Itinerari
La Gola di Gorgo a Cerbara (itinerari - TUR)
La Gola di Gorgo a Cerbara (2° tratto itinerario F. Candigliano da Acqualagna a S. Martino del Piano)
Ultima verifica itinerario: 2012
Il Fiume Candigliano ha inciso nell'anticlinale del Monte di Montiego Monte Paludello presso Piobbico una gola rupestre lunga circa 3 km, detta di Gorgo a Cerbara.
La parte in riva sinistra del fiume, appartenente al versante meridionale del Monte di
Montiego (m 975), è caratterizzata dall'alta parete della Balza della Penna. Un vasto anfiteatro in riva destra è occupato da una grande cava di pietra.
Le formazioni geologiche che affiorano nella Gola sono in basso i calcari e i calcari marnosi del Giurassico: Calcare Massiccio (il nucleo dell'anticlinale, esposto nella cava), Pietra Còrniola, Rosso Ammonitico, Calcari a Posidonia e Calcari Diasprigni. Seguono al di sopra calcari e marne del Cretacico: Maiolica, Marne a Fucoidi, Scaglia Bianca e Scaglia Rossa.
Quest'ultima formazione continua sino all'Eocene Inferiore (Era Terziaria o Cenozoica).
Nella Gola di Gorgo a Cerbara sono compresi ambienti rocciosi con pareti verticali (Balza della Penna), macereti,
lembi di bosco e cespuglieto, terrazzi erbosi e sassosi che verso l'alto si allargano nei bei prati sommitali del Monte di Montiego, utilizzati per il pascolo del bestiame. I boschi sono delle leccete e dei querceti xerofili di Roverella governati a ceduo. Esistono anche rimboschimenti di conifere non autoctone.
L'importanza di quest'area, protetta come area floristica, è determinata dalla presenza di specie di piante
sporadiche o rare nelle Marche quali Muscari tenuiflorum, Melilotus neapolitanus, Centranthus calcitrapae e Anthericum liliago. Interessante anche la presenza di piccoli arbusti delle rocce calcaree, come lo Spino
quercino e l'Onicino.
Nella Gola sono stati avvistati alcune volte l'Aquila reale e il Passero solitario. Più spesso sono visibili la
Poiana, il Gheppio, la Taccola, il Codirosso spazzacamino, la Rondine montana e la Ballerina gialla. Nei boschi sono presenti la Ghiandaia, le Cince, il Fringuello, il Pettirosso e lo Scricciolo.
Provenendo da Acqualagna lungo la strada che porta a Piobbico, si può iniziare la visita all'ingresso della Gola, prendendo sulla sinistra una strada bianca appena prima del ponte sul Candigliano. Dopo mezzo chilometro la strada termina ad una casa in località Passo del Mulino, così detta perché qui l'antica strada passava dalla riva destra a quella sinistra (l'attuale Apecchiese è della fine del 1800) e vi era un mulino situato un poco più a monte, di cui ora non v'è più traccia.
Si prosegue a piedi verso monte lungo un sentiero che costeggia il fiume Candigliano, qui incassato fra rocce, sino ad arrivare dopo poco più di mezzo chilometro al punto in cui il Fosso del Ri si immette nel Candigliano. Si tratta di un piccolo corso d'acqua che si origina sulle pendici del Monte Paludello dalla zona di Fonte Avellana (m 841). Di fronte a noi le Rocche, imponenti guglie rocciose sulla destra idrografica della Gola. Il sentiero che risale Fosso del Ri si fa più stretto, infrascato fra alberi e cespugli di Carpino nero, Leccio e Fillirea. Ogni tanto dei muretti di contenimento testimoniano che si trattava di un percorso frequentato, come anche ricordano gli anziani del luogo che lo chiamano "Bucin da l'erma" vi si passava per condurre il bestiame ai pascoli di Fonte Avellana e a prendere l'acqua alla Sorgente dei Frati. Difatti, dopo aver risalito per un po' il fosso, si nota nell'alveo, altrimenti asciutto, dell'acqua che sgorga tra le rocce: la sorgente, appunto.
Tornati indietro, entriamo nella Gola, ammirando sulla sinistra idrografica l'imponente parete della Balza della Penna.
Ci fermiamo in corrispondenza della grande cava aperta nell'anfiteatro roccioso che caratterizza questo tratto di gola, la località di Gorgo a Cerbara (Gorga Cerbiara in vecchie carte). Nel passato si trovavano in questa zona delle miniere di ferro da deposito idrotermale (pirite) e da acque circolanti (limonite), pare già attive al tempo dei Duchi di Urbino e utilizzate sino alla metà del 1900 (SELLI 1954).
Si scende nell'alveo, dove l'acqua scorre fra rocce modellate dall'erosione e dove sono ubicate una sorgente di acqua ferruginosa e una di acqua sulfurea che si versano nel fiume (SELLI 1954). Lungo le rive crescono il Pioppo nero, il Salice rosso e il Salice di ripa. Sono frequenti le tane e gli scavi del Granchio di fiume. Tra i pesci interessante la presenza del Ghiozzo padano.
Proseguendo per circa 700 m, si incontra la casa detta La Caprareccia, ristrutturata come ristorante; poco più a monte, in corrispondenza di un muraglione di contenimento della strada, vale la pena di visitare nell'alveo roccioso una cascatella.
Percorso un altro mezzo chilometro, ci fermiamo per osservare gli strati calcarei variamente ripiegati sulla sinistra idrografica del Candigliano. Da qui si può iniziare un'escursione a piedi lungo il Fosso dell'Eremo. Le creste rocciose che delimitano questo fosso, viste da lontano (zona di Piobbico), ricordano il profilo di una giovane donna, la "Bella Dormiente" della tradizione popolare.
Nell'ansa del Candigliano situata subito a monte del Fosso dell'Eremo (località Fosso del Bando) era situata una piccola centrale idroelettrica, ora smantellata, costruita nel 1928 ed alimentata da un bacino di acqua sul Fosso del Presale.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 01.01.1999
Ultima modifica: 01.07.2012
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