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Monte Pietralata, da Pian delle Allodole alle Terre Rosse (sentieri non ufficiali)


MONTE PIETRATALA/ DA PIAN DELLE ALLODOLE ALLE TERRE ROSSE (sentieri non ufficiali) (Comune di Fermignano)

Tempo di percorrenza: h 4 30’ (percorso a palloncino)
Lunghezza: 12 km

Dislivello: 350 m
Difficoltà: T
Ultima verifica dell'itinerario: 2023

Siamo nella parte del Monte Pietralata affacciata su Fermignano. La valle delle Fosse e quella di Pian del Papa sono ex zone rurali abbandonante nella prima metà del 1900 e in seguito divenute di proprietà demaniale. Lungo il percorso è possibile vedere i ruderi di diversi poderi.

La partenza del sentiero è Pian delle Allodole, il valico che si trova sulla strada San Gregorio tra Fermignano e Acqualagna. Un paio di aree pic-nic sono adatte per parcheggiare l’auto.

Sul lato opposta della strada parte un viottolo segnalato da una freccia del pellegrinaggio al Santuario del Pelingo: una breve rampa introduce ad un rimboschimento di cipressi. Pochi metri e all’altezza di una edicola sacra artigianale, che indica la deviazione per il Pelingo, noi dobbiamo andare a sinistra, ancora tra i cipressi. La traccia, non sempre evidente, prima curva a destra, poi spiana e poi gira a sinistra e dopo un paio di tornanti prende il crinale. Una piccola pausa in fondo ad un campo e si sale ancora, fino ad intercettare il sentiero che piega a destra e ci proietta nella valle delle Fosse: qualche metro e si apre la vista su questo angolo sconosciuto della Riserva. Si cammina comodamente in piano poi arriva la discesa che aumenta progressivamente. Il bosco attorno è piuttosto stentato, questi versanti hanno sofferto la ceduazione troppo a lungo e i terreni, già poveri fisiologicamente, evidenziano una certa aridità. La situazione migliora più in basso, dove la morfologia ha frenato lerosione e dove approdiamo su uno stradello per trattori che coltivano in concessione i campi qui attorno. Una volta sullampia pista sterrata andiamo a sinistra e non si scende più. Lo stradello si collega ad uno più evidente che sale dal fondovalle e diventa la nostra via che seguiamo andando a sinistra, percorrendolo per quasi un chilometro. Dopo un primo tratto allo scoperto la strada si infila tra due file di alti alberi che allietano il cammino e seppur in falso piano riprendiamo un podel dislivello perso in precedenza. Fatta una curva che piega a sinistra da lì a breve siamo ancora allo scoperto, incontriamo unantica fonte e arriviamo alla sbarra che preclude laccesso alle auto in questa bellissima strada. Poco prima della sbarra, sulla destra, prosegue il nostro itinerario, che torna ad utilizzare un sentiero vero e proprio che costeggia una scarpata e poi sale sulla destra raggiungendo un altro punto panoramico, quello che ora ci fa vedere la valle delle Fosse da unaltra prospettiva. Si giunge rapidamente ad una strada di breccia carrabile, da oltrepassare per immettersi nella tenue traccia che prosegue vicino alle ginestre e ci proietta in un prato che resiste allavanzare di un calanco che lo ha invaso per metà. Più in alto incontriamo di nuovo la strada ma appena prima svoltiamo a destra per prendere la traccia disordinata che sale anchessa e ci porta sul pianoro del Belvedere, con il suo laghetto e con la sua immensa panoramica. Goduto del luogo possiamo proseguire il nostro cammino e per farlo guardiamo il versante sopra di noi e dal laghetto andiamo a sinistra seguendo gli omini di pietra. Ci ritroviamo ancora sulla strada di breccia carrabile e stavolta ci rimaniamo andando a destra e camminandoci per mezzo chilometro, fino ad un bivio nel quale teniamo la sinistra, dopo di che la strada scende e si arriva in alcuni minuti allaltezza dei ruderi di Cà Il Monte”. Sulla sinistra di uno slargo dominato da una grande quercia entra un viottolo nel fitto della vegetazione arbustiva. Dopo un tornante a destra si scende ancora fin quando le ginestre ci spingono a destra e poi poco oltre lo schieramento di rose canine, dove resta un podi prato che più in basso si allarga. Non è che un campo o un pascolo, probabilmente quello della casa di poco fa. Il bosco lo ritroviamo ai piedi del prato, quando il sentiero piega a sinistra e sotto le chiome delle roverelle compie una curva a destra per poi procedere diritto, ancora verso valle, fino al margine basso del querceto dove ci sono alcune vecchie vasche per abbeverare il bestiame. Andiamo a sinistra e penetriamo il ginestreto fino a sbucare su una pista forestale, dove giriamo a sinistra, oltrepassiamo la sbarra e scendiamo fino al fosso, dove c’è una fonte. La strada è la nostra via: superiamo una zona di calanchi che vediamo in basso, arriviamo ad un incrocio e teniamo la sinistra. Dopo pochi minuti, sulla destra, in basso, un orniello mostra il segnavia che ci fa scendere e rituffare nella natura: siamo arrivati alle Terre Rosse e si tratta di calanchi, impluvi, solchi, fossi, aree umide. Il suolo se n’è andato chissà quanto tempo fa e i minerali colorano la terra e le rocce, mentre qualche pianticella coraggiosa di agazzino e ginepro è aggrappata alla vita. Occhio ai segni e agli omini per orientarsi e tenere la sinistra, dopo di che ci accoglie un sentiero comodo con tutto il contorno di alberi che siamo più abituati a vedere. A parte un breve passaggio stretto sulla scarpata, non ci sono particolari dislivelli fino ad una breve salita che ci porta su un crinale da dove scendiamo. Allaltezza di un piccolo pianoro attenzione a non perdere lultima importante deviazione. Si va a sinistra, in piano, superando unarea aperta per poi rientrare nel bosco dove troviamo i resti di Cà Bonaffa. Tanto bosco e un piccolo fosso che precede un tratto che si conclude con una rampa, quella sì di vera salita, che ci porta su una strada di breccia in buone condizioni, dove andiamo a sinistra e alla curva successiva ci infiliamo a destra nello stradello che porta sul poggio di Monte Zamponi. Non resta che scendere il crinale e poco dopo chiudere lanello quando incontriamo il sentiero percorso ad inizio escursione.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 11.03.2024
    Ultima modifica: 12.09.2024

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