Opere specialistiche
LA VEGETAZIONE DEL MEDIO E BASSO CORSO DEL METAURO, di Edoardo Biondi, Simona Casavecchia, Luca Paradisi e Simone Pesaresi
Versione digitale dell'opera: BIONDI E., CASAVECCHIA S., PARADISI L. e PESARESI S., 2007 - La vegetazione del medio e basso corso del Metauro (pagg. 25-41). In: POGGIANI L., DIONISI V. e GUBELLINI L. (a cura di) - Boschi di fiume - Ambiente, flora e fauna dei boschi ripariali del Metauro. Ed. Provincia di Pesaro e Urbino, Pesaro.
Introduzione
Viene presentato lo studio della vegetazione e del paesaggio vegetale di due biotopi ad elevata naturalità e biodiversità, presenti nel medio e basso corso del Fiume Metauro. Le due aree sono state entrambe riconosciute come SIC e ZPS, rispettivamente in base alla Direttiva Habitat 92/43/CEE, e Direttiva “Uccelli" 79/409/CEE e denominate: “Tavernelle sul Metauro” e “da Pian della Zucca alla foce”. Le indagini che vengono presentate sono state realizzate nell’ambito del progetto di Rete Ecologica della Regione Marche (R.E.M.). Lo studio ha permesso di rinvenire importanti fitocenosi, alcune delle quali non rilevate in precedenza nelle Marche.
Nei fiumi si realizzano condizioni ecologiche che determinano la formazione di ecosistemi con caratteristiche di azonalità rispetto alle potenzialità climatiche dei territori che attraversano. Le fitocenosi fluviali sono infatti principalmente condizionate dall’elemento idrico, dai fattori edafici ed in minor misura dalle caratteristiche macrobioclimatiche. Queste ultime si rendono particolarmente significative solo quando si comparano situazioni presenti in ambiti macrobioclimatici notevolmente diversificati e alle quali corrispondono, solitamente, forti differenze nel paesaggio vegetale.
Si deve inoltre considerare che il paesaggio vegetale fluviale risente della forte antropizzazione direttamente esercitata sugli alvei e sulle sponde o, indirettamente, attraverso attività che influenzano la variazione della qualità delle acque o la loro portata (agricoltura, urbanizzazione, canalizzazione, captazione delle acque, attività estrattive in alveo, ecc.).
In un fiume si individuano numerose fitocenosi che permettono di comprendere l’alto grado di specializzazione ecologica raggiunto dalle piante in questi ambienti.
Le formazioni ripariali si distribuiscono lungo le sponde dei corsi d’acqua mentre in senso ortogonale si realizza la successione di comunità vegetali che vanno a colonizzare ambienti diversi (greto, sponde, terrazzi, ecc.), definiti dalla variazione dei gradienti dei principali fattori ecologici. Per tale motivo tra le distinte comunità che li occupano si realizzano principalmente contatti di tipo catenale, senza significato dinamico successionale. Le analisi puntali dei rapporti intercorrenti tra le comunità (catenali o seriali), collegate a quelle geomorfologiche dei distinti
tratti del corso del fiume e a quelle riguardanti la qualità dei substrati, porta a descrivere unità diverse di paesaggio vegetale fluviale (geosigmeti), da considerare quali modelli ad alto valore predittivo, di notevole interesse per la gestione di corsi d’acqua e la salvaguardia della loro biodiversità.
L’area di studio
L’area S.I.C. (IT5310015) e Z.P.S. (IT5310028) di Tavernelle sul Metauro si colloca nel settore mediano del corso del fiume, e più precisamente si sviluppa da “Ponte nuovo” di Fossombrone fino poco a valle dell’abitato di Calcinelli nel comune di Saltara. I comuni interessati sono: Fossombrone, Montefelcino, Sant’Ippolito, Serrungarina, Montemaggiore al Metauro, Orciano di Pesaro e Saltara. Dal punto di vista altimetrico l’area è compresa tra i 120 m di quota dell’abitato di Ghilardino (Fossombrone) e i 30 m circa, del tratto terminale dell’alveo del fiume stesso. La lunghezza dell’asta fluviale interessata è di 19,2 km.
L’area S.I.C. e Z.P.S. (IT5310022) denominata “da Pian della Zucca alla foce”, localizzata nel basso corso dello stesso fiume, inizia poco a valle dell’abitato di Cerbara (Piagge), fino alla foce del fiume stesso. I comuni interessati sono: Cartoceto, Piagge e Fano. La massima quota dell’area, di 135 m, si raggiunge in località Ripe di Ferriano. La lunghezza dell’asta fluviale interessata è di circa 10 km.
Caratteristiche geologiche e geomorfologiche
Il medio e basso corso del fiume Metauro è caratterizzato dalla presenza di alluvioni terrazzate di cospicuo spessore, conservatesi soprattutto nella sinistra idrografica, originatesi durante le glaciazioni quaternarie. Tali depositi sono costituiti da formazioni ghiaiose, ghiaioso-sabbiose, ghiaioso-argillose, con intercalazioni di lenti sabbiose, sabbioso-argillose e argilloso-limose. Nel basso corso affiorano inoltre sedimenti argillosi di origine pelagica in seguito all’approfondimento del letto fluviale (figg. 1 e 2).
LA VEGETAZIONE
Il Metauro, fiume a carattere torrentizio, presenta periodi siccitosi durante i quali parte del letto fluviale ciottoloso si prosciuga e viene colonizzato da popolamenti di specie terofitiche igro-nitrofile quali: Bidens frondosa, Polygonum persicaria, Lythrum salicaria etc. Ai margini del letto fluviale ed in contatto con il bosco ripariale golenale, su substrato ciottoloso con presenza di argille e sabbie, si insediano le formazioni a salici arbustivi più o meno continue, e costituite da Salix purpurea, S. triandra, S. elaeagnos (fig. 3). Esternamente alla fascia dei salici arbustivi, su substrato argilloso-sabbioso si sviluppa il bosco ripariale, igrofilo a Salix alba seguito più esternamente e in posizione leggermente più rialzata dal bosco di Populus nigra.
Nelle aree depresse umide del bosco golenale, in corrispondenza dei canali laterali la cui genesi è da attribuire al percorso preferenziale delle acque di esondazione, si instaura una tipica vegetazione erbacea igrofila con presenza di specie rare o poco comuni quali: Galium palustre e Leersia oryzoides (fig. 4).
Sul margine esterno della golena fluviale, dove la falda freatica è più profonda, insieme al pioppo nero si riscontrano altre specie quali: Acer campestre, Ulmus minor, Prunus spinosa, Crataegus monogyna ed altre specie tipiche dei fondovalle alluvionali.
Dove le attività antropiche sono state meno intense, si sono conservati lembi forestali relitti probabilmente simili alle antiche foreste di caducifoglie di fondovalle in cui predomina la roverella (Quercus pubescens), insieme ad altre latifoglie.
La vegetazione presente nel medio e basso corso del fiume Metauro è stata studiata con il metodo fitosociologico della scuola sigmatista di Zurigo-Montpellier (fig. 8). Le associazioni individuate vengono presentate in rapporto con le caratteristiche ecologiche dominanti secondo i principali tipi di ambienti:
• Acque profonde e lentiche in cui si rinvengono fitocenosi sia natanti che radicate
• Acque poco profonde in cui si rinviene la tipica vegetazione elofitica
• Vegetazione degli isolotti fluviali a diverso stadio di colonizzazione
• Vegetazione arborea delle golene interessate da relitte formazioni forestali ripariali
• Vegetazione arborea e arbustiva dei terrazzi alluvionali più antichi
• Vegetazione erbacea xerofila delle aree golenali ciottolose
• Vegetazione erbacea post-coltura
Acque profonde e lentiche
A questo tipo di ambiente appartengono fitocenosi sia natanti che radicate. E’ la vegetazione idrofitica degli stagni, compresi quelli che si sono originati nelle cave della zona, che è riconducibile alle seguenti associazioni:
Vegetazione a lenticchia d’acqua spugnosa ((M3) in fig. 8)
Lemnetum gibbae (Koch 1954) Miyaw. & J. Tx. 1960
Vegetazione a lenticchia d’acqua comune
Lemnetum minoris
Tale associazione identifica la vegetazione a dominanza di Lemna gibba che si rinviene in acque poco profonde ferme o leggermente fluenti, sotto forma di un denso tappeto pressoché monospecifico sulla superficie dell’acqua. La specie è indicatrice di mesotrofia delle acque e si è diffusa notevolmente negli ultimi anni in relazione con l’aumentato inquinamento dei corsi d’acqua (Avena, Blasi & Scoppola, 1980), mentre nelle acque meno inquinate prevale la vegetazione a Lemma minor. Nel territorio in oggetto Lemna gibba si rinviene nei laghi e stagni di cava delle seguenti località: Presso Cà Balzano (in sinistra idrografica del T. Tarugo, Fossombrone), presso Sterpeti di sotto (Montefelcino) in uno stagno presso Pian di Rose (Sant’Ippolito) oltre che nel lago Sorbini (Fano).
La vegetazione a Lemna minor è stata invece rinvenuta più raramente in un piccolo stagno presso Pian di Rose (Sant’Ippolito).
Vegetazione a zanichellia ((M3) in fig. 8)
Zanichellietum palustris (Baum 1911) Lang 1967
La fitocenosi descrive aggruppamenti monospecifici, eliofili e termofili di Zanichellietum palustris, che si sviluppano in acque moderatamente fluenti, non più profonde di 50 cm circa, inserendosi su substrati limosi o limoso-argillosi. Tale associazione è stata rinvenuta in località “la Barca” (Fossombrone), presso Sterpeti di sotto (Montefelcino), al Lago Solazzi (Fano) e nei guazzi di destra idrografica nei pressi del cavalcavia dell’autostrada A14 (Fano). I guazzi sono ambienti umidi artificiali realizzati dai cacciatori per l’abbattimento dell’avifauna acquatica, preferibilmente di passo (Biondi et al., 2002).
Aggruppamento a ranuncolo a foglie capillari (Ranunculus trichophyllus Chaix) ((M3) in fig. 8)
Tale fitocenosi si sviluppa nelle acque degli specchi lacustri o nelle lanche isolate del corso d’acqua principale. La specie dominante è Ranunculus trichophyllus a cui si associano altre specie natanti quali Lemna minor. Nel territorio indagato l’aggruppamento è stato rinvenuto in un guazzo della sponda idrografica destra del Metauro (Fano).
Acque poco profonde in cui si rinviene la tipica vegetazione elofitica
Vegetazione a crescione d’acqua
Nasturtietum officinalis (Sieb 1962) Oberdorfer & al. 1967
La vegetazione a Nasturtium officinale è costituita da popolamenti pressoché monospecifici ed è diffusa negli ambienti umidi di tutta Europa, dove colonizza acque debolmente correnti, e poco profonde, lateralmente al corso d’acqua principale e ai canali immissari. Nell’area d’indagine tale fitocenosi è stata rinvenuta in canali secondari in riva idrografica destra, nei pressi del Bosco della Torre Romana e presso l’ex potabilizzatore di Sant’Ippolito, nei pressi di Cerbara e in un guazzo a valle del cavalcavia autostradale (Fano).
Vegetazione a cannuccia di palude ((PH) in fig. 8)
Phragmitetum communis Schmale 1939
Le fitocenosi a Phragmites communis (Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud s.l.) si rinvengono in prossimità del corso d’acqua, nei tratti caratterizzati da acque lentamente fluenti o stagnanti, in cui le argille umide possono seccare anche completamente in estate. L’associazione ampiamente diffusa in tutte le aree umide d’Europa, risulta frequente anche nel territorio d’indagine ed è soprattutto abbondante nel tratto terminale del fiume, presso la foce, ove alligna su suoli limoso-argillosi che favoriscono lo sviluppo dei rizomi della cannuccia d’acqua. La fitocenosi sopporta anche un certo grado di salinità, mediamente fino al 2%, ed anche elevata eutrofizzazione delle acque (Baldoni & Biondi, 1993). Secondo Dangien & Decornet (1977) le fitocenosi riferibili al Phragmitetum communis svolgono un ruolo chiave nell’evoluzione naturale della vegetazione acquatica. Infatti a causa del progressivo allungamento dei rizomi verso l’acqua corrente e per l’accumulo della sostanza organica trattenuta dalla base dei loro fusti, favoriscono notevolmente l’interramento, preparando il substrato per la colonizzazione da parte delle specie pioniere dei boschi riparali. Nel territorio oggetto del presente lavoro l’associazione si rinviene abbastanza diffusamente lungo l’asta fluviale ed in particolar modo nelle anse in cui predominano fenomeni di accumulo (di particelle inorganiche) sui fenomeni erosivi o a monte delle opere di sbarramento idraulico, nel bacino di Tavernelle (Serrungarina), nei pressi dello sbarramento di Cerbara (Piagge) e nei pressi della foce.
Vegetazione a lisca maggiore
Typhaetum latifoliae Lang 1973
Tale fitocenosi si rinviene frequentemente ai margini del corso d’acqua principale o nei suoi rami laterali con acque stagnanti. Si tratta di una fitocenosi a dominanza di Typha latifolia che raggiunge alti valori di copertura alla quale si accompagnano costantemente Alisma plantago-aquatica, Lythrum salicaria e Calystegia sepium. Le fitocenosi con Typha latifolia possono svilupparsi anche in acque molto profonde, dal momento che i loro rizomi e le parti morte della pianta che si depositano alla base dei loro fusti formano una sorta di “materasso flottante“ che costituisce un substrato per lo sviluppo di nuovi individui senza che questi radichino sul fondo (Baldoni & Biondi, 1993). Typha latifolia è specie poco tollerante rispetto all’eutrofizzazione per cui tende a scomparire in biotopi fortemente inquinati (Dethioux, 1980). La fitocenosi risulta ampiamente distribuita nel territorio oggetto del presente lavoro, in particolar modo a monte dello sbarramento artificiale della diga di Tavernelle dove occupa un’ampia superficie.
Vegetazione a lisca a foglie strette e lisca del Tabernemontano
Typho angustifoliae-Schoenoplectum tabernaemontani Br.-Bl. & Bolòs 1957
Questa fitocenosi, pur occupando le stesse condizioni ecologiche dell’associazione precedentemente descritta, risulta più localizzata. Trattasi di un popolamento paucispecifico a Typha angustifolia e Schoenoplectus tabernaemontani con rare presenze di Apium nodiflorum e Alisma plantago-aquatica. L’associazione risulta scarsamente rappresentata, rinvenendosi presso la foce poco a valle del cavalcavia della Strada Statale Adriatica.
Vegetazione a riso selvatico
Leersietum oryzoides Passarge 1957
Fitocenosi quasi monospecifica a Leersia oryzoides (fig. 4) geofita rizomatosa, il cui areale italiano si è notevolmente ridotto in seguito alle bonifiche avvenute nel corso degli ultimi secoli. Attualmente la specie risulta distribuita in modo discontinuo e frammentario nella pianura padano-veneta, mentre nell’Italia peninsulare la specie risulta rara e localizzata a poche stazioni del versante tirrenico (Versilia, fiume Arno e nell’Agro Pontino ove raggiunge l’areale più meridionale d’Italia) e in quello adriatico, vallata del fiume Esino (Ancona) (Pignatti, 1982). Nel Metauro si sviluppa nei canali dei meandri laterali del corso d’acqua principale o in piccole depressioni che restano allagate dopo le piene, con acqua ricca di sostanze organiche e a reazione basica. Tali microbiotopi sono fortemente ombreggiati in quanto questa vegetazione si sviluppa all’interno del grande bosco della Torre Romana. La fitocenosi ha valori di ricoprimento che variano dal 15 al 65% mentre la presenza di specie igro-mesofile di prateria quali Agrostis stolonifera, Ranunculus repens etc., rivela lo stadio dinamico, successionale verso le praterie mesofite. Il Leersietum oryzoides è una fitocenosi che nella zona risulta molto rara e localizzata, essendo stata rinvenuta unicamente nel medio corso del fiume Metauro e più precisamente in destra idrografica nelle seguenti località: poco a valle della confluenza del Torrente Tarugo, nel Bosco della Torre Romana e presso l’ex potabilizzatore dell’acquedotto del comune di Sant’Ippolito.
Vegetazione degli isolotti fluviali a diverso stadio di colonizzazione
Vegetazione a poligono nodoso e nappola italiana ((M1) in fig. 8)
Polygono-Xanthietum italici Pirola & Rossetti 1974
Sui greti ciottolosi e sugli isolotti fluviali, con suoli fortemente nitrificati dal deposito di materiale organico trasportato dalle acque, si sviluppa la fitocenosi a Xanthium italicum e Polygonum lapathifolium, costituita prevalentemente da terofite, con bassi valori di copertura. L’associazione è ampiamente distribuita lungo il corso d’acqua dove si presentano le caratteristiche ecologiche indicate, soprattutto nei tratti in cui il letto del fiume è particolarmente ampio e subisce forti variazioni del regime nel corso dell’anno.
Vegetazione a forbicina comune e poligono mite ((M1) in fig. 8)
Bidenti-Polygonetum mitis (Roch 1951) Tx. 1979
La vegetazione, dominata da Polygonum mite, P. lapathifolium e Bidens tripartita si rinviene frequentemente sui substrati limosi umidi e raggiunge il massimo sviluppo nel periodo estivo-autunnale. Questa vegetazione viene riferita all’associazione Bidenti-Polygonetum mitis, già segnalata per le Marche nel fiume Esino (Baldoni & Biondi, 1993). Lungo il corso del Metauro, l’associazione si rinviene abbondantemente in tutto il medio-basso corso del fiume in corrispondenza degli isolotti ghiaiosi emergenti durante la stagione estiva.
Vegetazione arborea delle golene interessate da relitte formazioni forestali ripariali
Vegetazione a salice bianco ((SA) in fig. 8)
Salicetum albae Issler 1926
Sulle aree golenali più prossime all’alveo fluviale, in corrispondenza del primo terrazzo alluvionale a diretto contatto con l’alveo fluviale, su suoli sabbioso-limosi che vengono regolarmente sommersi durante le piene, si sviluppa una vegetazione forestale dominata dal salice bianco (Salix alba). Si tratta di boschi disetanei, a struttura biplana con lo strato arboreo che raggiunge i 20 m di altezza e uno strato di erbe alte sino ad un metro. Nello strato arboreo, oltre al salice bianco, che presenta livelli di copertura intorno al 100%, si rinvengono sporadici esemplari di pioppo nero (Populus nigra) e talora anche di ontano nero (Alnus glutinosa). Lo strato arbustivo è sempre molto povero, con poche specie quali: il sambuco nero (Sambucus nigra), la berretta da prete comune (Euonymus europaeus) e qualche pollone di Salix alba. Anche lo strato erbaceo ha un grado di ricoprimento basso a causa dell’azione distruttiva delle piene, per cui si rinvengono specie ruderali ed ubiquiste quali: Agrostis stolonifera, Artemisia vulgaris, Parietaria judaica, Bromus sterilis e Urtica dioica. Lo spessore di questa vegetazione è alquanto vario e discontinuo, essendo condizionata dalle caratteristiche geomorfologiche del bacino fluviale e spesso ridotta dalle attività antropiche.
I boschi ripariali a salice bianco vengono riconosciuti come Habitat prioritario dalla Direttiva 92/43/CEE e vengono inclusi nell’Habitat 94E0.
Un nucleo ben conservato di tale formazione boschiva si rinviene all’interno del sistema boschivo della Torre Romana, nel bosco ripariale di Pian di Rose e alla foce del Rio Maggiore (Serrungarina) (fig. 5).
Vegetazione a pioppo nero e salice bianco ((RA) in fig. 8)
Salici albae-Populetum nigrae (Tx., 1931) Meyer-Drees 1936
L’associazione Salici albae-Populetum nigrae si riferisce ai boschi d’alto fusto dominati da pioppo nero (Populus nigra), che si sviluppano al margine esterno del letto fluviale, su un terrazzo più elevato rispetto al Salicetum albae, per cui vengono sommersi solo per brevi periodi dalle piene del fiume (figg. 6 e 7). Si rinvengono molte specie arbustive quali Euonymus europaeus, Corylus avellana, Hedera helix, Cornus sanguinea etc. Lungo il Metauro i boschi riferibili all’associazione sono profondamente rimaneggiati dall’intervento antropico e presentano nel sottobosco un ricco contingente di specie nitrofilo-ruderali legate all’accumulo di sostanza organica derivante soprattutto dall’abbandono dei rifiuti solidi in loco o dal trasporto di sostanze organiche durante le piene. Esistono tuttavia nuclei di vegetazione ripariale ad alto valore di naturalità come il Bosco della Torre Romana e il Bosco di Pian di Rose (Sant’Ippolito), ambedue in riva idrografica destra.
Vegetazione ad ontano nero ((B9) in fig. 8)
Aro italici-Alnetum glutinosae Gafta & Pedrotti 1995
Su depositi sabbioso-limosi in situazioni stabili non soggette a piene frequenti in corrispondenza del terrazzo superiore rispetto a quello del saliceto, si sviluppano formazioni forestali biplanari, di modestissime dimensioni a Ontano nero (Alnus glutinosa), che costituisce lo strato dominante, che raggiunge i 20 m di altezza e uno strato dominato di salice bianco (Salix alba). Lo strato arbustivo è costituito prevalentemente da rovi (Rubus caesius, R. ulmifolius) e dalla sanguinella (Cornus sanguinea), la berretta da prete comune (Euonymus europaeus) e il biancospino (Crataegus monogyna). Lo strato erbeceo si caratterizza per l’abbondante presenza di carice maggiore (Carex pendula), di gigaro (Arum italicum), Brachypodium sylvaticum, Humulus lupulus, Aegopodium podagraria etc.. Si tratta di formazioni relittuali in cui i fenomeni di abbassamento della falda acquifera hanno portato ad una rarefazione dell’Ontano nero a scapito di specie meno igrofile quali Populus nigra. Nell’area in studio sono state rinvenute queste fitocenosi nel Bosco della Torre Romana (Sant’Ippolito), in riva idrografica destra, e poco a valle dello sbarramento di Cerbara con due nuclei disgiunti, sulla sinistra idrografica. Anche i boschi ontano nero vengono inclusi nell’Habitat 94E0.
Vegetazione arborea e arbustiva dei terrazzi alluvionali più antichi
Vegetazione a roverella ((B1pr) in fig. 8)
Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis Biondi 1986
L’associazione descritta per la prima volta per i substrati calcarei xerofili del M. Conero, identifica una fitocenosi costituita nel piano dominante da Quercus pubescens e subordinatamente da Fraxinus ornus; a queste si associano specie termofile di sottobosco quali Rosa sempervirens, Asparagus acutifolius, etc. Nell’area indagata tali nuclei si collocano nelle scarpate di terrazzi del IV e III ordine, spesso anche in contatto catenale con la vegetazione forestale golenale. In particolar modo si rinviene nei pressi di un’ansa fluviale presso l’abitato di Ghilardino e lungo la sponda idrografica destra. In alcune aree del basso corso del fiume, ed in particolar modo in sponda idrografica destra, ove negli ultimi decenni si è assistito ad un approfondimento dell’alveo e di conseguenza della falda acquifera, si assiste ad una espansione del querceto a scapito del bosco ripariale.
Vegetazione a olmo minore e consolida minore ((B1ol) in fig. 8)
Symphyto bulbosi-Ulmetum minoris Biondi & Allegrezza 1996
Si tratta di un piccolo bosco (microbosco) che si rinviene lungo i fossi e negli impluvi dove il substrato risulta umido. Specie caratteristiche di questa associazione sono Ulmus minor, Symphytum bulbosum e Ranunculus ficaria. Nel territorio indagato tale associazione risulta frammentata ed impoverita a causa delle ridotta superficie a disposizione, in quanto buona parte dei terreni potenzialmente idonei sono utilizzati a fini agricoli. L’olmo minore è frequente anche in prossimità del canale Albani e nei fossi che decorrono ai lati delle strade poderali dove si rinvengono spesso a contatto con fitocenosi erbacee nitrofile dell’associazione Sinapietum albae, nel versante eliofilo e Galio aparines-Smyrnietum olusatri, in quello sciafilo.
Vegetazione erbacea xerofila delle aree golenali ciottolose
Aggruppamento a gramigna comune (Agropyron repens L. Beauv.) ((AGR) in fig. 8)
Fitocenosi monospecifica ad Agropyron repens, emicriptofita perenne che colonizza le aree golenali formate da ciottoli con forte drenaggio e con limitato sviluppo di suolo. Tale aggruppamento di origine antropica si insedia al di sopra del letto di alveo ove solo raramente si hanno fenomeni di tracimazione del corso d’acqua. Risulta distribuito, anche se in maniera discontinua, lungo tutto il corso d’acqua.
Vegetazione erbacea post-coltura
Vegetazione a senecione serpeggiante e enula ceppitoni
Senecio erucifolii-Inuletum viscosae Biondi & Allegrezza 1996
Si tratta di formazioni post-coltura a prevalenza di Agropyron repens ed altre emicriptofite che risultano fortemente invase da Dittrichia viscosa. Tale associazione in rapporto con le variazione di umidità edifica, si presenta nelle aree a maggiore aridità edifica con la varietà a Brachypodium rupestre. Nell’area oggetto d’indagine la fitocenosi si sviluppa nei campi abbandonati da poco tempo dalle pratiche agricole.
PAESAGGIO VEGETALE
Le associazioni vegetali individuate nel territorio si distribuiscono in base a contesti paesaggistici diversi. In fig. 9 vengono poste in confronto l’occupazione percentuale del suolo delle diverse tipologie vegetazionali individuate per i due SIC. Come si può vedere, gran parte della superficie di queste è interessata dai terreni coltivati che si sviluppano su circa la metà del territorio complessivo (41,57% - 50,50%). Le principali colture sono di tipo cerealicolo (frumento e orzo), foraggiere e colture sarchiate (barbabietola, mais, ecc.). Le coperture più importanti dal punto di vista naturalistico sono date dai boschi ripariali (saliceti, ontaneti e pioppeti) che presentano la maggiore diffusione nel SIC di Tavernelle (35,41% contro 19,97%), nell’ambito del quale si rinviene il bosco di Torre Romana, biotopo eccezionale per la zona, testimonianza delle potenzialità naturali del territorio perifluviale del medio e basso corso del Metauro. La vegetazione idrofitica ed elofitica e le comunità erbacee dei greti (lemneti, canneti, tifeti, poligoneti, ecc.) per contro sono maggiormente rappresentata nel SIC della zona della Foce in cui il fiume presenta un letto più ampio (5.69% contro 1.82%), in questo SIC sono pure prevalenti le tipologie arbustive (13,53% contro 6.56%).
Lo studio del paesaggio vegetale dei due SIC, è stato condotto in base al metodo sinfitosociologico, il quale rappresenta un’estensione dell’analisi fitosociologica, dal livello di comunità a quella del paesaggio vegetale. Tra le associazioni infatti si possono instaurare rapporti diversi, che sono di tipo dinamico, quando rappresentano tappe successive di uno stesso processo evolutivo o regressivo, definito dalla serie di vegetazione. Ad esempio un'associazione di vegetazione pascoliva che per abbandono si trasforma in una di arbusti, che a sua volta evolverà in una forestale. La serie di vegetazione è costituita dall'insieme di tutte le associazioni vegetali (comunità) legate da rapporti dinamici, che si rinvengono in un territorio con le stesse potenzialità vegetazionali detto tessella o tessera, la quale rappresenta l'unità ambientale, di base, del mosaico che costituisce il paesaggio vegetale. Nella serie di vegetazione il numero di associazioni che la costituiscono può variare notevolmente sia per condizioni naturali che per effetto dell’utilizzazione del territorio. E' infatti soprattutto l'uomo che determina la maggiore presenza di comunità vegetali all'interno della serie di vegetazione. In queste, si possono riconoscere: comunità più o meno naturali come i boschi, comunità semi naturali stabili come ad esempio le praterie perenni che si mantengono con le stesse caratteristiche finché vengono gestite con le stesse modalità o comunità semi naturali instabili o di breve durata a rapida evoluzione come la vegetazione infestante i campi.
Sono le diverse serie di vegetazione (vedi fig. 10) che compongono l’unità di paesaggio vegetale o “geosigmeto”. In questo si distinguono una serie climacica, che si sviluppa sul suolo che usufruisce solo dell’acqua delle precipitazioni, una serie edafoigrofila sui terreni che beneficiano di un maggiore apporto d’acqua ed una serie edafoxerofila in condizioni di particolare aridità.
L’analisi sinfitosociologica condotta per i due SIC in oggetto ha portato ad individuare per entrambi, due unità di paesaggio vegetale così definite (in basso a destra in fig. 10):
• “unità di paesaggio vegetale fluviale e ripariale dei substrati inondati o con falda acquifera superficiale”, comprende la vegetazione del letto ordinario del fiume in diretto rapporto con questo (vegetazione annuale dei greti, vegetazione di megaforbie, saliceti arbustivi) e le serie del salice bianco, dell’ontano nero e del pioppo nero oltre alla serie edafo-xerofila della roverella e dell’olmo minore che si sviluppa in corrispondenza dello stesso terrazzo alluvionale del pioppo nero ma in condizioni di substrato fortemente drenante a causa degli interventi antropici;
• “unità di paesaggio vegetale delle pianure alluvionali” la quale è attualmente in gran parte occupata dai coltivi, ed ospita la serie climatofila della roverella e la serie edafo-igrofila dell’olmo.
1.1. Unità di paesaggio vegetale (geosigmeto) fluviale e ripariale dei substrati inondati o con falda acquifera superficiale, del piano bioclimatico mesotemperato dei fiumi delle Marche centro-settentrionali del salice bianco e del pioppo nero
• Serie edafo-igrofila ripariale del salice bianco.
- Bosco ripariale a salice bianco regolarmente raggiunto dalle piene stagionali dell’associazione Salicetum albae Issl. 1926.
- Vegetazione erbacea che si sviluppa nelle radure con morfologia leggermente depressa riferibile al mosaico tra le associazioni Leersietum oryzoidis Passarge 1957 e Stachydo palustris-Angelicetum sylvestris ass. nova (nel bosco di Torre Romana, fig. 4).
• Serie edafo-meso-igrofila ripariale dell’ontano nero
- Bosco ripariale ad ontano nero dell’associazione Aro italici-Alnetum glutinosae Gafta & Pedrotti 1995
• Serie edafo-mesofila ripariale del pioppo nero.
- Bosco ripariale a pioppo nero occasionalmente raggiunto dalle piene stagionali dell’associazione Salici albae-Populetum nigrae (Tx. 1931) Meyer-Drees 1936
- Formazioni arbustive e rovo e vitalba, talvolta con prugnolo spinoso dell’associazione Clematido vitalbae-Rubetum ulmifolii Poldini 1980.
• Serie edafo-xerofila della roverella e dell’olmo minore
- Bosco termofilo di roverella con olmo minore dell’associazione Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis Biondi 1986 ulmetosum minoris Biondi, Casavecchia, Paradisi & Pesaresi subass. nova
- Arbusteto di sanguinello e caprifoglio etrusco con abbondante ginestra dell’associazione Lonicero etruscae-Cornetum sanguineae Biondi, Bagella, Casavecchia & Pinzi 2002 variante a Spartium junceum
- Arbusteto a canna del Reno dell’associazione Arundinetum plinianae Biondi, Brugiapaglia, Allegrezza & Ballelli 1989
- Praterie a gramigna comune e fiordaliso nerastro dell’aggruppamento a Agropyron repens
- Vegetazione igrofila densa ad Arundo donax dell’associazione Arundini-Convolvuletum sepium Tüxen & Oberdorfer ex O. Bolos 1962
- Boscaglia più o meno densa di Robinia pseudacacia.
1.2 Unità di paesaggio vegetale (geosigmeto) del piano mesotemperato delle pianure alluvionali dei fiumi delle Marche centro-settentrionali della roverella
• Serie climacica della roverella con ciliegio
- Bosco termofilo di roverella con olmo minore dell’associazione Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis Biondi 1986 prunetosum avium Biondi, Casavecchia, Paradisi & Pesaresi subass. nova
- Arbusteto di ginestra dell’associazione Spartio juncei-Cytisetum sessilifolii Biondi, Allegrezza & Guitian 1988 variante a Spartium junceum
- Prateria post-coltura con enula ceppitoni e senecione serpeggiante dell’associazione Senecio erucifolii-Inuletum viscosae Biondi & Allegrezza 1986.
• Serie edafo-igrofila dell’olmo minore
- Microbosco di olmo dell’associazione Symphyto bulbosi-Ulmetum minoris Biondi & Allegrezza 1996
- Arbusteto di sanguinella e caprifoglio terusco, con abbondante ginestra, dell’associazione Lonicero etruscae-Cornetum sanguineae Biondi, Bagella, Casavecchia & Pinzi 2002 variante a Spartium junceum
- Arbusteto a canna del Reno dell’associazione Arundinetum plinianae Biondi, Brugiapaglia, Allegrezza & Ballelli 1989
- Prateria post coltura con enula ceppitoni e senecione serpeggiante dell’associazione Senecio erucifolii-Inuletum viscosae Biondi & Allegrezza 1986
- Boscaglia più o meno densa di Robinia pseudacacia.
CRITERI DI GESTIONE DEGLI HABITAT DELLA DIRETTIVA CEE 92/43
Le strutture vegetazionali più rilevanti nel medio e basso corso del Metauro sono le foreste alluvionali, considerate nel loro insieme nell’habitat prioritario 91E0* “Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae e Salicion albae)”, in quanto rappresentano gli elementi di transizione tra gli ecosistemi tipicamente acquatici e quelli più stabili dei margini del letto fluviale (fig. 6). Sono pertanto ambienti che si originano attraverso delicati processi di selezione dei terreni ghiaiosi trasportati dal fiume e la colonizzazione progressiva dalle piante colonizzatrici. La salvaguardia di questo particolare habitat si può realizzare solo attraverso una gestione integrata di tutti gli ecosistemi che lo costituiscono, contraddistinti da diverse tipologie di vegetazione, che nel sito in oggetto sono:
• bosco ripariale regolarmente raggiunto dalle piene stagionali a salice bianco (associazione Salicetum albae);
• bosco ripariale a ontano (associazione Aro italici-Alnetum glutinosae);
• bosco ripariale e pioppo nero, solo occasionalmente raggiunto dalle piene stagionali (associazione Salici albae-Populetum nigrae).
Non meno importante è però la conservazione della vegetazione maggiormente pioniera, anch’essa riparia, delle formazioni presenti nell’area, come quelle a salici arbustivi, a Salix purpurea, S. eleagnos e S. triandra che, pur non essendo habitat comunitari, risultano di fondamentale importanza per la stabilizzazione dei depositi di ghiaia che favoriscono nel tempo lo sviluppo dei terrazzi collegati e ospitanti la vegetazione riparia meglio strutturata.
L’habitat 91E0* è inoltre importante per la nidificazione di specie dell’avifauna quali garzette, nitticore, aironi cenerini etc. che tipicamente nidificano negli ambiti fluviali.
All’interno del Salicetum albae, lo studio condotto ha permesso di rilevare la presenza di particolari microhabitat di radura nei quali si sviluppa la vegetazione a megaforbie che viene riferita all’habitat non prioritario 6430 “Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofile” nonché piccoli ambiti di vegetazione palustre che delimitano depressioni inondate nei quali si sviluppa l’associazione Leersietum oryzoidis che viene segnalata per la prima volta nel territorio marchigiano. I rapporti tra queste tipologie vegetazionali si determinano principalmente a seguito di variazioni della granulometria e del gradiente idrico. Per evitare la destrutturazione degli habitat occorre quindi non realizzare opere che possano determinare perturbazioni significative nell’andamento delle correnti o la variazione del regime idrico nell’alveo.
E’ quindi necessario evitare gli interventi in alveo e qualsiasi opera che comprometta, anche al di fuori del SIC (come del resto espressamente indicato nella legge), variazioni dei parametri ecologici sopra indicati. Si ritiene comunque possibile effettuare ceduazioni, limitatamente alle sole formazioni forestali interne all’alveo, al fine di diminuire il rischio di esondazioni calamitose, sotto l’attento controllo delle Guardie Forestali.
Nei SIC studiati, oltre agli habitat citati, sono stati rinvenuti altri ecosistemi, tra i quali si ritiene opportuno in questa sede ricordare l’habitat 3150 “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition”. Si tratta di comunità di piante galleggianti (pleustofite), pressoché monospecifiche, a Lemna gibba e talvolta a L. minor, che si sviluppano nei laghi di cava, negli stagni e nei canali laterali al corso d’acqua principale. Gli stessi ecosistemi rappresentano l’habitat per diversi tipi di vegetazione tra cui formazioni di idrofite (Lemnetum gibbae, aggr. a Ranunculus trichophyllus, Zannichellietum palustris, Najadetum marinae, Potamogetonetum lucescentis, Cerathophylletum demersi) ed elofitica (Eleocharitetum palustris, Typho latifoliae-Schoenoplectetum tabernaemontani etc.) e per il popolamento animale in particolar modo per gli anfibi (p.e. Bufo viridis). Tali associazioni sono da ritenersi importanti per la regione in quanto i bacini lacustri naturali sono stati pressoché completamente eliminati per cui la presenza di tali tipologie vegetazionali, seppure in ambienti secondari, quali quelli in oggetto, si ritiene da favorire, anche per il ruolo che assolvono per la vita di alcuni animali ed in primis per quelli dell’avifauna. E’ quindi necessario evitare, anche in questi ambienti la variazione per riduzione del regime idrico e monitorare i popolamenti acquatici e palustri, e quindi prevedere eventuali interventi per contrastare l’espansione della vegetazione elofitica che nel tempo tenderà ad occupare l’intero invaso.
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Dettaglio scheda
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Data di redazione: 24.11.2012
Ultima modifica: 28.11.2012
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