Opere specialistiche
Pesaro e dintorni negli aspetti naturali: Geologia - Qualche cenno generale
PESARO E DINTORNI NEGLI ASPETTI NATURALI
Geologia
Qualche cenno generale.
ll territorio pesarese, anche quando si voglia scendere ad un approfondito esame di tutti i particolari di dettaglio, non presenta certamente una situazione geologica granché complicata. La successione dei terreni (intendendo il termine in senso geologico, non nella comune accezione pedologica, che va più propriamente riferita al solo terreno vegetale), dai più antichi ai più recenti, è essenzialmente regolare, anche se talvolta può apparire a prima vista un po scombinata a causa degli effetti dellintensa erosione subaerea quaternaria, e di alcune faglie che interrompono il regolare andamento a pieghe anticlinali e sinclinali dei complessi sedimentari: fatti tutti che fanno apparire in contatto laterale su di un unico piano orizzontale complessi corrispondenti ad epoche diverse. I terreni affioranti sono relativamente recenti: i più antichi fra essi datano infatti da appena una trentina circa di milioni di anni addietro, poco più di uninezia nel generale contesto delle ere geologiche! Se si eccettuano le ancor più giovani coltri quaternarie, ove esistono, essi sono tutti riferibili al sistema del Neogene Medio e Superiore, vale a dire al periodo dellEra Cenozoica o Terziaria che dir si voglia - a noi più vicino. Mancano completamente nel nostro circondario complessi rapportabili al Paleogene (Cenozoico Inferiore) od a periodi ed ere precedenti, e neppure rappresentata è la porzione inferiore del Neogene. Nella Provincia pesarese, per poter osservare qualche cosa di più antico della serie miocenica, occorre portarsi nel Subappennino interno ossia nel Preappennino o addirittura nellAppennino, ed allora si vedranno formazioni rocciose datanti anche da un qualche cosa come 200 milioni di anni addietro. Ma nei dintorni di Pesaro non vi è nulla di ciò: la serie dei terreni qui affioranti inizia con il Miocene Medio (Elveziano e Tortoniano, scarsamente rappresentati), prosegue con il Miocene Superiore (Messiniano) e quindi con il Pliocene, per passare poi al Pleistocene ed Olocene, ossia al gruppo quaternario.
Le diverse formazioni osservabili da noi sono costituite da rocce sedimentarie risultanti dal deposito in ambiente marino (rarissimamente subaereo o quasi) di detriti derivanti dalla denudazione superficiale di terre già emerse (rocce clastiche: sabbie, molasse, arenarie, argille e marne, ghiaie, conglomerati, ecc.), oppure di sostanze disciolte o sospese nelle acque (rocce di deposito chimico, più raramente organogene: gessi, calcari, ecc.). Va infatti tenuto presente che sino alla fine del Pliocene da 1 a 3 milioni di anni addietro, a seconda dei differenti pareri ed interpretazioni dei vari Autori il nostro territorio rimase sommerso da un mare ora più o meno profondo (mare batiale), ora basso (mare neritico) sino a creare ambienti di tipo lagunare o litoraneo-salmastro. Di queste oscillazioni della profondità marina, così come altri fenomeni geologici più o meno concomitanti e collaterali, resta testimonianza nella differente natura fisico-chimica della varie formazioni riscontrabili nelle serie dei terreni, e nei fossili che esse talvolta rinserrano in misura generalmente assai limitata per quanto concerne i macrofossili (ossia quelli che si intendono per fossili nella più comune accezione del termine), talora invece notevolmente abbondante per quanto riguarda i microfossili.
La definitiva emersione dal mare del nostro territorio si ebbe solo al finire del Pliocene ed inizio del Pleistocene, ed infatti i terreni quaternari da noi sono essenzialmente di deposito continentale, derivante dallazione delle forze erosive subaeree che modellarono gradualmente le superfici del territorio medesimo sino a far loro assumere laspetto attuale. Questa è perlomeno la generale opinione dei vari Autori che si sono occupati della geologia regionale. E tuttavia possibile che il permanere od il riavanzare del mare si sia verificato durante il Pleistocene in qualche luogo più prossimo allattuale costa; ciò renderebbe meglio comprensibile la presenza di alcuni strati o lenti di ghiaie marine che si incontrano in depositi pleistocenici nelle valli del bacino del Rio delle Geniche, nonché qualche altro fenomeno non altrimenti spiegabile; ma si tratta tuttavia di particolari di ben scarso significato, che non modificano se non in minima parte la generale interpretazione dei fatti.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 23.08.2010
Ultima modifica: 23.08.2010
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