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L'opera cartografica di F. Mingucci

Il territorio del Vicariato di Mondavio ritratto da F....

Il Ducato di Urbino ritratto da F. Mingucci


GLI "STATI DEI SERENISSIMI DELLA ROVERE" NELLA RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFICA DI F. MINGUCCI

La serie di oltre cento immagini dell'atlante dei dominii rovereschi di F. Mingucci, autorevolmente definito da R. Almagià "lavoro cartografico di grande importanza" (Almagià, 1960, p. 18), è inaugurata e conclusa da due carte generali, pressoché‚ identiche, relative agli "Stati dei Serenissimi Della Rovere", come precisa il titolo contenuto in una ornata ed elegante targa al centro del margine superiore.

Tali rappresentazioni sono differenziate da piccoli dettagli, connessi alla qualità grafica dei toponimi ma non alla loro quantità, ad elementi decorativi e cromatici, alle partizioni territoriali interne, alle dimensioni.

In particolare, se la tavola di apertura (cm 52 x 50) illustra, con una omogenea colorazione fra il giallo e il marrone chiaro, lo Stato di Urbino nel suo complesso (Città e Castella, 1991, tav. n. 4), quella posta alla fine del codice (cm 54,5 x 50,4) mette in evidenza, con diverse tonalità di colore, anche i singoli territori del Ducato (Città e Castella, 1991, tav. n. 139).

Entrambe, comunque, superano per precisione topografica e finezza pittorica tutti i precedenti prodotti cartografici, compresa la prima raffigurazione ufficiale del dominio urbinate, redatta intorno al 1570 da Giovan Battista Clarici, e l'affresco "Urbini Ducatus", realizzato circa un decennio più tardi sotto la guida di Egnazio Danti nella Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano, certo ben noti all'autore pesarese (Bertini, 1996, pp. 95-96).

Sulle due carte l'orografia è visualizzata in maniera puramente dimostrativa e convenzionale, attraverso i cosiddetti "mucchi di talpa", cioè con una serie di cumuli ombreggiati sul fianco destro.

Nel rispetto della realtà territoriale, le ondulazioni risultano meno evidenti nell'area sublitoranea e medio-valliva, mentre si accentuano verso l'interno, in corrispondenza della dorsale appenninica.

Significativo risalto è attribuito a peculiarità morfologiche di spicco come il Furlo, di cui si intravvede la galleria, o come il rilievo che ospita Urbino.

Carattere altrettanto convenzionale riveste inoltre la rappresentazione della rete idrografica, particolareggiata nella distribuzione ma sommaria e generalizzata nei tracciati, resi in azzurro cupo.

Insieme ai fiumi principali, sempre indicati con il rispettivo idronimo, compaiono i loro maggiori affluenti e, in alcuni casi, persino i corsi d'acqua di minor importanza, come il fosso Sejore, distinto dal termine "Sanior." (Bertini, 1983, p. 59) o il torrente Genica che lambisce Pesaro.

Sono altresì puntualmente segnalate le aree sorgentizie delle maggiori realtà fluviali ("Principio del Metro F.", "Principio della Foglia F.", "Principio della Conca F.", "Principio della Marecchia", "Principio del Tevere", ecc.), ad ulteriore attestazione che le carte sono frutto di conoscenza personale del territorio e di rilevamenti diretti sul terreno.

Considerato il ruolo di confine naturale spesso svolto dagli assi idrografici, non è peraltro infrequente riscontrare, lungo alcuni tratti, la linea di demarcazione fra territori diversi.

Agli aspetti fisici si sovrappongono, nelle rappresentazioni del Mingucci, quelli antropici. Le carte offrono infatti una preziosa testimonianza sulla distribuzione e sulla consistenza dell'insediamento all'inizio del XVII secolo.

Gli innumerevoli centri abitati che costellano il territorio ducale, in genere ubicati con buona approssimazione, sono raffigurati in rosso, mediante disegni differenti a seconda della loro entità ed importanza. Le maggiori realtà urbane sono distinte da prospetti miniaturizzati, l'insediamento minore è invece identificato da schematici simboli turriti per i castelli, da un campanile per le sedi religiose, da uno o due semplici quadratini per i villaggi e i nuclei. Ad ognuno di essi si affiancano immancabilmente gli specifici toponimi scritti in nero.

Non sono d'altronde trascurati neppure i cosiddetti "barchi", cioè le residenze di villeggiatura e di caccia dei duchi di Urbino, localizzate lungo il Metauro a monte di Fossombrone e nei pressi di Casteldurante (l'attuale Urbania).

Il valore storico-documentario delle carte in esame è ulteriormente confermato e rafforzato dalla presenza di numerose località oggi scomparse senza lasciare traccia, come ad esempio Montefalcone, Drogo, Carda, Villa Vedetta, ecc., o di cui sopravvivono poche vestigia come nel caso di Metola, Pagino, Pietralata, Montiego, Pecorari, Torre dell'Abbadia, ecc.

Tutt'altro che trascurabili sul piano storico-politico sono inoltre alcune exclaves, esistenti sia nella media valle metaurense - soggette al dominio della città di Fano ed esemplificate dai casi di Sorbolongo (Bertini, 1981, pp. 189-191), ed Isola di Fano - sia nel Montefeltro.

Nella porzione inferiore dell'immagine cartografica, tra suggestivi velieri, barche da pesca e da carico che solcano l'Adriatico, compare la bussola che, in armonia con il gusto coevo di rappresentare strumenti scientifici per sottolinearne l'utilità topografica ma anche le finalità decorative, è raffigurata come una fortezza (Tongiorgi Tomasi, 1991, p. XXX).

Ambedue le carte, orientate con il sud-ovest in alto e arricchite della scala grafica di dieci miglia italiane, pari a 70 mm, contenuta in un cartiglio sovrastante il titolo, non sono una semplice copia di altri lavori ma, secondo l'autorevole giudizio dell'insigne geografo Roberto Almagià, hanno "carattere di rilievi originali" (Almagià, 1929, p. 60).

L'esattezza topografica e l'ingente quantità di informazioni geografiche ne hanno fatto un modello cui si è sicuramente ispirato, vari decenni dopo, l'abate Filippo Titi per delineare la carta della "Legazione di Urbino", stampata nel 1697.

In ultima analisi i due acquerelli del territorio urbinate, inquadrato nelle contermini regioni dello Stato Ecclesiastico e del Granducato di Toscana, sono nell'insieme un prodotto cartografico eccellente e, per ciò che riguarda la specifica area, tra i migliori del XVII secolo.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 19.12.2004

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