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Villae, fattorie e case rurali

Modelli e schemi insediativi

Organizzazione amministrativa e i centri di aggregazione del popolamento


Sulla base di tesi avanzate dallo studioso pesarese Annibale degli Abbati Olivieri Giordani (Olivieri 1775, id. 1777), si può arrivare a confermare che numerose località della bassa valle del Foglia corrispondono a vici o pagi romani (Cresci Marrone 1995, Martinelli 1995, Luni 1995, Monacchi 1996).

I termini vicus e pagus sono utilizzati con significati diversi. A volte i due termini sono usati con il significato generico di "insediamento" (Cresci Marrone 1995).

Ad esempio, secondo Mario Luni, il vicus "Ad Aquilam", situato a Colombarone (Pesaro), era un "abitato" (Luni 1995); il termine "abitato" era stato anche attribuito da Monacchi al vicus di S. Martino in Foglia, dove si effettuarono dei ritrovamenti (Monacchi 1996).

Al contrario poco sappiamo del significato del termine pagus, sembra in generale che esso possa indicare una circoscrizione del territorium della colonia (Luni 1995, Martinelli 1995).

Se quindi, con il termine vicus, si vuole indicare un insieme di edifici che si sono formati nel tempo senza pianificazione, allora si può supporre che i diversi ritrovamenti, avvenuti nel sito di Colombarone e in particolare lungo la via Flaminia, costituissero nel loro insieme un aggregato di tale tipo.

La via consolare e il vicino scalo della Vallugola avranno sicuramente favorito il popolamento in tale zona, con una forte concentrazione d'edifici, identificata dall'Olivieri con il vicus "ad Aquilam".

Un analogo popolamento si può supporre anche per la zona dove poi sorgerà l'abbazia di San Tommaso in Foglia. Tale zona é importante per i diversi rinvenimenti d'età romana che sono stati effettuati, per la sua collocazione al confine con il territorio dUrvinum, per la sua importanza dal punto di vista amministrativo e per la presenza di un guado agevole sul Pisaurus (Campagnoli 1999).

Al contrario, se con il termine vicus si vuole designare un "villaggio" con una sua autonomia amministrativa, con dei propri magistrati (vicimagistri) e con dei diritti a favore dei suoi cittadini, allora non possediamo informazioni sicure a riguardo per nessuna località del territorio di Pesaro (Campagnoli 1999).

Per adesso le uniche epigrafi che testimoniano la presenza di cariche riferibili a realtà insediativo-amministrative sono quelle dei vicimagistri del supposto quartiere extramuraneo di Pisaur.

Di recente, lo studioso Paci, in un intervento avvenuto durante la presentazione del libro di Paolo Campagnoli "La bassa valle del Foglia e il territorio di Pisaurum in età romana", ha avanzato l'ipotesi d'identificare i vicimagistri con coloro che avevano il compito di riscuotere le offerte, durante l'età augustea.

La documentazione sul popolamento del pesarese non é molto ricca e spesso é riferibile ad insediamenti singoli e sparsi nel territorio.

Anche per le zone di Novilara, Candelara, Trebbiantico si hanno notizie relative a singoli complessi rurali, identificati con fattorie o villae (Campagnoli 1999).

Anche se non abbiamo valide notizie relative a vici così intesi, non si deve pensare che non ci fossero, ma, questo dipende dalla mancanza, come già detto, di documentazione a tale riguardo.

Oltretutto, la mancanza di documentazione non ci permette di parlare della suddivisione distrettuale in pagi. Importantissimo documento é la Tabula Alimentaria di Veleia che, assieme alle fonti letterarie (Sic. Flacco, De Condit. agr. 164,25, ed. La.), testimonia che tali "abitati" erano delimitati da confini ben precisi, ma nonostante ciò, non siamo in grado di formulare ipotesi sulla loro estensione e sulla loro quantità.

Tale carenza di documentazione non é caratteristica solo del territorio di Pisaurum, ma anche dell'intero territorio marchigiano, dove la presenza di vici e pagi ha raramente trovato riscontro in dati di natura archeologica.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 12.10.2004
    Ultima modifica: 18.12.2004

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