Carnevale, feste, tradizioni e lavoro
La somarata di Fano
La somarata era una caratteristica manifestazione che si effettuava a Fano in una domenica di maggio in onore di quell'umile e paziente animale chiamato asino, che in quel mese è solito ragliare anche per amore.
Il principale protagonista di questa manifestazione, una spensierata passeggiata che richiamava tanta gente, non è certo un "personaggio" di nobile portamento in quanto la natura gli ha conferito un'espressione a dire il vero un po' stranita; nella tradizione popolare è stato assunto a simbolo della stupidità e l'uomo, purtroppo, gli ha somministrato più spesso bastonate che cibo. Eppure il nostro "amico" non merita questo trattamento perché ha tanti meriti: è in grado di riconoscere il padrone, di manifestargli la sua gratitudine, è molto paziente e inoltre ricorda gli itinerari senza essere guidato.
Nelle uscite dell'Ottocento l'evento umoristico veniva rappresentato in analogia ad una colonna militare: infatti, erano presenti il generale, il medico d'armata, il cappellano militare, la fanfara; inoltre, gli asini venivano cavalcati da fantini in gran tenuta chiamati "somarieri". In seguito la comitiva veniva composta anche da carrozzelle, bighe e carri trainati da asini o da cavalli e addobbati con fiori e festoni. Sempre presente era un complesso musicale che contribuiva a diffondere allegria e spensieratezza. Le mete designate nel corso degli anni 1885, 1893, 1909, 1931, 1932, 1935, 1946 e 1947 sono state Saltara, S. Costanzo, Cartoceto, Cuccurano e Torrette, località in cui i partecipanti sostavano per il banchetto.
Erano previste anche tappe intermedie; al ritorno a Fano la festa veniva conclusa presso le osterie per una ulteriore bevuta finale o in piazza XX Settembre per un ballo popolare.
Da Cronaca XXVIII di Frusaglia, p.p. 216 e 217, di Fabio Tombari
«E a maggio, la gran somarata: in trenta quaranta su asini e asine, chi in sella o a gualdrappa, chi a dorso nudo o sul basto, la domenica su per questi paesi, una confusione una festa, un ragliare un calciare. Lalfiere in testa e laraldo al fianco, tutti e due sulle somare per avvantaggiarsi lungo la strada, e dietro, sempre più in fretta, via via che il Sole raggiava, -Hi-hooo- la grande asineria di Frusaglia, [ ] Arrì, arrì!. Chi spronava, chi cascava, lasino allassalto fin sulle stanghe, e quello che si difendeva a randellate: mezzi rotti, malconci e in somma allegria, chi rompeva i calzoni, chi le emorroidi, per arrivare ai borghi, ai villaggi accolti da fanfare e da bande: il sindaco in testa, le bandiere, le guardie, fra il giubilo dei ragazzi lo spavento delle madri lo scompiglio delle donne; attesi cavalieri e arrivati somaranti; certe puzze e pescolle doro e di schiuma, certe esibizioni: chi beffava chi scappava o gridava allo scandalo; le giovani che si coprivano gli occhi per sbirciare fra un dito e laltro; il curato al sicuro sulla gradinata che si teneva la pancia dal gran ridere, pronto a chiudersi in casa. Come quello che un giorno, don Mario, allingresso del paese, ci fece trovare un gran arco di trionfo con fronde dalloro e la scritta latina: EQUES TALAVI ADELLIA SINI. Tutti a commentare, a far sfoggio di sapienza, a cominciare dal farmacista arrivato in carrozza con la consorte, eques da equestre, sino a pretendere di portar lAdellia al talavo, e nessuno che venisse a capo; finché uno zotico, un tarpano che sapeva appena compitare: Ѐ que sta la via del li a si ni. Tutti a darci la baia. Unesultanza, un tripudio; sotto la casa del curato: Sor Mario, sor Mario! Evviva il sor Mario! E lui, il pievano, in finestra, che si sganasciava dal ridere».
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 20.02.2005
Ultima modifica: 18.11.2013
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