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Pesca con la volante

Pesca con le reti da posta (ad imbrocco, tramaglio, men...

Pesca con la sciabica (tratta), la cannicciara e lo spuntâl


La sciabica

La sciabica (detta in fanese trata) è un tipo di rete da traino sul fondo. La pesca con questo attrezzo si pratica nelle acque strettamente costiere e il salpamento viene effettuato a forza di braccia dalla riva.
E' formata da una rete che presenta dimensioni piuttosto variabili e la stessa presenta delle pezze di forma e dimensioni diverse. La pezza a maglie piccole costituisce il sacco terminale, mentre le braccia della rete hanno maglie grandi, che diminuiscono gradualmente verso il centro della stessa e sono molto lunghe rispetto al corpo e al sacco. L'apertura verticale della bocca è assicurata da due "lime": quella dei piombi, che costituisce la zavorra, e quella dei galleggianti.
Dopo essere stata calata in mare da una barca che descrive un arco di cerchio per racchiudere una zona di mare, la tratta viene tirata a terra a forza di braccia da due squadre di uomini per mezzo di lunghe funi ("reste").
Attualmente la tratta è pochissimo praticata in quanto soggetta a numerose limitazioni.

In passato questo sistema di pesca presentava invece un carattere professionale. Una sua descrizione si legge in FERRETTI U., 1911.
"Questo modo di pesca, usato nell'Adriatico, come nel Mediterraneo, riposa anch'esso sull'impiego di una rete a strascico, tirata, per mezzo di lunghe funi, da terra, e la cui forma generale si può riavvicinare a quella di una tartana che abbia due lunghissimi bracci ed un corto sacco.
Le rete detta tratta ha difatti due bracci della lunghezza di circa 150 metri ognuno, alla estremità dei quali, per mezzo di due massette di legno, si attaccano le funi, dette reste.
I bracci vengono, in forma dialettale, chiamati pareti ed hanno una maglia di 3 cm quadrati, di cordicella sottile e resistente.
Ai bracci fa seguito il sacco detto cova, che ha maglie più fitte ancora delle pareti, le quali hanno la superficie di circa 8-9 mm. quadrati. La superficie del sacco è di 20 mq. Lungo il corso dei bracci e del sacco corrono frequenti pezzi di sughero, i quali, in corrispondenza della bocca del sacco, sono fittissimi.
Questa pesca si pratica dall'aprile al novembre lungo la spiaggia, dalla foce del Metauro sino all'altezza dell'Ospizio Marino per gli scrofolosi, vale a dire in un tratto di 6 km.
Con un battello si porta la rete al largo, dove si cala sommergendola a semicerchio, avendo cura di lasciare un capo delle reste sulla spiaggia. Quindi viene sbarcato l'altro capo alla distanza di 300 a 350 metri. Allora due squadre di uomini tirano la rete da terra, aiutandosi con tracolle dette crocchi, e avvicinandosi, man mano che le reste si accorciano, fino a che si incontrano quando il sacco viene a riva.
Allora, con precauzione, il sacco viene aperto e se ne tengono sollevati i bordi, affinchè il pesce, specie le mugelle, non possano sfuggire saltando al disopra.
(....)
La tratta si tira la mattina presto, la sera e la notte, massime nei periodi lunari: in una notte, se vi è buon passaggio di pesce, si fanno in media otto tirate.
In ogni tirata si può prendere da 15-20 chilogrammi a 5-6 quintali di pesce.
Le qualità di pesci, catturati in questo modo, sono varie a seconda delle stagioni: nella primavera prevalgono sarde e sardoni (alici), nell'estate triglie, seppie, mugelle (cefali), sgombri, ecc., nell'inverno aguzzelli, anguille e saraghine.
Il pesce ricavato si vende localmente.
Il numero delle persone che prendono parte alla pesca è di estate 10-12 d'inverno 16-18 per ogni tratta.
Le reti da tratta sono, nella marina di Fano, in numero di 7, e calcolando che per l'esercizio di ognuna di esse occorrano in media 14 uomini, si ha un totale di 108 pescatori, che si dedicano a questo genere di pesca."

La cannicciara

(Da: SCACCINI e PICCINETTI, 1967) "Uno dei tipi particolari di sciabiche è la "cannicciara", in cui la rete verticale, che dopo aver chiuso una zona di mare viene tirata dalla riva, è provvista al suo bordo superiore di una serie di canne sostenenti una rete, di solito un tremaglio, in cui finiscono per impigliarsi i cefali che tentano di saltare oltre il bordo della rete. La cannicciara è usata anche per fare, in condizioni di perfetta bonaccia, la circuizione di branchi di cefali ad una certa distanza dalla costa."
Questo tipo di pesca non è più praticato dagli anni 1950-1960.

Lo spuntâl

Lo spuntâl è una rete simile alla tratta, ma che non impiega l'uso di una barca essendo usata in acque basse; anch'essa è dotata di due "lime": quella dei piombi, che costituisce la zavorra, e quella dei galleggianti. Due bastoni, posti alle estremità, servono per regolarne la tensione in acqua e trarla a riva (al posto delle funi della tratta).
Pure questo tipo di pesca non è più praticato.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2001
    Ultima modifica: 12.12.2012

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