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Al castello dei Pecorari (sentiero CAI n.410) (itinerari - ESCURS)


AL CASTELLO DEI PECORARI (sentiero CAI n.410) (Comune di Piobbico)

Tempo di percorrenza: h 1.30’ (percorso in linea)
Lunghezza: 2,5 km. Dislivello: 100 metri.
Difficoltà: T
Ultima verifica dell'itinerario: 2024

I resti del Castello dei Pecorari sorge su un piccolo colle alle pendici settentrionali del Monte Montiego, affacciato sulla media valle del Candigliano. Fu residenza di un ramo molto importante e influente della nobile famiglia dei Brancaleoni nel XV secolo e anche torre di avvistamento per il controllo del territorio.

Da Piobbico, la strada che va ad Urbania, attraversa nella sua prima parte un’area pianeggiante in cui sorgono le frazioni di Fratta e Piano. Dopo le ultime case di Fratta, sulla destra, una edicola sacra sta a indicare la deviazione per il cimitero: la stessa deviazione fa prendere la strada che sale verso San Silvestro. Su un piccolo tornante, sulla sinistra, inizia il nostro sentiero.

La mulattiera inizialmente è molto comoda, attraversa un bosco di latifoglie e per una parte ci fa stare tra i cipressi di un rimboschimento. Sono soprattutto le roverelle a mostrarci che questo versante è esposto a sud. La mulattiera ad un certo punto si stringe e sovrasta una scarpata piuttosto alta e ripida, sotto la quale è facile notare una carrareccia ombreggiata da grandi querce: quella doveva essere la via di accesso storica al castello, ora invece è parzialmente scomparsa con l’allargamento del campo che domina la scena di la dalle chiome degli alberi. Il nostro sentiero ha continuato ad essere pressoché pianeggiante e solo nel finale c’è una breve discesa che ci porta proprio al margine alto del coltivo. Davanti a noi la sella che introduce alla seconda parte del percorso. Qui arriva ancora una carrareccia, che sale dalla valle successiva, e qui c’è anche l’incrocio tra il sentiero ufficiale, che prosegue con una secca curva verso destra e sale sul Monte Montiego, e lo stradello che dobbiamo prendere noi per raggiungere la nostra meta. Rispetto al nostro arrivo sulla sella dobbiamo deviare a sinistra, superare la sbarra aperta, e proseguire sul viottolo immerso nel giovane bosco in cui, a sorpresa, appaiono anche dei cerri: abbiamo evidentemente cambiato versante. Ad un lungo rettilineo in salita segue un tornante dopo il quale la pendenza per un po’ scompare. Una radura, cespugli di rovo e di ginestra, un cancello di cantiere ormai abbandonato e poi l’avvicinamento finale al castello. Si iniziano a vedere i primi muri e d’un tratto si materializza l’arco ancora praticamente intatto. Questo pezzo del castello è il più conosciuto e del resto quello in migliori condizioni. In realtà la struttura era molto grande e tanti altri pezzi di muro sono sparsi su molti lati del pianoro che abbiamo raggiunto. Su uno di essi, il più lontano, anche i resti della palazzina in cemento armato, pesante e ingombrante eredità dell’ultimo tentativo di riqualificazione di questo sito, che invece andrebbe tutelato e valorizzato per come è. Meglio fare attenzione ed evitare di avvicinarsi troppo ai ruderi: molte parti sono in bilico nella vana attesa che qualcuno trovi il modo di bloccarne la totale distruzione. Il sentiero non prosegue oltre: occorre tornare indietro e ricordarsi di fare attenzione quando sulla sella, dopo essere scesi qualche metro verso il campo, la deviazione per la mulattiera ci manda a sinistra, nel bosco.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 09.12.2024
    Ultima modifica: 09.12.2024

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