Geologia e climaGeologia e clima

Nevicate in Provincia di Pesaro e Urbino dal 1971 al 19...

Piene e alluvioni del F. Metauro e del T. Arzilla dal 1...

Nevicate nella Provincia di Pesaro e Urbino dal 2005 al 2012


Nevicate nella Provincia di Pesaro e Urbino nel gennaio 2005

PAESI "SEPOLTI" DALLA NEVE - LA PROVINCIA MOBILITA CENTOVENTI MEZZI E CENTOQUARANTA UOMINI

E' sempre più spesso il mantello bianco che ricopre il territorio della nostra provincia. Ad eccezione della bassa valle del Foglia, in tutto l'entroterra si mostra un panorama che non si ricordava da tempo. In alcune zone, anche a causa degli accumuli prodotti dal forte vento, la coltre nevosa raggiunge i due metri. E' accaduto a Valpiano Miratoio (nei pressi di Pennabilli) così come a Balze di Verghereto e anche nella zona tra Macerata Feltria e Monte Cerignone. A Cagli e Cantiano la situazione varia tra gli 80 centimetri e il metro e mezzo.
Per quanto riguarda la viabilità, la Provincia ha attivato da due giorni gli oltre 120 mezzi a disposizione (tra quelli pubblici e privati) che intervengono 24 ore su 24 per fare fronte alle emergenze. Fino al tardo pomeriggio di ieri la circolazione era libera quasi ovunque. Chiuse solo le strade di alta montagna, quelle del Nerone, del Petrano e del Catria. Anche i passi sono tutti percorribili, ma solo con catene a bordo o con gomme termiche, visto che la situazione meteo per il momento non prevede miglioramenti. La neve e il freddo hanno anche indotto i sindaci di molti Comuni a chiudere le scuole: così a Novafeltria, Urbino, Urbania e in molti altri centri dell'alta Val Marecchia e Metauro. «Per quanto riguarda il trasporto pubblico - precisa il dirigente della Protezione civile De Angelis - a parte qualche ritardo registrato nelle corse, i collegamenti sono tutti attivi». Ma intanto la corriera che da Roma va a Pesaro è arrivata a Cagli a mezzanotte, invece che alle 19. Nei vicoli di Cagli disagi per gli anziani per la difficoltà di riaprire la strada, invece gli spazzaneve sono intervenuti bene a Cerreto, Massa e Pianello. Un'ambulanza partita da Cagli in via Purgotti, per raggiungere l' Ospedale di Urbino verso le 14 di martedì in piena bufera, è rientrata a Cagli oltre le 18.
Nel corso della nottata scorsa la Croce Rossa di Fossombrone con quattro mezzi attrezzati ha raggiunto il Passo della Contessa dove ha portato soccorso con viveri a una quarantina d'autisti di automezzi pesanti, bloccati dal pomeriggio. Mentre ieri, i volontari del soccorso sono andati fino a Pergola per prelevare una dottoressa del 118 che fa servizio a Fossombrone.
"La situazione è comunque sotto controllo - assicura l'assessore provinciale ai Trasporti Mirko Ricci - restiamo in allerta per gestire le emergenze con un dispiegamento di forze che comprende tre turbine, due vomeri, una lama, il gatto delle nevi e i mezzi spandisale, affiancati da oltre 140 uomini tra cantonieri e addetti della Protezione Civile. Le consistenti precipitazioni hanno poi un risvolto positivo per quanto riguarda le risorse idriche".
Serravalle di Carda m 1,5
Sant'Agata Feltria m 0,60
Cagli m 0,80
Carpegna m 1
Cantiano m 0,80
Mercatello sul Metauro m 0,35

Francesca Pedini
Da: “Il Resto del Carlino” del 27-1-2005

IL NEVONE 2005: UNA ENORME RISERVA D'ACQUA

Un miliardo di metri cubi di neve. E hai voglia a fare a pallate. A tanto ammonta, approssimativamente, la quantità caduta in questi giorni sulla nostra provincia. Che è l'equivalente di cento milioni di metri cubi di acqua.
Alla cifra semplicemente indicativa,si arriva moltiplicando la superficie provinciale investita dalle precipitazioni (circa 2000 km quadrati sui quasi 2900 del territorio) per uno spessore medio di quasi 50 cm di neve, ovvero 50 millimetri d'acqua. Cento milioni di metri cubi sono una riserva d'acqua pari al volume dei due maggiori invasi della regione (Fiastra e Castreccioni) messi insieme. Un'enormità. Il nevone del 2005, con uno spessore che varia dai 30 centimetri delle zone collinari ai quasi due metri di alcune aree montane, è un evento raro. Difatti lo si accosta a quello storico del 1929. E ci rammenta la mutevolezza e la ciclicità degli eventi climatici. E' singolare che ne sia rimasta esclusa la fascia costiera, ma la spiegazione c'è: anche Pesaro avrebbe avuto le sue nevicate (pari a quelle del 1985 e 1991 avvenute sempre in gennaio) se solo avesse avuto un paio di gradi in meno di temperatura. Stavolta, nel mezzo dell'ondata polare, per paradosso è mancato il freddo. Lo scorso inverno un discreto innevamento sui monti (100 -120 cm nell'arco della stagione) ha garantito poi un' estate relativamente tranquilla sul fronte dell'approvigionamento idrico e dei flussi vitali dei fiumi, pur a fronte di un paio di periodi siccitosi. Questa volta le eccezionali nevicate lasciano intuire benefici ancora maggiori. Peccato non poterli monitorare nel tempo."Tanta neve significa tanta acqua che si infiltra lentamente all'intemo dei massicci carbonatici - spiega Mariano Didero, fino a due mesi fa idrogeologo dell'Università di Urbino, ora in pensione - andando ad alimentare i circuiti sotterranei e le sorgenti. Sarebbe stato interessante, in presenza di precipitazioni così abbondanti, osservare da qui in avanti negli anni successivi di quanto aumenta la pressione negli acquiferi profondi. Ma per la gestione sotterranea, a parte qualcosa del Burano, non abbiamo alcun dato». I rischi, ora - avverte Didero - sono legati ad un “eventuale innanzamento delle temperature e quindi ad uno scioglimento rapido, con forti piene, erosione superficiale dei terreni, interramento degli invasi».
L'agronomo Ettore Franca, da parte sua, benedice il nevone: «Al di là dei disagi per le popolazioni, i benefici sono notevoli: per la ricarica delle falde, per l'agricoltura (il freddo aiuta a contenere le popolazioni di insetti nocivi), per l'abbattimento delle polveri. Neve e gelo in questo periodo non portano danni alla vegetazione, che è nel periodo di riposo biologico. Quanto all'erosione dei terreni, dipende dai tempi di scioglimento, ma un ruscellamento graduale non provoca grossi inconvenienti. Altro sarebbe successo se, al posto di tanta neve, avessimo avuto altrettanta pioggia: allora ci sarebbero stati seri rischi di alluvione». Auguriamoci allora una lunga permanenza della coltre sui monti: perché è uno spettacolo (ormai raro alle nostre latitudini) di cui godere, perché alimenta anche quei poco di turismo montano; perché l'acqua che ne discende rivitalizza gli alvei dei fiumi, fa girare le turbine producendo elettricità e apporta sedimenti fino al mare.
Serravalle di Carda m 1,7
Sant'Agata Feltria m 0,70
Cagli m 0,80
Carpegna m 1,2
Cantiano m 0,90
Mercatello sul Metauro m 0,60

Mauro Ciccarelli
Da: “Il Resto del Carlino” del 28-1–2005

RICORDI IN BIANCO E NERO PER UNA NEVICATA COSI'

L'intera regione è sepolta sotto uno spesso mantello bianco. Per trovare una situazione analoga, si devono sfogliare molte pagine degli annali di meteorologia, e bisogna arrivare fino al 1929, quando interi paesi di montagna sono rimasti isolati per giorni. In quasi tutto, l'Appennino la coltre nevosa supera il metro, per arrivare, in alcuni punti, anche sopra i due. Così accade nel Maceratese ai Piani di Ragnolo, a Bolognola, a Castelsantangelo sul Nera. Anche a Sarnano, secondo i dati pervenuti dalle stazioni sciistiche all'Apt regionale, si segnalano dai 100 ai 140 centimetri di neve. Per la gioia di quanti, nel week end, vorranno dedicarsi agli sport invernali. La situazione non cambia nell'Ascolano. Ad Arquata del Tronto-Forche Canapine vengono indicati dai 130 ai 180 cm. Mercoledì pomeriggio, una valanga è caduta nel territorio del comune di Foce di Montemonaco ed ha isolato cinque persone, rimaste bloccate all'interno di una abitazione. Nel Pesarese, gli abitanti delle zone montuose del Carpegna, Catria e Nerone non ricordano a memoria uno spessore bianco così alto, molti anni. E sono stati numerosissimi i disagi causati dal freddo e neve. Incidenti che hanno bloccato strade e valichi per ore: 40 automobilisti sono rimasti incolonnati sul passo della Contessa fino all'invento provvidenziale della Protezione civile che ha portato viveri e bevande calde. In numerosi centri anche l'erogazione di energia elettrica ha subito interruzioni, con black out a macchia di leopardo in tutta la regione. Agli incidenti sulle strade si sono sommati poi quelli domestici: centinaia le richieste di intervento ai vigili del fuoco. Anche l'istruzione ha subito un stop, con molte scuole chiuse.
«Per trovare nevicate così copiose - racconta Redo Fusari dell'Osservatorio Geofisico di Macerata - dobbiamo tornare al 1956 (del 1929 non ci sono dati disponibili) quando a febbraio a Sassoferrato o a Croce di Casale venivano segnalati 174 centimetri, con la neve che ha coperto il terreno per oltre 30 giorni. Ma anche il 1973 fu un annata eccezionale. A Bolognola c'erano 140 cm di neve e nei passi del pesarese Bocca Serriola e Bocca Trabaria, a marzo si segnalavano 95 cm». Dalla morsa del gelo che quest'anno ha isolato l'entroterra, sembra tuttavia essersi salvata la costa. Grazie all'azione mitigatrice del mare Adriatico, la cui temperatura (che in superficie è ancora di circa 13°) ha fatto sì che la neve non attaccasse al suolo. Per i prossimi giorni comunque le previsioni indicano fenomeni in attenuazione.
«La depressione - aggiunge Fusari dell'Osservatorio meteorologico di Macerata - si sta lentamente spostando verso sud-est, anche se tra oggi e domani dovremo ancora aspettarci fenomeni sparsi, che saranno piovosi lungo la costa e nevosi sopra i 300 m di altezza. Fino a domenica le precipitazioni saranno sempre più deboli e da lunedì aumenteranno anche le temperature».

Francesca Pedini
Da: “Il Resto del Carlino” del 28-1-2005

NEVICATA DEL NOVEMBRE 2005 - ECCO UN ALTRO ANNO MILLE

PESARO - I record si susseguono. Ogni evento meteorologico ne incorona uno: il temporale più violento del secolo, la precipitazione più copiosa degli ultimi trent' anni. Ebbene, anche questo ultimo episodio di maltempo ha lasciato il segno. Le consistenti nevicate che hanno imbiancato prematuramente l'entroterra stanno contribuendo a decretare il 2005 come l'anno della grande neve (tanto che la Provincia ha voluto dedicare un libro con le più belle immagini delle imbiancate del 23 gennaio scorso e di fine febbraio). Ma contemporaneamente, il 2005 sarà anche quello che vanta tra le maggiori quantità d'acqua precipitata al suolo in 365 giorni. Solo a novembre (le rilevazioni sono aggiornate a domenica) gli strumenti dell'osservatorio Valerio hanno raccolto 132 miIlimetri di pioggia. Quasi «nulla» in confronto ai 367 mm rilevati in 27 giorni dalla stazione meteo dell' Assam di Frontone, o i 308 mm di Piobbico e i 260 di Sant' Angelo in Vado. E comunque, solo in città, dall'inizio dell'anno possiamo annoverare ben 967,8 millimetri di pioggia, contro i 690 medi del periodo. Facile prevedere che prima del 31 dicembre si sfonderà la fatidica quota 1.000, che ad eccezione del 1996 (quando caddero al suolo 1.119 mm) vanta precedenti solo negli anni '70 e nel 1941. Il massimo assoluto si è verificato nel lontano 1885, con 1254 millimetri. E gli effetti nell'entroterra si vedono. I 1.511 mm monitorati nella stazione di Frontone spiegano perfettamente come mai, visitando i nostri monti, si vedano spuntare rivoli d’acqua ovunque, su alvei rimasti secchi per anni. Per quanto riguarda le temperature, nonostante il gelo anticipato (venerdì i termometri del Valerio sono scesi a -1.3°), le medie dell'anno restano comunque sopra la norma. Così come accade a livello globale. Difficile accettarlo, perché in questi giorni in città si resta sotto le medie. Ieri la minima è stata di 2,6° (contro i 5° del periodo), mentre alle 14 si è saliti a +8,7°. Intanto oggi arriva dalla Francia una nuova perturbazione.

fra. pe.
Da: “Il Resto del Carlino” del 28-11-2005

Nevicate nella Provincia di Pesaro e Urbino nel febbraio 2012

IL NEVONE 2012 HA GIA' BATTUTO OGNI RECORD - LA MORSA BIANCA
In undici giorni più di tre metri: già mezzo metro in più del limite precedente (in un anno)

Il gelo del febbraio 2012: neve sull'autostrada (Newpress) Fano, 12 febbraio 2012
Non si puo’ dire cosa sia una tormenta di neve senza aver vissuto questa. La nevicata di ieri (qualcosa che va dal mezzo metro della costa al metro della montagna), sommata a quella del 1° febbraio e a tutte le altre intermedie fanno numeri spaventosi. In appena 11 giorni di febbraio sulla provincia di Pesaro e Urbino è caduta una quantità di neve che polverizza ogni record precedente.
Da qui in avanti il nevone da prendere a riferimento — il paradigma dell’inverno più duro — sarà questo, con tutto il corollario di venti poderosi (bora scura, burian, blizzard), temperature polari, mostruosi cumuli di neve, la natura cristallizzata in mille forme. E purtroppo danni, tanti: frazioni isolate, stalle, palazzetti, edifici vari crollati, animali morti (domestici e selvatici), linee elettriche tranciate, migliaia di alberi schiantati sotto il peso della neve.
Non c’è dubbio che si tratti del record di sempre. Dal 1° febbraio a ieri nell’entroterra sono caduti più di tre metri di neve; e al suolo ce ne sono due metri abbondanti. Mentre lungo la costa e prime colline va solo un po’ meglio: lì si arriva fino al metro. Fatta una botta di conti, sono fermi al suolo 300 milioni di metri cubi d’acqua. La speranza è che la neve si sciolga lentamente, altrimenti saranno piene rovinose.
«Un dato ufficiale? Dovremmo darlo ma per ora non c’è — dice Piero Paolucci dell’Osservatorio Serpieri di Urbino — si fa persino fatica a trovare un punto dove misurare la neve, tanto è abbondante». Quel che è certo, la neve caduta a Urbino ha superato i tre metri, sommando le nevicate di questi giorni secondo i calcoli di Paolucci. Ebbene, è già stato superato di mezzo metro il record assoluto: i 256 centimetri di neve caduti nel 2005 (nell’anno intero); a scendere troviamo i 248 cm del 2010, i 235 del 1956 e un dato ancora inferiore del 1929. E’ sovraccarico anche il sito dell’Osservatorio: con 20.000 contatti al giorno capita che il server vada al collasso. Ma Urbino, dove il «manuale» continua a convivere col digitale, continuerà ad avere statistiche aggiornate.
Altrove la natura si è fatta beffe delle più sofisticate apparecchiature di rilevamento automatico dei dati: pluviometri ghiacciati, dati sballati, neve debordante. Per restare in tema di «colmi», è una neve eccessiva anche per gli impianti sciistici. Che hanno le piste sommerse al pari delle vie di accesso. Previsioni per i prossimi giorni? Oggi ancora neve, domattina ultima spruzzata poi pausa. Il bollettino del Centro regionale Multirischi, diramato ieri alle 12, prevede dai 30 (costa) ai 70 centimetri (entroterra) aggiuntivi. Togliete quella già caduta: ne rimane ancora un po’. Comunque vada, ne usciremo sommersi.

Mauro Ciccarelli
Da: www.ilrestodelcarlino.it › Fano

SEPOLTI DA UNA SETTIMANA - I PAESI ISOLATI NELLA BUFERA
Urbino, costretta a partorire in casa

CAGLI (Pesaro-Urbino) - Nica è nata tra i fiocchi di neve. Mentre l'ostetrica, Flavia, arrancava nella bufera che ieri è soffiata forte nella provincia di Pesaro-Urbino. È passata da poco la mezzanotte quando, al reparto ginecologia dell'Ospedale di Urbino, l'ostetrica racconta l'odissea appena terminata: «La signora aveva deciso di partorire a casa, come aveva già fatto. Poi, vista la nevicata eccezionale, si è spaventata. I vigili del Fuoco di Urbino hanno lavorato per ore per aprire un varco nei tre metri di neve che bloccavano la strada. E gli ultimi 800 metri, in un bosco, li abbiamo percorsi a piedi. Quando siamo arrivati la bimba era nata da cinque minuti. Era in braccio alla sua mamma. Piangeva. Ma stanno bene tutte e due». È il più felice tra le decine e decine di interventi di una giornata senza respiro.
È già sera quando i fari del gatto delle nevi illuminano un casale coperto di neve fino al primo piano. Con le pale una squadra dei vigili del fuoco di Cagli apre un corridoio tra due pareti di neve. In fondo, dietro la cascata di fiocchi, una signora imbacuccata, lancia un grido: «Grazie. Siete angeli. Siete santi. Vi ringrazierò finché non avrò più voce». Ha gli occhi pieni di lacrime la signora Mazzi mentre avanza sotto braccio al marito, Armando, di 72 anni che tenta di placare la commozione facendole fretta. Ma lei abbraccia i soccorritori, che vivono per questo, e ringrazia ancora: «Sono nata qui. Però una nevicata così non l'avevo mai vista. Pensavo di morire». Poi con l'aria furba, apre una scaletta: «Me la sono portata da casa per salire. Io sono grossa e sono alta niente» scherza a bordo del cingolato che riparte a tutta velocità. «Io mi sono operata di cuore - racconta la signora Bruna - Ho tanti acciacchi. Una tosse che non passa: tutte le mosche al cavallo ferito. Eravamo bloccati da martedì. È andata via pure la luce. Ma la paura era di sentirmi male e restare bloccata qui».
Non è facile rimanere in equilibro mentre il gatto delle nevi si inerpica in un viottolo ripidissimo. 300 metri da incubo. Poi anche Jorghe Kokotte e Sybille Umlaut, di 69 anni, e la loro cagnetta trovatella Nebbia, sono in salvo. Nemmeno lui, regista teatrale, nato ad Heidelberg dove a volte si arriva in centro con gli sci, aveva mai visto nulla di simile: «Mai, mai in tutta la mia vita. Credo che nemmeno in Siberia succeda questo. Ho spalato per sette giorni. Ma oggi quando ho aperto la porta di casa è entrato un metro di neve. Fuori c'era un muro alto due metri e mezzo. Ho pensato: non potrò resistere un altro giorno. Devo ringraziare il sindaco, Patrizio Catena, e i vigili del fuoco gentilissimi e molto professionali. Incredibili. Ho ripensato alla storia della nave Concordia e quel comandante Schettino. E mi sono detto: ma in Italia ci sono persone diverse da quella. Molto, molto bravi».
Qui, nella zona di confine tra Marche, Umbria e Toscana, via principale di collegamento tra l'Adriatico e il Tirreno, attraverso il Passo del Furlo, tracciato dagli Etruschi e poi usato dai Romani, da una settimana sono tutti al lavoro, per fronteggiare una bufera ignorata dai media.
Ciascuno fa ciò che può. Ieri per liberare dei paesini isolati, c'è stato un intervento congiunto tra Vigili del Fuoco e Corpo Forestale dello Stato. «Non ci sono gelosie. Di lavoro ce n'è per tutti», sorride il comandante dei forestali di Cagli, Armando Rocchetti. In questa, come in molte altre zone agricole sotto la neve, c'è anche il problema degli allevamenti. Nei paesini e nelle stalle più isolate non si riesce a portare cibo e acqua. Proprio ieri è scattata una maxioperazione della Forestale nella Valle dell'Aniene per portare foraggi e veterinari nelle zone più impervie. Qui si è tentato invano di raggiungere con una cisterna d'acqua decine di pecore senza acqua. Si ritenta stamane. Intanto squadre con le motoslitte portavano soccorsi nelle parti dove il manto di neve ha raggiunto i tre metri di altezza rendendo difficile intravedere anche i percorsi stradali. A vederlo è bellissimo. Una grande glassa che rende lunare un paesaggio incontaminato. Per i soccorsi è l'inferno.
«Abbiamo avuto almeno 600 chiamate in 4 giorni. Oggi non finiscono più. Siamo esausti, ma andremo avanti per tutta la notte», spiega il capo distaccamento dei Vigili del fuoco di Cagli Maurizio Casavecchia. Mentre una giovane collega tenta di convincere al telefono una signora ultraottantenne che non vuol venir via dalla sua casa isolata che rischia di crollare per troppa neve sul tetto. Un problema diffuso. Sofia, 12 anni, è stata prelevata ieri l'altro dai vigili del fuoco assieme ai genitori e due fratellini di uno e sei anni, per lo stesso motivo: «Quando ha cominciato a cadere la neve ero contenta - racconta, finalmente in salvo -, ma poi continuava, continuava. La casa è vecchia. È di legno. Scricchiola. Lì ho cominciato ad aver paura».

Virginia Piccolillo
Da: “Corriere della Sera” del 12 febbraio 2012

NEVE NELLE MARCHE: VALANGA SUL MONTE CATRIA
Nel versante ovest del Monte Catria si e' originata una valanga, poco sotto la cima a 1700 metri, per arrivare nella faggeta sottostante ad una quota di 1300 metri.

In piena emergenza neve nell’entroterra pesarese si fa largo un’altra grande criticita' che interessa le cime del monte Catria: le valanghe.
“Ieri, nel versate ovest del Monte Catria, si e' originata una valanga, poco sotto la cima a 1700 metri, per arrivare nella faggeta sottostante ad una quota di 1300 metri” racconta Francesco Cangiotti, responsabile, assieme ad Alessio Casagrande, del servizio di previsioni meteo della Provincia di Pesaro-Urbino.
Secondo il servizio meteo provinciale, analoghi fenomeni valanghivi si sono verificati nel versante nord della stessa montagna e sul monte Acuto.
“I nostri versanti appenninici, molto esposti agli accumuli eolici e caratterizzati da versanti a prato spesso in forte pendenza, sono il terreno favorevole per il verificarsi di fenomeni valanghivi anche importanti. In particolare le abbondanti nevicate avvenute sempre con temperature sotto lo zero e forte vento, non hanno permesso una buona coesione ed assestamento del manto nevoso, che pertanto risulta molto instabile dando luogo a valanghe di neve polverosa non coerente anche di rilevanti dimensioni” continua Cangiotti, ribadendo la raccomandazione di non praticare gite escursionistiche e scialpinismo fintanto che il manto nevoso non sia ben assestato.
La situazione resta critica, quindi, considerando che le previsioni prevedono, ancora fino a domenica sera, moderate nevicate su gran parte del territorio provinciale, in attenuazione dalle prime ore di lunedì. “Per martedì mattina prevediamo valori minimi compresi fra -6 e -12 gradi con punte fino a -15/-16 gradi nei fondovalle interni come Acqualagna, Fermignano, Apecchio e Cagli” continua il responsabile del servizio meteo, descrivendo uno scenario meterologico poco rassicurante.
Un evento nevoso così importante ed eccezionale non si verificava sulla provincia di Pesaro-Urbino almeno dal 1929. Una notevole quantità di neve ha interessato soprattutto tutta la fascia collinare e appenninica, dove in media a 400-500 metri sono caduti oltre due metri di neve, con accumuli dovuti al vento che in molte zone hanno raggiunto anche i 3-4 metri.
E, purtroppo, non è ancora finita.

Da: www.Corriere Nazionale.it, 11 febbraio 2012

FAMIGLIE ISOLATE E SENZA LUCE

Cagli. E' drammatica la situazione che stanno vivendo i vigili del fuoco di Cagli. Non hanno mezzi a sufficienza per far fronte al problema neve e, anche se coadiuvati dai colleghi di Aosta, Brescia, Udine e Macerata, non riescono ad intervenire in maniera tempestiva alle tante richieste d'aiuto. E quando il pericolo c'è ma nessuno lo sa? E' quello che è successo ieri mattina a Pieia, una piccola frazione di Cagli alle pendici del monte Nerone, sommersa dalla neve. Qui ieri il gatto delle nevi intento a raggiungere una falda acquifera che causava problemi di mancanza d'acqua a Fermignano si è accorto, arrivando al paese, che le strade erano completamente bloccate, lasciando isolate famiglie e anziani, chiusi da giorni dentro casa. I vigili del fuoco non avevano ricevuto nessuna richiesta d'aiuto e si erano quindi concentrati in altre zone dove le richieste d'intervento legate a persone rimaste isolate erano più urgenti. Anche se siamo di fronte a una nevicata eccezionale – commentano i vigili - le persone che vivono a Pieia sono abituate, è gente che vive lontana dai maggiori centri urbani quindi aveva in casa tutto quello che occorreva per stare bene. Ora però i viveri stanno scarseggiando e in un modo o nell'altro dobbiamo raggiungere queste famiglie. Da Cagli e dalle maggiori frazioni i cittadini chiamano continuamente vigili, protezione civile e polizia municipale per avere rassicurazioni e per segnalare possibili pericoli soprattutto crolli dei capannoni e dei fabbricati, anche di recente costruzione, soprattutto quelli che ricoverano bestiame. La gente – affermano i vigili – vorrebbe interventi tempestivi, ma noi non riusciamo a farlo. Abbiamo solo una pala gommata e una turbina, stiamo aspettando altri mezzi, ma non arrivano. A primo posto c'è il soccorso delle persone.

Da: www.spiritocagliese.it, 14 febbraio 2012


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 15.02.2012
    Ultima modifica: 15.02.2012

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