Funghi, flora e fauna
Armillaria mellea
Armillaria mellea (Vahl. : Fr.) Kummer
Nome volgare: Chiodino, Famigliola
Famiglia: Tricholomataceae
Descrizione: Cappello: 2-20 cm, inizialmente minuto ed emisferico, poi convesso e spianato con un umbone più o meno presente. Di colore molto variabile, in genere giallo miele, da cui prende il nome (melleus=color miele), ma può essere anche bruno-scuro, olivastro, verde-marcio, bruno-rossiccio, legato alla pianta ospite. Decorato da piccole scaglie, specie al centro, poi più rade al margine, di colore più scuro, non presenti nel fungo vecchio. Margine sottile, striato poi leggermente ondulato. Imenoforo: lamelle non fitte, annesso-decorrenti, biancastre, macchiate di brunastro-giallastro. Spore: 7-10 x 5-7 micron, ellittiche, bianche in massa. Gambo: cilindrico, ingrossato alla base, a volte bulboso, fibroso, farcito poi cavo, presenta striature sopra l'anello, fioccose nella parte inferiore. Anello persistente, bianco, bene evidenziato, striato nella parte superiore. Carne: bianca, soda, fibrosa e legnosa nel gambo; odore fungino gradevole; sapore un poco amaro.
Commestibilità: commestibile dopo cottura.
Biologia e habitat: boschi di latifoglie, in zona alpina sotto conifere, in preferenza su ceppaie, ma anche su piante viventi e altri ambienti: quercia, faggio, gelso, sambuco, olivo, castagno, nocciolo, carpino, leccio, pioppo, salice e in canneti, rovi, ginestra.
Presenza nella zona di studio: basso corso del Metauro a Fano, zona collinare esterna (Bosco di Montevecchio e Bosco di Severini a Fano, Bosco del Beato Sante presso Mombaroccio), Monti della Cesana (compreso il Bosco di Montebello di Urbino), rilievo del M. Raggio-Montalto Tarugo (Bosco di Montalto Tarugo), Monti del Furlo e zona appenninica interna (M. di Montiego, M. Nerone, M. Petrano, M. Catria, Bosco della Brugnola presso Serravalle di Carda, Alto Candigliano, Serre, Alpe della Luna - Bocca Trabaria, zona di Bocca Serriola).
Note: è un fungo molto comune in autunno o tardo autunno; a volte le piogge abbondanti ne anticipano la crescita. Da crudo può causare disturbi, fortunatamente viene sempre cotto, perché essendo molto viscido, si fa bollire e si schiuma. E' molto ricercato e consumato, da alcuni considerato il migliore. In merito alla variabilità del colore legata alla pianta ospite, l'esperienza ci consente di dire che:
- giallo-miele: acero, carpino, robinia, nocciolo, ginestra;
- bruno, bruno-giallastro: quercia, castagno;
- giallo-olivastro: gelso, pioppo, canneti.
Non è ben chiaro se questo fungo sia parassita o saprofita: in effetti lo si trova sia su ceppaie di piante morte che alla base di piante vive. Nella zona di studio non è associato alle aghifoglie.
Dettaglio scheda
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Data di redazione: 19.07.2004
Ultima modifica: 24.11.2019
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