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Pesaro e dintorni negli aspetti naturali: Idrografia


PESARO E DINTORNI NEGLI ASPETTI NATURALI

Idrografia
La rete idrografica del circondario pesarese è costituita in massima parte (pressoché i tre quarti) dal sistema del tronco inferiore - od orientale - del bacino del fiume Foglia, essendo il rimanente interessato dal piccolo bacino del Rio delle Geniche. Parleremo in questa occasione del solo corso del Foglia, rimandando a successive separate trattazioni il complesso dei suoi affluenti, ed il Rio delle Geniche.

Il Foglia.
Detto anche Isauro (e tralasciamo qui ogni disquisizione sulla origine e validità dei due nomi, il secondo dei quali è praticamente abbandonato da tempo lunghissimo), è il quinto - a pari merito con l`Esino - per lunghezza del corso (90 km), ed il sesto per superficie del bacino (circa 700 kmq.) fra i maggiori corsi d’acqua marchigiani. Scorre nel nostro territorio per un tratto di circa 10 km, in linea d’aria in direzione Sudovest-Nordest (da Borgo S. Maria alla foce), ma il suo alveo piuttosto tortuoso ha nel tratto medesimo uno sviluppo di almeno 15 km. Fiume povero di ghiaie (poiché il suo bacino è inciso per la massima parte in formazioni di rocce tenere, facilmente erodibili e disgregabili: arenarie, molasse, marne, argille), scorre nella pianura pesarese con debole pendenza (2,5 per mille), adagiato tra terrazzi alluvionali di IV ordine essenzialmente costituiti da depositi argillosi, oppure più o meno sabbiosi, raramente ghiaiosi (perlomeno negli strati superiori). E` alimentato soprattutto dai displuvi meridionali del Montefeltro, ed in assai minor parte - attraverso il torrente Apsa, ultimo dei maggiori tributari di destra - dal versante nordorientale del rilievo delle Cesane nell’Urbinate; le sue principali sorgive sono collocate, attorno ai 925 m di quota, nella conca montana circondante Sestino (nella confinante provincia di Arezzo), e circoscritta da Nordovest ad Ovest e Sud dal crinale M. della Scura-Poggio delle Campane-M. Sovara-M. Bello-Passo della Spugna-M. Dese.

E’ un fiume di tipo appenninico, a regime torrentizio (fiume-torrente), secondo l’accezione di E. Ricci, Marche, 78. 1929), quindi con portata assai irregolare e forti differenze tra la minima e la massima. L’apporto idrico dei suoi modestissimi affluenti nel territorio pesarese è infimo, salvo che in periodi di eccezionale piovosità.

Per quanto ciò possa apparire strano, non si hanno dati soddisfacentemente attendibili sulle sue portate alla foce, e ciò per motivi che non è il caso di star qui ad illustrare; ci limitiamo quindi a ricordare che le portate massime si registrano in febbraio ed ottobre-novembre, le minime (e sono veramente minime!) in luglio-agosto. La portata media annua è valutata in 8 mc/sec da E. Ricci (voce “Foglia”, in Enciclopedia Italiana, 15: 584, 1932), ed in 5,34 mc/sec da E. BEVILACQUA (Marche, 79, in Le Regioni d’Italia, X. 1961); quale dei due dati surriportati sia il più attendibile è ben difficile dire. Dati soddisfacenti non si hanno neppure per quanto riguarda le piene parossistiche che si verificano ogni qualche decennio, e durante le quali la portata raggiunge valori relativamente elevatissimi, con effetti (almeno un tempo) catastrofici.

La foce del fiume era in antico certamente più ad oriente dell’attuale, e nel corso dei secoli si è spostata verso Nordovest sia per fatto naturale, sia - e forse ancor più – per intervento umano; tuttavia, anche volendo dare il più ampio credito a fonti storiche e tradizioni locali, ogni affermazione sulla sua esatta antichissima ubicazione ci sembra riposare un po’ sul vago. E’ certo che dal 1614 sin poco oltre la metà del secolo scorso essa corrispose all`attuale porto-canale di Pesaro (che in essa era ricavato), e che successivamente venne deviata nella sua sede attuale escavata dapprima (a partire dal 1857) per servire da nuovo porto-canale, quindi (dal 1866, e con lungo travaglio durato sino attorno al 1890) definitivamente divenuta estrema parte terminale del corso del Foglia.

Sebbene con gli aspetti naturali strettamente intesi abbia poco a che vedere, ricordiamo qui anche il Vallato Albani, canale artificiale scorrente per una dozzina di chilometri nella pianura in destra del Foglia, dal quale derivava sino a pochi anni addietro le acque in località “La Chiusa” presso Montelabbate, per poi tornare a versarvele in prossimità della foce dopo aver attraversato la città di Pesaro per via sotterranea. Escavato nella prima metà del XVIII Secolo per fornire energia motrice a molini idraulici, esso modificava parzialmente l’originaria idrografia in destra del basso corso del fiume, captando e sottraendo a quest`ultimo alcuni suoi piccoli diretti tributari, in particolare il Fosso di Torcivia. Attualmente, cessate le sue primitive funzioni, il Vallato Albani non sottrae più acque al Foglia, e riversa le poche altre al fiume medesimo all`altezza della Fornace Badioli presso Villa S. Martino, rimanendo così amputato di tutto il suo tratto cittadino.

Gli affluenti del Foglia
Poiché il bacino imbrifero dell’Isauro subisce un brusco restringimento in orrispondenza della trasversale Belvedere Fogliense-Montegaudio, passando da una larghezza di circa 15 ad una di circa 7 km, gli affluenti del suo settore inferiore (o nordorientale che dir si voglia), tutti pressoché perpendicolari al corso del fiume, sono brevi e di ben scarso apporto idrico; più o meno discretamente forniti di acque in tempo di forte piovosità e nei periodi dal tardo autunno alla primavera, sono in genere completamente asciutti in estate.

Per quanto concerne il nostro territorio - che si estende su circa metà del sopraddetto settore - ed escludendo a priori vari fossi e ruscelli tanto incospicui da non meritare cenno alcuno, i tributari del Foglia si riducono a sei, quattro di sinistra (Fosso della Biscia, F. della Selva Grossa, F. della Genga, F. della Badia), e due di destra (Fosso di Torcivia, F. di Falcineto); il primo di questi ultimi, direttamente affluente al Foglia (al Pian della Chiusa) in tempi ormai lontani, versa le sue acque nel Vallato Albani, che a sua volta le restituisce più a valle al Fiume. I rivi soprammenzionati percorrono le valli delimitate dalle dorsali e contrafforti descritti in precedente occasione; i loro alvei hanno in genere pendenza piuttosto forte nella parte superiore, pendenza che poi si attenua nell’avvicinarsi alla pianura. Con poche parole sono tutti presto descritti.

Fosso della Biscia. Lungo circa 5 km, e con una pendenza media del 26 per mille, si origina nel versante meridionale di Monteluro, e raccoglie le acque della valle interposta tra il contrafforte M. dei Calzolari-M. dell`Ebreo-Pozzo Alto (a Sudovest) e la dorsale della Stroppata a Nordest. Attraverso il Fosso di Montechiaro, suo tributario di destra al Ponte della Biscia sotto Pozzo Alto, riceve anche le acque della vallecola stretta tra Pozzo Alto ed il dosso di Montechiaro. Entra nella pianura del Foglia presso Borgo S. Maria, versandosi nel fiume dopo circa 2 km.

Fosso della Selva Grossa. Raccoglie le acque della valle compresa tra la dorsale della Stroppata a Sudovest e quella di S. Germano a Nordest, affluendo al Foglia accanto alla Fornace PICA. Si origina, con il nome di Fosso del Pantano, nel versante orientale di Monteluro. Lungo anche questo circa 5 km, ha una pendenza media del 30 per mille.

Fosso della Genga. Defluiscono per suo tramite le acque della conca Pianacce-Ciarciano-Grancia inserita tra la dorsale di S. Germano a Sudovest ed il M. della Badia a Nordest. Lungo circa 3 Km, e con una pendenza media del 20 per mille, entra nella pianura del Foglia tra la Campanara e Case Bruciate, versandosi nel fiume dopo circa 1 Km.

Fosso della Badia. Tale nome spetterebbe più propriamente al solo tratto inferiore del rivo che, originandosi come Fosso della Ranocchia ai piedi della Sella della Siligata, confluisce all`altezza di Cattabrighe con il Fosso dell`Acquabona proveniente dal versante orientale della Sella di Ciarciano. Il Fosso della Ranocchia - F. della Badia raccoglie da Nordest le acque del rilievo del M. Accio (mediante vari ruscelli fra i quali primeggia il F. Altarello presso Cattabrighe), da Sudovest - sia direttamente, sia mediante l’affluente di destra F. dei Ronchi - quelle del versante nordorientale del contrafforte Boncio-M. Bacchino-Roncaglia. Nel F. dell’Acquabona defluiscono invece le acque del versante sudoccidentale del contrafforte appena detto, nonché di quello nordorientale del rilievo Sella di Ciarciano - M. della Badia. Lungo complessivamente circa 6 km, con una pendenza media del 15 per mille, il Fosso della Badia affluisce al Foglia all’altezza di S. Maria delle Fabbrecce.

Fosso di Torcivia. Percorre la valle incuneata tra due contrafforti minori del crinale spartiacque Foglia-Arzilla: quello del Palazzaccio-S.Fabiano a Sudovest, e quello Querciabella-S. Giorgio a Nordest. Si origina nel versante nordoccidentale del M. della Blilla e, dopo un percorso di circa 2 km, pendenza media 35 per mille), affluisce al Vallato Albani, scorrendo nell’ultimo tratto nel settore orientale del Pian della Chiusa.

Fosso di Falcineto. Lungo sui 3.5 km (pendenza media 19 per mille), raccoglie nel suo tratto superiore le acque di alcune vallecole (Fagnano, Fabbrina, Pozzetti) solcanti il fianco nordoccidentale della dorsale di M. Ballante, tra la Querciabella e lo stesso M. Ballante. Entra nella pianura del Foglia poco a monte di S.Pietro in Calibano, solca il Pian di Falcineto e, sottopassato il Vallato Albani, affluisce al fiume dopo aver attraversato il Pian dei Canonici.

ll Rio delle Geniche
Quello che in epoca remotissima fu l’ultimo tributario di destra del Foglia è oggi l’unico corso d`acqua con diretto sbocco al mare il cui bacino sia interamente compreso entro i confini del nostro territorio, del quale occupa la porzione nordorientale, con un`area di circa 19 kmq. Si usa in genere chiamarlo semplicemente “la Genica”, ma la denominazione di Rio delle Geniche è quella che meglio gli compete poiché, come poi vedremo, si articola in vari rivi (o “fossi”) a ciascuno dei quali si applica popolarmente il nome di “Genica”.

Quelli della mia generazione (e della precedente) ne ricordano il tratto inferiore, ormai cittadino, ben diverso dall’attuale fogna maleodorante e carica di rifiuti d’ogni genere, incassata tra argini di cemento: acque limpide, scorrenti tra canneti e prode erbose o cespugliate, popolate da anguille ed altri pesci, rane, grigi granchi d`acqua dolce …, tutta una fauna oggi scomparsa, sostituita da un esercito di pantegane.

Il suo corso principale si origina alla Val Gelata nel versante nordorientale del dosso della Querciabella, e prosegue – assumendo dapprima in nome di Fosso Scaricalasino - per circa 7,5 km in direzione Nordest e Nord-Nordest sino alla foce nella periferia orientale di Pesaro; la sua pendenza media è del 13 per mille, ridotta al 5,6 per mille nel tratto planiziale da S. Veneranda alla foce. Affiancato a Nordovest - sino all`altezza di S.Veneranda - dal rilievo Querciabella-M. Ballante-Casa di Salute, è praticamente privo di affluenti di sinistra (salvo insignificanti ruscelli). Mentre dalla destra idrografica gli pervengono vari tributari via via maggiori con il discendere dal corso superiore all’inferiore.

Il primo affluente è il breve (appena 1 km) Fosso della Serra, mediante il quale si scaricano le acque della vallecola facente capo a Sudest alla Pieve di Candelara. Secondo e terzo sono rispettivamente il Fosso della Puglia ed il F. di Trésole, anche questi lunghi ambedue circa 1 km, ed immettentisi nel corso principale del Rio al Ponte della Valle poco a monte di S. Veneranda, dopo aver raccolto il primo le acque del vallone della Puglia, il secondo quelle della valle di Trésole.

Appena a Nord di S. Veneranda affluisce la Genica dei Castagni, primo dei tributari consistenti per portata e lunghezza del corso; lungo sui 2 km, con pendenza media del 15 per mille, si origina nel basso versante settentrionale del M. della Fuga presso Novilara, e scorre verso Nordovest per la Valle dei Castagni, avendo in sinistra il contrafforte del M. del Castagneto, in destra la dorsale Madonna dei Mazza–Angelo Custode.

Ultimo e maggiore tributario è la Genica di Muraglia, che si immette all’altezza del Cimitero di Pesaro, e risulta dalla confluenza presso Muraglia di due rami superiori: il Fosso (o Genica) dei Condotti, ed il F. (o Genica) di Trebbiantico; il rivo unificato è lungo solo 1,5 km, e corre con pendenza appena accennata (1,3 per mille). Il Fosso dei Condotti inizia ai piedi del versante settentrionale del colle di Novilara, allungandosi quindi per circa 3 km (pendenza media 20 per mille) nella Valle dei Condotti e nella pianura di Muraglia, fiancheggiato in sinistra (Ovest-Sudovest) dalla dorsale Madonna dei Mazza-Angelo Custode, in destra (Est-Nordest) dal rilievo Zaccona-Bregnana. Il Fosso di Trebbiantico si origina invece poco sotto il paesetto dal quale trae il nome, correndo poi per poco più di 2 km (pendenza media 20 per mille anche questo) tra il rilievo Zaccona-Bregnana e le pendici sudoccidentali del M. delle Commende e dell’Ardizio, al Passo di Trebbiantico si riceve da destra il modesto apporto del Fosso di Sajano, proveniente dall’omonima Fonte ben nota ai pesaresi.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 23.08.2010
    Ultima modifica: 23.08.2010

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