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Fossombrone: i mulini urbani

Fossombrone: Molino Ginesta

Fossombrone: il Molinaccio


- Comune di Fossombrone

- Rio Paghella, affluente del T. Tarugo, a sua volta affluente di destra del Metauro

- Ubicato sulla riva sinistra del Tarugo, poco più a valle della confluenza col Fosso Paghella, località Pian di Tarugo.

- Antico rudere, con conservato solo il vano del roteggio. Canale di alimentazione non più presente

- Ultimo sopralluogo: marzo 1998

- Riferim. carta: 1:25.000 IGM 116 I N.E.

- Toponimo nella carta 1:25.000 IGM, senza simbolo di mulino

- Bibliografia: LUCERNA 2007

Proprietario è il Demanio.
Notizie specifiche su questo mulino non sono state trovate, infatti esso non è riportato né sulle mappe catastali del 1770 - Mappa n.7 Montalto Bologna, né in quelle pontificie del 1825 - Rettangolo XVII Montalto, e nemmeno in quelle attuali. Pertanto, si suppone che sia esistito in periodi precedenti e che fosse al servizio delle popolazioni di Pian di Tarugo, di quelle della zona collinare di Montalto, prospiciente il torrente e di quelle di Caspessa. Quel poco che si tenterà di dire, quindi, saranno solo delle ipotesi, dedotte dagli scarsi elementi certi, giunti fino a noi: l'ubicazione, i resti e il nome. Il fatto che questo mulino sia stato costruito sulla sponda sinistra del Tarugo, proprio a ridosso del greto del torrente e non invece nell'ultimo tratto del Paghella, fa supporre che potesse utilizzare le acque di entrambi i corsi. Se così fosse stato il mulino avrebbe funzionato regolarmente anche nei periodi di magra, rendendosi, così, uno degli opifici più funzionali della zona. Il toponimo Molinaccio definirebbe, quindi, più appropriatamente quel luogo, custode di rovine, ma, allo stesso tempo, lo bollerebbe anche come posto maledetto, per essere stato testimone di una fatale sciagura. E' molto probabile, per non dire sicuro, che un'enorme piena simultanea del Tarugo e del Paghella abbia travolto la fabbrica, insieme alle persone che la abitavano e che ciò fosse stato interpretato come segnale di maledizione: per cui nessuno osò più costruire il mulino in quel punto.

Dell'impianto del mulino rimane solo un vano a volta, in cui alloggiava un ritrecine, usato durante l'ultimo conflitto dai contadini della zona come rifugio antiaereo.

Vi si accede da Casa Carloni, un bell'edificio in pietra posto accanto alla strada che percorre la valle, e da qui lungo il Fosso Paghella giungendo in breve all'alveo del Tarugo, con strati rocciosi allo scoperto.
Dopo una decina di metri verso valle si vede lo sbocco ad arco del vano, lungo circa 4 m, che ospitava il ritrecine. All'interno si notano la volta a botte, con il foro nel quale era situato l'albero del roteggio, e sul fondo l'apertura da cui entrava l'acqua. I muri sono di notevole spessore (circa 1 m all'uscita) e costruiti con pietre fortemente cementate. Anche l'ambiente circostante possiede rilevanza dal punto di vista naturalistico e paesaggistico.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 22.01.2008

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