si intasavano) e del turismo. Il fenomeno si è ripetuto nell’estate 2024. Per un approfondimento sulle cause e le dinamiche del fenomeno vedi GIANI M. et al., 2005 - Le mucillagini nell’Adriatico e nel Tirreno. ICRAM, Roma, https://www.isprambiente.gov.it/contentfiles/00010000/10083-lemucillagini.pdf.

     Inquinamento delle acque marine costiere

Nel 1971 e 1975 segnalavamo come Associazione Argonauta l’inquinamento della foce del Metauro e del tratto di mare circostante ad opera degli scarichi liquidi dello Zuccherificio Cavarzere, e nel 1980 l’inquinamento delle acque costiere lungo l’intero tratto di Fano a causa degli scarichi fognari urbani che si versavano direttamente in mare. Poi sia lo Zuccherificio sia il Comune di Fano si dotarono di depuratori: quello delle acque reflue cittadine realizzato circa nel 1980 presso la foce del Metauro è tuttora in funzione. Il problema dell’inquinamento da allora è stato in gran parte risolto, tranne episodi saltuari con conseguente divieto di balneazione.

     I CORSI D’ACQUA IN COMUNE DI FANO

Nonostante i casi di degrado accaduti negli anni e le profonde modifiche ambientali del Metauro in conseguenza della scomparsa di buona parte del sedimento ghiaioso che lo caratterizzava, questo fiume rimane ancora un bene ambientale di notevole importanza. Ciò vale, anche se in misura inferiore, per il Torrente Arzilla con riferimento soprattutto ai valori paesaggistici della sua valle e della zona collinare circostante.

     Inquinamento delle acque del Metauro e dell’Arzilla a Fano

Nel periodo 1971-1980 avevamo segnalato come Associazione Argonauta l’inquinamento del Metauro in prossimità della foce causato dalle acque di scarico dello Zuccherificio Cavarzere, in quei tempi non depurate. Poi vennero costruiti al suo servizio un depuratore e grandi vasche dove venivano immessi i fanghi derivanti dalla lavorazione delle barbabietole, fanghi che venivano periodicamente rimossi una volta seccati e trasportati altrove. Nello stesso tratto di riva arrivava nel 1980 lo scarico del Mattatoio comunale col sangue derivante dalle macellazioni, scarico anch’esso poi rimosso. Sempre nel 1971-1980 abbiamo segnalato che anche l’Arzilla era soggetta a periodici scarichi liquidi provenienti da industrie locali con conseguenti forti morie di pesci, ai quali si aggiungevano gli scarichi fognari domestici e un prelievo eccessivo di acqua ad uso agricolo. Attualmente il problema dell’inquinamento dei due corsi d’acqua è più sotto controllo.

     Vincolo paesaggistico del Metauro e dell’Arzilla

Il vincolo paesaggistico, apposto sin dal 1975 (L. 1497/39) lungo il F. Metauro dalla foce a Fossombrone e lungo il T. Arzilla in Comune di Fano, è stato pubblicato con DPR n.668 del 3 febbraio 1981. Successivamente con D.M. 31 luglio 1985 queste parti di territorio vengono dichiarate “di notevole interesse pubblico”. L’Argonauta ha collaborato all’istituzione del vincolo. Attualmente la L. 1497/39 è sostituita da DLGS n. 42/2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.

     Parchi del Metauro e dell’Arzilla a Fano

Ne abbiamo parlato la prima volta come Associazione Argonauta nel 1971 in un documento inviato alla stampa e alle autorità locali dedicato ai principali guasti ambientali nel Comune di Fano. I cosiddetti parchi fluviali sono stati poi presentati nel convegno della “Settimana ecologica” del 1974 organizzato dal Comune e sono stati trattati nel 1980 in un capitolo del nostro libro “Ambiente Oggi”. I due parchi alla fine non sono stati comunque realizzati.

     Boschi ripariali lungo i corsi d’acqua

I boschi ripariali rappresentano un’importante caratteristica del Metauro e dei fiumi in generale e sono considerati tra le “bellezze naturali” tutelate dai vincoli paesaggistici. Rappresentano anche un “corridoio” per varie specie di animali prima confinate nell’entroterra e poi giunte sino alla costa, ad esempio i picchi, la Nutria, il Capriolo, il Cinghiale e il Lupo. Ce ne siamo occupati come Associazione Argonauta nel 1980 per un caso di taglio della pioppeta lungo il T. Arzilla a Fano e sulla rivista “Natura nelle Marche” nel 1989 e nel 1990, lanciando un appello per la loro difesa e raccontando di un caso avvenuto sempre lungo il T. Arzilla. Ad essi è stato dedicato un capitolo nel nostro libro “La situazione ambientale del Comune di Fano” del 1998 e se ne parla nell’opuscolo “Io sono il fiume” del 2015. Negli ultimi decenni tagli di boschi ripariali più o meno contestabili nelle motivazioni sono avvenuti lungo il Metauro nell’ambito di regimazioni idrauliche. Dagli anni ’50-’80 del secolo scorso ad oggi le golene e i boschi ripariali hanno subìto un rilevante cambiamento con alberature e arbusteti igrofili cresciuti per lunghi tratti a restringere il corso del fiume e l’espansione di specie sia esotiche come l’Amorfa, sia particolarmente invadenti come la Canna del Reno.

Arzilla - problemi di salvaguardia

Ne abbiamo iniziato a parlare come Associazione Argonauta nel 1971, compresa la creazione di un parco pubblico nel tratto del torrente più prossimo al mare. Il geologo Umberto Guzzi ha scritto nel 1980 sull’alluvione avvenuta l’anno prima e le colpe dell’uomo al riguardo. Nel 1987 nell’opuscolo “10 proposte per Fano” e di nuovo nel 2024 abbiamo ripresentato per l’Arzilla la proposta di un parco pubblico.

Metauro - problemi di salvaguardia

Hanno riguardato in genere, oltre le cave di ghiaia, anche le discariche di rifiuti, l’ingresso non autorizzato di autoveicoli e motoveicoli lungo le rive e l’abbattimento di alberature. Alcuni di questi problemi sono diventati oggi meno frequenti. Le prime problematiche le abbiamo fatte presenti come Associazione Argonauta nel 1971. Negli anni successivi abbiamo segnalato anche i casi risolti, come quando nel 1987 tra gli interventi di bonifica effettuati dagli Enti pubblici c'è stata la rimozione di un impianto per prodotti bituminosi e delle strutture di un frantoio entrambi dismessi, e la bonifica di un’ampia discarica abusiva. Nel 2024 abbiamo proposto il miglioramento di una zona umida in corrispondenza del depuratore di Bellocchi con funzione di fitodepurazione naturale dell’acqua in uscita.

     Metauro - foce

I problemi della foce sono rappresentati da una eccessiva antropizzazione, che oltretutto già la stringe tra una zona edificata e per rimessaggio barche verso NO e un camping verso SE. Nel 1983 lamentavamo come Associazione Argonauta la mancata sistemazione di una sbarra per impedire alle automobili l’accesso fin sulla riva del mare; nel 1996 abbiamo ancora una volta chiesto la demolizione di un ristorante che vi era stato costruito con autorizzazione “a titolo precario” e proposto lo spostamento verso sud dell’entrata del vicino camping per evitare che le automobili vi accedessero dal lato della foce; nel 2000, riprendendo quanto detto sino al 1986, oltre a ricordare il caso del ristorante (poi demolito negli anni successivi) abbiamo enumerato una serie di interventi di riqualificazione ambientale che saranno poi ripresi in seguito nel 2024. Pur essendosi risolti negli anni i problemi dell’inquinamento dell’acqua e in parte dell’ingresso delle auto sin sulla riva del mare, occorrono altri interventi per riportare la foce, Sito Natura 2000, ad uno stato quanto meno dignitoso.

     Laghi e stagni di escavazione lungo il Metauro a Fano

I laghetti e gli stagni del Metauro, ormai non più interessati da scarichi e tombamenti, sono divenuti nel tempo luoghi umidi importanti per la flora e la fauna acquatica: due di questi, il Lago Vicini e lo Stagno Urbani, sono luoghi protetti e utilizzati dall'Argonauta per la didattica e l’informazione naturalistica, mentre in altri si pratica la pesca sportiva. La situazione era grave nel periodo 1971-1983, quando questi specchi d’acqua hanno rischiato tutti di venire riempiti con rifiuti, terra e macerie. Nell’opuscolo “10 proposte per Fano” del 1987 abbiamo inserito come Associazione Argonauta la proposta di protezione dei laghetti e stagni di escavazione situati in entrambe le rive del Metauro impedendovi gli scarichi abusivi e ripristinando le sponde manomesse. Anche nel nostro rendiconto periodico del 1996 abbiamo elencato per essi varie proposte di protezione e di fruizione.

     Cave di ghiaia lungo il Metauro a Fano

Le cave di ghiaia hanno contribuito in misura notevole alla trasformazione profonda che ha subìto il Metauro, da quando negli anni ’40-’60 del secolo scorso possedeva un alveo completamente coperto di ghiaia sino ad arrivare alla situazione attuale in cui prevalgono i tratti denudati a fondo argilloso. Questa trasformazione è iniziata negli anni ’70-’80 con una generalizzata erosione regressiva che ha messo allo scoperto le argille plioceniche di base. La ghiaia che ancora proviene dall’Appennino è bloccata in gran parte dalle dighe delle centrali idroelettriche e dalle traverse in alveo, per cui la situazione ante 1970 non si ricreerà se non in un futuro assai lontano. Nel 1971 abbiamo accennato per la prima volta come Associazione Argonauta al problema dell’escavazione della ghiaia in alveo lungo il Metauro a Fano e dello stato di degrado attorno ad un frantoio in vicinanza della foce. Abbiamo dedicato un capitolo sulle cave a Fano nei nostri libri “Ambiente Oggi” del 1980 e “La situazione ambientale del Comune di Fano” del 1998. Poi in POGGIANI (a cura di), 2017- Storia del fiume - il Metauro a Fano, con riferimento al periodo 1974-1990, è stato esaminato nei dettagli il problema delle escavazioni sia in alveo che nella piana alluvionale contigua.

     Riserva naturale del Metauro a Fano

E’ un’importante occasione mancata che sembrava finalmente a portata di mano. Nel 2001 la Riserva naturale del Metauro è stata inserita nel PTRAP 2001-2003 con Delibera amministrativa n. 41 del 25 luglio 2001 del Consiglio Regionale Marche “Programma triennale regionale aree protette (PTRAP) 2001/2003” L. Reg. 28 aprile 1994, n. 15, art. 7, comma 5. I confini della riserva erano gli stessi della ZSC IT5310022 “Fiume Metauro da Piano di Zucca alla foce”. Nel 2004 è stata inserita anche nel successivo “Programma triennale regionale aree protette (PTRAP) 2004/2006”, L. Reg. 28 aprile 1994, n. 15. Nella fase finale però l’iter burocratico si è bloccato per l’opposizione di alcuni amministratori locali, tra cui il sindaco di Fano, e la Riserva naturale non è stata realizzata.

     Oasi faunistica “Stagni Urbani” a Fano

La prima proposta di creare un’oasi faunistica lungo il Metauro a Fano è contenuta nell’opuscolo del 1985 dell'Argonauta “Convivenza difficile - Uomo e ambiente a Fano”. Nel 1997 è stata istituita l’Oasi faunistica “Stagni Urbani” sotto la spinta e con la collaborazione dell’Argonauta. Successivamente Argonauta, Federazione Nazionale Pro Natura - Marche, La Lupus in Fabula, WWF Marche e LAC Marche ne hanno proposto l’ampliamento a tutto il basso Metauro in Comune di Fano nell’ambito delle Osservazioni al Piano Faunistico Venatorio Provinciale 2015‐2019. Lo stesso ampliamento viene riproposto nel 2024, ma ancora senza esito.

     Vasche di decantazione dell’ex Zuccherificio

L’Argonauta ha elaborato nel 2010 un progetto di riqualificazione ambientale per le vasche di decantazione dell’ex zuccherificio lungo il Metauro a Fano presentandolo nel 2016 in occasione degli incontri di “Urbanistica partecipata” organizzati dall’Amministrazione Comunale sul tema Area “ex Zuccherificio”. Il progetto è stato poi riproposto nel 2022 e nel 2024, ma ancora senza esito.

     LE ZONE DI PIANURA E LE COLLINE IN COMUNE DI FANO

Le aree di pianura hanno subìto negli anni una profonda trasformazione: dal paesaggio rurale con case coloniche sparse degli anni ’50-’60 del secolo scorso ad una espansione edilizia progressiva che ha coinvolto sia i quartieri urbani periferici che le frazioni. In più sono sorte due zone industriali, una nell’area dell’ex Zuccherificio e un'altra più vasta in vicinanza della frazione di Bellocchi. La zona collinare è stata invece risparmiata dalle trasformazioni più rilevanti.

Parco del Campo d’Aviazione e Aeroporto di Fano

Nel 1974 e nel 1976, in occasione delle due “Settimane ecologiche” che si erano svolte a Fano, organizzate dal Comune di Fano, avevamo espresso come Associazione Argonauta la convinzione che potessero convivere nell’area del Campo d’Aviazione una zona di verde pubblico con un aeroporto turistico di dimensioni ridotte. Poi nel 1981, nel nostro opuscolo “Quale turismo?”, avevamo espresso la nostra contrarietà ad un progetto di aeroporto di tipo civile turistico di 3° livello, con una serie di motivazioni tra cui quella del disturbo che poteva essere arrecato al vicino Quartiere Vallato. Nel 1985, nel nostro opuscolo “Convivenza difficile”, avevamo segnalato che nella zona nonostante le tabelle perimetrali continuava ad essere praticata la caccia a scapito delle varie specie di passo ed invernali che trovavano nell’area erbosa un prezioso luogo di sosta e di alimentazione. Nel 1987, nel nostro opuscolo “10 proposte per Fano”, proponevamo per l’area di verde pubblico qui prevista dal PRG un ampio spazio per le attività all’aria aperta, la chiusura dell’attività venatoria, la piantumazione di alberi di piccola taglia e arbusti lungo la nuova strada di raccordo sul lato nord e lo scolmatore al margine della zona aeroportuale, proposte poi riprese ed ampliate nel 1996. Nel 1995 venne inaugurato il nuovo aeroporto di Fano "Enzo Omiccioli", con hangars e strutture recettive dislocate più lontano dalla città e recinzione dell'intera area aeroportuale. Nel libro “La situazione ambientale del Comune di Fano”, del 1998, un capitolo è dedicato in maniera approfondita alle problematiche del Campo d’Aviazione; vi si ricorda inoltre che migliaia di persone avevano sottoscritto nel 1998 una petizione promossa da un Comitato del quale faceva parte anche l’Argonauta per sollecitare la realizzazione del Parco pubblico. Nel 2005 abbiamo espresso la nostra contrarietà alla costruzione di una pista in cemento. Nel 2022 e nel 2024 abbiamo proposto entro il parco pubblico la realizzazione di un’area naturalistica con prato stabile a conduzione naturale”.

     Edificazioni sulle colline di Fano

La zona collinare attorno a Fano possiede una grande rilevanza paesaggistica e per questo è stata fortunatamente protetta da vincolo sin dal 1975. La prima segnalazione di danni all’ambiente è del 1971, quando avevamo denunciato come Associazione Argonauta le prime avvisaglie di un’edificazione sulla falesia della collina costiera presso Fosso Sejore a Fano, edificazione poi non effettuata. Nel 1981 abbiamo espresso la nostra contrarietà alla previsione di PRG di una zona turistico-estensiva di circa 17 ha sulla collina verso il mare poco a NO della collina di San Biagio, previsione anche questa non realizzata. Nel 1985 abbiamo fatto presenti gli abusi che stavano avvenendo nella zona collinare di San Biagio, Prelato e Monte Giove, quando case coloniche venivano trasformate in ville con significativi aumenti di cubatura rispetto a quanto consentito. Attualmente le colline attorno a Fano mantengono ancora un aspetto gradevole, ma c’è sempre la possibilità di interventi negativi per il loro valore paesaggistico.

     I BOSCHI E LE ALBERATURE

Si tratta di piccoli lembi di bosco, boscaglia ed arbusteto localizzati per lo più nelle zone collinari. Due di essi, il Bosco di Montevecchio e il Bosco di Severini, sono protetti come aree floristiche previste dalla Legge regionale 52/74 e istituite nel 1979. Sono interessanti per la flora che ospitano, in alcuni casi testimonianza di un passato quando il bosco occupava territori più ampi, in seguito ridotti o del tutto cancellati dall’espansione dell’agricoltura. I primi miei studi su questi boschi risalgono al 1973 e l’ultimo è del 2011. Abbiamo iniziato come Associazione Argonauta ad occuparci di alberi e alberature a partire dal 1971, con riferimento alla campagna, rive fluviali e periferia cittadina. L’argomento è stato anche trattato nel libro “La situazione ambientale del Comune di Fano”, del 1998.

     L’ENTROTERRA DELLA PROVINCIA DI PESARO E URBINO

     Monti della Cesana

Sono una dorsale che si estende a NO di Fossombrone, per la maggior parte compresa nella Foresta Demaniale Regionale omonima. I problemi di degrado che vi si sono verificati nel corso degli anni sono stati l’apertura di diverse cave seppur di modesta estensione, ormai quasi tutte dismesse, e le attività all’aperto con eccessiva frequentazione antropica che comportano danni all’ambiente.

     Monti e Gola del Furlo

Ci siamo occupati come associazioni ambientaliste per la prima volta di quest’area di grande interesse paesaggistico, naturalistico e storico a livello nazionale commentando una foto del 1974 che mostrava una cava da poco aperta sulle pendici del Monte Pietralata. Poi nel 1980 e 1981 abbiamo scritto articoli e lettere di denuncia alle autorità competenti per un’altra cava più grande, aperta sul Monte Paganuccio nei pressi di Sant’Anna (in realtà erano tre contigue). Da tempo le cave in quest’area risultano dismesse. I Monti e la Gola del Furlo sono diventati negli anni una meta frequente di escursioni e campi di studio. Nel 1990 sono stati proposti come Aula verde regionale ed è uscito un libro che li descriveva (DIONISI et al., 1990). Finalmente nel 2001 con Decreto del Ministero dell’Ambiente del 6-2-2001 venne istituita la “Riserva Naturale Statale Gola del Furlo”. Oltre alla Riserva, forme di tutela esistenti sono la Foresta Demaniale Regionale del Furlo, le Aree floristiche “Gola del Furlo” e “Monte Paganuccio”, l’Area ZSC_IT5310016 “Gola del Furlo”, l’Area ZPS_IT5310029 ”Furlo” e l’Oasi faunistica n.13 “Furlo”.

     Cascata del Sasso

Questa cascata dell’alto Metauro a Sant’Angelo in Vado (PU) era stata segnalata da Giuseppe Dini del WWF per la sua bellezza ed imponenza e le manomissioni a cui era stata sottoposta, tra le quali nel 1981 la costruzione di un ingombrante belvedere in cemento che l’aveva deturpata ostruendone una parte del ciglio. Nel 1995 il Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste della Provincia di Pesaro e Urbino si è rivolto all’Amministrazione comunale di Sant’Angelo in Vado perché fossero messi in atto interventi per attenuare i danni all’ambiente, ai quali si era aggiunta la creazione di una zona industriale troppo vicina.

     La Badia

Questo tratto della valle del Foglia nella zona di Schieti di Urbino (PU) era conosciuto dai naturalisti pesaresi - principalmente del WWF e della LIPU - sin da fine anni ’70 del secolo scorso, quando un residente si era interessato per chiudere alla caccia i suoi terreni coltivati. Nel 1979 vi è stata istituita dalla Provincia di Pesaro e Urbino un’Oasi di protezione faunistica. Da allora sono state diversi i sopralluoghi e le visite guidate alle quali abbiamo partecipato per osservarne gli aspetti naturali e l’avifauna.

Gruppo del Monte Nerone e Gruppo del Monte Catria

Gruppi montuosi appenninici di grande importanza paesaggistica e ambientale a livello nazionale. Forme di tutela esistenti, oltre al vincolo paesaggistico, sono per il Nerone le aree floristiche protette “La Montagnola” e “Fondarca”, l’Area ZSC_IT5310017 “M. Nerone - Gola di Gorgo a Cerbara”, l’Area ZPS_IT5310030 “Monte Nerone e Monte di Montiego” e l’Oasi faunistica “Monte Nerone”. Per il Catria la Foresta Demaniale Regionale del Catria e due lembi della Foresta Demaniale Regionale di M. Petrano ricadenti nel territorio del Catria; sette aree floristiche protette; l’Area ZSC_IT5310019 “Monti Catria e Acuto” e l’Area ZPS_IT5310031 “Monte Catria, Monte Acuto, Monte della Strega” (include un’area più ampia in Provincia di Ancona); l’Oasi faunistica n.7 “Monte Catria”. I guai ai quali sono andati incontro questi due monti vanno dalle strade troppo numerose e mal costruite che hanno innescato fenomeni di dissesto sui versanti, alle auto sui prati, alle manifestazioni con un numero eccessivo di persone e relativo disturbo per la fauna e spargimento di rifiuti, alle cave, alle piste da sci nelle zone sommitali con gravi danni all’ambiente, a casi di captazione delle acque in ambienti fragili e da proteggere, ad episodi di massiccia ceduazione. Non si è ancora riusciti ad avere un parco naturale: la prima proposta per l’area dei Monti Catria e Nerone è del 1977 (AA.VV., 1977 - Progetto di parco naturale nell'area dei Monti Catria e Nerone. TECNECO), poi nel 2003 La Lupus in Fabula ha proposto il grande Parco naturale del Catria, Nerone e Alpe della Luna, ma sinora senza esito. Per quel che riguarda le piste da sci e gli impianti di risalita tutto risale agli anni ’70 del secolo scorso, quando per lanciare un turismo invernale si iniziarono a realizzare queste opere con danni rilevanti agli ecosistemi dei boschi e dei prati sommitali. Tali interventi sono continuati sino ai nostri giorni, malgrado le denunce e gli articoli sulla stampa delle Associazioni ambientaliste.

     Bosco di Tecchie

Questo importante e suggestivo bosco ubicato nella Serra di Burano in Comune di Cantiano è stato segnalato per la prima volta negli anni ’80 del secolo scorso dal naturalista Domenico Leli di Cantiano, e da allora è stato la meta di varie escursioni organizzate dalle associazioni ambientaliste e oggetto di studi sull’ambiente e la fauna. Diversi anni fa la Provincia di Pesaro e Urbino per tutelarlo e raccogliere fondi lanciò l’iniziativa "Mille lire per un paradiso". Oltre al vincolo paesaggistico, il Bosco di Tecchie è compreso nell’Area ZSC_IT5310018 “Serre del Burano”, nell’Area ZPS_IT5310018 “Serre del Burano” e nell’Oasi faunistica protetta n.3 “Bosco di Tecchie”. Nel 1986 venne istituito con delibera del Comune di Cantiano iI Parco pubblico del Bosco di Tecchie e nel 2019 con delibera Regionale la Riserva Naturale Regionale Orientata del Bosco di Tecchie, di circa 195 ettari.

      ALCUNI ARGOMENTI GENERALI

     Risorse idriche e acqua potabile

Attualmente in aggiunta al consumo di acqua potabile fornita dalla rete idrica comunale di Fano risulta un forte consumo di acqua imbottigliata. I pozzi dei privati che attingono dalla falda idrica hanno un’eccessiva concentrazione di nitrati che la rendono non potabile. Se ne è parlato nel 1974 e 1976 in occasione della prima e della seconda “Settimana ecologica” organizzate dal Comune di Fano. Poi l’argomento è stato trattato nei nostri libri “Ambiente oggi” del 1980 e “La situazione ambientale del Comune di Fano” del 1998. Abbiamo poi espresso come associazioni ambientaliste un nostro pensiero articolato su questo argomento nell’opuscolo “Le idee dell’Ambientalismo” del 2009.

     Inquinamento delle acque dolci e trattamento degli scarichi

Attualmente sono in funzione tre depuratori che servono le varie parti del territorio fanese, ubicati uno a Ponte Metauro (il più grande), uno a Ponte Sasso per le frazioni costiere e un altro a Bellocchi per quelle interne. Se ne è parlato nel 1974 e nel 1976 in occasione della Prima e della Seconda settimana ecologica organizzate dal Comune di Fano. Poi l’argomento è stato trattato nel nostro libro “La situazione ambientale del Comune di Fano” del 1998.

     Eccesso di nitrati nell’acqua di falda

Dopo tanti anni da quando il problema è venuto alla luce, la falda idrica della pianura sulla quale è ubicata la città di Fano, pur risultando una grande risorsa in termini quantitativi, è ancora inutilizzabile per il consumo umano a causa dell’eccessiva concentrazione di nitrati provenienti in prevalenza da un’agricoltura che li aveva abbondantemente usati in forma di concimi chimici. L’argomento è stato trattato come Associazione Argonauta sin dal 1981.

Dissesto idrogeologico, alluvioni, regimazioni idrauliche, bombe d’acqua

Abbiamo espresso diffusamente come associazioni ambientaliste il nostro pensiero su questa complessa serie di argomenti più o meno associati fra loro nel libro “Ambiente oggi” pubblicato nel 1980, nell’opuscolo “Le idee dell’Ambientalismo” pubblicato del 2009 e nell’opuscolo “Io sono il fiume” del 2015 . Di regimazioni idrauliche non rispettose dell’ambiente ce ne siamo occupati come Associazione Argonauta nel 1985, riportando il caso di un intervento effettuato nel Metauro in quell’anno e poi bloccato grazie alla nostra segnalazione. Allora il Servizio Opere Pubbliche e Difesa Suolo regionale intervenne in un tratto di Metauro a valle del ponte dell’Autostrada A 14, trasformando l’alveo da ghiaioso che era ad argilloso, creando una sponda rettilinea in riva sinistra e distruggendo una fascia di salici e pioppi di circa 1,5 ha. Oltre a questo intervento ne furono eseguiti altri, sia negli anni precedenti che in quelli successivi, come ad esempio la sistemazione degli argini nel tratto terminale dopo la piena del 2005.

Protezione del suolo e suo consumo

Il suolo è una risorsa fondamentale perché su di esso si attua la produzione agricola e forestale ed è un bene limitato e non rinnovabile in tempi umani. Il consumo di suolo legato all’espansione edilizia, alle opere urbanistiche connesse e ad altre forme di antropizzazione sta ancora procedendo con un ritmo eccessivo anche nel nostro territorio, malgrado una certa presa di coscienza intervenuta negli ultimi anni. Abbiamo espresso come associazioni ambientaliste il nostro pensiero sulla sua protezione in capitoli dei libri “Ambiente oggi” del 1980 e “La situazione ambientale del Comune di Fano” del 1998.

Rifiuti solidi, discariche pubbliche, raccolta differenziata, compostaggio, riciclaggio

Rispetto agli anni ’70-‘80 del secolo scorso il problema è stato in buona parte risolto per quel che riguarda le discariche abusive in ambienti naturali, ma occorrono progressi ben più risolutivi nell’ottenere una diminuzione dei rifiuti, nella raccolta differenziata e nel riciclaggio. Sono temi trattati dalle associazioni ambientaliste sin dal 1975: prima che nel 1978 si aprisse la discarica controllata di Monteschiantello sulle colline a sud del Metauro, il Comune di Fano scaricava i rifiuti urbani nelle ampie fosse di terreno rimaste al termine dell’escavazione della ghiaia, ma anche nell’area del Campo d’Aviazione. Abbiamo espresso diffusamente il nostro pensiero su questi argomenti in capitoli dei libri “Ambiente oggi” del 1980 e “La situazione ambientale del Comune di Fano” del 1998 e nell’opuscolo “Le idee dell’Ambientalismo” pubblicato nel 2009.

     Energie rinnovabili

Per quel che riguarda l’energia del vento, abbiamo dichiarato come associazioni ambientaliste di essere favorevoli al suo sfruttamento purché si guardi con attenzione a dove e come vengono realizzati i campi eolici per rispettare i valori paesaggistici ed ambientali, in particolare dove esistono vincoli e zone protette come i parchi, le riserve, ecc. Per l’energia solare siamo favorevoli al suo sfruttamento purché vengano privilegiate nell’ubicazione degli impianti fotovoltaici le scelte che non comportano sottrazione di terreno all’agricoltura e agli spazi naturali. Ci siamo occupati di questi argomenti nell’opuscolo “Le idee dell’Ambientalismo” pubblicato nel 2009.

     Cave in generale

Abbiamo espresso come associazioni ambientaliste il nostro pensiero sulle cave nell’opuscolo “Le idee dell’Ambientalismo” pubblicato nel 2009. In sintesi occorre:

- verificare attraverso una seria programmazione del territorio quali sono le quantità necessarie di materiali lapidei con limiti di estrazione certi e non derogabili;

- fare riferimento alle buone pratiche legate alla bioedilizia e al recupero e riutilizzo di materiali derivanti da demolizioni e scarti di lavorazione;

- un maggior controllo sulle attività estrattive sia in fase di coltivazione che di trasporto dei materiali;

- applicare sanzioni certe e severe per chi scava abusivamente o che eccede nelle quantità previste;

- tutelare senza deroghe le aree protette come parchi, riserve, ecc.;

- rispettare fiumi e torrenti nella loro integrità;

- stabilire dinamiche decisionali e autorizzative che garantiscano la trasparenza e tengano conto della volontà delle popolazioni prossime ai siti di estrazione.

     Manifestazioni in ambienti naturali

Siamo contrari come associazioni ambientaliste alle manifestazioni che si svolgono all’aperto quando vengono scelti ambienti ad elevato pregio ambientale, spesso molto fragili come lo sono i prati sommitali montani e le spiagge dove ancora è presente una vegetazione alofila e psammofila. Questo soprattutto quando radunano un gran numero di persone.

     Autoveicoli e motoveicoli sui prati e altri ambienti naturali

Una fonte di degradazione ambientale già attiva fin dagli anni ’70 del secolo scorso è la circolazione di automobili e fuoristrada su ecosistemi fragili come i prati montani, ma praticata anche in spiagge e rive fluviali. Questo nonostante l’art. 5 della legge regionale Marche 52/1974 preveda il divieto di circolazione di autoveicoli e motoveicoli non autorizzati “nei prati, nei pascoli, nelle aree boschive e in genere negli ambienti naturali di proprietà pubblica, uso pubblico o aperti al pubblico”.

Verde pubblico e nuove piantagioni

Abbiamo iniziato ad occuparci di verde pubblico come associazioni ambientaliste a partire dal 1984 e spesso abbiamo segnalato gli episodi di cattiva gestione del verde urbano. L’argomento è stato anche trattato nei nostri libri “Ambiente oggi” del 1980 e “La situazione ambientale del Comune di Fano” del 1998.  Negli ultimi decenni per incrementare il verde sono sorti comunque vari spazi alberati in periferia sia a cura del Comune, sia di associazioni sensibili al problema.

     Recupero di animali selvatici

Durante gli anni ‘90 del secolo scorso l’Argonauta ha svolto un servizio di recupero di animali selvatici feriti o debilitati, affidandoli poi ai centri che si occupano in maniera specifica del problema. Attualmente il riferimento per la nostra zona è il Centro di recupero animali selvatici regionale (CRAS Marche).

Educazione ambientale, divulgazione scientifica e gestione di spazi naturali dedicati allo scopo

Già nel 1976 auspicavamo come Associazione Argonauta iniziative di divulgazione nei confronti di scuole e cittadini in aggiunta alle “Settimane Ecologiche” organizzate dal Comune di Fano nel 1974 e nel 1976. Questo obiettivo è stato raggiunto man mano che il Centro di Educazione Ambientale Casa Archilei, attivo dal 1989, ha visto crescere le sue attività negli anni, coinvolgendo un gran numero di studenti e di adulti. A questo hanno contribuito anche gli altri due centri gestiti da noi, il Laboratorio di Ecologia all’Aperto Stagno Urbani e dal 2007 il Centro di Riqualificazione Ambientale Lago Vicini. Dall’esperienza accumulata in quarant’anni nel gestire realtà naturali di questo tipo (la prima è stata nel 1985, un sentiero natura sul Monte Pietralata) ci siamo resi conto che spesso è molto difficile mantenere in buone condizioni la loro percorribilità, la tabellonistica e le strutture annesse (osservatori per l’avifauna, centri visite): il legno di cui sono fatte si degrada e deve essere restaurato o sostituito, i cartelli vengono scoloriti dal sole, le specie di piante indicate nei cartellini non sono più lì perché muoiono e spuntano da altre parti, la vegetazione erbacea ed arbustiva ostruisce i sentieri, gli alberi cadono e si mettono di traverso, le zone umide si evolvono verso stadi di riempimento del fondo e crescita delle componenti legnose, le specie animali preferiscono a volte negli anni zone differenti di sosta e nidificazione. Tutto ciò comporta un impegno continuo, personale motivato e disponibilità finanziarie non sempre disponibili per le Associazioni di volontariato.

ZSC (Zone Speciali Conservazione) prima dette SIC (Siti Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone Protezione Speciale)

Ne sono state istituite numerose in tutte le aree di particolare valore naturalistico della Provincia di Pesaro e Urbino.

Le ZSC insieme alle ZPS costituiscono nelle Marche la Rete Natura 2000 concepita ai fini della tutela della biodiversità attraverso la conservazione degli habitat naturali e delle specie animali e vegetali di interesse comunitario. Sono state previste dalla Direttiva “Habitat” 92/43/CEE finalizzata alla conservazione degli habitat naturali e delle specie animali e vegetali di interesse comunitario e designate per tutelare la biodiversità attraverso specifici piani di gestione. Nel 1997 sono state istituite anche dalla Regione Marche, all’inizio e provvisoriamente denominati pSIC, poi SIC e oggi ZSC. Non sono aree protette nel senso tradizionale e quindi non rientrano nella legge quadro sulle aree protette n. 394/91.

Le ZPS sono state previste dalla Direttiva 79/409 "Uccelli", che ha come obiettivo la "conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico" raggiunto attraverso la tutela delle popolazioni e la protezione dei loro habitat. Anche le ZPS non sono aree protette nel senso tradizionale.

ALTRA BIBLIOGRAFIA:

POGGIANI L., DIONISI V., GUBELLINI L. (a cura di), 2007 - Boschi di fiume. Ambiente, flora e fauna dei boschi ripariali del Metauro. Provincia di Pesaro e Urbino, Assessorato Beni ed Attività Ambientali: 288 pp. 

POGGIANI L. (a cura di), 2015- Io sono il Fiume. Associazione Naturalistica Argonauta, Italia       Nostra Pesaro, Legambiente Pesaro, La Lupus in Fabula Onlus, WWF: 32 pp.

POGGIANI L. e DIONISI V., 2022 - Nove proposte di interventi di salvaguardia e riqualificazione   ambientale nel Comune di Fano e Gli inconsapevoli (racconti). Associazione Naturalistica   Argonauta e Fedreazione Nazionale Pro Natura: 64 pp.

 


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 30.03.2025
    Ultima modifica: 30.03.2025

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