Opere specialistiche
Cap. 6: Gli insediamenti (Il popolamento antico nella media valle dell'Arzilla)
I dati archeologici a nostra disposizione per ricostruire un quadro d'insieme sull'insediamento nel territorio della provincia pesarese, erano, all'inizio della presente ricerca, scarsi e frammentari.
Per ciò che riguarda la bassa valle del Foglia si trattava soprattutto di vecchie scoperte, molte delle quali avvenute nei secoli scorsi, ed accompagnate da scarse notizie. Sia l'ubicazione topografica che la breve descrizione erano, nella maggior parte dei casi, approssimative, se si era fortunati si veniva a conoscenza, casualmente, della località o del podere interessato dai resti archeologici.
Nel caso di singoli reperti, come epigrafi o frammenti architettonici, non sempre era chiaro se il loro recupero era avvenuto in situ o in situazioni di reimpiego.
Nel corso del '700 ed '800, notizie utili ci sono state tramandate dallo studioso pesarese Annibale degli Abbati Olivieri Giordani (1708-1789), uno degli eruditi più acuti e geniali del '700 italiano. Ben presto l'Olivieri s'impostò, nel mondo dei dotti, anche come insigne archeologo e scrupoloso studioso di storia patria (Brancati 1991). Nell'anno 1756, lo studioso cedeva alla Comunità, oltre ad una raccolta d'oggetti antichi di materiale di scavo, anche la "sua libreria", dotata di rare edizioni, manoscritti, preziose pergamene, destinata così a diventare il primo nucleo di una pubblica Biblioteca, ritenuta tra le più importanti delle Marche (Brancati 1991).
L'interesse dello studioso per il mondo antico, ci ha dato la possibilità di venire a conoscenza d'importanti notizie relative a scoperte archeologiche, rivolte soprattutto a manufatti di pregio, come statue, iscrizioni e mosaici.
All'inizio degli anni Ottanta furono svolte le prime ricerche sul territorio pesarese da parte di Walter Monacchi, rivolte alla parte più antica della superficie di Pisaur, con particolare interesse ai settori di fondovalle, situati lungo il corso d'acqua del Foglia, e la ristretta fascia collinare circostante. Attraverso ritrovamenti, effettuati in tali zone, furono svolti i primi studi sul popolamento (Monacchi 1987, Luni 1988, id. 1995) rurale dellager Pisaurensis.
Per ciò che riguarda la parte più settentrionale del territorio pesarese, le uniche tracce di ritrovamenti, per risalire ad un insediamento rurale d'età romana, sono riscontrabili a nord dell'abitato di S. Giovanni in Marignano, le cui tracce avevano indotto alcuni studiosi ad escludere la presenza d'insediamenti umani sulla piana della foce del Conca, Ventena e Tavollo, ritenendolo un ambiente prettamente paludoso.
Nel complesso possiamo affermare che, a causa della scarsità e discontinuità della documentazione archeologica a nostra disposizione, non possiamo conoscere, in maniera esauriente, la realtà insediativa dell'agro pisaurense. Le ricerche si erano concentrate soprattutto nelle zone di fondovalle, tralasciando le zone collinari per le quali non si avevano dati significativi. Paolo Campagnoli, per tentare una ricostruzione storica del territorio pesarese, ha avviato delle sistematiche ricerche di superficie, estese a tutto quello che ipotizzava essere stato il territorio della colonia di Pisaurum, al fine d'allargare e completare il quadro delle proprie conoscenze (Campagnoli 1999). Nel 1994-97 furono effettuate varie ricognizioni, che portarono all'individuazione di oltre duecento nuovi siti, e alla redazione di una Carta Archeologica dellager Pisaurensis (Campagnoli 1999). Campagnoli ritiene che, attraverso l'acquisizione di questi nuovi dati, grazie alla documentazione archeologica, già acquisita da studi bibliografici, grazie allo studio idrografico d'età romana nelle zone di fondovalle, all'esame geomorfologico del territorio, alla ricostruzione della viabilità e al riconoscimento di persistenze centuriali, si possa essere in grado di delineare un quadro più approfondito ed esauriente del popolamento rurale nel territorio pesarese (Campagnoli 1999). Nonostante ciò, le ricerche di superficie, come quelle effettuate da Campagnoli, non offrono sempre dati validi, perché le aree di bonifica hanno, spesso, portato via o cancellato qualsiasi traccia degli antichi insediamenti. Tale modesta situazione documentaria é completata da alcune segnalazioni di ritrovamenti casuali e da relazioni d'interventi d'emergenza, conservate presso l'Archivio della Soprintendenza Archeologica delle Marche.Dettaglio scheda
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Data di redazione: 12.10.2004
Ultima modifica: 12.10.2004




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